L'apporto di acqua è un'operazione fondamentale per mantenere in vita e in buona salute le nostre piante. Quella che sembra un'operazione banale, in realtà, deve tenere conto delle quantità di acqua di cui la pianta ha bisogno e della frequenza con la quale essa dev'essere somministrata.
Questi due elementi devono tenere conto di diversi fattori, per esempio la natura specifica della pianta: è evidente che una pianta grassa avrà minori necessità di irrigazione rispetto a una conifera d'alta montagna, abituata ad un ambiente molto più umido. Non bisogna inoltre dimenticare la porosità e il drenaggio del terreno, oltre alle condizioni climatiche: tutto ciò infatti determinerà la frequenza e la quantità dell'irrigazione. Se però essa non fosse sufficiente, come rendercene conto e intervenire? Sarà la pianta stessa, con il suo aspetto a segnalare la mancanza di acqua, con alcuni sintomi che ora andiamo ad illustrare. Oltre alle condizioni della pianta, con le foglie secche di consistenza quasi cartacea, bisogna guardare anche al terreno che si presenterà grigiastro, compatto e completamente asciutto. Quando una pianta rimane a lungo carente di acqua la soluzione migliore per farle riprendere consiste nell'effettuare l'irrigazione direttamente a livello radicale, evitando di bagnare l'apparato fogliare per non disperdere l'acqua. Se si tratta di piante in vaso si possono togliere dal contenitore ed immergere in un recipiente pieno d'acqua. Visto che la pianta perde acqua principalmente con la traspirazione che avviene durante le ore di luce, meglio compiere questo processo il mattino presto, in modo da fornire alla pianta una riserva d'acqua. Nei casi più gravi togliete le parti compromesse e bagnate il terreno ripetutamente e a piccole dosi, fino a scalfirne la compattezza.
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