Falso pepe - Schinus molle
Piccolo albero sempreverde originario dell'America meridionale, il falso pepe è diffuso anche in America settentrionale e in Africa. Ha fusto eretto, singolo o multiplo, molto ramificato, con portamento leggermente pendulo e chioma ampia, abbastanza disordinata; la corteccia è grigia negli esemplari giovani, con il passare degli anni tende a staccarsi a scaglie, e a mostrare zone rosso-bronzacee; le foglie sono grandi, pinnato-composte, lunghe 20-25 cm, con foglioline lanceolate, di colore verde scuro. In estate produce pannocchie di piccoli fiori biancastri, che sbocciano all'ascella fogliare; in autunno i fiori lasciano il posto ai frutti: piccole bacche tondeggianti di colore rosso vivo, molto simili al pepe. Tutte le parti della pianta contengono un olio essenziale molto profumato, dall'odore simile a quello del pepe, utilizzato in erboristeria.
Il falso pepe è un albero a foglia persistente appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae. È originario di tutto l’America Latina, anche se le zone in cui è più diffuso allo stato spontaneo sono il Sud del Brasile, l’Uruguay e il Nord dell’Argentina.
Una sua sottospecie (“areira”) proviene invece dal Cile, dalla Bolivia e dal Nordest dell’Argentina. I botanici sono ancora incerti se classificarla come sottospecie o come specie autonoma.
Nei luoghi di origine viene considerato di grande interesse sia per le sue qualità ornamentali sia per le bacche che produce. In Europa, invece, è stato introdotto, alla fine dell’”800, principalmente perché è, al Centro-Sud e sulle coste, molto decorativo e necessita di pochissime attenzioni. È difatti caratterizzato da un accrescimento molto rapido e da un’incredibile resistenza alla siccità. A questo possiamo aggiungere l’innegabile vantaggio di procurare velocemente una zona con un’ombra non troppo fitta. Per di più è ritenuto un albero “pulito” in quanto perde poche foglie e i frutti restano a lungo sui rami: la manutenzione, conseguentemente, è molto limitata.
Gli Inca lo ritenevano un albero sacro. Lo chiamavano “mulli” e questo nome passò poi allo spagnolo e in seguito divenne la sua denominazione botanica. Il nome del genere ( che comprende una trentina di specie), Schinus molle, invece è di origine latina e accomuna questa pianta al lentisco, che gli è piuttosto simile per via della forma delle foglie e per i frutti.
Famiglia e genere | Anacardiaceae, gen. Schinus, sp. molle |
Tipo di pianta | Albero, fino a 15 metri, a foglia persistente |
Esposizione | Pieno sole, anche ombra leggera al Sud |
Rustico | Poco rustico, fino a -3°C (per breve tempo) |
Terreno | Non esigente, anche povero, ma sempre ben drenato |
Irrigazione | Solo i primi anni, poi resistentissimo alla siccità |
Concimazione | Con ammendante organico, autunno e fine primavera |
Colori | Fiori gialli e verdi |
Fioritura | Luglio-agosto |
Raccolta | Ottobre-novembre |
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Queste piante amano le posizioni molto luminose e soleggiate, possono essere poste a dimora anche a mezz'ombra; gli alberi di schinus molle possono sopportare alcuni gradi al di sotto dello zero, ma durante inverni particolarmente rigidi è bene proteggerli, soprattutto per quanto riguarda gli esemplari giovani. I piccoli alberi possono necessitare di un tutore quando vengono messi a dimora; per incoraggiare lo sviluppo a tronchi multipli è possibile tagliare le giovani piante a 25-30 cm dal terreno in autunno.
Lo
schinus molle predilige le posizioni calde e assolate. Questo tipo di esposizione è praticamente l’unica possibile nel Centro e nelle zone miti del Nord.
Al Sud, invece, è possibile posizionarlo anche dove risulti lievemente ombreggiato.
Queste piante sopportano senza problemi periodi anche lunghi di siccità, per avere un'abbondante fioritura è però consigliabile annaffiare regolarmente, soprattutto nei primi due-tre anni dalla messa a dimora della pianta. In primavera è bene interrare ai piedi della pianta del concime organico ben maturo, oppure spargere attorno al tronco del concime granulare a lenta cessione.
