Il kiwi è una pianta di origine cinese, che ben si adatta alla coltivazione nell’Italia centrale e settentrionale; si tratta di un rampicante vigoroso, a foglia caduca, che necessita di sostegni per svilupparti, è quindi fondamentale porre a dimora le piante nei pressi di un muro, di un filare o di una pergola: essendo la pianta molto vigorosa e rigogliosa prepariamo delle strutture di sostegno ben solide, per evitare che i rami pesanti le rovinino con il passare degli anni. I kiwi prediligono posizioni semiombreggiate, in quanto temono la siccità prolungata; è consigliabile anche posizionarli in luogo non soggetto a forti venti, che, oltre a disseccare il terreno, possono provocare danni alle ramificazioni. Si tratta di piante dioiche, dove i fiori femminili e quelli maschili si trovano separati su piante diverse; per ottenere frutti è quindi necessario avere alcuni esemplari femminili e almeno un esemplare maschile. Il substrato di coltivazione deve essere di preferenza neutro o acido, temono la presenza di calcare nel terreno; prima di posizionare le giovani piante a dimora arricchiamo il terreno con torba e stallatico, ed anche con piccole quantità di sabbia, che migliora il drenaggio. Le potature si praticano dopo la raccolta, in autunno inoltrato, asportando i rami che hanno fruttificato; per gli esemplari molto vigorosi è bene praticare anche la potatura verde, dopo la fioritura, accorciando le ramificazioni che non portano boccioli o frutticini, in modo da meglio arieggiare tutta la chioma. Dopo aver posto a dimora le giovani piante annaffiamo bene il terreno; in seguito annaffiamo solo se e quando il terreno è ben asciutto, evitando gli eccessi. Durante i mesi estivi annaffiamo con maggiore regolarità. Per evitare il surriscaldamento e per mantenere meglio l’umidità sulla chioma delle piante è di grande giovamento riparare le piante con reti ombreggianti durante i mesi più caldi dell’anno.
Il frutto comunemente conosciuto come kiwi viene prodotto da una pianta originaria della Cina il cui vero nome è Actinidia chinensis e che appartiene alla famiglia delle actinidiaceae. Si tratta di una pianta rampicante proveniente dagli ambienti montani di quel paese. La coltivazione di questo vegetale si è diffusa in tutto il mondo a partire dal 1970. All’inizio divenne molto comune in Nuova Zelanda (dove le venne attribuito l’attuale nome commerciale in riferimento ad un uccello). A partire dagli anni Ottanta si diffuse anche nel Continente Americano e in Europa. I paesi in cui la produzione è diventata molto presto massiccia sono: Italia, Nuova Zelanda, Cile, Brasile, Francia e Grecia.
Nel nostro paese le regioni maggiormente votate al kiwi sono il Lazio, il Piemonte, la Campania e il Veneto.
Si tratta di una pianta rampicante molto vigorosa. Porta foglie alterne, semplici, rotonde e caduche. La pagina superiore è di un verde piuttosto scuro mentre quella inferiore è più chiara, con sfumature marroni e lievemente pelosetta. Il bordo è frastagliato e la lunghezza della foglia può andare da 10 a 30 centimetri. I fiori sono apicali. Alcune varietà sono dioiche, altre portano infiorescenze ermafrodite. Sono ad ogni modo dotate di 5 sepali e 5 petali (di color bianco crema).
Il frutto è una bacca di forma ellittica con la buccia marrone medio e villosa. La polpa è di color verde smeraldo (ma vi sono anche cultivar con altre sfumature) e contiene numerosi piccoli semi neri di forma ovale. I frutti cominciano ad essere maturi (a seconda delle regioni) da metà ottobre a inizio novembre. La polpa si trova intorno ad una colonna centrale più chiara la cui dimensione varia a seconda della cultivar. Entrambe le parti risultano edibili.
Il kiwi deve essere piantato in aree con clima temperato. È particolarmente importante che venga inserito in aree protette da forti venti: questi infatti potrebbero causare la cascola dei fiori e dei frutticini oltre ad essere di ostacolo al lavoro di impollinazione delle api.
