Pino da pinoli, Pino domestico - Pinus pinea
Conifera sempreverde, a crescita abbastanza rapida, il pinus pinea è originaria dei paesi che si affacciano sul mediterraneo; ha fusto eretto, con corteccia rossastra, che si rompe in placche abbastanza grandi, di colore grigio-marrone. Le ramificazioni partono soltanto nella zona sommitale del fusto, dando origine ad un'ampia chioma tondeggiante, che con il tempo assume una caratteristica forma ad ombrello; le foglie sono aghiformi, unite due a due, lunghe 10-15 cm, di colore verde grigiastro. Le infiorescenze maschili sono piccole, di colore giallastro; le infiorescenze femminili sono costituite da grandi pigne verdi, che divengono legnose a maturazione liberando i semi; si tratta di semi oleosi, con guscio legnoso, chiamati pinoli: il pino domestico è l'unica conifera da cui si ricavano quantità significative di pinoli. Sulle coste italiane si vedono molti pini domestici, poiché sono stati utilizzati in molte zone per consolidare i litorali.
Il pino domestico (o pino ad ombrello o pino da pinoli) è una conifera molto diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. In Italia in particolare è comunissimo in Liguria, Toscana, Sicilia e Sardegna. È piuttosto diffuso però anche in altre regioni (per esempio nel Lazio e in particolare a Roma) perché è stato ampiamente utilizzato per alberature stradali, in giardini e parchi a scopo ornamentale.
Il suo aerale comprende tutte le zone costiere del Mediterraneo. Si pensa che sia originario della Turchia o dell’Africa settentrionale e che furono i Romani ad introdurlo nella nostra penisola. Si associa spesso alle querce, al pino d’Aleppo, al pino marittimo, e insieme costituiscono spesso delle folte pinete a ridosso delle coste.
Preferisce di norma terreni secchi, ma si adatta anche a suoli più profondi, ricchi e freschi, sempre che non siano calcarei. Vive anche molto bene semplicemente sulla sabbia e difatti in tutta Europa sono conosciute popolazioni perfettamente adattate alla presenza di dune, in ambiente semidesertico.
Famiglia e genere | Pinaceae, gen. Pinus, sp. Pinea |
Tipo di pianta | Albero, conifera a foglia persistente, h fino a 25 m., diametro fino a 10 m. |
Esposizione | Pieno sole |
Rustico | Mediamente rustico (sopporta brevi gelate fino a -10°C) |
Terreno | Ben drenato, ricco o povero, ma possibilmente secco. Non suoli calcarei |
concimazione | Stallatico in autunno |
foglie | Aghi grigio-verdi, glauchi quando giovani |
coni | Marroni, lucidi, pesanti, di forma ovale |
fioritura | Fine della primavera, i maschili gialli, i femminili verdi, sulla stessa pianta |
Si tratta di una conifera che può raggiungere anche i 25 metri di altezza e la cui chioma può misurare, a maturità, anche 10 metri di diametro. Gli esemplari adulti assumono una forma espansa, tipicamente “ad ombrello”. Le dimensioni finali (raggiunte piuttosto velocemente) sono imponenti, ma in linea generale non è un albero particolarmente longevo, soprattutto a causa della superficialità dell’apparato radicale. Nel suo ambiente naturale vive generalmente fino a 250 anni, ma come albero ornamentale è raro che superi il secolo.
questi pini amano le posizioni soleggiate; non temono molto il freddo, anche se non sono indicati per le regioni alpine. Sono molto adatti come alberi ombreggianti o nelle alberature stradali, vista l'adattabilità alla siccità ed all'inquinamento; non temono i forti venti e la salsedine.
Le foglie sono di un grigio medio, aghiformi e spuntano dal ramo a gruppi di due. Possono misurare da 10 a 20 cm di lunghezza, e in casi rari superare anche i 30.
Gli esemplari giovani (normalmente da 5 a 10 anni di vita) portano però foglie molto diverse: sono singole e lunghe al massimo 4 cm, di un bel verde glauco.
Gli aghi adulti cominciano ad apparire in concomitanza agli altri tra il quarto e il quinto anno di vita. Intorno al decimo l’intero apparato fogliare sarà composto solo da aghi di forma adulta.
