Rovere
Il rovere è un albero maestoso appartenente al genere Quercus, ovvero alla vasta famiglia delle querce. L’albero è prevalentemente diffuso nell’Europa del nord e del sud, con forte prevalenza nelle zone montane e collinari. Si tratta di una specie a foglia caduca, cioè decidua, in grado di sopravvivere e prosperare anche ad altitudini comprese tra trecento e milleottocento metri. In Italia, è diffuso soprattutto nelle vallate delle Alpi e delle Prealpi. Nel Sud Italia, invece, cioè in Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia, l’albero si trova ad altitudini di mille metri e in boschi freschi e umidi. A differenza delle altre querce, il rovere è meno diffuso su parchi e giardini pubblici, perché prevalentemente usato per il suo legno pregiato e molto ricercato. Come tutte le querce, anche il rovere è un albero molto longevo. Alcuni esemplari raggiungono anche i mille anni di vita e parecchi superano abbondantemente i cinquecento anni.
Il rovere, nome scientifico Quercus petraea, è un imponente albero appartenente alla famiglia delle Fagaceae, la stessa del faggio e del castagno. Apparentemente si presenta simile alla quercia comune, cioè farnia, ma con lievi differenze morfologiche regolarmente distribuite su tutta la pianta. A differenza della farnia, ad esempio, le ghiande del Quercus petraea non sono dotate di picciolo, sono dunque sessili. Per questa caratteristica, il rovere viene anche chiamato “quercia sessile”, mentre la farnia ( quercus robur) viene detta “ quercia peduncolata”. La pianta si presenta con una chioma alta e maestosa che tende a espandersi molto in larghezza. La chioma dell’albero maturo può essere larga anche venti metri. Il tronco è dritto, slanciato, robusto e può raggiungere altezze comprese tra venti e quaranta metri. La corteccia è grigia e liscia nei primi vent’anni di vita dell’albero, poi tende a riempirsi di fessure longitudinali e orizzontali che sembrano simili a delle placche. I rami principali, cioè quelli centrali, sono nodosi, intrecciati e ascendenti e formano, assieme al tronco, una specie di angolo acuto. Anche i rametti laterali sono particolarmente intrecciati e scenografici e si intersecano formando sempre degli angoli acuti. Verdi in primavera, questi rami tendono a diventare grigi con il trascorrere delle stagioni.
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Le foglie del rovere sono caduche e con colori che variano in base alla loro posizione sulla pianta e alla quantità di luce che assorbono. L’apparato fogliare dell’albero si presenta in genere di un colore verde coriaceo o verde più chiaro, liscio e glabro nella pagina superiore e in quella inferiore. I margini delle foglie sono lobati, a cinque e otto lobi, ma più regolari di quelli della farnia. La presenza dei lobi perfettamente disposti l’uno dopo l’altro, dona alla foglia anche un gradevole margine ondulato. I fiori del rovere sono sia maschili che femminili e come nella farnia sono presenti nella stessa pianta. Quelli maschili sono portati all’apice dei rametti dell’anno precedente e sono gialli, quelli femminili, portati sull’apice dei rametti dell’anno, o sull’ascella fogliare, sono raccolti in gruppi da due a cinque fiori e sono portati da spighe cortissime. Foglie e fiori compaiono nello stesso periodo, da aprile a maggio. I frutti sono le ghiande. Queste, nella parte posteriore, sono ricoperte da un cappuccio legnoso segnato da scaglie, mentre per il resto hanno superficie liscia e colore verdastro e giallo che tende a diventare bruno con la maturazione. A differenza della farnia, le ghiande del Quercus petraea sono sessili, cioè senza peduncolo. Prima di raggiungere la capacità di riprodursi, deve aver raggiunto i cinquant’ anni di vita. Le ghiande compaiono infatti solo nella pianta adulta. In quest’ultima si può assistere a un ‘abbondante produzione di frutti, anche 50 mila per ogni stagione.
Il rovere, come tutte le querce, ama le esposizioni soleggiate, che servono per la maturazione delle ghiande. La pianta giovane, invece, per svilupparsi, necessita di un’esposizione a mezz’ombra. Il clima ideale per la coltivazione dell'arbusto è temperato e umido. L’ideale sarebbero piogge distribuite regolarmente durante tutto l’anno, specialmente durante la stagione vegetativa. L’albero resiste anche alle basse temperature ( anche se in maniera inferiore rispetto alla farnia) e a siccità e terreno arido. La resistenza alla siccità è davvero esemplare. La pianta, infatti, grazie al suo lunghissimo e robusto apparato radicale, riesce a penetrare in profondità nel terreno e ad assorbire l’acqua della falda freatica sotterranea. Il Quercus petraea gradisce terreni lievemente acidi e ben drenati. L’albero può anche svilupparsi su terreni pietrosi, purché abbiano il giusto grado di drenaggio e umidità. Proprio per la caratteristica di crescere su terreni di pietra, il nome scientifico del rovere è “quercus petraea”.
