Acacia di Costantinopoli - Albizia julibrissin
L’albrizia julibrissin è un albero (o arbusto) facente parte della famiglia delle Leguminosae. È molto comune nei giardini del nostro paese dove giunse, verso la metà del 1700, da Costantinopoli (da cui il suo soprannome acacia di Costantinopoli o di Persia). Il suo nome scientifico invece è legato alla persona che la importò per la prima volta nel Vecchio Continente, dove si diffuse molto velocemente.
Albero di medie dimensioni, originario dell'Asia, diffuso in Italia già dal 1700; molte altre specie di albizia sono presenti anche in Africa ed in Australia. Il fusto è eretto, con corteccia liscia, di colore verde scuro, tende a fessurarsi con il passare degli anni; gli alberi adulti raggiungono i 10-12 metri di altezza, sviluppando un'ampia chioma ad ombrello. il fogliame è molto delicato e leggero, costituito da foglie bipennate, costituite da piccole foglioline ovali, di colore verde brillante, caduche. In estate produce, da giugno-luglio, fino alla fine di agosto, numerosi fiori profumati, costituiti da capolini di colore rosato, riuniti in corimbi. In autunno ai fiori seguono i frutti, silique allungate, che seccano sull'albero, contenenti alcuni semi fertili. Pianta molto diffusa in Italia centro settentrionale, anche come alberatura stradale.
Si tratta di alberi o grandi cespugli che possono raggiungere al massimo 12 metri di altezza, anche se di solito non superano i 6 metri. La chioma occupa in larghezza circa 5 metri La loro zona di origine è tutta l’Asia sud-occidentale, in particolare le zone boschive nelle vicinanze di corsi d’acqua.
La chioma ha forma espansa. Le foglie, decidue e bipennate, sono lunghe fino a 50 cm con numerose foglioline, affusolate all’apice, non dentate, lunghe circa 1 cm, verde scuro e lisce su entrambe le pagine. La corteccia risulta bruno scura e liscia. I fiori individuali, piccoli, sono molto vistosi grazie agli stami lunghi, rosa, portati in grappoli densi e vaporosi che si schiudono dalla fine dell’estate all’inizio dell’autunno. I frutti hanno forma di baccello e possono arrivare a misurare anche 15 cm di lunghezza.
Essendo un albero subtropicale non può essere considerato totalmente rustico. Generalmente riesce a sopportare anche fino a -15°C, ma per brevi periodi. Vi sono però cultivar più sensibili di altre che possono cominciare a patire anche già a -5°C.
È invece albero adattissimo ad aree siccitose e a terreni salmastri, anche in prossimità delle coste.
Cresce piuttosto lentamente, bisognerà quindi attendere almeno 5 anni perché raggiunga dimensioni ragguardevoli.
Famiglia e genere | Leguminosae, gen albizia, specie julibrissin |
Tipo di pianta | Albero o arbusto fino a 12 metri, generalmente 6 |
Esposizione | Pieno sole |
Rustico | Mediamente rustico, con variazioni significative a seconda della cultivar |
Terreno | Ben drenato, ricco, ma non pesante o argilloso |
Colori | Fiori rosa, rosso, bianco, fucsia |
Irrigazione | Molto leggera, praticamente autonoma. Adatta ad aree secche |
Fioritura | Dall’estate all’autunno |
Parassiti e malattie | Psilla, cocciniglie, marciumi radicali e del colletto |
concimazione | Ammendante organico in autunno, qualche manciata di granulare a lenta cessione in primavera |
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Gli esemplari di Acacia di Costantinopoli prediligono le posizioni ben soleggiate, o anche semiobreggiate. In genere non temono il freddo, ma inverni particolarmente rigidi possono danneggiare i rami più giovani, per questo motivo è consigliabile porre a dimora questi alberi in una zona protetta dal vento invernale. Non temono l'inquinamento e sopportano discretamente la salsedine.
Si consiglia di annaffiare le giovani piante di acacia di costantinopoli messe a dimora in primavera, evitando di lasciare il terreno asciutto per periodi di tempo prolungato; le piante ormai stabilizzate in genere si accontentano delle piogge, salvo casi di clima particolarmente siccitoso, nel qual caso è consigliabile intervenire bagnado il terreno in profondità almeno ogni 10-15 giorni. Verso la fine dell'inverno interrare del concime organico ai piedi del fusto, mesoclandolo bene al terreno.
