Arancio degli osagi - Maclura pomifera

Arancio degli osagi

La Maclura pomifera, vorgalmente chiamata come arancio degli osagi, è un piccolo albero, o un grande arbusto, originario del nord America; molti esemplari di questo albero si trovano in Italia, nei giardini antichi, nelle ville, nei parchi, questo perchè verso la metà dell'800 si cercò di coltivare questa pianta per utilizzarne le foglie come cibo per i bachi da seta, visto che la maclura appartiene alla stessa famiglia del gelso, le moracee. Il progetto non ebbe successo, però le piante rimasero, ormai utilizzate solo come ornamento. Nei luoghi d'origine invece la maclura pomifera veniva utilizzata in mille modi, il suo legno come materia prima per archi e frecce, le radici per estrarne un colorante naturale. Il legno della maclura è durevole e di colore gradevole, viene tutt'ora utilizzato per produrre utensili da lavoro.
Maclura infiorescenza

Faggio, Fagus sylvatica, 15 semi di albero (commestibile, Appariscente, colore di caduta)

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Caratteristiche della pianta

Maclura frutto Questa pianta ha foglie caduche, di colore verde scuro, coriacee e lucide, che ricordano vagamente le foglie del limone o dell'arancio; sul tronco e all'ascella fogliare sono presenti grosse spine molto acuminate, che rendono la maclura molto utile per formare siepi invalicabili. Esistono comunque varietà cultivar di arancio degli osagi completamente prive di spine. In primavera inoltrata la pianta produce grandi infiorescenze verdastre; si tratta di una pianta dioica, quindi i fiori maschili ed i fiori femminili vengono prodotti su esemplari differenti. In estate ai fiori seguono i frutti: appariscenti infruttescenze, che ricordano delle grosse rance, simili a palle da tennis, compatte, di colore verde, con la superficie esterna ricoperta da piccole protuberanze. Nonostante a vedersi i grossi frutti siano molto invitanti, ed emanino un delicato profumo aranciato, in realtà non sono commestibili, soltanto i piccoli semi contenuti all'interno vengono mangiati dagli scoiattoli.

  • Maclura foglie e frutti La Maclura pomifera, o arancia degli Osagi è un albero di media grandezza a foglie caduche, originario dell'America settentrionale, gli esemplari di alcuni anni possono raggiungere i 10-15 m di altezz...

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Coltivazione dell'arancio degli osagi

pianta di arancio degli osagi Per quanto riguarda la coltivazione, la Maclura è un albero vigoroso e resistente al freddo ed al caldo; nei secoli passati la coltivazione di questo albero venne introdotta in gran parte d'Italia, dalla Sicilia alla pianura Padana. Essendo un albero molto adattabile, la maclura si dimostrò in grado di vegetare senza problemi ovunque venne posta a dimora. L'arancio degli osagi predilige sicuramente un posto ben soleggiato, con un terreno ricco, fertile e molto ben drenato; in realtà si adatta praticamente a qualsiasi terreno ed anche alla coltivazione a mezz'ombra.

In Italia la maclura è puramente un albero ornamentale, utilizzato come esemplare singolo, in modo che dispieghi la sua chioma, oppure come pianta per produrre alte siepi.


Macloro in giardino

macloro nel giardino Generalmente per produrre siepi si pongono a dimora esemplari maschili, in modo da non dover poi raccogliere e compostare i grossi frutti; anche se in effetti la pianta è abbastanza vigorosa, quindi per mantenere una siepe è necessario potarla spesso, asportando generalmente la maggior parte dei fiori, evitando quindi anche la presenza dei frutti. Se intendiamo coltivarne un esemplare in giardino ricordiamo che può raggiungere i 10-12 metri in altezza, con una chioma larga fino a 6-7 metri, quindi dovremo disporre dello spazio necessario per lasciare che l'albero si dispieghi senza intoppi. Solo nei primi 2-4 anni dopo aver posto a dimora il giovano albero dovremo controllare che il terreno non rimanga asciutto per periodi di tempo molto prolungati, o fornire periodicamente del concime alla pianta. In seguito la maclura si accontenterà dell'acqua delle intemperie. Se possibile evitiamo di potare i rami degli esemplari piantati singolarmente, ricordiamo però di asportare tutti i succhioni basali, che la pianta produce in grande quantità.