Come abbiamo detto è estremamente resistente alla siccità, soprattutto quando risulti ben stabilizzato.
Nei primi due o tre anni è consigliabile irrigare con un certa regolarità, in assenza di precipitazioni (specialmente nelle regioni meridionali).
Passato questo periodo possiamo considerare l’albero completamente autonomo.
Il falso pepe è un albero di taglia media: generalmente va dai 7 ai 15 metri di altezza. Il portamento generale è decombente e ricorda vagamente quello del salice piangente. La corteccia ha colori che vanno dal marrone medio al grigio, molto ruvida; si sfalda in placche piuttosto grandi. Le foglie sono alterne e risultano persistenti dove le temperature non scendano mai sotto lo zero termico. Possono essere paripennate o imparipennate, lunghe fino a 28 cm. Sono composte da un minimo di 10 foglioline, fino a 39, lanceolate, lunghe fino a 5 centimetri e larghe al massimo 0,5 mm, con apice appuntito o arrotondato. Generalmente sono glabre e l’aspetto è molto simile a quello della carta velina.
Fiorisce tra giugno e luglio (nei luoghi di origine invece tra ottobre e novembre): le infiorescenze, che compaiono sia agli apici sia all’ascella fogliare, sono molto ramificate, grandi e decombenti. I singoli fiori sono piccoli e con colori che vanno dal bianco verdastro al giallo chiaro.
Sia le foglie, sia le infiorescenze, se sfregate, rilasciano un forte odore di trementina o di resina.
I frutti sono drupe globose di color rossiccio e permangono sull’albero molto a lungo. Il loro sapore è un misto tra il dolce e il piccante ed è comunque molto aromatico. Il seme è ovale, di color aranciato-rosato.
Gli esemplari si moltiplicano molto facilmente per seme (e infatti in alcune aree degli Stati Uniti, e adesso anche nel bacino del Mediterraneo, sono segnalate come piante invasive e da contenere). Sono gli uccelli che si occupano di trasportare i semi in aree lontane da quelle di origine.
Non si possono infatti mettere a dimora troppe piante nella stessa area poichè le foglie e i frutti rilasciano dei composti che inibiscono la crescita di altri esemplari della stessa specie.
Come abbiamo detto è una piuttosto semplice da coltivare ed è particolarmente adatta a tutte quelle aree dal clima temperato-caldo. In quelle condizioni ha una crescita velocissima (in pochi anni supererà certamente i 7 metri di altezza) e raramente è causa di preoccupazioni.
Porre a dimora in terreno ricco e molto ben drenato, possibilmente con aggiunta di sabbia o pomice per evitare dannosi ristagni idrici.
Si tratta di un vegetale molto tollerante, senza esigenze specifiche.
In realtà si adatta meglio ai terreni con un basso contenuto in materia organica, piuttosto poveri. Il falso pepe è particolarmente indicato per zone caratterizzate da terreno con pH alcalino. Non ha neanche problemi nel caso vi sia un’elevata salinità, sia nell’aria, sia nel suolo (viene infatti utilizzato per la bonifica delle aree colpite da erosione, soprattutto sulle coste).
Bisogna solo prestare particolare attenzione al drenaggio del terreno. Le radici, infatti, temono particolarmente il ristagno idrico. Se il terreno risultasse molto compatto sarà bene, al momento della messa a dimora, mescolarvi una buona quantità di sabbia grossolana di fiume e approntare sul fondo un buon strato drenante a base di ghiaia.
Il trapianto può essere effettuato in qualsiasi periodo dell’anno, evitando soltanto di lavorare con basse temperature o suolo estremamente bagnato.
Nelle zone settentrionali è comunque consigliabile procedere in primavera, aspettando che il terreno si sia ben asciugato dall’umidità invernale.
in primavera è possibile seminare i piccoli semi scuri, in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali; i semi di schinus hanno scarsa germinabilità, è quindi bene seminarne in gran numero per poter ottenere alcune piantine. In estate è possibile prelevare talee semilegnose.
questa pianta è soggetta a marciume radicale, soprattutto in terreni con scarso drenaggio.
