Sharka
Le piante arboree sensibili alla malattia appartengono al genere Prunus. Il virus infetta i principali fruttiferi di interesse agronomico ed i più comuni portainnesti: albicocco (P. armeniaca), susino (P. domestica e P. salicina), pesco (P. persica), mandorlo (P.amygdalus), mirabolano (P.cerasifera).
Inoltre infetta numerosissime prunoidee ornamentali.
Possono essere attaccate dal virus dello Sharka, con un particolare ceppo specifico (ceppo C), anche alcune drupacee quali ciliegi da frutto ed ornamentali (P. avium, P. cerasus e P. padus). Altre ornamentali (P. laurocerasus e P. pissardii) possono essere pure suscettibili. Può infettare piante spontanee, in particolare i Prunus selvatici, che costituiscono pericolosi serbatoi d'infezione.
I sintomi sulle foglie e sui frutti possono manifestarsi in modo più o meno accentuato in relazione alla varietà ospite, alle condizioni agronomiche e ambientali, all'andamento stagionale. I sintomi sui frutti possono essere molto gravi.
Albicocco
Foglie: manifestano aree clorotiche sotto forma di lineature sinuose e/o anelli presenti tra le nervature secondarie e terziarie. Tali sintomi sono evidenti soprattutto alla ripresa vegetativa quando la temperatura è più fresca, mentre tendono ad attenuarsi durante l'estate (si manifestano in genere sulle folgie menoo esposte al sole e sono più facilmente rivelabili guardandole controluce).
Spesso compaiono solo su parte della vegetazione. In alcune varietà le bandature clorotiche, invece, si accentuano assumendo colorazione marrone quando il caldo estivo si fa più intenso.
Frutti: i sintomi sono costituiti da deformazioni superficiali e infossatura ad anello. Compaiono all'invaiatura del frutto per poi accentuarsi sempre di più; la polpa circoscritta dall'anello a contorno clorotico matura in ritardo e l'epidermide è di colore giallo-verdastro. Su varietà molto sensibili è presente una marcata deformazione e butteratura del frutto. Nella drupa è presente del tessuto con aspetto spugnoso e/o suberoso.
Caratteristica è la presenza su noccioli di tipiche tacche rotondeggianti di colore chiaro a forma ben definita. Questo sintomo, tipico solamente dell'albicocco, costituisce un carattere differenziale rispetto ad altre patologie, consentendo una diagnosi inequivocabile.
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Foglie: i sintomi compaiono spesso in primavera e sono costituiti da bandature clorotiche di varia forma (ad anello, allungate o sinuose); si localizzano negli spazi internervali, lungo le nervature. Sono solitamente visibili anche in estate, evidenziati da un alone rossastro o brunastro. A volte le bandature confluiscono in anelli irregolari, con dimensioni di alcuni centimetri. Anche in questo caso, si possono riscontrare i sintomi solo su parte della chioma.
Frutti: presentano infossature più o meno accentuate, a volte con contorno anulare.
Tali alterazioni cominciano a manifestarsi nella fase di inavaiatura sotto forma di aree depresse; sono presenti malformazioni e butterature.
La polpa subisce processi degenerativi con formazione di isole necrotiche e suberificate. Sono in genere più evidenti sui frutti delle varietà europee, rispetto a quelli delle cv. cinogiapponesi, nelle quali la cascola precoce contribuisce ad ostacolare il rinvenimento dei sintomi.
Fiori: il pesco è l'unica specie che manifesta sintomi già in fioritura, solo sulle varietà a fiore rosaceo.
Su qeste la malattia provoca rottura di colore screziato rosa scuro sui petali. I sintomi possono interessare solo una branca o l'intera pianta. Questa manifestazione è imputabile unicamente al virus agente della Sharka (PPV), consentendo così una diagnosi inequivocabile.
Foglie: fin dal mese di aprile possono essere visibili i sintomi, che consistono in fiammeggiature (lineature clorotiche con andamenti ondulati) attorno alle nervature secondarie e anulature (striature a forma circolare).
Le foglie basali e mediane manifestano sintomi più accentuati, che con le alte temperature estive tendono ad attenuarsi. Con l'avanzare della stagione vegetativa le aree clorotiche possono diventare di colore rosso-bruno, in contrasto con la rimanente porzione della superficie fogliare, ancora verde.
