Cannabis
La cannabis è comunemente nota come la pianta da cui si ottiene la marijuana, una droga molto diffusa in tutto il mondo; la marijuana sfrutta i principi attivi allucinogeni presenti nelle foglie e nella resina emessa dalle piante di cannabis, anche se in effetti non tute le specie e sottospecie di cannabis contengono quantità sensibili di sostanze allucinogene. Il genere cannabis comprende tre specie di piante annuali, originarie dell’Europa e dell’Asia, coltivate da millenni per il loro valore economico, in quanto anticamente da queste piante si otteneva un olio vegetale utilizzato per preparare vernici e carburante; una forte fibra vegetale, utilizzata per fabbricare corde e tessuti robusti; foraggio per gli animali e cellulosa per la carta.
In effetti nei secoli scorsi la cannabis era una pianta molto presente in Italia, coltivata soprattutto nelle pianura padana. Nel corso del tempo, l’utilizzo di fibre tessili alternative, come la juta e le fibre in materiale sintetico, l’utilizzo di oli minerali e del legno per fabbricare la carta, ha portato ad una drastica diminuzione della produzione di cannabis a scopo industriale; tanto che al giorno d’oggi comunemente questa pianta è nota come droga, e non per altre proprietà.
Quando la pianta era molto diffusa in coltivazione se ne utilizzavano anche gli effetti terapeutici, e oli ed estratti di canapa venivano comunemente utilizzati per trattare problemi di insonnia, di dolore acuto o altri tipi di patologie.
In Italia la coltivazione di canapa è strettamente regolamentata, e le poche piante che vengono coltivate sono utilizzate quasi esclusivamente per l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico medico.
Originariamente si considerava il genere cannabis come l’unione di tre diverse specie: Cannabis indica, Cannabis sativa, Cannabis ruderalis.
Le tre specie hanno caratteristiche simili: le foglie sono palmate, divise in foglioline appuntite, presenti in numero da 6 a 13 in ogni grande foglia; il fusto è eretto, scarsamente ramificato; in esatte produce lunghe infiorescenze a spiga o a pannocchia. Sulle infiorescenze e all’ascella fogliare si addensa una particolare resina, che contiene la gran parte delle sostanze psicoattive presenti nelle piante. La cannabis è una pianta dioica, quindi i fiori femminili e quelli maschili si trovano su piante diverse; ai fiori seguono sugli esemplari femminili i frutti: degli acheni che contengono un singolo seme fertile.
La cannabis sativa è una pianta che può raggiungere i 2-3 metri di altezza, ed è la specie che veniva coltivata in Europa a scopi industriali; la sua resina contiene quantità molto basse di THC, il principio attivo che viene sfruttato nella marijuana o nell’hashish.
Cannabis indica è una pianta più compatta, che non supera il metro e mezzo di altezza, molto folta di foglie; è la pianta che contiene più quantità di THC, e la sua coltivazione avviene solo a scopi illeciti, per produrre droga.
La cannabis ruderalis è una piccola pianta annuale, che cresce anche in condizioni poco favorevoli, in zone caratterizzate da freddo intenso o scarsa insolazione. Questa specie è quella che contiene la minore quantità di THC.
Negli anni lo studio della tassonomia a livello cellulare ha messo in dubbio che si tratti di tre specie diverse; in effetti alcuni studiosi ritengono si tratti di tre diverse varietà di cannabis sativa; altri ritengono invece che si tratti di diversi fenotipi dello stesso genotipo, ovvero la stessa identica specie, cannabis sativa, se coltivata in condizioni climatiche differenti, ha uno sviluppo differente.
Questa pianta è stata coltivata diffusamente per secoli, e tutte le varietà di cannabis hanno dimostrato di poter essere ibridate con grande facilità, si ibridano anche naturalmente semplicemente se coltivate vicine.
Quindi non è semplice avere a disposizione una pianta di cannabis sativa al 100%, o di cannabis indica al 100%. Anche perché le diverse caratteristiche delle tre varietà di pianta hanno favorito ampiamente le ibridazioni, soprattutto nel caso in cui mantenessero nelle piante ibride più caratteristiche interessanti. Quindi al giorno d’oggi possiamo trovare semi di cannabis che danno origine ad una pianta alta fino a tre metri, con alto contenuto di THC, e con fioritura precoce. Tra l’altro, nonostante in Italia la coltivazione di cannabis, ci qualsiasi sottospecie, varietà o ibrido si tratti, è sottoposta a stretta regolamentazione, non esiste alcun tipo di legislazione che ne vieti il commercio e la diffusione dei semi; quindi in tutto il mondo è possibile trovare ed acquistare sementi di cannabis ibride di ogni tipo, anche per la coltivazione in appartamento.
