Aleurodide, mosca bianca

Generalità

Questo parassita è originario dei paesi tropicali, grazie alla sua grande resistenza, e alla capacità di adattarsi, si è diffuso in tutto il globo in modo abbastanza uniforme.

E' presente soprattutto nei luoghi caldi e umidi, per questa ragione è prevalentemente presente nelle serre, dove causa anche il maggior danno, lo sviluppo degli aleurodidi è favorito anche dalla scarsa ventilazione. Il parassita si nutre di moltissime varietà di piante, siano essere coriacee o tenere, tra queste le più comuni sono: begonia, dalia, surfinia, ciclamino, fucsie, petunie, tageti, stelle di natale e quasi tutte le varietà di geranio. Gli aleurodidi più diffusi sulle nostre piante ornamentali sono Trialeurodes vaporiorum, o aleurodide delle serre, e Bemisia tabacii, o aleurodide del tabacco.

Sono solitamente annidati sulla pagina inferiore della foglia, dove si nutrono provocando ingiallimenti delle foglie e indebolimento della pianta, in caso di attacchi gravi la pianta può defogliarsi e morire.

Gli aleurodidi sono insetti con un apparato lambente succhiante, per questa ragione possono propagare anche virus e batteri.

Questi parassiti producono molta melata che riempie le foglie e su cui si possono sviluppare delle fumaggini.

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Riproduzione

come si riproducono Questi insetti hanno un ciclo riproduttivo rapido, che permette svariate generazioni durante l'anno. Gli adulti solitamente sono sulla pagina inferiore della foglia, la loro presenza è facilemtne riscontrabile poiche si mettono in volo ogni volta che si muove la pianta. Le femmine depongono le uova sulla pagina inferiore della foglia, ogni femmina depone mediamente dalle 150 alle 200 uova, dopo un periodo di 10-12 giorni nascono le neanidi, queste devono passare da tre stadi neanidali e uno stato ninfale per poter diventare adulti, questa operazione richiede solitamente un mese di tempo.

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Difesa

zoomLa lotta contro gli aleurodidi è molto dura, questo per la frequenza delle deposizioni, che provoca la presenza di più stadi di sviluppo nello stesso lasso di tempo, per la loro alta resistenza ai più comuni antiparassitari in commercio, ed anche per la pellicola cerosa che ricopre le uova, proteggendole dall'arracco delgi insetticidi.

Gli adulti possono essere catturati con delle trappole cromotropiche (sono formate da pezzi di plastica colorati di giallo e cosparsi con del collante), che andranno appese ad una ventina di centimetri sopra la pianta.

La lotta chimica è quella che al momento da i migliori risultati, è opportuno eseguire dei trattamenti abbastanza ravvicinati, uno ogni settimana per un mese, impiegando prodotti a base di piretro, acefale, dimetoato+endosulfan, oppure con imidacloprid, ripetendo il trattamento una volta al mese.

La lotta biologica si può effettuare in ambienti protetti, utilizzando l'imenottero calcidoideo Encarsia formosa e Encarsia tricolor , questi antagonisti naturali riescono a contenere abbastanza glia aleurodidi, soprattutto se non si utilizzano insetticidi che ne rallentano lo sviluppo. In commercio si possono trovare anche batteri che parassitizzano le uova e gli adulti di aleurodide, si tratta di Beauveria bassiana e di Verticillium lecanii.


Descrizione ed origini

L’aleurodide delle serre è un insetto appartenente alla famiglia delle aleyrodidae, chiamato volgarmente “mosca bianca”. Misura circa due millimetri ed è di color bianco crema, simile ad una piccola farfalla, e rappresenta uno dei parassiti delle piante più conosciuti e temuti.

Questa specie è originaria dell’America centrale e si è diffusa in maniera accidentale nelle regioni temperate o calde (come l’Italia meridionale). Nelle zone settentrionali e centrali della nostra penisola frequenta quasi esclusivamente le serre. Le piante parassitate sono moltissime: pomodori, melanzane, angurie, ma anche moltissime ornamentali tra le quali in maniera particolare le stelle di Natale. Può ad ogni modo essere presente anche in pieno campo, specie nelle zone in cui gli inverni sono miti.


