Cuscino della suocera - Echinocactus grusonii
Cactacea molto diffusa in coltivazione originaria delle aree aride del Messico; il nome botanico è echinocactus grusonii, e al genere appartengono circa una decina di specie, tutte originarie dell’America centrale; il nome echinocactus deriva dal greco Echinos, ovvero porcospino; e in effetti questi cactus somigliano un poco ai porcospini: hanno forma tondeggiante, solo leggermente colonnare negli esemplari molto anziani; la superficie è attraversata da costolature piuttosto evidenti, ricoperte da areole spinose; le spine del
grusone sono tipicamente di colore giallo chiaro, molto grandi ed appuntite.
Le piante hanno uno sviluppo lento, ed impiegano svariati decenni per crescere; i grusoni fioriscono difficilmente in vaso, soprattutto perché prima di fiorire devono raggiungere la maturità, ovvero un diametro di almeno 30-35 cm. I fiori sbocciano in primavera o in estate e sono di colore giallo tenue.
Le altre specie di
echinocactus hanno spine spesso scure, marroni, e producono fiori gialli o rosa; la gran parte di queste cactacee hanno sviluppo molto lento, per questo motivo è facile trovarne esemplari innestati su piante a sviluppo più rapido.
Queste cactacee si coltivano nel modo tipico per la maggior parte dei cactus, si tengono in una posizione ben luminosa, possibilmente soleggiata, con una semi ombreggiatura estiva, nelle ore più calde del giorno; prediligono un terreno molto ben drenato, costituito da terriccio mescolato a sabbia, pozzolana, o lapillo, in modo che il drenaggio sia ottimo e che il substrato non trattenga eccessiva umidità.
Le annaffiature si forniscono solo quando il terreno è perfettamente asciutto, e soltanto nei periodi in cui la pianta viene tenuta in luogo con temperature superiori ai 15°C.
I grusoni si coltivano in giardino, da marzo-aprile fino a settembre, o anche sul terrazzo, in una zona molto luminosa e ben ventilata; all’arrivo dell’autunno si sospendono le annaffiature e se posiziona la pianta in luogo riparato, dove le temperature siano superiori ai 7-10°C, quindi in serra fredda o in un vano scale.
Evitiamo di coltivare queste cactacee in appartamento per tutto l’arco dell’anno, perché la luce è decisamente troppo poca, e con il passare degli anni queste piante tendono a mummificare, o comunque a svilupparsi in modo poco sano e gradevole, e a venire attaccate da parassiti o malattie.
Non tutti possiamo permetterci una serra, soprattutto se riscaldata, ma spesso per un grusone può bastare venire posizionato su un balcone esposto a sud o a est, con alle spalle le pareti di casa a protezione e senza annaffiature; per cercare di far sopravvivere il nostro grusone lasciato all’aperto, prima di tutto smettiamo di annaffiar e il terreno già in settembre-ottobre, quindi posizioniamo il vaso in una zona in cui non riceva l’acqua delle piogge, in modo che il substrato possa rimanere asciutto fino a fine inverno; in caso di gelo intenso, copriamo la pianta con agritessuto, anche in più strati se riteniamo che le temperature saranno assai basse.
Queste piante hanno sviluppo molto lento, e un apparato radicale abbastanza ridotto, per questo motivo non è necessario intervenire con rinvasi troppo frequentemente.
- salve, ho ormai da molti anni un "cuscino della suocera" ho notato da tempo che sulle coste si sono formate macchie gialle e in mezzo, nelle "pieghe" si sta seccando e si stanno formando dei buchi. gr...
Tipicamente chi coltiva un paio di cactus in casa va in contro a problemi tipici, che si ripetono e si ripresentano nel corso degli anni; sicuramente queste piante sono particolarmente soggette all’attacco di particolari parassiti, ma spesso infestazioni molto significative e problemi di ogni tipo vengono favoriti dal metodo di coltivazione.
In natura i cactus sono abituati a sopravvivere in ambienti dal clima veramente poco propizio, con temperature anche superiori ai 50°C, che di notte possono scendere anche sotto lo zero; piogge scarse o assenti per lunghi periodi di tempo; forte insolazione.
Questo causa a volte che tendano ad adattarsi anche al clima del nostro soggiorno: 20°C per tutto l’arco dell’anno; quasi assenza di escursione termica tra il giorno e la notte; assenza di precipitazioni anche per anni; assenza di Sali minerali nel terreno; carenza di luminosità e di ricambio di aria.
Quindi capita spesso che queste piante riescano a sopravvivere per anni in condizioni scarsamente propizie alla vita delle piante; e dopo anni di patimento, incontrano un declino rapidissimo, causato da un parassita, o da un colpo d’aria, o da una improvvisa annaffiatura abbondante durante l’inverno.
Per coltivare al meglio una pianta è sempre consigliabile conoscere le condizioni di vita della stessa se venisse trasportata nel suo luogo di origine.
I grusoni, come molte piante grasse, possono sopravvivere a lunghi periodi di siccità, utilizzando l’acqua che immagazzinano nei loro tessuti, ma non possono vivere senza acqua per sempre; quindi da maggio a settembre annaffiamo regolarmente, quando il terreno è asciutto. Questo significa che il grusone che teniamo in ingresso in maggio necessiterà di una annaffiatura a settimana; se però lo spostiamo in giardino, in pieno sole, in giugno necessiterà di annaffiature ogni due o tre giorni, perché l’aria e il sole asciugheranno completamente il pane di terra attorno alle radici.
Una scarsa ventilazione favorisce lo sviluppo di cocciniglie e acari, che possono rovinare le radici e il fusto della pianta.
Annaffiature eccessive possono favorire lo sviluppo di marciumi e muffe, soprattutto se fornite durante l’inverno.
Una scarsa insolazione può favorire una fenomeno detto eziolamento: la pianta, privata della luce solare, ingiallisce, a causa della mancata produzione di clorofilla, e alla ricerca della luce si sviluppa in lunghezza in modo poco gradevole, assumendo forme strane e spesso producendo tessuti molli e non sani.
Quindi se possiamo evitiamo di coltivare le nostre piante succulente sempre in casa, sempre nella stessa posizione; se possibile prepariamo dei ripiani sul balcone, dove ricoverare le piante in estate, ma anche in inverno, con una copertura di agritessuto, per evitare che siano esposte al gelo intenso.
Ricordiamoci di annaffiare le piante posizionate al sole, ogni volta che il terreno è ben asciutto, da aprile a settembre; evitiamo invece le annaffiature per tutte le cactacee coltivate in casa, e soprattutto quelle coltivate in serra o all’aperto: più freddo fa e meno acqua desiderano.
Forniamo la giusta luminosità: in natura le cactacee si sviluppano in luoghi aridi, privi di vegetazione a foglia larga, e quindi godono di pochissime ore di ombreggiatura al giorno, e solo nel caso in cui si sviluppino a fianco di una roccia.