Giardinaggio

Entrate in questa sezione per scoprire come creare dei giardini alternativi e quale filosofia sta alla base della creazione dei diversi tipi di giardini. Il giardinaggio è un insieme di attività finalizzate alla coltivazione di piante, generalmente ornamentali, ma anche da frutto, sfruttando un’estensione di terreno che presenti le necessarie caratteristiche di coltivabilità.

Può essere praticato in maniera professionale, oppure come hobby nel tempo libero; a prescindere dalle implicazioni economiche quali la remunerazione attesa da tale attività, essa può donare molte soddisfazioni, in quanto offre l’opportunità di riavvicinarsi alla terra ed ai suoi prodotti naturali, imparando a rispettare le piante e riconoscere i loro ritmi di vita, riproduzione, fioritura e fruttificazione.

La scelta delle piante più adeguate per avviare con successo un’attività di giardinaggio dipende, ... continua


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prosegui ... , oltre che dal gusto personale, anche dalla posizione del terreno ove andranno messe a dimora. Occorre considerare alcuni fattori primari, quali il tipo di terreno, il clima della zona prescelta, e l’esposizione al sole ed al vento. Dati questi fattori, ci si può sbizzarrire ad abbinare piante verdi o fiorite, alberelli o arbusti, stagionali o perenni, in maniera da creare gradevoli macchie di colore; per le piante fiorite, è opportuno scegliere varietà che fioriscano in diversi periodi dell’anno, in modo da massimizzare il periodo complessivo di fioritura del giardino.

Il terreno può essere composto prevalentemente da particelle più o meno grandi, che quindi ne influenzano le caratteristiche di permeabilità e drenaggio: possiamo avere terreni sabbiosi, ghiaiosi, argillosi, calcarei o ricchi di humus. I terreni sabbiosi o ghiaiosi trattengono poco l’acqua e le sostanze nutritive, per cui la pianta deve avere radici capaci di scendere in profondità per trovare i nutrienti di cui abbisogna. I terreni argillosi trattengono l’acqua ma sono piuttosto duri da lavorare. I terreni umiferi sono ottimi per la coltivazione, perché molto ricchi di sostanze nutritive, ma tendono a seccarsi.

Occorre chiedersi se la zona prescelta presenta un clima mediamente caldo o freddo, secco o umido. Vi sono piante che gradiscono temperature più calde, come quelle di origine tropicale, che soffrono i rigori dell’inverno; pertanto se si vive in una zona a clima caldo o temperato, la scelta di questo tipo di flora può dare ottimi risultati.

Altre piante invece prediligono climi più freschi e non sopportano temperature estive troppo elevate, perciò se si vive in un clima collinare o montano è consigliabile scegliere piante come ad esempio le conifere, che resistono bene al freddo mentre non potrebbero sopportare la calura estiva.

A seconda che il giardino o il terreno prescelto sia esposto prevalentemente a est, sud, ovest o nord, la scelta delle piante dovrà tenere in considerazione la loro necessità di luce. Per i terreni esposti a sud, ad esempio, le piante devono essere in grado di resistere al pieno sole delle ore centrali della giornata; se invece si ha un terreno esposto a est, le piante riceveranno solo la luce ed il calore delle prime ore del giorno; se il terreno è rivolto ad ovest esse beneficeranno solo della luce soffusa del crepuscolo; infine un terreno totalmente esposto a nord sarà in ombra per tutta la giornata. E’ molto importante anche valutare quanto l’ambiente è ventilato: le piante in generale non amano l’eccessiva esposizione al vento, in ogni caso questo tipo di condizione climatica implica la necessità di una maggiore frequenza nelle innaffiature.

Un volta scelte le piante più adatte in base al tipo di terreno, al clima ed all’esposizione, si dovrà metterle a dimora, cioè interrarle, nel periodo più propizio in funzione del tipo di pianta.

Per buona parte della flora, il periodo migliore per la messa a dimora è quello che va dalla fine dell’inverno all’inizio della primavera, ma questa non è necessariamente una “regola aurea”; ad esempio le bulbose come crochi, narcisi o giacinti, che fioriscono mediamente fra febbraio e marzo, sono da interrare in autunno, usualmente tra ottobre e novembre.

Bisogna porre attenzione a non posizionare troppo vicine fra loro le piante, soprattutto se si prevede che possano espandersi rapidamente, altrimenti dopo poco tempo ci si troverà costretti a trapiantarle nuovamente per garantire a ciascuna di loro lo spazio necessario all’accrescimento. I frequenti “traslochi”, se da un lato possono servire allo scopo di tenersi impegnati, sono però vissuti dalla pianta come una fonte di stress in quanto le radici devono ogni volta cercare una nuova posizione per assorbire il nutrimento.

Una volta messe a dimora le piante, occorre garantire la giusta dose di umidità: se il clima è sufficientemente piovoso o comunque fresco e non ventilato, l’irrigazione naturale proveniente dalle piogge potrebbe essere sufficiente, come avviene per la vegetazione spontanea presente in natura. Diversamente, si deve prevedere un sistema di irrigazione che consenta alle piante di avere sempre la quantità di acqua necessaria.

E’ possibile innaffiare manualmente, con innaffiatoi o con una canna di irrigazione, ma se il terreno è particolarmente esteso o si ritiene di non essere in grado di garantire l’attività in maniera costante è opportuno pensare ad un impianto di irrigazione, programmabile secondo necessità.

Per far crescere al meglio le piante, specialmente nel caso in cui il terreno non apporti loro tutto il nutrimento necessario, è bene procedere ad una periodica concimazione: a questo fine possono essere usati prodotti naturali come lo stallatico, oppure composti chimici facilmente reperibili in commercio, che a seconda della destinazione d’uso contengono diverse percentuali di azoto, fosforo e potassio (i cosiddetti macroelementi), a cui possono essere associati altri elementi in quantità residuale (es. rame, zinco, ferro).

Intraprendere l’attività del giardinaggio insegna, o per meglio dire re-insegna, a vivere in armonia con la natura, cosa che può essere di grande aiuto specialmente in un mondo i cui ritmi di vita hanno assunto un aspetto sempre più frenetico ed alienante rispetto alle origini più profonde della vita stessa. La Garden Therapy è una forma di terapia che aiuta per l’appunto a sviluppare, o recuperare, il benessere interiore attraverso la coltivazione di un terreno. La soddisfazione di veder crescere una nuova piantina, o la capacità di prendersene cura risanandola da un’eventuale malattia, rafforza la propria autostima e migliora l’umore, alleggerendo situazioni di depressione.

Benjamin Rush, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America nonché fisico, scrittore e studioso di disordini mentali (definito il “padre della psichiatria americana”) nel 1788 individuò gli effetti terapeutici conseguenti alla coltivazione della terra su pazienti affetti da disturbi mentali. Nel tempo la Garden Therapy ha riscosso progressivamente sempre più successo sulla cura degli stati d’animo negativi. Alla fine del XIX secolo venne costruita in Pennsylvania la prima serra destinata alla riabilitazione di persone con disagi mentali. Negli anni ‘80 il prof. Roger Ulrich, specializzato in edilizia sanitaria, dall’osservazione del decorso post-operatorio di un gruppo di pazienti dimostrò che coloro che potevano vedere alberi dalla finestra della loro camera guarivano mediamente qualche giorno prima rispetto a quelli che disponevano di un panorama di solo cemento.

Ancor più recentemente, studi condotti dall’università romana La Sapienza hanno provato che l’attività di giardinaggio diminuisce di circa il 70% la tensione fisica e mentale, con un complessivo miglioramento dello stato di benessere dell’individuo.


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