Abitudini

Abitudini Vivono in colonie che vanno a localizzarsi nella parte bassa delle piante e comunque sulla pagina inferiore delle foglie. Una volta che si sono stabilite in un certo ambiente cominciano a nutrirsi della linfa ricavata pungendo le nervature tramite il loro apparato boccale succhiatore.

Producono uova e generalmente la riproduzione avviene per via sessuata anche se in alcune specie vi può anche essere partenogenesi.

Alcune compiono una sola generazione all’anno (per esempio per la specie tipica dell’olivo), ma in linea generale se ne possono avere dalle 2 alle 4. In condizioni ambientali favorevoli si arriva a numeri molto più alti rendendo la lotta molto ardua.

Per esempio all’interno delle serre può capitare che un ciclo completo duri anche solo tre settimane. Per queste tipologie si hanno molte generazioni dalla primavera all’autunno all’interno e poi, durante l’inverno, vi è il trasferimento all’esterno su piante erbacee annuali.


Su quali piante li possiamo trovare?

Questi parassiti si nutrono di un numero abbastanza ristretto di piante, ma in caso di necessità sono in grado di adattarsi e allargare il loro raggio di azione. Ad ogni modo colpiscono in maniera esclusiva le angiosperme. Le piante per cui sono più dannose sono le solanacee, le leguminose, le curcubitacee, il tabacco, gli agrumi e anche molte piante ornamentali.


Danni della mosca bianca

Danni della mosca bianca Purtroppo, grazie alla loro capacità di riprodursi velocemente e di ripararsi in maniera adeguata durante l’inverno, sono diventate delle vere piaghe per le coltivazioni. I danni possono essere paragonati a quelli prodotti dagli afidi, con la differenza che in questo caso risulta molto più difficile la lotta. Inoltre si è notato che diventano velocemente resistenti ai vari principi attivi.

I danni che causano sono:

- Le punture: di conseguenza vi sarà sottrazione di linfa e reazioni da parte della pianta, necrosi e disseccamenti fogliari. Si avrà perdita di vitalità e produttività.

- Melata: ostacolo alla fotosintesi clorofilliana, sviluppo di crittogame, danneggiamento del prodotto.

- Trasmissione di virosi (in particolare sul pomodoro).


Combattere la mosca bianca

La lotta contro questi insetti ha sempre trovato importanti ostacoli.

Prima di tutto la loro abitudine di localizzarsi sulla pagina inferiore delle foglie rende molto arduo il tentativo di raggiungerli solo con insetticidi da contatto e ingestione.

Sono inoltre molto mobili e tendono a spostarsi altrove per poi ricomparire.

Un’altra difficoltà, come abbiamo detto, è la loro capacità di adattamento e di sviluppo di resistenze agli agro farmaci.


Trattamenti con insetticidi

insetticidiPer questo tipo di approccio si può ricorrere ad insetticidi da contatto e ingestione come i piretroidi. Utili possono anche essere i prodotti sistemici o trans laminari.

Si possono distribuire anche agrofarmaci a base di olio bianco, magari miscelato con un insetticida.

Un metodo molto efficace nelle serre per la prevenzione è il ricorso annuale alla fumigazione (in particolare con prodotti come metomyl, sulfostep o zolfo), prima di iniziare il ciclo delle colture.


Lotta integrata

In questo caso la lotta tramite individui antagonisti può essere davvero utile. Si può prendere in considerazione l’introduzione di parassitoidi come l’ Encarsia formosa (anche se nelle regioni meridionali non è particolarmente efficace e vi si può far ricorso solo dalla primavera all’autunno.

Sono invece piuttosto efficaci i lanci all’aperto di Encarsia lahorensis e clithosteus arcuatus , in particolare sugli agrumi.


Aleurodide, mosca bianca: Altri metodi

lotta mosca bianca Per la prevenzione e la lotta si possono inoltre attuare varie strategie.

- Proteggere i piantini durante il trasporto tramite reti o tessuto non tessuto.

La serra deve inoltre essere isolata dall’esterno applicando reti apposite alle finestre e agli ingressi.

- Di capitale importanza è il controllo delle infestanti nei pressi delle coltivazioni.

- Acquistare le piantine soltanto da vivai che facciano prevenzione.

- Applicare all’interno delle serre, prima della messa a dimora, delle trappole cromotropiche gialle, una ogni 5 m2, sopra all’apice vegetativo della pianta, a circa 10 cm di distanza.