parchi e giardini
I primi giardini di cui si comincia ad avere testimonianza sono quelli appartenuti ad un'antica ma evolutissima civiltá, quella degli Egizi. Su un affresco rinvenuto in una tomba di Tebe, sono raffigurati una villa (1405-1370 a.C.) ed il suo giardino, circondato da un muro e ricco di fiori, palme, un grande vigneto e addirittura - nonostante sul suolo egiziano sia sempre scarseggiata l'acqua - abbellito da due piccoli laghi. Ma se il giardino privato era privilegio dei signori giá fin dall'antichitá, i grandi parchi pubblici concepiti invece come giardini collettivi, nacquero solo piú avanti. Le immense trasformazioni dell'ambiente, conseguenti all'industrializzazione, spinsero sociologi ed igienisti a sostenere la necessità di dar vita a spaziose "aree verdi" immerse nei centri abitati.
Il parco dunque come spazio per passeggiare, godere dell'aria aperta e contemplare la natura. Ma parco anche come spazio che soddisfacesse nuove e piú moderne esigenze di tipo sociale.
Quelli all'italiana, da cui é stata tratta l'ispirazione per realizzare poi quelli inglesi e quelli francesi, si collocano nel periodo rinascimentale e si caratterizzano per i grandi effetti artistici e decorativi. I signori facevano realizzari importanti spazi verdi accanto alle loro residenze, aperti all'esterno e non limitati da mura, sia in cittá che in campagna. Qui erano le forme geometriche ad avere la meglio, delimitate da siepi e filari alberati ma erano due in particolare gli elementi caratteristici del giardino all'italiana: l'acqua e il bosco. Fontane dalle forme geometriche con statue di divinitá fluviali o giochi d'acqua, venivano sistemate nelle zone piú incolte, simboleggiando la feconditá della natura. Il bosco invece, relativamente selvaggio e posizionato vicino alle aiuole piú ordinate e rigorose, era il luogo dove passeggiare sotto l'ombra degli alberi.
Il primo modello di giardino geometrico all'italiana é appartenuto a Niccoló Tribolo che lavoró a Firenze e che con il suo ingegno progettó i giardini di Villa Corsini e i Giardini di Boboli.
E poi ci sono i giardini francesi noti in tutto il mondo grazie all’ingegno di Andrè Le Notre che operó negli spazi verdi del palazzo di Versailles. I giardini alla francese si differenziano da quelli all' italiana per la mancanza di terrazzamenti, dovuta ai grandi spazi che esistono in Francia, e per i grandi viali realizzati per il passaggio delle carrozze dei nobili e dei signori. Inoltre nei giardini francesi i canali d'acqua sono molto grandi e la vegetazione ha la meglio sulla parte architettonica, molto piú in evidenza invece nei giardini all'italiana con la presenza di statue. Il giardino di Versailles, forse il piú bello e il piú conosciuto al mondo, fu progettato per Re Luigi XIV - Re Sole - e per realizzarlo fu fatto un lavoro enorme. Fu attuata un'operazione di bonifica delle paludi esistenti in precedenza e furono trasportate grandi quantitá di terra e di alberi: migliaia di uomini presero parte a quest'impresa.
Nel corso del XVIII secolo si sviluppó poi il giardino all’inglese, tipico giardino paesaggistico che caratterizzó il Romanticismo, dove la natura aveva la meglio e decideva per se stessa. Qui il tocco dell'uomo quasi non si vedeva e tutto sembrava essere lasciato al caso: via le geometrie, le simmetrie e le uguaglianze e spazio alla spontaneitá e alla naturalitá. Templi, ponticelli e grotte erano inseriti nel contesto paesaggistico in maniera casuale e romantica e gli alberi venivano raggruppati qua e lá come in una radura di un bosco.
In Italia si seguí subito la moda del giardino all'inglese: gli spazi verdi giá esistenti venivano adattati alla nuova tendenza, tra questi i giardini di Villa Pamphili e Villa Borghese a Roma.
E per il fatto che fu in Inghilterra a nascere questa tipologia di giardino, dove la natura aveva la meglio sull'uomo, quasi all'insegna, in un certo senso, del rifiuto della cittá, é stata Londra - e lo é anche oggi - ad ospitare i primi e piú grandi parchi pubblici di tutto il mondo. Si pensi ad Hyde Park, in origine giardino reale, dal 1637 per volere di Carlo I, aperto al pubblico ma frequentato soprattutto dai nobili, e dalla seconda metá dell'800, luogo di aggregazione e di dibattiti: lo Speaker's Corner ne é l'emblema. Ma a Londra ci sono ancora Greenwich Park; i Kensington Gardens separati da Hyde Park nel 1689; St. James's Park, il piú antico e aristocratico spazio verde della cittá; Regents Park costruito nel 1811; Richmond Park, il piú grande parco londinese, dove Carlo I amava cacciare. Anche in Italia, alla fine del 1800, cominciaronoma nascere i primi giardini pubblici. Napoli ebbe la "Villa Reale" di Ghiaia ideato, su modello francese ma modificato nel corso del secolo, da Carlo Vanvitelli. Se inizialmente si vietava l'ingresso alle carrozze a al popolo comune, a metá secolo le esigenze cambiano anche con l'esplosione urbana delle cittá. Strati sempre piú ampi della popolazione - borghesi, piccolo borghesi e famiglie con bambini - frequentano sempre piú sovente i giardini pubblici.
E con un occhio rivolto all'Inghilterra, anche in molte altre cittá del mondo, furono gradualmente inseriti nei piani urbanistici, i parchi pubblici: aree verdi molto grandi aperte a tutti e ricche di viali alberati. In America, in particolare, si inizia a guardare all'Europa e a sentire la mancanza di spazi pubblici all'aria aperta dove i cittadini possono passeggiare, incontrarsi e godere del verde e della natura, isolandosi dal caos urbano. Ed é nel 1856 che a New York, progettato da Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux, viene aperto Central Park, 700 acri di terreno che furono bonificati e sistemati e che presto diventarono la piú grande area verde di Manhattan. Prati verdi, collinette, laghi e piccoli corsi d'acqua, veri e propri boschi, rocce e sentieri: anche se il parco é stato realizzato secondo un progetto ben preciso, il risultato d'insieme é apparso fin da subito naturale e spontaneo.
Ancora oggi Central Park é uno dei parchi pubblici piú amati e piú conosciuti al mondo, grazie anche alle numerose comparizioni nelle piú famose pellicole cinematografiche.
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