Perché vi sia una buona produzione in estate si devono raggiungere almeno i 25°C. In inverno, invece, non si deve scendere sotto i -10°C. La tolleranza al freddo è notevolmente condizionata dall’età degli esemplari e anche dall’umidità ambientale.
È molto importante che durante il periodo vegetativo l’umidità sia almeno del 60%. In primavera ed estate, inoltre, le precipitazioni (o le irrigazioni) devono essere abbondanti. È per questo che, soprattutto dove le coltivazioni sono intensive, si predispongono impianti di irrigazione a goccia e spesso vengono anche vaporizzate le foglie. Questo trattamento ha lo scopo (soprattutto durante l’estate e quando fa molto caldo) di evitare il surriscaldamento e l’eccessiva evaporazione di liquidi. Le foglie molto ampie difatti soffrono frequentemente a causa di questo inconveniente.
La coltivazione del kiwi necessita di substrati molto profondi, ben drenati, permeabili e ricchi in materia organica. Se il nostro terreno risultasse molto compatto sarà bene, prima della messa a dimora, sostituire quella porzione con un composto più areato e predisporre sul fondo della buca uno spesso strato drenante.
Il suolo ideale è subacido (con pH tra 6 e 7), ricco, ma non eccessivamente calcico e soprattutto privo di cloro a cui il kiwi è particolarmente sensibile.
Le varietà che si possono trovare più facilmente in commercio sono Hayward, Abbot, Allison, Bruno, Katuscia, Top star, Tumuri, Matua. Prima di mettere a dimora bisogna informarsi in maniera specifica sulle qualità delle singole cultivar per sapere quali siano le più adatte al nostro suolo e alle nostre caratteristiche climatiche.
Molto diffusa nelle grandi piantagioni è la Hayward. Questa infatti ha l’indubbio vantaggio di sopportare bene la conservazione in frigorifero. I frutti vengono di solito raccolti quando sono ancora immaturi per poi venir posti in celle refrigerate dove possono mantenersi fino all’anno seguente. Per forzarne la maturazione vengono esposti a dell’etilene oppure trasferiti negli stessi locali in cui sono conservate delle mele.
In Italia il portainnesto più utilizzato è la varietà Bruno, mentre all’estero vengono spesso impiegate piantine da seme della varietà Hayward.
Per rendere ottimale la messa a dimora si deve effettuare tutta una serie di lavorazioni del terreno. Prima di tutto deve essere livellato al meglio e devono essere eliminate tutte le infestanti. Si deve poi scavare una buca profonda almeno 50 cm. Sul fondo si dovrà realizzare uno strato drenante con ghiaia. Si procederà con la concimazione di fondo. Una volta inserita la pianta si copriranno le radici con la terra prelevata. Se questa risultasse troppo compatta sarà bene mescolarla a ghiaia o sabbia oppure sostituirla totalmente con un prodotto adatto a piante da frutto.
Il periodo ideale per questo lavoro va dall’autunno alla primavera, evitando i mesi in cui vi siano delle gelate.
Il kiwi è un vegetale che necessita di strutture di sostegno perché possa svilupparsi al meglio. Vi sono diversi tipi di supporti possibili. A seconda delle nostre esigenze possiamo far arrampicare la pianta su pergole costruite con pali di cemento e fil di ferro, oppure utilizzare complessi di elementi appositamente in vendita. Tra questi è molto comune il sistema a T con un palo verticale sul quale se ne appoggia uno orizzontale dal quale si dopartono i fili che fungeranno da supporto. Le piante svilupperanno i loro tralci al di sopra, in orizzontale. Di solito l’insieme ha un’altezza di ,6-1,8 metri. Generalmente vengono intervallati da pali più alti su cui andranno poi posati dei teli ombreggianti da utilizzare durante l’estate per evitare un’eccessiva evaporazione.
Tra una fila e l’altra la distanza media va da 3 a 5 metri, nella fila invece è di circa 2-4. Gli esemplari maschi si mettono a file alterne e l’ideale è che ce ne sia almeno uno ogni 5 femmine.
