Ruggine
Questo patogeno compare nei primi mesi della primavera ed ha il suo massimo nei mesi di giugno. Le condizioni ottimali per lo sviluppo di questo micelio sono la presenza d'acqua e temperature che variano dai 18 ai 24°.
Si manifesta con la formazione di piccole macchie gialle sul lato superiore della foglia, mentre nella parte inferiore si possono notare dei grumoli polverulenti di colore giallo. Col passare dei giorni queste macchie diventano sempre più scure fino ad assumere un colore nerastro. Questa malattia, se presente in modo massiccio su una pianta, ne provoca una stasi vegetativa e l'ingiallimento. La ruggine non provoca quasi mai, peraltro, la morte immediata della pianta, che deperisce lentamente, completando il ciclo vegetativo.
Le principali piante colpite da questa malattia sono: gli abeti, le clematidi, il geranio, la rosa, il pesco.
Per il facile verificarsi delle condizioni ideali del fungo la difesa deva essere fatta in modo preventivo e ripetitivo. I principi attivi più utilizzati nella lotta sono anticrittogamici come il rame e prodotti contenenti zinco, come lo zineb e lo ziram. Prodotti da irrorare in caso di malattia ogni 10-15 gg. ed in via preventiva ogni sei mesi.
La ruggine delle rose fu descritta e identificata per la prima volta nel 1665 ed è diffusa in tutto il mondo, in particolare nel Nord America e in Europa. Per questa pianta non è certamente una patologia di importanza primaria se non in aree pedoclimatiche specifiche. Il fungo, infatti, necessita di specifiche temperature e un particolare grado di umidità per la germinazione delle spore, l’avanzamento dell’infezione e la sopravvivenza.
Può diventare una patologia frequente in zone molto fresche e con umidità alta, come per esempio le aree alpine. I funghi alla base dello sviluppo della
ruggine della rosa sono nove e appartengono al genere Phragmidium. Soltanto però il P.mucronatum e P.tuberculatum diventano dei patogeni abituali nelle rose coltivate (per esempio nell’industria dei fiori da taglio).
Alcune specie di rose sono particolarmente soggette a questa patologia: gli ibridi di tè, gli ibridi rampicanti, gli ibridi perpetui e altre tipologie specialmente caratterizzate da foglioline larghe e coriacee. Anche i soggetti utilizzati come portainnesto possono risultare sensibili: per esempio lo sono la Rosa Alba, la rosa canina, la rosa Laxa. La presenza di un portainesto non adatto può essere causa di forti attacchi e defogliazioni a carico del rosaio, soprattutto nella tarda estate.
Di solito i primi sintomi compaiono sulle foglie basali e si diffondono verso l’alto fino a quando le condizioni climatiche si mantengono ottimali per il suo sviluppo.
Se viviamo in un’area con caratteristiche climatiche predisponenti prestiamo quindi particolare attenzione anche al portainnesto prescelto dal vivaista. Eventualmente possiamo anche puntare su piante resistenti riprodotte semplicemente tramite talea apicale.
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All’inizio della primavera appaiono piccole e farinose macchie rosso-ruggine sulla pagina inferiore delle foglie. Nel giro di qualche giorno, sul fronte della foglia, si noteranno delle macchie gialle: mano a mano le macchie si allargano e diventano anche confluenti. La quantità di polvere sporifera aumenta e il colore si fa sempre più arancione acceso. Sul davanti la foglia assume una colorazione completamente gialla e arancione e la forma diventa incurvata. Le “fruttificazioni” della ruggine (aecia) misurano circa un millimetro di diametro e sono qualche volta circondate da un alone giallo chiaro o rossiccio.
Il fungo può colpire anche i germogli, i sepali e i frutti. Sui giovani steli le lesioni appaiono lunghe e strette e possono essere la causa di una crescita storta, poco vigorosa e dell’aborto dei boccioli.
Purtroppo in primavera i sintomi sono spesso poco visibili e quindi vengono ignorati o sottovalutati.
La fase estiva della malattia però è quella più evidente e che causa danni più seri sia dal punto di vista della produttività sia per la sopravvivenza futura del soggetto.
Si formano delle piccolissime pustole rosso-aranciate che contengono le spore giallo-arancioni, sia sulla pagina inferiore delle foglie sia sui piccioli. Lo stadio estivo è ciclico e si può ripetere ogni 10-14 giorni con tempo favorevole. Le foglie vengono continuamente reinfettate dalle spore prodotte dalle pustole. Le foglie colpite in maniera grave possono diventare attorcigliate e appassire cadendo a distanza di 5-10 giorni dai primi sintomi di contagio. I giovani getti crescono deformi e assumono una colorazione rossiccia. Questi sintomi sono seguiti da un generale declino del vigore della pianta. Nei climi temperati, dove non si hanno mai temperature rigide (come nel Sud o sulla Coste) questa fase può perdurare per tutto l’anno. Nelle zone invece più fredde insiemi di spore nere cominciano a formarsi sulle foglie e sugli steli alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno e gradualmente prendono il posto di quelle arancioni. La colorazione generale dell’apparato fogliare prende colorazioni che vanno dal marrone scuro al nerastro. Le pustole nere possono apparire sugli steli come delle incrostazioni.
