Olivo
L’olivo è una albero originario dell’Asia minore, ma era già anticamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. La sua presenza in Grecia e in Italia è documentata fin dal 3000 a.C. Attualmente la sua coltivazione è diffusa in Spagna, Italia, Francia, Grecia, Nord Africa e in gran parte dell’Asia Occidentale. Visto il successo dell’olio che si ricava dai suoi frutti si sta diffondendo con successo anche negli Stati Uniti, nell’America meridionale, in Australia e in Sudafrica. L’olivo fa parte della grande famiglia delle Oleaceae: questa comprende alberi e arbusti molto diversi tra loro. Si va dal ligustro fino al frassino.
Vi sono due sottospecie. La prima è quella selvatica Olea europaea oleaster (l’oleastro), l’altra è l’olivo coltivato Olea europaea sativa, di cui parleremo in questo articolo.
È una pianta molto longeva. Nelle giuste condizioni può vivere anche più di mille anni grazie alla sua capacità di rigenerare sia le radici sia la parte aerea. Necessita però di almeno 10 anni per raggiungere la piena attività e produzione,
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prosegui ... , la maturità non arriva prima dei 50 anni. Storicamente viene fatto crescere come albero (anche se negli ultimi anni, per rendere la raccolta più semplice, si sta sempre più diffondendo la forma a cespuglio). Ha un fusto cilindrico e spesso contorto con corteccia di colore grigio che, con l’età, tende a distaccarsi e a fessurarsi. Il suo legno è molto duro e aromatico, utilizzato per la costruzione di mobili e di oggettistica pregiata. Alla base e sui rami è possibile che compaiano numerosi ingrossamenti, dovuti a squilibri ormonali o climatici durante la crescita. Nei primi tre anni le radici di solito sono fittonanti. Dopo la pianta forma in prevalenza radici superficiali che si allargano orizzontalmente. E’ proprio questa loro conformazione che consente all’albero di vivere senza problemi in terreni rocciosi, aridi e poveri come quelli delle coste (ad esempio sui terrazzamenti in Liguria). Si tratta di un albero sempreverde. Le foglie sono ascellari, lanceolate e coriacee. Il colore è un verde glauco. La pagina superiore è liscia mentre su quella inferiore troviamo una leggera peluria, utile a limitare la perdita di liquidi durante la stagione calda. I fiori sono piccoli e bianchi a gruppi di circa 15 e non vengono prodotti contemporaneamente, ma seguendo l’esposizione della pianta. Il frutto è ovale e le dimensioni possono variare molto. Le varietà utilizzate per la produzione di olio di solito hanno drupe più piccole, quelle destinate alla tavola hanno frutti lunghi anche 2 cm. Il colore può andare dal verde al viola scuro. Prima di mettere a dimora un olivo bisogna valutare con attenzione le varietà disponibili e le possibilità di innesto. Un tempo questa pianta era quasi sempre innestata sull’oleastro selvatico. Oggi si usano maggiormente semenziali di piante coltivate anche se i risultati sono molto difformi. Si stanno sperimentando innesti anche su altre piante appartenenti alla stessa famiglia soprattutto per ovviare a vari patogeni radicali. La scelta della varietà invece dipende dall’uso che vorremo farne. Vi sono cultivar che danno frutti da mensa (ad esempio la Grossa di Spagna, Nocellara Etnea, Ascolana Tenera) e altre cultivar che invece sono “da olio” ( Taggiasca, leccino, Mignola, Piantone…). Si trovano anche cultivar i cui frutti sono adatti ad entrambi gli usi (Itrana, Carolea, Tanche).Ultimamente si è diffuso l’uso dell’ulivo come pianta ornamentale anche nelle regioni settentrionali. In genere si mettono a dimora esemplari di una certa grandezza che comportano un investimento economico rilevante. E’ perciò bene informarsi sempre circa la rusticità dell’esemplare. In linea generale è una pianta mediamente rustica. Sopporta abbastanza bene il freddo fino a -8°, -10°C. In alcune regioni settentrionali però si arriva a temperature ben più basse, specie negli inverni più freddi. Tra le cultivar che hanno dato sperimentalmente le maggiori prove di resistenza possiamo citare: Ascolana tenera, bianchèra, bianco lilla, coratina, dolce Agogia, ghiacciola, grignan, itrana , leccino, leccio del Corno, Santa Caterina. Teniamo presente però che l’olivo si acclimata molto lentamente e mal sopporta i repentini sbalzi termici. E’ per questo che, più che gli inverni rigidi, teme particolarmente le gelate improvvise.Il periodo migliore per questo lavoro è l’inizio della primavera. Se viviamo però in una zona in cui gli inverni sono piuttosto miti possiamo procedere anche in autunno.
