Albero di giuda
L'albero di Giuda non necessita di annaffiature molto frequenti; bisogna irrigare soltanto se il terreno è asciutto e regolarsi in ogni caso in base all'andamento delle precipitazioni. Da un'eccessiva somministrazione d'acqua deriverebbero ristagni idrici, fonte di stress per la pianta e causa comune di marciumi radicali: è opportuno, quindi, limitare o addirittura sospendere le irrigazioni nella stagione invernale, ed intensificarle soltanto se si verificano periodi prolungati di siccità che potrebbero danneggiare la fioritura. Il pericolo dei ristagni può essere ulteriormente scongiurato collocando sassi o ghiaia sotto la superficie del terreno. È importante, inoltre, tener presente che gli esemplari adulti di questo albero hanno un minore bisogno di risorse idriche rispetto a quelli più giovani.
Questo albero si adatta con facilità a numerosi tipi di terreno, ma predilige un suolo ben drenato e lievemente calcareo. Si suggerisce di effettuare la semina o l'impianto di giovani esemplari acquistati in vivaio all'inizio della stagione primaverile, dopo aver lavorato il terreno con un rastrello, così da renderlo più areato; la buca, profonda circa 50 centimetri, va riempita con terra e acqua. È importante eseguire periodicamente la pacciamatura con della paglia o con altri materiali organici, per migliorare il drenaggio del suolo e le sue caratteristiche fisico-chimiche: l'albero, in questo modo, crescerà in condizioni più adeguate. La potatura va praticata nel periodo autunnale o alla fine della primavera, ma bisogna limitarsi a rimuovere rami vecchi o malati con attrezzi disinfettati alla fiamma.
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La concimazione dell'albero di Giuda deve avvenire due volte all'anno, in primavera ed in autunno; ottimi sono i fertilizzanti organici, come lo stallatico, in grado di fornire diverse sostanze nutrienti alle piante e di rendere più fertile il terreno. In primavera è opportuno aggiungere al concime naturale anche un prodotto sintetico, nel quale vi sia una prevalenza di potassio rispetto agli altri due macroelementi, ovvero il fosforo e l'azoto: quest'ultimo, in particolare, risulta inutile, in quanto le Fabaceae fissano per loro natura l'azoto atmosferico nel terreno grazie alla presenza del batterio Rhizobium leguminosarum sulle radici. Il potassio garantisce una fioritura rigogliosa, e la sua carenza può causare clorosi fogliare. Il fertilizzante utilizzato dovrebbe contenere anche importanti microelementi come il magnesio.
L'esposizione ideale è soleggiata e luminosa, così da permettere una fioritura lussureggiante; è fondamentale proteggere l'albero dal freddo eccessivo e dai venti troppo intensi, ma non dall'inquinamento, al quale la pianta non è particolarmente sensibile. Tra i parassiti, i più frequenti per questo albero sono gli afidi, chiamati anche pidocchi delle piante: essi tendono a perforare foglie e rami, attirano le formiche producendo melata e rappresentano un veicolo di virus. Per debellarli ci si serve in genere di soluzioni naturali come il macerato d'ortica o di prodotti a base di piretro. Una malattia fungina estremamente pericolosa, da temere soprattutto in autunno, è il cancro da Nectria, che provoca depressioni e necrosi su vaste aree della pianta e che rende necessaria l'asportazione delle parti malate.
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