In primavera le spore nere (più resistenti, visto che hanno la capacità di svernare all’interno di pustole nere, sulle foglie morte oppure sui rami) germinano e producono altre spore marroni. Queste sono trasportate dalle correnti d’aria e infettano dapprima le foglie e i getti giovani delle rose.
Comincia lo sviluppo all’interno del tessuto vegetale grazie a diversi miceli che producono apparati infiltranti: ad occhio nudo si evidenziano come le piccolissime macchie circolari di color rosso-arancione sul retro della foglia, in primavera. A questo spunto si sviluppa un altro stadio del micelio e si arriva ad avere le grandi pustole verso l’inizio dell’estate. All’interno di queste vi è la maturazione di altre numerossisime spore. Quando sono pronte la pustola esplode diffondendo l’infezione nell’aria. Se a loro volta queste spore giungono su altre foglie e le condizioni climatiche sono favorevoli la malattia si diffonde sempre di più. La penetrazione e infezione avviene più facilmente sul retro delle foglie. Le nuove pustole appaiono nel giro di 10-14 giorni. Alla fine dell’estate vi è la comparsa delle spore nere resistenti al freddo e con questo si completa il ciclo. Con inverni miti l’ultima fase può anche essere saltata e continua la produzione di spore estive.
La germinazione di tutti i tipi di spore (primaverili, estive e svernanti) si ha soltanto se la superficie della pianta rimane continuamente umida a causa della pioggia, della nebbia o della rugiada e la temperatura è ideale. Tutti i tipi di spora riescono a germinare in un range di temperature che va dai 6 °C ai 27 °C, ma le condizioni ideali sono tra i 15°C e i 21°C. Al di sopra dei 28°C (quindi quasi ovunque in Italia durante l’estate), non c’è germinazione, ma le spore possono sopravvivere fino ad una settimana.
È per questo che il problema si fa particolarmente grave solo nelle aree montane, dove queste temperature non vengono mai raggiunte. In quasi tutto il resto della penisola il contagio viene bloccato all’arrivo dei mesi di luglio e agosto. Può però tornare ad essere un grande problema sulle coste e nel Centro-Sud dall’autunno alla primavera.
Le buone pratiche agronomiche sono essenziali per eliminare le fonti di infezione.
- È basilare cercare di introdurre nel giardino, nell’orto e nel frutteto piante che siano naturalmente resistenti a questa patologia. Acquistiamo solo piante selezionate e da rivenditori seri e specializzati. Se viviamo in un’area particolarmente soggetta a questa problematica (soprattutto per questioni climatiche) informiamoci anche approfonditamente su quali portainnesti siano usati e compriamo solo se vengono utilizzate specie resistenti o se la riproduzione avviene tramite talea apicale.
- Esaminiamo con attenzione ogni nuova pianta che introduciamo in giardino. Se troviamo delle tracce di ruggine eliminiamo tutte le parti colpite e distruggiamole (possibilmente bruciandole, se permesso dal regolamento comunale, altrimenti portandole alle aree di raccolta del verde).
- Rimuoviamo e distruggiamo tutte le foglie infettate che appaiano durante la primavera. Non lavoriamo o muoviamo il fogliame quando il tempo è umido o mentre piove.
- ripuliamo con attenzione tutto il roseto prima dell’inverno. Raccogliamo e distruggiamo tutte le vecchie foglie, anche quelle ancora sui rami. Potiamo tutti i rami colpiti in inverno o all’inizio della primavera, comunque prima che appaia il nuovo fogliame. Queste pratiche, se seguite in maniera precisa, dovrebbero eliminare completamente lo stadio svernante del fungo.
- se possiamo ripuliamo le rose selvatiche o trascurate intorno alla nostra abitazione. Sono spesso la prima fonte di infezione per le piante ornamentali.
- nelle serre cerchiamo sempre di ventilare per evitare che l’umidità derivante dalla condensazione si posi sulle foglie. Evitiamo di irrigare a pioggia, con l’acqua che scende dall’alto, soprattutto nel tardo pomeriggio o la sera. Utilizziamo dei tubi per l’irrigazione a goccia che, oltre ad aiutare nel risparmio idrico, prevengono queste problematiche.
Se le strategie suggerite non riescono a tenere sotto controllo la ruggine può rendersi necessaria la distribuzione di un fungicida ogni 7-10 giorni È importante ricordare che tutta la parte aerea va coperta dal prodotto in particolar modo la pagina inferiore delle foglie. Si cominciano le applicazioni nel momento in cui compaiono le prime gemme e si continua fino a luglio. Si può poi riprendere a settembre per finire col mese di novembre.
I prodotti bagnabili, da distribuire fino a gocciolamento, sono più efficaci di quelli in polvere perché vi è maggiore aderenza e persistenza. Se l’annata però è particolarmente piovosa può rendersi necessario procedere anche ogni 4 giorni.
Prima dell’inverno si può vaporizzare anche il terreno circostante con la miscela in maniera da uccidere possibili spore svernanti.
I principi attivi più efficaci sono: myclobutani, tebuconazolo e triticonazole. Per la prevenzione e in agricoltura biologica si può utilizzare lo zolfo bagnabile.
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