Si sviluppano senza problemi in qualsiasi tipo di terreno, evitando i terreni particolarmente acidi o pesanti.
La moltiplicazione dell'acacia di costantinopoli avviene per seme, in primavera, o anche per talea in estate. La germinazione dei semi è molto facile, infatti questi alberi tendono ad autoseminarsi.
Da alcuni anni nell'Italia settentrionale le piante di albizia sono state attaccate da un parassita molto aggresivo, che le sta decimando, si tratta di una particolare specie di psilla, per evitare la morte delle piante è bene trattare gli alberi attaccati da tale parassita non appena se ne notano i primi esemplari.
L’acacia di Persia è un albero poco esigente e molto facile da coltivare. Il suo fogliame leggero risulta molto elegante per gran parte dell’anno. I suoi fiori assomigliano a dei pompon morbidi e colorati.
L’ideale è utilizzarlo come esemplare isolato in maniera che la sua bellezza risulti valorizzata al massimo e si possa, inoltre, godere ampiamente della sua ombra.
L’albizia non è un albero adatto alla coltivazione in contenitore. Riesce infatti a svilupparsi bene solo in piena terra, dove le sue radici possono raggiungere gli strati più profondi del terreno.
In linea generale non dovrebbe avere problemi in tutta la nostra penisola, eccezion fatta per le aree montane. L’ideale, ad ogni modo, sono le aree costiere e tutto il Centro e il Sud del paese.
Nel nostro giardino scegliamo sempre una collocazione la più soleggiata possibile ed evitiamo di esporla a forti venti (in particolare quelli freddi) o, eventualmente, approntiamo delle barriere composte da strutture apposite o da siepi di piante adatte allo scopo.
L’albizia si può trovare in vendita a radice nuda, in vaso o anche soltanto con una piccola zolla di terra. In ogni caso la messa a dimora che dà risultati più veloci e minimizza l’impatto sulla pianta è quella effettuata nella prima metà dell’inverno, in assenza di gelate. Se viviamo in aree caratterizzate da periodi di freddo intenso sarà invece bene procrastinare fino alla fine di marzo.
Si dovrà per prima cosa scavare una buca larga e profonda almeno 60 cm scegliendo una collocazione in cui vi siano almeno 5 metri liberi in ogni direzione Se il suolo risultasse povero sarà bene, prima di reinserirlo, miscelarlo con una buona dose di ammendante organico.
Una volta inserite le radici o il pane di terra si coprirà la buca e si comprimerà bene con i piedi, irrigando poi leggermente.
Se il terreno risultasse invece troppo pesante sarà indispensabile prima di tutto creare sul fondo della buca uno spesso strato drenante con ghiaia o altro materiale idoneo. Il substrato andrà invece alleggerito mediante l’inglobamento di sabbia grossolana e materiale organico ben decomposto.
Come abbiamo detto, l’albizia non ama particolarmente la coltura in vaso. Se vogliamo tentare comunque ricordiamoci che necessita di ampio spazio per le radici e irrigazioni regolari.
In piena terra, invece, risulterà tutto molto più semplice. Infatti raramente richiedono l’intervento dell’uomo sotto l’aspetto idrico. Interveniamo soltanto se vediamo un forte ingiallimento delle foglie in corrispondenza di un’estate particolarmente calda e secca.
Se l’esemplare che abbiamo scelto è stato allevato ad alberello si dovranno predisporre, durante inserimento nel terreno, almeno due tutori molto robusti e piantati ben in profondità.
Si dovrà intervenire sulla parte bassa del tronco: da mantenere unico eliminando ogni ricaccio derivante dalle radici. Sarà un lavoro da effettuarsi assiduamente perché la forma naturale tende sempre ad essere piuttosto cespugliosa.
Si dovrà inoltre mantenere pulito il tronco fino almeno ad un metro di altezza.
Gli esemplari ad alberello, inoltre, sono più sensibili al freddo, specialmente quando ancora giovani.