Le esigenze idriche dell’actinidia sono molto elevate soprattutto quando parliamo di esemplari giovani e di recente impianto: le radici sono piuttosto superficiali e il loro volume è scarso se paragonato all’ampiezza della chioma e alla superficie fogliare esposta alla luce.
In questo senso sarà molto importante cominciare a irrigare molto presto e con una certa regolarità. In mancanza di piogge di un certa entità può rendersi necessario intervenire anche tutti i giorni.
Per questa ragione le piantagioni molto estese sono quasi sempre dotate di impianti di irrigazione interrati ai quali vengono affiancati appositi meccanismi atti a vaporizzare la chioma durante le ore più calde della giornata.
L’esposizione ideale per il kiwi è il pieno sole. In alcuni periodi dell’anno però, in particolar modo durante i mesi di luglio e agosto, il caldo può risultare eccessivo e quindi privare la pianta della necessaria idratazione. Per questo di solito si pongono al di sopra delle coltivazioni dei teli leggermente ombreggianti.
L’actinidia per poter dare una buona produzione necessita di grandi quantità di nutrienti di vario genere.
Bisogna precisare che l’elemento determinante per avere una buona crescita e una buona fruttificazione è l’azoto. Deve essere dato sempre in abbondanza, durante tutto il periodo vegetativo, ma in particolar modo al momento della raccolta e dopo che questa è avvenuta. In questa maniera la pianta riuscirà a ripristinare le scorte che sono andate perdute e si preparerà alla crescita per l’anno successivo.
Sono anche importanti fosforo e soprattutto potassio che influenza in maniera determinante la grandezza e il sapore dei frutti.
Nel caso compaia la clorosi può essere utile somministrare del ferro chelato.
I primi anni si deve realizzare una potatura di formazione puntando ad ottenere un tronco da cui si sviluppino due bracci per coprire tutta la parte orizzontale del supporto.
La potatura per ottenere buone fruttificazioni, invece, deve essere effettuata due volte all’anno, una volta in inverno e una in estate. Quella invernale deve lasciare per ogni metro di ramo orizzontale tre rami secondari laterali ben sviluppati.
La potatura estiva, invece, deve tendere a migliorare la ventilazione e l’esposizione. Si eliminano quindi i rami mal sviluppati e quelli secchi. Questa potatura si effettua due volte, prima e dopo la fioritura, in genere nei mesi di aprile e giugno. In quest’ultima fase si eliminano anche i fiori deformi e si lasciano solo quelli meglio formati. Si interverrà poi ancora per fare una selezione dei frutticini.
Di solito si può cominciare a raccogliere a partire dal terzo anno dall’impianto. La piena produttività si raggiunge di solito durante l’ottava stagione e la produzione media a quel punto si aggirerà sui 20000 kg per ettaro.
L’actinidia è stata fino ad oggi una pianta piuttosto sana sul territorio italiano. Infatti raramente era necessario ricorrere a trattamenti ed era comunemente coltivata in regime biologico.
Purtroppo negli ultimi anni è stata colpita da una malattia piuttosto importante: la batteriosi.
I primi sintomi sono la comparsa di gocce simili a miele che col tempo assumono una colorazione rossastra. Al di sotto dei tralci colpiti ci sono aree che appaiono visibilmente marce, di color marrone intenso.
Malauguratamente vi sono pochi rimedi se non quello di eliminare tutti i rami colpiti alla base o capitozzare l’esemplare. In casi estremi si può anche essere obbligati a rimuovere totalmente l’albero. Tutto ciò che risulta dai tagli va incenerito.
Per prevenire è importante sterilizzare attentamente le cesoie prima di potare e prima di passare da una pianta all’altra. Dopo i tagli bisogna sempre utilizzare dei mastici additivati con dei rameici.
Nelle zone in cui l’infestazione è ampia è meglio evitare di ricorrere ad api per l’impollinazione perché potrebbero essere veicolo di contagio.