Questo albero è solo parzialmente rustico. È in grado di resistere a brevi gelate fino a -3°C, specialmente se si tratta di un esemplare adulto e ben stabilizzato. Mantiene le foglie fino a circa 5°C.
Il consiglio, quindi, è di coltivarlo in piena terra solo nel Centro-Sud. Al Nord bisogna valutare bene quali siano le condizioni climatiche e in particolare quali temperature minime si possano raggiungere. Possiamo dire che è un albero molto diffuso in tutto il Ponente Ligure e quindi in quell’area può essere messo a dimora in piena terra con una certa tranquillità. Viene utilizzato anche con una certa frequenza sul lago di Garda, sul lago di Como e su quello Maggiore.
È molto importante proteggere il nostro esemplare nei primi anni di vita, quando deve ancora consolidarsi. In previsione di possibili gelate è bene pacciamare attentamente il suolo con paglia, foglie, stallatico sfarinato o corteccia di pino. La chioma invece andrà coperta con uno o, meglio ancora, più strati di tessuto non tessuto.
Si dice che prediliga il suoli piuttosto poveri. È comunque buona norma distribuire due volte all’anno (in autunno e alla fine della primavera) una buona quantità di stallatico sfarinato molto maturo. Se vogliamo possiamo aggiungere anche qualche manciata di concime granulare a lenta cessione per alberi da frutto.
Non è strettamente necessaria.
Il falso pepe sopporta anche potature severe e non ha problemi a rigettare vigorosamente. È però un grande peccato rovinare la sua elegante forma naturale. Se vogliamo proprio intervenire sarà meglio limitarci all’aprire leggermente le fronde eliminando qualche ramo che va verso il centro, in maniera che possa passare un po’ più di luce ed aria all’interno della chioma.
Nei luoghi di origine è molto comune piantare degli esemplari negli orti e nei frutteti perché il profumo emanato dalle foglie è capace di allontanare i parassiti delle piante, fungendo così da protettore per tutta la coltivazione.
Allo stesso tempo, però, i fiori sono particolarmente amati dalle api che, oltre a bottinare, si occupano di impollinare gli altri alberi da frutto presenti nell’area.
Le drupe prodotte da questo albero sono conosciute fin dai tempi antichi per le loro proprietà curative e sono utilizzate anche in cucina per l’aromatizzazione delle pietanze.
Commercialmente sono vendute con il nome di pepe rosa (anche se il vero pepe deriva da una pianta totalmente differente). Veniva chiamato anche “falso pepe” poiché veniva utilizzato per adulterare la vera spezia (Piper nigrum) che aveva un prezzo maggiore.
Le bacche devono essere raccolte a piena maturazione (da noi di solito alla fine dell’autunno). Vanno poi fatte essiccare al sole e conservate sottovuoto o in un barattolo a chiusura ermetica, in un posto fresco e asciutto.
L’aroma è simile a quello del pepe, ma con una nota più dolce. Si sposa molto bene con i formaggi freschi, il pollame, il pesce, le verdure ed è ottimo per profumare le salse.
In America Latina vengono comunemente impiegate per insaporire vini e oli alimentari.
Entra anche a far parte del bouquet di molti profumi ed è molto impiegata nell’aromaterapia.
L’albero produce una grande quantità di resina profumata: gli indigeni usavano incidere il tronco per farla fuoriuscire. Veniva utilizzata sia a scopi medicinali sia come gomma da masticare. In particolare era ricercata in caso di mal di denti e infezioni alle gengive.
I primi occidentali a notare questo uso furono i monaci gesuiti. Cominciarono anche loro a dedicarsi a questa estrazione e inviarono il prodotto nel Vecchio Continente, dove prese il nome di Balsamo dei Missionari, cui si attribuirono innumerevoli proprietà medicinali.
Le foglie e i fiori, invece, venivano fatti macerare o polverizzati e impiegati per alleviare i reumatismi e i dolori muscolari.
La scienza moderna, in effetti, ha rilevato che possiedono proprietà antiinfiammatorie, antitumorali, antibatteriche e antidepressive.
La resina estratta è di bel colore arancio-marrone e veniva impiegata anche per la colorazione delle fibre tessili (in particolare per alcuni tipi di tappeti).