Bonsai rose
La coltivazione a bonsai delle rose è da lungo tempo praticata in Giappone, ma si sta velocemente diffondendo anche in Europa. Si tratta di una specie vegetale piuttosto adatta alle tecniche dei bonsaisti, in virtù delle dimensioni contenute delle foglie, dei rami delicati e della bellezza dei fiori. Sarebbe preferibile ricorrere, in questo senso, alle varietà con fiori e foglie che presentano uno sviluppo limitato, con riferimento in particolar modo alla rosa canina. Questa varietà, nello specifico, dà vita a un fiore rosa o bianco stupendo, e quindi a un frutto di colore arancione decisamente affascinante. Buoni risultati, comunque, si possono ottenere con la maggior parte delle specie selvatiche, che tra l’altro hanno il vantaggio di fiorire con una certa facilità. Per quel che riguarda la collocazione, l’esposizione ideale prevede una posizione piuttosto ventilata e discretamente soleggiata, prestando attenzione, durante le giornate estive molto calde, a fornire un riparo adeguato (così come in inverno il bonsai deve essere protetto dalle gelate). La pianta necessita di un gran numero di proteine per riuscire a far nascere i frutti e permettere che arrivino a maturazione: è dalla fotosintesi che provengono gli zuccheri utili alla sintesi di tale proteine, fotosintesi che si verifica nelle foglie. È questa la ragione per cui il bonsai rosa deve trovarsi in pieno sole durante i periodi di fioritura e fruttificazione.
La rosa consuma, generalmente, grandi quantità di acqua, soprattutto nel momento in cui iniziano a comparire i fiori: per questo, le annaffiature devono essere frequenti, per evitare che i fiori appassendo velocemente (cosa non improbabile) compromettano la produzione di frutti. Il getto d’acqua deve essere diretto esclusivamente sul substrato: se indirizzato verso i fiori o le foglie, infatti, si rischiano danni gravi. Nei mesi estivi, quando la temperatura sale molto, è preferibile ricorrere a un sottovaso riempito di acqua.
Il bonsai rose ha bisogno di un terreo composto in parti uguali da terriccio e akadama. Il rinvaso deve essere effettuato tra marzo e aprile, in primavera, prima che abbia inizio il risveglio vegetativo. In realtà, si può procedere anche nelle settimane centrali di maggio, vale a dire quando i germogli appena nati sembrano essersi consolidate. Gli esemplari più giovani dovrebbero essere trapiantati una volta all’anno, mentre quelli più adulti con cadenza biennale, poiché la rosa si caratterizza per radici molto vigorose che quindi, sviluppandosi, colmano lo spazio del vaso nel giro di breve tempo. Per quanto concerne la potatura, questo bonsai richiede un lieve sfoltimento dei germogli prima della ripresa della vegetazione, nel corso del periodo di riposo. E’ sufficiente potare i rami sopra a una gemma che si sviluppi nella direzione voluta, lasciando comunque due o tre gemme per ciascun ramo. I nuovi germogli devono essere lasciati al massimo a dieci centimetri di lunghezza, ma chiaramente per le piante più giovani si rivela indispensabile una potatura più consistente. I rami di dimensioni maggiori devono essere accorciati nei mesi primaverili. Una volta tagliati, devono ricevere sulle recisioni della pasta cicatrizzante, fondamentale per evitare che la superficie asciughi senza formare la cicatrice. Se la potatura viene effettuata in autunno, i rami vanno lasciati un po’ più lunghi. E’ bene ricordare, inoltre, che il
bonsai rosa presenta la tendenza a perdere i rami situati nelle zone interne con una certa facilità: per tale ragione, occorre intervenire agli apici dei rami forti in maniera tempestiva.
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Non solo potatura, comunque, nel senso che il bonsai necessita di ulteriori trattamenti per crescere in salute, in maniera armoniosa ed equilibrata. Basti pensare alla pinzatura, indispensabile se si intende infoltire la vegetazione. Questa procedura permette di ridurre la quantità di fiori, così da indirizzare il vigore e lo sviluppo della pianta in direzione dell’ispessimento dei rami e della formazione di quelli nuovi. All’estremità dei germogli nuovi si formano le gemme da fiore, che tuttavia possono comparire anche sui piccoli rami che si dipanano dai rami più grossi. Molto importante si rivela, inoltre, l’avvolgimento, che consente di piegare i rami che tendono a crescere troppo diritti. Si tratta di un procedimento, comunque, che risulta efficace unicamente sui rami non più vecchi di due anni: con il passare del tempo, infatti, essi divengono meno elastici e sensibili, e quindi più difficili da correggere. Per quel che riguarda il tronco, invece, esso fino al terzo anno può essere plasmato con del filo di rame, purché si tratti di coltivazione da talea. E’ impossibile, invece, che si ottengano risultati soddisfacenti dopo il quinto anno.
Infine, è opportuno ricordare che il bonsai rosa risulta piuttosto sensibile agli attacchi dei parassiti e alle malattie: tra i suoi nemici più frequenti si segnalano afidi, oidio, ragnetto rosso, muffa, batteriosi e tendredini. Per questa ragione, in primavera è consigliabile ricorrere a prodotti anti-parassitari specifici, oltre che prestare sempre attenzione alla formazione di ristagni d'acqua.