L’utilizzo industriale della cannabis era favorito anche dal fatto che queste piante crescono anche in condizioni sfavorevoli, nei campi incolti dove qualsiasi altra produzione risulterebbe impossibile; infatti crescono senza problemi anche nelle zone sabbiose o sassose, così come nei campi paludosi, con scarso drenaggio.
In Italia si coltivava prevalentemente la cannabis sativa var. sativa, una pianta annuale a semina primaverile, direttamente in campo, in una zona ben soleggiata. La germinazione avviene in poche settimane e in genere non è necessario diradare le piantine, in quanto i semi sono abbastanza grossi: risulta molto semplice seminare le piante in piccole postarelle, già correttamente distanziate.
Si tratta di piante che nell’arco di un paio di mesi raggiungono i due metri di altezza, con una chioma abbastanza rada, e un fusto centrale spesso e rigido.
Per ottenere una pianta sana e ben sviluppata è consigliabile annaffiare con regolarità, evitando di lasciare il terreno asciutto a lungo; la concimazione si effettua circa un paio di settimane dopo la germinazione, spandendo alla base dei fusti del concime granulare a lenta cessione, specifico per piante verdi.
Le piante fioriscono in primavera inoltrata o in estate, e producono frutti in estate inoltrata. All’avvicinarsi del freddo le piante disseccano completamente.
Negli ultimi anni la coltivazione della cannabis sta leggermente tornando “di moda”; a parte le coltivazioni abusive dei produttori di droga, esistono anche coltivazioni controllate ma legali di varietà di cannabis con basso contenuto di THC, utilizzate nell’industria e in medicina.
La cannabis infatti contiene diversi principi attivi; il THC, Tetrahydricannabinolo, è il principio psicoattivo più conosciuto e sfruttato come droga allucinogena, ancora molto diffuso in tutto il mondo, è il cannabinolo più famoso, utilizzato anche in medicina. La cannabis contiene però circa sessanta diversi cannabinoli, e non tutti hanno il forte effetto allucinogeno del THC. Inoltre la concentrazione di THC, e le diverse concentrazioni di altri cannabinoli, danno diversi effetti ai diversi tipi di cannabis esistenti.
Considerando che si tratta di una pianta dalla facile ibridazione, va da sé che esistono varietà di cannabis dall’altissimo effetto allucinogeno, e varietà di qualità decisamente più scarsa.
Vari studi scientifici hanno riqualificato la cannabis ed i suoi effetti, anche perché questo tipo di droga ha un basso effetto di assuefazione, e crea poca dipendenza, è quindi possibile utilizzarla in casi patologici che si protraggono a lungo nel tempo; viene infatti spesso utilizzata al posto della morfina nel trattamento del dolore cronico o del dolore dovuto a patologie quali tumori o malattie degenerative del sistema nervoso, in quanto la cannabis risulta meglio tollerata rispetto alla morfina.
Viene utilizzata anche nel trattamento di persone sottoposte a cure chemioterapiche, per alleviare i sintomi di nausea, vomito, capogiro, dovuti all’assunzione di farmaci chemioterapici.
La cannabis viene utilizzata anche nel trattamento di pazienti affetti da sclerosi multipla.
Alcune ricerche recenti sembra avvalorino l’ipotesi che i cannabinoidi siano utili anche per combattere alcuni tipi di tumore, di cui sembrerebbero fermare lo sviluppo.
In Europa la diffusione di prodotti a base di olio di canapa sta ricominciando anche in quanto alla base di alcuni progetti di sviluppo equo e solidale: in alcune zone dell’Africa e dell’America latina i terreni sono scarsamente adatti a coltivazioni di altro tipo. In queste zone la cannabis sativa viene coltivata per produrre materie prime per la produzione di saponi, vernici, cosmetici, prodotti emollienti, tessuti, biocarburanti, e foraggio per gli animali.