Le manifestazioni sintomatologiche interssano spesso solo una parte della chioma e sono più frequenti sui germogli che si sviluppano da gemme laterali sul tronco e sulle branche principali (secchioni).
Frutti: i sintomi possono essere ben visibili nel periodo compreso fra l'invaiatura e la maturazione. Sono costituiti da anelli e variegature a contorno clorotico di forma circolare e dimensioni diverse.
La diffusione del virus avviene per moltiplicazione vegetativa di piante infette e per trasmissione mediante afidi. La prima può avvenire sia attraverso l'uso di portainnesti infetti, sia per il ricorso a innesti provenienti da "piante madri" ammalate.
Il rischio è elevato, poiché il materiale di propagazione (gemme o marze) può derivare da piante con infezione latente (assenza di sintomi), generalizzata o localizzata su uno o pochi rami. Oppure può essere stato prelevato durante il riposo vegetativo delle piante, fase durante la quale è impossibile rilevare gli eventuali sintomi.
Gli afidi sono responsabili della diffusione del virus in aree caratterizzate dalla presenza di focolai di infezione. La trasmissione viene effettuata da questi insetti attraverso le punture praticate per alimentarsi e anche per compiere un semplice assaggio del materiale vegetale sul quale si trovano (modalità di trasmissione cosiddetta "non persistente").
Il virus può essere quindi diffuso da numerose specie di afidi, sia da quelle che infestano abitualmente le prunidee, come Myzus persicae, Myzus varians, Brachycaudus helicrysu, phorodon umili, sia da specie che le visitano occasionalmente durante i loro spostamenti.
Con il recente ritrovamento sul pesco del ceppo M del virus, il rischio di diffusione naturale è aumentato notevolmente, in quanto tale ceppo è caratterizzato da rapida moltiplicazione su pesco e questa pianta è visitata da un grande numero di specie di afidi, nel corso di tutta la stagione vegetativa. Non sono invece implicati nella diffusione della malattia gli strumenti di taglio e i macchinari per la lavorazione e i trattamenti fitosanitari, nè il virus responsabile della malattia si trasmette per contatto fra piante adiacenti.
Prevenzione e difesa
Per le malattie di origine virale non esistono metodi terapeutici, pertanto è di fondamentale importanza la prevenzione.
Frutteti
Per la costituzione di nuovi frutteti si deve:
- utilizzare materiale certificato virus-esente (cartellinato pianta per pianta);
- evitare il ricorso ad innesti praticati in azienda (autoproduzione di piante);
- non impiantare il frutteto in prossimità di focolai non estinti da almeno tre anni.
Di fondamentale importanza è poi il controllo sistematico delle piante da parte di frutticoltori e vivaisti, che consente una diagnosi precoce di eventuali infezioni, limitando in tal modo da diffusione della malattia e l'entità delle misure di eradicazione (estirpazione).
Nel caso del pesco (varietà a fiore rosaceo).
La presenza di sintomi sui fiori consente di provvedere alla diagnosi e alla successiva estirpazione, prima che gli afidi diffondano ulteriormente l'infezione.
Qualora si rilevino sintomi sospetti, è obbligatorio segnalare la cosa al Servizio Fitosanitario Regionale, sufficiente per avere una diagnosi completa attendibile.
Per la costituzione del vivaio con materiale idoneo e per il mantenimento in sanità degli astoni si deve:
- utilizzare gemme o marze delle varietà prelevate da piante madri controllate sanitariamente.
Non è consigliabile prelevare materiale da piante di cui non si conosce lo stato sanitario, tenere conto che il caldo estivo spesso maschera i sintomi fogliari e l'assenza di vegetazione nelle piante in riposo vegetativo ne rende impossibile il riconoscimento.
- Utilizzare portainnesti sani. E' da escludere l'utilizzo di portainnesti di cui non si consce lo stato sanitario, poiché l'infezione può essere latente o i sintomi non bene evidenti;
- È consigliato comunque utilizzare marze e portainnesti prodotti all'interno di un programma di certificazione genetico-sanitario riconosciuto in base al DM 289/91;
- Impiantare il vivaio in terreni non adiacenti a frutteti commerciali o , se ciò non è possibile, conoscere lo stato fitosanitario. Non devono essere presenti nelle vicinanze prunoidee spontanee potenziali focolai dell'infezio.
Si ringrazia l'ufficio Fitosanitario della regione Lombardia per la gentile concessione di immagini ed informazioni.
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