Stili Bonsai
Nell'arte del Bonsai gli stili che si sono mano a mano imposti nel tempo sono circa una trentina. Ognuno di essi riproduce un particolare tipo di portamento o una situazione particolare che trova una diretta rispondenza in natura. I maestri giapponesi, peraltro, sono soliti suddividerli in cinque stili principali, classificati in relazione alle diverse possibili angolature del tronco.
Essi sono:
- Eretto Formale;
- Eretto Informale;
- Inclinato;
- A Semi-Cascata;
- A Cascata.
E' evidente che nel momento in cui si inizia a lavorare un Bonsai raccolto in natura o coltivato in serra o giardino una delle prime cose da fare è quella di scegliere il tipo di stile che si vuole adottare. Generalmente ciò dipende principalmente dal tipo di pianta e dalla conformazione naturalmente assunta dalla stessa. L'esperienza insegna,
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prosegui ... , peraltro, che non è escluso che uno stile che inizialmente sembrava il più adatto possa col tempo non risultare più tale. A tal fine sarà opportuno, almeno inizialmente e fino a che le idee non saranno del tutto chiare, lasciarsi aperte più strade evitando, ad esempio, tagli drastici. Una volta iniziata l'educazione della pianta in aderenza ad un certo stile risulterà, infatti, difficilmente potranno con esiti soddisfacenti.
Ricordatevi, in ogni caso, che la regola migliore è sempre quella di scegliere lo stile più adatto a riprodurre le forme spontanee e armoniose della natura.
Il bonsai, per poter essere correttamente valutato da un punto di vista estetico, deve rispettare alcune caratteristiche intrinseche: la sua forma non può essere completamente casuale, ma deve ispirarsi ad uno degli stili esistenti.
Esistono una quarantina di stili diversi, e ciascuno riflette una particolare conformazione assunta dagli alberi in natura: può trattarsi di una forma spontanea, ad esempio quella dello stile eretto, dettata dalla naturale propensione della pianta ad innalzarsi verso la luce del sole; può invece trattarsi di posizioni più “anomale” causate dall’azione degli agenti atmosferici, come ad esempio quelle riprodotte nello stile a cascata, o in quello sferzato dal vento.
Tutti gli stili sono accomunati da alcune regole fondamentali che prevedono la conicità dei tronchi, una certa proporzione fra i rami, le foglie ed i frutti, ed un buon riempimento degli spazi, facendo attenzione a che i rami non si intreccino; inoltre il bonsai ha un “lato A” ed un “lato B”, per cui il punto di vista dell’osservatore non può essere uno qualunque, e va tenuto in conto nella realizzazione dello stile.
Eretto formale. L’albero si sviluppa in altezza, il tronco è diritto con sezione conica, e l’orientamento dei rami laterali deve mostrare una certa ripetitività: ad esempio se il primo (dal basso) si protende a sinistra, il secondo andrà orientato a destra, il terzo rivolto verso il “retro” del bonsai, e così via. Il “fronte” del bonsai resta privo di rami fino a un terzo della sua altezza. I rami più bassi sono più lunghi, mentre verso la cima i rami divengono progressivamente più corti per richiamare la forma conica. E’ uno stile tipico delle conifere. La sua estrema regolarità lo rende uno dei più difficili da ottenere.
Eretto informale. Assomiglia al Chokkan con la differenza che il tronco non è diritto ma sale in modo sinuoso, e i rami sono posizionati in corrispondenza di ogni curva esterna dello stesso. Nessuno dei rami bassi deve essere diretto verso l’osservatore, ma devono essere tutti orientati alternatamente verso la sua sinistra e la sua destra. Data la sua informalità ed una certa mancanza di simmetria, inizialmente questo stile non era riconosciuto come tale dai “puristi”, tuttavia è uno stile che conferisce maggiore personalità alla pianta.
Tronco avvolto. La sua peculiarità consiste nel fatto che il tronco è ritorto su se stesso, e la corteccia un po’ consumata, in modo da conferire alla pianta un aspetto estremamente vecchio. Negli ultimi anni è diventato uno stile piuttosto inusuale, almeno fra gli occidentali.
A cascata. La pianta si sviluppa in altezza per il primo tratto, per poi ricadere verso il basso nella direzione opposta a quella del primo tratto di tronco, fino a ricadere oltre la base del contenitore. In alcuni casi, i rami e le foglie sono presenti solo nella parte terminale dell’albero, senza mai venire a contatto con il vaso. Per questo stile la scelta del contenitore è molto importante, esso dovrà essere sufficientemente alto per consentire una cascata vistosa e valorizzare adeguatamente la pianta.