Le foglie di aspetto giovanile tornano ad essere prodotte se l’albero risultasse fortemente debilitato (per esempio dopo un incendio) oppure su esemplari molto vecchi.
La corteccia è di color rosso marrone. Sono presenti profonde fessurazioni a forma di rombo e conseguentemente si suddivide in grandi squame.
È specie monoica con fiori maschili e femminili portati sulla stessa pianta.
I maschili sono gialli, i femminili verdi. Si trovano su grappoli separati sui rami giovani all’inizio dell’estate. Nell’autunno dello stesso anno (o al massimo di quello successivo) nascono i coni.
I frutti sono dei coni (detti volgarmente “pigne”) di forma quasi tonda, molto pesanti, lucidi e marroni. Misurano dagli 8 ai 15 cm di lunghezza e necessitano di tre anni per giungere a completa maturazione. I semi sono grandi, lunghi fino a 2 cm, marrone chiaro. Sono coperti da un guscio nero-rossastro dotato di una rudimentale ala lunga dai 4 agli 8 millimetri, ma viene perduta molto facilmente. A questo proposito bisogna dire che in ogni caso non avrebbe nessuna utilità funzionale in quando i semi sono per lo più trasportati dagli animali, in particolare uccelli o piccoli roditori.
I pinoli sono commestibili e vengono ampiamente utilizzati dall’industria dolciaria o per la preparazione di salse (come il famoso pesto ligure).
i pini domestici sono molto resistenti alla siccità; in genere si accontentano delle piogge, anche se è bene annaffiare abbondantemente i giovani esemplari al momento dell'impianto.
necessitano di terreni molto ben drenati, sabbiosi ed anche rocciosi; in alcuni paesi vengono detti pini delle rocce. In genere mostrano di potersi adattare anche in condizioni estreme, non amano però i terreni umidi e i ristagni idrici in generale.
avviene in genere per seme, in primavera; le giovani piantine hanno un apparato radicale molto delicato, è bene coltivarle in vaso per alcuni anni prima di porle a dimora. E' abbastanza difficile ottenere piantine da seme, vista la fragilità dei giovani esemplari, che vengono attaccati facilmente da parassiti o da malattie; Difficilmente si procede alla propagazione per talea, che viene effettuata in primavera o in estate inoltrata ma solo su piantine giovani di massimo 10 anni per avere una discreta probabilità di successo.
Talvolta può essere colpito da processionaria o dall'afide del cedro.
Si tratta, generalmente, di una conifera abbastanza resistente.
Può però venire attaccata dalla Evetria bouliana un lepidottero che depone le uova all’interno delle germe. Quando queste si schiudono provocano la deformazione dei rametti.
Un altro pericolo è rappresentato dalla piralide, Diorychtria sylvestrella, le cui larve penetrano attraverso i canali resiniferi, ostruendoli.
Altro lepidottero dannoso è la processionaria (che, se toccata, risulta irritante anche per l’uomo e per gli animali domestici). Danneggia la pianta provocando ampie defogliazioni. Va combattuta con prodotti appositi, nel più breve tempo possibile.
Il pino domestico può venire colpito anche da crittogame, in particolare alcune possono provocare cancri rameali che, alla lunga, possono condurre anche alla morte dell’esemplare.
La ruggine, invece, danneggia fortemente gli aghi e provoca in seguito l’incurvamento delle branche.
Cerchiamo sempre di acquistare piante ottenute da seme e accertiamoci che il fittone centrale non sia stato spezzato durante le operazioni di rinvaso (e cerchiamo anche noi di non romperlo). La sua integrità infatti è di capitale importanza per garantire nel tempo stabilità all’albero.
Uno dei maggiori problemi che affliggono questa conifera è infatti legato alla forma della sua chioma. Nel tempo diventa molto compatta e rischia di opporre una forte resistenza al vento. Conseguentemente, (come capita per esempio con una certa frequenza a Roma) se l’esemplare non è ben ancorato al terreno tramite la lunga radice centrale vi è il concreto rischio che l’intero esemplare venga sradicato; ciò può arrecare grave danno alle persone e agli edifici nelle vicinanze.