È per questo che sarà bene predisporre, prima dell’inverno, un buon strato pacciamante nell’area delle radici (composta da stallatico, paglia, foglie, corteccia di pino), Inoltre il tronco andrà ricoperto con un doppio strato di tessuto non tessuto.
Questi accorgimenti vanno mantenuti almeno per i primi due anni dalla messa a dimora.
Dove le estati sono particolarmente calde può anche capitare che il sole bruci i giovani apici fogliari. Almeno il primo anno è consigliabile coprire la chioma con un telo leggermente ombreggiante.
Il periodo migliore per intervenire è tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Possiamo distinguere tre tipologie di potatura
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Per la formazione di un alberelloScegliamo il getto più robusto e diritto a nostra disposizione. Eventualmente possiamo fare uso di un tutore per renderlo più aderente alle nostre aspettative.
Eliminiamo alla base tutti gli altri getti e anche i quelli che partano dalla parte bassa di quello prescelto.
Quando l’altezza raggiunta sarà quella che desideriamo tagliamo la cima e lasciamo che si creino dei rami laterali nella parte alta della chioma.
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a corona eliminiamo tutti getti che vadano in verticale cercando invece di creare un cono rovesciato aperto al centro. Soppriamo anche i rami che si incrociano creando una forma poco ordinata.
Procedendo in questa maniera per un paio di anni la pianta prenderà autonomamente la forma che desideriamo.
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Per contenere le dimensioni o ringiovanireSe dobbiamo intervenire per ridurre in maniera significativa la dimensione dell’albero programmiamo il lavoro nell’arco di due o tre anni, tagliano pochi rami per volta in maniera da non stressarlo eccessivamente. Generalmente in questi casi è bene intervenire da metà estate in avanti in maniera da trovarsi in un periodo di linfa discendente e di conseguenza non perderne eccessivamente.
L’albizia si moltiplica molto facilmente tramite seme (infatti in alcune zone, come negli Stati Uniti, è diventata invasiva), anche se per avere una bella pianta bisogna aspettare diversi anni.
La talea è più complicata e infatti per moltiplicare le cultivar si ricorre spesso all’innesto.
I semi devono essere raccolti alla fine dell’autunno quando il baccello risulti secco. Conserviamoli in un luogo asciutto e fresco, possibilmente buio. In primavera poniamoli nel terreno mantendo la temperatura a circa 20-25 gradi. In breve tempo nascerà la piantina che andrà poi cimata più volte per irrobustirla.
Il medodo migliore è l’innesto a scudetto durante l’estate. il portainnesto deve essere giovane con corteccia ancora marrone chiaro.
Prima di procedere si dovrà irrigare per tre giorni abbondantemente il soggetto in maniera che la scorza diventi più tenera. Preleviamo un occhio e conserviamolo nello scottex umido all’interno del frigorifero in maniera che non si disidrati. Inseriamolo nell’asola, stringiamo con la rafia e evitiamo di esporlo alla luce diretta.
La talea si effettua con getti che abbiano passato il mese di agosto. Richiede però temperatura e umidità molto costanti ed è quindi di difficile riuscita a livello casalingo.
Purtroppo l’albizia viene attaccata da molti insetti, in particolare la psilla e la cocciniglia. Ciò comporta la frequente e rapida comparsa di fumaggine.
Le parti colpite dalla psilla andrebbero tagliate al più presto.
La cocciniglia invece si può contrastare distribuendo durante l’inverno olio bianco attivato da un insetticida possibilmente sistemico.
Nel caso di marciumi radicali o del colletto l’unico rimedio consiste nel cambiare il terreno in maniera che via sia un migliore drenaggio delle acque.
VarietàIl genere albizia conta circa 150 specie, ma solo la julibrissin è coltivata nei giardini. Vi sono diverse cultivar che si distinguono principalmente per il colore dei fiori.
Cyrano con fiori rosso acceso, da giugno a settembre. Sopporta fino a -10°C
Summer chocolate fiori rosa chiaro, fino a -12°C
Alba fiori bianco puro, anche fino a -15
Pendula fiori decombenti, fucisa o rossi, fino a -13°
Rosea la più diffusa, color ciclamino, molto rustica, anche fino a -22°C
Ombrella fiori profumati color cremisi, da giugno a settembre. Portamento piangente.Fino a -17°C
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