A semi-cascata. E’ molto simile allo stile Kengai, ma in questo caso la parte ricadente della pianta non deve mai oltrepassare il limite inferiore rappresentato dall’altezza del vaso. E’ uno stile molto frequente nei bonsai di taglia piccola (Shonin Bonsai, fino ai 20 cm).
Sferzato dal vento. I rami bassi sono posizionati su un solo lato del tronco, orientati verso l’esterno, e lo stesso tronco dell’albero è inclinato verso quella direzione, mediamente dai 30° ai 45°; i rami alti possono crescere anche sul lato opposto, ma devono incrociare il tronco (in questo raro caso è consentito!) ed assumere lo stesso orientamento dei rami bassi. L’impressione che l’osservatore riceve è quella di una pianta sottoposta all’azione continua del vento, che ne ha condizionato la crescita.
Inclinato. E’ simile allo stile Fukinagashi ma in questo caso i rami possono crescere da entrambi i lati dell’albero; il tronco è inclinato verso uno dei due lati, destro o sinistro, ed il primo ramo dal basso deve crescere in direzione opposta rispetto a quella del tronco.
A scopa rovesciata. Il tronco è diritto, i rami partono tutti da una stessa altezza e si allargano a ventaglio intorno al tronco, ricordando per l’appunto la forma di una scopa di saggina capovolta. E’ uno stile piuttosto difficile da realizzare, soprattutto perché i rami devono descrivere un emisfero quanto più possibile perfetto. E’ spesso utilizzato per aceri ed olmi.
Radici sulla roccia. In questo stile le radici dell’albero sono aggrappate ad una grossa roccia affiorante dal vaso. Per realizzare questo tipo di bonsai ci vuole parecchio tempo perché le radici devono crescere a sufficienza per percorrere la roccia e penetrare nel terreno, contribuendo a dare l’impressione di pianta dall’età avanzata. E’ uno stile dotato di un certo fascino, in quanto dà l’idea della lotta per la sopravvivenza che l’albero ingaggia con una natura poco ospitale.
Su roccia. Anche in questo stile abbiamo una roccia come co-protagonista, ma questa volta le radici non sono a vista, bensì affondano in una cavità della roccia stessa. Per l’Ishitsuki come pure per il precedente Sekijoju la scelta della roccia è fondamentale, deve essere in armonia con l’albero e con il vaso, in modo da costituire un paesaggio naturale in miniatura.
A zattera. Questo tipo di bonsai ha l’aspetto di un piccolo bosco in cui crescono diversi alberelli della stessa famiglia: in realtà si tratta dello stesso albero, il cui tronco viene coricato in orizzontale sul vaso e dal quale si fanno crescere tre o più rami forzandone la crescita affinché assumano la posizione verticale.
Bosco. In questo caso il “bosco” cui il nome fa riferimento è effettivamente costituito da diverse piante, generalmente della stessa famiglia, posizionate non in linea retta ma sfalsate, così da creare l’impressione del boschetto naturale. Per realizzare il Yose-ue le piante più frequentemente impiegate sono le latifoglie.
Letterato. E’ uno stile piuttosto “minimalista”, si tratta di un alberello usualmente dal tronco molto sottile ed allungato, con pochi rami generalmente posizionati solo nella zona apicale della pianta. Ricorda gli alberi stilizzati tipici delle antiche illustrazioni giapponesi, che svettavano solitari e spogli sulla cima di una montagna.
Doppio tronco. Detto anche madre-figlio, in questo stile vi sono due piante che idealmente partono dalla stessa radice – anche se in qualche caso si utilizzano due diversi alberi, di aspetto e dimensione simili, piantati l’uno accanto all’altro. Uno dei due cresce in posizione eretta ed è leggermente più grande dell’altro, che invece si sviluppa in maniera inclinata; i rami dei due tronchi non si devono intrecciare.
A ceppaia. E’ simile allo stile Sokan ma prevede un minimo di quattro-cinque piante distinte (se ve ne sono solo tre è detto Sankan), sviluppatesi a partire da un’unica radice. Per questo stile è opportuno utilizzare piante che emettano polloni alla base, come ad esempio gli aceri.
Tronco dilavato. Lo stile riprende una condizione naturale in cui la pianta, sottoposta a particolari agenti atmosferici, perde alcune parti di corteccia; la progressiva azione del sole sulle zone esposte ne comporta la schiaritura. L’effetto “sbiancato” viene riprodotto artificialmente asportando parti di corteccia tramite un coltellino affilato, quindi trattando la parte con solfato di calcio che accelera il processo di schiaritura.