Prima di mettere a dimora un ulivo bisogna occuparsi di scavare una profonda buca, lavorando in profondità il terreno in maniera che, durante i primi anni, la pianta non abbia difficoltà nel far crescere le radici fittonanti (specie se si tratta di alberi giovani). Se invece dobbiamo inserire un esemplare molto grande sarà sicuramente meglio lavorare con un’attrezzatura specifica (escavatore) per creare una buca larga e profonda almeno il doppio del pane di terra. Più la terra sarà ben lavorata e prima la pianta si riprenderà. In ogni caso sul fondo della buca è molto importante approntare un buon strato drenante composto da ghiaia e sassi, soprattutto se il nostro terreno è particolarmente argilloso e compatto. Bisognerà poi predisporre anche uno strato con abbondante concime. Di solito si usa stallatico molto maturo. Prima di inserire la pianta è necessario frapporre tra questo e le radici un ulteriore strato di terra, in maniera che non vi sia un contatto diretto tra queste e l’ammendante.Gli olivi sono piante molto resistenti alla siccità e di solito non necessitano di irrigazioni particolari. E’ consigliabile ad ogni modo intervenire durante il primo e secondo anno distribuendo acqua durante l’estate, specie se questa fosse particolarmente arida e calda.I suoli poveri sono il loro habitat naturale. Tradizionalmente, quindi, non si è mai fatto ricorso alla concimazione. Negli ultimi anni, però, per aumentare i volumi produttivi, si è cominciato a somministrare dei fertilizzanti a base soprattutto di micronutrienti. Si consiglia quindi durante la primavera di distribuire prodotti che contengano boro, magnesio e calcio. Molto utili per la fruttificazione anche quelli con un alto tenore di potassio e fosforo.Molto importante è seguire la crescita della pianta impostandone la forma. Questa influenzerà in maniera importante la sua salute, la produzione e la maturazione dei frutti. L’ulivo principalmente ha bisogno di essere potato mantenendo una forma aperta che consenta il passaggio dell’aria e della luce. Per questo la forma più diffusa è quella a vaso aperto. In pratica dal tronco i rami vanno verso l’esterno dando alla pianta la forma di un imbuto. Per facilitare la raccolta dei frutti recentemente si è molto diffusa la forma bassa a cespuglio naturale. Si ottiene lasciando crescere gli individui liberamente e pulendoli solo nei primi 50 cm di altezza. Nel giro di qualche anno avremo una conformazione rotonda della chioma. Si dovrà cominciare con interventi di potatura più importanti verso i 10 anni di età, per liberare la pianta dai rami più vecchi. Questo portamento è molto interessante perché consente la raccolta senza l’uso di scale. Si possono avere ancora altri portamenti: cespuglio allargato,espanso, vaso policonico e ancora molti altri. Durante la potatura bisogna sempre ricordare che è importante mantenere un giusto equilibrio tra le foglie e i fiori-frutti. Se otteniamo una forte fruttificazione in un’annata, probabilmente questa sarà più povera nell’anno a venire. Inoltre troppi frutti su di uno stesso ramo implicano una prematura caduta e quindi una perdita di raccolto. E’ bene che la fruttificazione sia ben suddivisa su tutte le branche.Alcuni olivi hanno una maturazione scalare dei frutti, altri contemporanea. Inoltre vi sono cultivar precoci e altre tardive. E’ quindi molto difficile dare indicazioni precise su quando effettuare il raccolto. Di solito le olive da frantoio si raccolgono a piena maturazione, cioè quando la drupa ha cambiato colore, mentre quelle da mensa anche precedentemente.
E’ comunque preferibile non aspettare troppo perché la lunga permanenza del frutto sulla pianta può causare bassa redditività nell’annata a venire.
La raccolta non meccanizzata può essere:
- Totalmente manuale, detta “brucatura”. Molto lenta, ma preserva al massimo la qualità del frutto
- Utilizzando dei pettini che fanno cadere le olive su reti sottostanti (“pettinatura”)
- Raccogliendo le drupe cadute naturalmente (“raccattatura”).
Ci si può avvalere anche dell’aiuto di macchine scuotitrici e pettini meccanici.
I principali sono:
Cycloconium oleaginum: è una malattia fungina che si manifesta con macchie rotonde a forma di occhio di pavone. La lotta preventiva si effettua con solfato di rame o con prodotti specifici per la cura.
Pseudomonas savastanoi (rogna dell’ulivo): è una batteriosi che colpisce i rami, le foglie e i frutti causando deformità e diminuzione della produttività. Il vettore di diffusione è la mosca dell’olivo, che va assolutamente combattuta.
E’ inoltre importante rimuovere i rami infetti e bruciarli.
Gleosporium olivarum: appare di solito in autunno colpendo con macchie bianche le olive. Conseguentemente cadono a terra e la loro qualità viene compromessa. E’ una malattia che va prevenuta con una buona potatura che arieggi la chioma e con un buon drenaggio del suolo. Si può intervenire preventivamente con la distribuzione regolare di rameici.
Mosca dell’olivo: le larve si nutrono della polpa delle olive, causandone la caduta. Da adulta invece si nutre succhiando la linfa della pianta e depone le uova nelle parti verdi. Sono inoltre vettori della rogna dell’olivo.
Per prevenirle si utilizza la lotta integrata unitamente ad insetticidi specifici.