Mirto, Mortella - Myrtus communis
Il mirto è un arbusto tipico del bacino del Mediterraneo. Cresce spontaneamente sulle coste, nell’Italia centrale, meridionale e sulle isole, specialmente in terreni siccitosi o sassosi. È conosciuto e apprezzato fin dall’antichità per la sua bellezza e per i suoi molteplici usi culinari e medicinali. È una pianta ideale da introdurre nei giardini assolati: necessita di poca manutenzione, può essere impiegato come arbusto isolato o per la creazione di siepi di diverse dimensioni. Le varietà più contenute crescono benissimo anche in vasi di medie dimensioni, sui terrazzi o nelle aree piastrellate.
Nome: Myrtus communis L.
Raccolta: Le foglie si raccolgono tutto l’anno, mentre i frutti tra settembre e novembre.
Proprietà: Aromatico, astringente, rinfrescante e balsamico (le foglie); disinfettante e stimolante (i frutti).
Famiglia: Mirtacee.
Nomi comuni: Murtella, murta, buss, murtidda.
Habitat: Lungo i fiumi, in zone dal clima mediterraneo, fino ai 1000 metri.
Parti usate: Le foglie e i frutti.
Conservazione: Tutte le parti vengono consumate fresche.
Uso: Uso interno: decotto e tintura delle foglie; uso esterno: infusi e decotti delle foglie.
Note: L’uso del mirto è diffuso soprattutto in Sardegna, dove viene utilizzato nella preparazione del “porceddu”, del cinghiale e di altra selvaggina. Se ne ottiene inoltre un liquore e un vino molto aromatico.
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Il genere Myrtus (Myrtaceae) comprende 4 specie di arbusti o piccoli alberi. Allo stato spontaneo e in coltivazione il più diffuso è il communis: questa pianta è probabilmente originaria della Persia e dell’Afganistan, ma giunse in Europa e Nord Africa in tempi antichi al punto che all’epoca dei Greci e dei Romani era già naturalizzato.
È un arbusto capace di crescere fin a 5 metri di altezza, ma di solito ha un portamento cespuglioso, arrotondato e allargato. Le piccole foglie persistenti sono interessanti per la loro lamina lucida, la consistenza coriacea e l’intenso profumo resinoso che emanano: l’olio essenziale si concentra soprattutto nella nervatura centrale.
I fiori, ascellari, fanno la loro comparsa tra la primavera e l’estate: sono solitari, bianchi ed estremamente profumati. Evolveranno poi in piccoli frutti ovali, di solito bluastri (più raramente bianchi) che trovano numerosi impieghi per il loro particolare sapore.
IL MIRTO IN BREVEFamiglia, genere, specie Myrtaceae, myrtus communis
Tipo di pianta Arbusto
Fogliame Persistente
Crescita Lenta
Manutenzione Bassa
Dimensioni H fino a 5 metri/ L fino a 2 m
Temperatura minima -10°C, ma meglio non scendere sotto 0°C
Esposizione Sole
Irrigazioni Non necessarie; gradite in estate
Terreno Siliceo, leggero
Umidità del suolo Da secco a leggermente umido
pH Acido, ma tollera il calcio
Uso Esemplare isolato, siepi, vaso
Propagazione Talea, semina
La coltura del mirto è molto semplice: resiste bene alla siccità e viene attaccato raramente da parassiti. Si consiglia però di inserirlo in piena terra solo nelle zone a clima mite.
Clima ed esposizioneQuesto arbusto è ideale da coltivare sulle coste e nel Centro-Sud della nostra penisola: è considerato come mediamente rustico. Riesce a sopportare temperature anche intorno ai -10°C, ma solamente per un breve periodo e con terreno ben asciutto. In ogni caso con tutta probabilità si bruceranno gli apici e sarà necessaria una leggera potatura. L’ideale è crescerlo dove le temperature non scendano mai sotto lo zero, in posizione ben soleggiata e calda.
Il mirto gradisce un suolo leggero e ben drenato, possibilmente a reazione acida. Per ottenere buoni risultati scegliamo un misto per agrumi (se lo collochiamo in vaso). In alternativa, se il nostro risultasse troppo compatto, possiamo aggiungere almeno 1/3 di sabbia silicea e un po’ di ciottoli. Accertiamoci sempre che vi sia un ottimo drenaggio. Mettiamo a dimora preferibilmente in autunno (al Centro-Sud) e in primavera al Nord. Lasciamo circa 80 cm tra una pianta e l’altra se decidiamo di creare una siepe.
Il mirto sopporta egregiamente la siccità, ma durante l’estate gradisce un terreno leggermente fresco. Ciò stimolerà la crescita e ci consentirà di ottenere esemplari ben formati in pochi anni. Accertiamoci però che non vi siano mai ristagni idrici.
Il mirto assume naturalmente un aspetto arrotondato e non necessita di interventi. La sua crescita è abbastanza lenta e, specialmente se si sceglie la giusta cultivar, raramente bisogna ridurne la chioma. Ad ogni modo le potature possono essere utili se si vogliono ottenere siepi formali o in caso di bruciature dovute al freddo. Operiamo appena finito l’inverno eliminando i rami severamente danneggiati o che crescono in maniera disarmonica e accorciarciamo leggermente gli apici.
Tutta la pianta è preziosa: possono venire usate le foglie, il legno e naturalmente i frutti.
Gli infusi ottenuti dalle foglie hanno un effetto decongestionante (sono state dimostrate virtù antibiotiche e antisettiche): possono tornare utili nel caso di raffreddore, tosse e affezioni delle vie aeree. È sufficiente lasciare in infusione in acqua bollente un cucchiaio di foglie fresche per una decina di minuti e poi filtrare.
Le foglie, fresche o essiccate, vengono ampiamente usate anche in cucina: il loro aroma resinoso si sposa bene con carne (specialmente con il maiale arrosto) e con il pesce.
La preparazione più famosa a base di mirto è senza dubbio il liquore. Si ottiene a partire dalle bacche mature che vanno raccolte alla fine dell’inverno. Devono risultare ben sode e, all’assaggio, prive di ogni retrogusto amaro.
Partiamo pulendo, lavando e asciugando le bacche. Mettiamole poi nell’alcool facendo in modo che rimanga all’interno poca aria. Copriamo con una stagnola e lasciamo macerare per almeno 15 giorni.
Infine pressiamo per estrarre tutti gli aromi (con una buona centrifuga domestica) e portiamo a bollore. Filtriamo ancora e aggiungiamo lo sciroppo di acqua e zucchero. Una volta intiepidito mettiamo in piccole bottiglie. Queste andranno tenute in un locale fresco e buio il più a lungo possibile prima di procedere con il consumo.