Fiori di campo
Con i primi tepori della primavera, o all’assottigliarsi dello strato di neve per le zone collinari e montane, nei prati si vedono sbocciare i fiori di campo. Questi fiorellini, spesso piccoli, delicati e dai colori poco appariscenti, ma che si fanno notare per la loro capacità di tappezzare ampie aree verdi, sono i testimoni silenziosi ma indiscussi del risveglio della natura ad una nuova stagione. Fra i fiori di campo più diffusi troviamo già all’inizio della primavera le margherite ed i fiori di Veronica, meglio noti come “occhi della Madonna”, mentre nel sottobosco fanno capolino le primule; più tardi sbocceranno i fiori di trifoglio, quelli del tarassaco ed i fiori di camomilla. Nei campi assolati dalla tarda primavera si vedono i papaveri, e nelle aiuole parzialmente ombreggiate crescono bene le campanule; nei climi più freschi si trovano i muscari.
Si tratta di un piccolo ed elegante fiore dai molti petali bianchi affusolati riuniti intorno ad una corolla centrale gialla; è sorretto da un lungo e sottile stelo verde intenso. La margherita predilige il caldo e teme il gelo invernale,
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prosegui ... , ma è bene che disponga di un po’ d’ombra soprattutto per le foglie, che tendono a seccare. La margherita è simbolicamente associata alla purezza ed all’innocenza, come anche all’amore fedele e paziente; regalare un mazzolino di margherite è una promessa d’amore e di fedeltà, ed è molto diffusa l’usanza di staccare i petali del fiore in senso orario, recitando per ciascuno “m’ama… non m’ama…” fino a che l’ultimo petalo rimasto svelerà le intenzioni dell’amato!
Nasce dall’omonima e diffusissima pianta del trifoglio, di cui sono spesso tappezzati prati ed aiuole: si tratta di una spontanea con tre petali verdi, che in qualche varietà presentano una venatura bianca all’interno. Il fiore presenta una moltitudine di piccoli petali raccolti in una forma sferica, usualmente di colore rosa-indaco spruzzati di bianco alla base, in qualche varietà prevalentemente bianchi. Il trifoglio è il simbolo d’Irlanda e del suo protettore S. Patrizio: si narra che Patrizio, per spiegare ai fedeli d’Irlanda il mistero della Santissima Trinità, utilizzasse appunto l’immagine del trifoglio; così quando egli fu proclamato santo, questa piantina divenne parte integrante della rappresentazione di Patrizio, fondatore della Chiesa d’Irlanda, e venne dipinta come ornamento delle sulle sue vesti o racchiuso fra le sue mani.
Questo fiore color giallo oro nasce dalla pianta di tarassaco, che come il trifoglio spesso tappezza i nostri prati. La pianta è un’erbacea infestante, dalle robuste radici che penetrano in profondità nel terreno. Il fiore nasce da un lungo stelo tubolare, che si solleva da terra per diversi centimetri: questo unitamente alla dimensione del fiore, fra i più grandi tra i fiori di campo, ed alla sua vivace colorazione lo rende uno dei più facili da individuare nei prati. Dopo la sfioritura, sullo stelo rimane una curiosa infruttescenza chiamata soffione, formata dai semi ma anche da ciuffetti di peli posti all’apice del frutto, che servono per diffondere meglio i semi stessi sfruttando l’azione del vento.
Meglio noto come “occhi della Madonna”, è un fiorellino a quattro petali, azzurri sfumati di bianco nel centro; se il clima lo consente, la sua fioritura dura tutto l’anno. Questo piccolo fiore dal nomignolo delicato evoca grazia e bellezza… ma in realtà si tratta di una pianta estremamente infestante! E’ molto diffusa in natura, ha foglie dentate e leggermente pelose, non cresce molto in altezza ma si estende facilmente a tappezzare ampi spazi erbosi, e può diffondersi anche in terreni pietrosi. Alcune leggende sull’origine del suo nome ipotizzano un legame con Veronica, la pia donna che asciugò il volto di Cristo lungo la sua strada per il Calvario.
