Bonsai melograno
Appartenente alla famiglia delle Punicacee, il bonsai melograno si presenta come una pianta dai fiori solitari o raggruppati in grappoli di tre, presenti alle estremità dei rami più giovani. Si tratta di fiori ermafroditi, di colore rosso o arancione. I rami sono, invece, spinosi e rigidi, con foglie caduche, opposte, dal bordo liscio e dal colore verde brillante e intenso. Il frutto che ne deriva viene chiamato balausta, ed è una bacca grossa e sferica. I grani che si trovano al suo interno sono costituiti da una polpa succosa e trasparente, e dal seme, semi-rigido, di colore bianco. I bonsaisti apprezzano il melograno in maniera particolare, non solo per l’aspetto estetico gradevole della fruttificazione e della fioritura, ma soprattutto per la notevole attitudine a recepire con facilità le tecniche bonsai di rinvaso, potatura e impiego di tutori. Considerando la grandezza del rametto del bonsai e le dimensioni del frutto melograno, risulta consigliabile evitare di lasciare più di due frutti per ogni ramo. Da non confondere con il melograno nano, caratterizzato da frutti non commestibili, il bonsai melograno, che si riproduce per margotta, seme e talea, preferisce stare in esposizione diretta rispetto ai raggi del sole, in posizioni temperate e calde, a prescindere dalla stagione; teme, invece, il freddo estremo, e per questo motivo necessita di protezioni particolari rispetto alle gelate.
Come tutti i bonsai, deve essere bagnato in qualunque periodo dell’anno, anche se naturalmente le giornate più calde richiedono interventi di annaffiatura più frequenti: la pianta, comunque, ha bisogno di acqua ogni qualvolta il substrato risulta secco. Premesso, quindi, che definire la portata e la periodicità dell’intervento risulta abbastanza complicato, in quanto variabili dipendenti dalla zona climatica, dalla stagione, dalle dimensioni del vaso, dal potere drenante e dalla quantità di terriccio, vale comunque come regola universale la necessità di innaffiare con gradualità e molto lentamente, così da consentire al terriccio di mantenersi il più a lungo possibile umido, trattenendo una quantità di acqua maggiore. In estate è meglio innaffiare il
bonsai melograno la mattina presto o nelle ore serali; in inverno, invece, l’acqua deve essere fornita nelle ore più calde, rinviando però la somministrazione nel caso in cui siano previste gelate. Per quel che concerne la concimazione, utile a integrare con costanza i nutritivi che si consumano con rapidità, essa deve essere eseguita ogni venti giorni da marzo a settembre, nel corso della stagione vegetativa, ma non durante la fioritura. Gli interventi, inoltre, vanno sospesi a luglio e nei primi giorni di agosto, in corrispondenza delle giornate più calde dell’estate.
Naturalmente, la pianta deve essere protetta dai potenziali attacchi dei parassiti: un’efficace azione preventiva viene svolta da fungicidi e insetticidi, utili in particolare a evitare danni causati da funghi, afidi e ragno rosso. I trattamenti contro i parassiti, comunque, devono essere concentrati nel corso della stagione invernale, in corrispondenza del riposo vegetativo, nel momento in cui il bonsai non ha foglie, mentre vanno evitati nel periodo di fioritura.
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Durante la crescita, la formazione della pianta può essere aiutata dal ricorso a tiranti e fili, da applicare sui rami giovani (più sensibili e quindi più elastici: possono essere corretti con maggiore facilità, ma bisogna prestare attenzione in quanto essi sono anche più delicati). Usando fili di rame di due o tre millimetri di diametro, si possono abbassare i rami, ancorandoli al vaso. Da non sottovalutare, inoltre, l’azione dei tutori, preferibilmente utilizzabili nel periodo vegetativo. L’apparato radicale prodotto dal bonsai melograno risulta abbastanza grosso: per questo motivo, sussiste la necessità di rinvasi piuttosto frequenti, ogni tre anni al massimo, sia per gli esemplari giovani che per gli esemplari vecchi. L’operazione va effettuata a primavera inoltra, nel momento in cui cominciano ad attivarsi le gemme. Per evitare ristagni di acqua, il substrato, rigorosamente non acido, deve risultare sufficientemente drenante: la composizione consigliata prevede un quindici per cento di terriccio universale, possibilmente filtrato, un quindici per cento di sabbia grossolana e un settanta per cento di akadama; in alternativa, può andare bene un quindici per cento di terriccio di foglie e un ottantacinque per cento di akadama. Quando si esegue il rinvaso, bisogna accertarsi che l’apparato radicale non presenti asfissie, e che a monte della radice primaria esistano radichette che permettano alla radice e al ramo ad essa legato di sopravvivere. E’ bene sapere che il bonsai melograno mal digerisce i trapianti, in quanto presenta la tendenza a originare i capillari all’apice dell’apparato radicale: ecco perché il taglio delle radici richiede moderazione e attenzione.
A proposito degli stili, il bonsai melograno accoglie con favore il tronco inclinato, il tronco a cascata, il multritronco, l’eretto casuale o il tronco a zattera. Il fertilizzante da somministrare deve presentare un contenuto di azoto ridotto, e quantità elevate di potassio e fosforo: la soluzione ideale è rappresentate da pastiglie a base di farina di pesce, semi di colza e farina di ossa.
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L’albero bonsai di cui parliamo in questa scheda è particolarmente apprezzato dai bonsaisti, sia per la sua resa esteti
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