Il Quercus petraea si moltiplica seminando le ghiande. Queste, entro due mesi dalla raccolta, vanno interrate su vasi da porre all’aperto. La semina deve avvenire in autunno o in primavera. Le piantine si trapiantano poi nel terreno e dopo due o tre anni possono essere definitivamente messe a dimora. Se piantate in una zona riparata, le nuove piantine si mantengono verdi anche in inverno. La messa a dimora della pianta può avvenire sempre a primavera o in autunno, ma su terreni scavati a ottanta o cento centimetri di profondità e con un buon drenaggio.
Nella pianta giovane si effettua la cosiddetta potatura di allevamento, che consiste nella defogliazione delle piante che presentano dei difetti. Questa potatura serve per favorire la crescita di rovere con fusti dritti e senza difetti. Nel frattempo, si deve effettuare la sarchiatura del terreno, operazione che consiste nel tagliare e rimescolare lo strato superficiale del suolo per favorire l’aerazione delle radici. L’albero adulto, invece, va potato per limitare l’espansione della chioma. Questa, estendendosi troppo, tende a togliere luce alle piante e agli alberi vicini.
Il rovere secolare resiste molto bene ai parassiti e alle malattie. Come tutte le querce, la pianta si presenta piuttosto vulnerabile in giovane età. I parassiti che attaccano il rovere sono le larve di un lepidottero e un insetto chiamato “cerambicide cerambix cerdo”. Le prime divorano le foglie, mentre il secondo devasta il legno dei rami e del tronco. L'arbusto può anche essere colpito da alcune malattie virali, tra cui il noto “mosaico della quercia”, che provoca della chiazze a mosaico sulle foglie, e da funghi basidiomiceti, che causano dei marciumi nel legno. Il Quercus petraea sembra però essere piuttosto resistente agli attacchi di altre malattie fungine, come, ad esempio, l’oidio o la “sindrome da deperimento delle querce”. Le ghiande, inoltre, sono spesso divorate da cinghiali e maiali. Una delle avversità peggiori per la pianta è il rischio di estinzione. In alcune zone d’Europa, scarseggia sempre di più e i boschi popolati dagli omonimi alberi sono sempre più radi. La rapida estinzione di questa specie secolare, in parte ancora inspiegabile, è probabilmente dovuta alle massive attività di deforestazione, all’uso del legno dell’albero, molto ricercato per via della sua elevata qualità e resa ornamentale, e alle diverse destinazioni del terreni boschivi, molti dei quali ormai adibiti a pascolo. Anche in Italia, i boschi di rovere sono sempre meno numerosi. Il rovere è però molto importante per l’equilibrio dell’ecosistema. Adatto a vivere singolo o in gruppi, l’albero vive in complessi ambienti vegetali composti da altri alberi, arbusti, piante, funghi e insetti. La sua estinzione, quindi, rischia di compromettere anche la vita delle altre specie che sopravvivono grazie alla sua presenza.
Il rovere è soprattutto noto per l’elevata qualità del suo legno. Questo si presenta duro, con struttura solida e ben omogenea, chiaro, pesante e semplice da lavorare. Per il suo notevole pregio, il legno di rovere viene usato nella produzione di mobili, parquet e rivestimenti. Anche se poco presente nei parchi e nei giardini, il rovere è una pianta dall’innegabile resa ornamentale. Per la sua grandezza e imponenza, l’albero può essere usato come pianta ombreggiante o come frangivento. Accostato ad altri alberi sempreverdi, il rovere crea un piacevole contrasto cromatico e una siepe protettiva impenetrabile.
Anche il rovere comprende diverse varietà più o meno note e pregiate. Tra queste ricordiamo la “Laciniata crispa”, varietà molto rara, pregiata e particolare. L’albero ha dimensioni più ridotte rispetto al rovere classico e il tronco non supera i dieci metri di altezza. Le foglie sono lunghe, strette, arricciate e pendono dai rami. Altra varietà di rovere è la “Purpurea”, con un tronco alto quindici metri e foglie color porpora. Un ‘altra varietà da ricordare è il rovere “Mespilifolia”, con foglie meno lobate rispetto al rovere classico. Queste ultime compaiono in primavera.
Il Quercus petraea ha accompagnato alcuni importanti eventi storici. Nel 403, presso Calcedonia, all’ombra di una grande quercia, si tenne un sinodo dove venne decisa la deposizione di San Giovanni Crisostomo, l’allora vescovo di Costantinopoli. Il sinodo venne poi chiamato “ Sinodo della Quercia”. Nel 1952, in Francia, venne abbattuta una quercia che risaliva al 1572, anno della notte di San Bartolomeo e per questo ribattezzata “ Quercia di San Bartolomeo”. Durante l’estate del 1859, Giuseppe Garibaldi si riposò all’ombra di una quercia situata nei pressi di una villa nobiliare. Quest’albero, chiamato “ Quercia di Garibaldi”, è tuttora presente a Milano. Il Quercus petraea è anche un albero che simboleggia la forza e che riveste un ruolo particolare nella cultura e nel folclore dei popoli antichi. Per la sua maestosità, è ritenuto anche l’albero che ha dato origine alla vita dell’uomo sulla terra.