estratti acquosi
Gli estratti acquosi sono preparati a base di erbe officinali, lavorate in modo da estrarre i principi attivi attraverso l’acqua. In base alla tecnica di estrazione si distinguono in diverse tipologie.
L’estrazione dei fitocomplessi delle piante officinali avviene mediante diverse tecniche di lavorazione. Quando si riesce a estrarre i principi attivi, senza disperdere sostanze preziose, attraverso l’acqua, si parla di estratti acquosi. Quando tutto questo non è possibile, bisogna utilizzare dei solventi, che mischiati con acqua ne potenziano l’estrazione, in questo caso si parlerà di estratti alcolici e glicerici. In base al tipo di pianta da cui estrarre i principi attivi, si procederà con una specifica tecnica di estrazione, in alcuni casi bisogna utilizzare un mix di diverse tecniche di preparazione degli estratti vegetali. Conoscere molto bene le piante officinali e le loro componenti è essenziale per capire quale tipo di lavorazione apportare senza perdere i fitocomplessi.
Decotti e infusi
Gli estratti acquosi si distinguono in decotti, infusi e macerati. La diversa distinzione è data dal modo in cui le sostanze attive sono estratte e dall’uso che si decide di fare del prodotto finale.
Le tisane sono un prodotto molto conosciuto e facile da preparare, perché basta far bollire nell’acqua la parte secca della pianta. L’estratto secco per essere realmente efficace dovrebbe sempre essere usato intero o sminuzzato all’occorrenza, perché le parti polverizzate con il tempo disperdono i principi attivi e sono meno efficaci. Oltre alla tisana singola si possono creare anche dei mix utilizzando piante complementari con proprietà simili, bisogna però cercare di non utilizzare mai più di quattro o cinque estratti per volta, perché si rischia di annullare i benefici del prodotto. In base al tempo che la droga passa nell’acqua e in base alla parte che viene utilizzata, le tisane si distinguono in decotti e infusi.
I decotti si ottengono dalla macerazione di parti solide della pianta, fresche o già essiccate. Si utilizzano di solito radici, parti di corteccia e foglie intere, tutti elementi che non risentono del lungo processo di preparazione. Le parti intere sono messe in un contenitore di acqua fredda, che deve raggiungere l’ebollizione molto lentamente, una volta raggiunta non bisogna spegnere il fuoco, perché il preparato va lasciato cuocere fino a quando non si riduce almeno di un terzo del suo volume iniziale. Solo a questo punto si può spegnere, lasciare raffreddare e infine filtrare. Per le parti solide, come rami e radici, i tempi di cottura devono essere più lunghi di almeno dieci minuti rispetto alle parti molli, come foglie e gemme. Si tratta, quindi, di un tipo di estrazione molto lungo, che può durare anche diverse ore e va realizzato con piante non risentono di eccessivi sbalzi di temperatura. Si può preparare un decotto di ortica per depurare l’organismo, oppure un decotto di betulla per coadiuvare una dieta dimagrante. Con le radici di zenzero si può preparare un decotto per curare mal di gola e raffreddore.
L’infuso si realizza con piante che non possono stare molto nell’acqua, perché disperdono facilmente le loro sostanze volatili. Portata dell’acqua a ebollizione, si versa in un contenitore, dove è presente l’estratto della pianta e si lascia in infusione solo per qualche minuto prima di filtrare. Di norma per ogni 100 millilitri di acqua bisognerebbe utilizzare 5 grammi di droga, ma dipende molto anche dal gusto personale, se si vuole avere un infuso più intenso o leggero. In commercio gli infusi sono venduti anche in comode bustine di carta monodose dal peso di circa 2-3 grammi. Rispetto ai decotti per i quali è preferibile utilizzare parti intere della pianta, nel caso degli infusi le parti vegetali andrebbero sempre polverizzate o sminuzzate il più possibile, in modo da permettere una penetrazione maggiore dell’acqua nel composto. Tra gli infusi più conosciuti c’è quello di camomilla, che ha proprietà calmanti e rilassanti, o quello di finocchio, che aiuta a sgonfiare e drenare i liquidi in eccesso.
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I macerati attivano l’estrazione dei fitocomplessi attraverso l’acqua a temperatura ambiente. In genere la droga è fatta di mucillaggini vegetali, che restano inalterate per molte ore. La macerazione può durare un tempo variabile, dipende dalla pianta, alcuni tipi di macerazione vengono fatti in contenitori di vetro lasciati per diversi giorni al sole. Non tutti i macerati estraggono gli attivi in modo idrosolubile, per alcuni c’è bisogno di un’estrazione attraverso altri solventi di aggiunta.
I macerati possono essere classificati anche come idro-glicerici, perché pur rientrando nella categoria degli estratti acquosi, hanno bisogno dell’aggiunta della glicerina per riuscire a lavorare meglio la pianta. Quando la pianta non rilascia i principi attivi direttamente nell’acqua e questi non si solubilizzano, c’è bisogno di un solvente a base di glicerina vegetale. Preparata la parte del solvente con acqua e glicerina, si mette all’interno la droga fresca, possibilmente le parti più tenere della pianta e si lascia riposare per un determinato lasso di tempo. Per favorire la maggiore conservazione in alcuni casi s’inserisce all’interno del solvente anche una quantità minima di alcol che fa da conservante. Di solito il rapporto di proporzione tra doga e solvente è 1:20, per un grammo di droga occorrono 20 grammi di miscela di acqua e glicerina. Passati venti giorni si passa al filtraggio e alla conservazione. Questo preparato può poi essere utilizzato per assunzione orale o rappresentare la base per altri tipi di preparati come creme o prodotti fitoterapici. Molto utilizzato è, ad esempio, il macerato di centella asiatica, che si ottiene dalla lavorazione delle foglie polverizzate di questa pianta in acqua e glicerina. L’estratto è utilizzato come base per creme e cure fitoterapiche per la circolazione, contro gli inestetismi della cellulite e le adiposità localizzate.
Gli idrolati, invece, sono un derivato liquido degli estratti vegetali, ottenuto attraverso il vapore. Le parti idrosolubili delle piante a contatto con una corrente di vapore rilasciano la loro essenza profumata. Questo processo avviene durante la distillazione degli oli essenziali, ma è difficile da riprodurre in casa senza le giuste attrezzature. Gli idrolati sono altamente termolabili, vanno conservati con cura, ma sono anche molto ricchi di principi attivi e curativi. Gli idrolati sono ottimi come base per creme di bellezza o semplicemente come tonico per la pelle.
Gli estratti acquosi sono molto facili da preparare in casa, basta avere a disposizione la droga e della semplice acqua. Le tisane e i decotti aiutano ad alleviare piccoli fastidi, in più idratano e facilitano il drenaggio dei liquidi, eliminando le scorie. Possono essere bevuti caldi o freddi e sono una bevanda da sostituire alla semplice acqua. Uno svantaggio di questi prodotti è, però, la loro deperibilità. Le tisane e i decotti si ossidano facilmente e andrebbero consumati all’occorrenza, conservati per poche ore solo in contenitori di ceramica o porcellana, mai nella plastica e nel metallo.
I macerati hanno una buona funzione curativa, ma non vanno mai mischiati tra loro. Un altro svantaggio di questo preparato è rappresentato dalla presenza di una percentuale di alcol all'interno, indispensabile per la conservazione. Per questo non è particolarmente indicato per soggetti sensibili o che hanno problemi al fegato. Così com’è sconsigliata la preparazione in casa senza le dovute precauzioni igieniche.
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