Si tratta di un fiorellino che somiglia molto, per colore e conformazione, alla margherita, tuttavia è più piccolo e si presenta su steli multiflori, diversamente dalla margherita che è uniflore.
Nasce dalla pianta di camomilla, fiorisce nella tarda primavera o in estate, ed è comunemente noto per le sue proprietà sedative: infatti è proprio con questa parte della pianta di camomilla, possibilmente lasciata essiccare sul ramo, che si preparano infusi e tisane dall’effetto rilassante e sedativo.
E’ un fiorellino a cinque petali, comunemente di colore giallo pallido (ma ne esistono diverse varietà e colori), che nasce in cima ad uno stelo alto fino a 10 centimetri, il quale si sviluppa a partire da una rosetta di foglie verde chiaro rugose, piuttosto spesse. La primula selvatica cresce spontaneamente in natura, prediligendo luoghi umidi ed ombreggiati, come ad esempio i boschi di latifoglie o le rive dei ruscelli. Fiorisce tra febbraio ed aprile, al primo disgelo, ed a questa peculiarità è dovuto il suo nome. La pianta era nota per le sue virtù curative già nell’antichità: nel Medioevo le foglie venivano utilizzate per preparare un decotto contro i reumatismi, mentre le radici erano utilizzate per curare l’emicrania.
Il papavero è un fiore spontaneo molto diffuso nei nostri prati, assai appariscente in quanto dotato di ampi petali di color rosso sangue, sottili e delicati; è sorretto da un fusto lungo e sottile, ricoperto da una fitta peluria. Sopporta molto bene l’esposizione in pieno sole.
Fiorisce usualmente in tarda primavera – inizio estate, costituendo una spettacolare macchia di colore grazie alla sua capacità di tappezzare grandi estensioni di prato (la pianta è in effetti considerata un’infestante); sono parecchi i quadri dell’impressionista Claude Monet ispirati a campi di papaveri in fiore. Alcune varietà di papavero hanno proprietà officinali, in particolare l’alcaloide contenuto nella pianta ha un ruolo antidolorifico e sedativo della tosse.
Sono fiorellini di colore che vira dal violetto all’azzurro intenso / blu, che crescono fittamente raggruppati su un unico stelo tubolare, assumendo una forma conica. Sono estremamente rustici, tipici delle zone di montagna in quanto ben sopportano i climi piuttosto rigidi. Fioriscono usualmente tra marzo e giugno, a seconda della specie.
Sono molto utilizzati nelle aiuole o per giardini rocciosi, grazie alla loro particolare tonalità di colore che dona una gradevole sfumatura all’insieme.
Si tratta di un delicato fiorellino con tonalità dal viola all’azzurro, più raramente rosa o bianco; la pianta è molto resistente, cresce facilmente allo stato selvatico come pure nei giardini rocciosi o in bordure, possibilmente in penombra; fiorisce in tarda primavera preannunciando l’arrivo della stagione più calda. Il suo nome deriva dalla campana; data la sua caratteristica di pianta povera, la sua capacità di crescere bene anche senza troppe cure ed in terreni non particolarmente ricchi di nutrimenti, è considerata il simbolo della speranza e della perseveranza. Forse l’unico pericolo per questa pianta è costituito dalle lumache, che ne vanno particolarmente ghiotte.
E’ una perenne che si sviluppa tipicamente nel sottobosco, in quanto ama posizioni ombreggiate; produce delicati fiori a cinque petali di colore azzurro-violetto, talvolta rosa. Le foglie sono ovali, lanceolate, di colore verde lucente; la pianta può avere portamento strisciante o eretto, ma in questo caso non cresce più di 20-30 centimetri dal suolo. E’ considerata una pianta tossica, in quanto contiene la vincristina: la sua ingestione comporta entro le ventiquattro ore nausea, vomito e febbre, più raramente allucinazioni, convulsioni o coma.
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