Il pino domestico va messo a dimora preferibilmente in autunno, anche se è possibile eseguire l’operazione fino a marzo-aprile. Vanno comunque evitati i periodi in cui il terreno risulti ghiacciato o comunque estremamente umido.
È necessario scavare una buca molto profonda in maniera che possa essere inserito agevolmente tutto l’apparato radicale. È sempre buona norma procedere con almeno tre settimane di anticipo: questo darà la possibilità al terreno di rivitalizzarsi.
All’impianto creeremo sul fondo uno spesso strato drenante; visto che questa conifera cresce meglio su suoli piuttosto secchi, sarà bene mescolare al materiale di riempimento una buona quantità di sabbia grossolana per garantire al meglio lo sgrondo delle acque. Può essere anche una buona idea inserirvi un po’ di stallatico sfarinato molto maturo, per far in modo che, almeno per i primi tempi, sia garantito il nutrimento.
Soprattutto se viviamo nelle regioni settentrionali è consigliato, alla fine dell’operazione, coprire il colletto con materiale isolante quale paglia, fieno, foglie o, ancora meglio, corteccia di pino. Questo eviterà che il freddo danneggi il delicato apparato radicale durante il primo inverno.
Il pino marittimo è rustico?
È abbastanza resistente al freddo. Possiamo dire che è adatto a quasi tutte le regioni italiane, in particolare del Centro-Sud, con l’esclusione delle aree appenniniche al di sopra degli 800 metri. La temperatura minima che riesce a sopportare è -12°C, anche se non deve essere mantenuta a lungo (chiaramente gli esemplari giovani e quelli posizionati da poco risultano più sensibili).
Bisogna però anche far notare che risulta piuttosto sensibile all’aria salmastra e quindi non è consigliabile inserirlo in prima linea sul mare. Prospera molto bene invece sulle alture a ridosso delle coste.
La crescita del pino domestico è molto lenta nel primo periodo, per poi diventare al contrario molto veloce.
Dopo i primi cinque anni comincia naturalmente ad assumere la tipica forma ad ombrello e, normalmente, non è necessario effettuare nessun intervento di formazione. È un processo naturale: è una pianta eliofila e tende pertanto a perdere i rami più bassi mano a mano che vengono ombreggiati da quelli superiori.
È invece importante monitorare spesso e con attenzione gli esemplari per intervenire nel caso vi fossero branche malate, secche o mal formate. Si interviene di preferenza in autunno, prima dell’arrivo del gelo, oppure alla fine della primavera.
Ad ogni modo, volendo, si può intervenire in questa maniera:
• Tagliando le branche più basse e lasciando sistematicamente solo le due più alte
• Si eliminano alcuni rami col fine di aprire un po’ l’ombrello. In questa maniera non verrà opposta troppa resistenza al vento e potrà penetrare maggiormente anche la luce.
• È bene sempre eliminare le branche poco vigorose, quelle che crescono verso l’interno o che si incrociano con le altre.
Una volta terminato il nostro intervento è estremamente importante coprire i tagli con del mastice apposito. Questo evita la penetrazione di crittogame, garantendo un’ottima cicatrizzazione.
Alimentari
Come abbiamo detto dalle pigne si ricavano i pinoli, molto utilizzati in pasticceria e in alcuni piatti tipici (in particolare liguri). Attualmente il maggior produttore mondiale risulta essere la Spagna.
MedicinaliLa resina pare sia molto aromatica e capace di combattere affezioni dell’apparato respiratorio. Veniva fatta sciogliere sulla fiamma in maniera che il profumo impregnasse la stanza dei malati.
Per le festivitàLe pigne venivano utilizzate per la realizzazione di ghirlande. I piccoli esemplari, inoltre, venivano decorati come alberi di Natale.
Il legno che si ricava trova pochi impieghi, difatti è molto resinoso e in combustione lascia molti residui. È anche poco utilizzato in falegnameria in quanto ha una tessitura piuttosto grossolana e il più delle volte risulta poco durevole.
Inoltre i nodi, di grandi dimensioni, rendono il legno poco resistente dal punto di vista meccanico.