Larice
Il genere Larix, a cui appartiene il larice delle nostre vallate alpine, conta circa una quindicina di specie di conifere, diffuse nell’emisfero boreale, sia in Europa ed Asia, sia in nord America; queste conifere sono di dimensioni medie e hanno una buona diffusione in Italia, allo stato selvatico; in gran parte dell’Europa settentrionale i larici vengono coltivati, per la velocità di sviluppo e l’ottima qualità del loro legno; in molte delle grandi foreste di conifere diffuse nelle zone fredde del globo i larici sono presenti in gran numero, spesso in maggioranza rispetto ad altre conifere. Sono alberi molto eleganti, con lunghi aghi, riuniti in piccoli mazzetti, di colore verde chiaro; i larici sono piante a foglie caduche, e in autunno tutti i loro aghi divengono di un favoloso colore arancione, dipingendo le vallate alpine, per poi cadere, lasciando gli alberi spogli durante tutto l’inverno. I larici producono fiori maschili e femminili sulla stessa pianta, i fiori femminili si notano in particolar modo perché nella maggior parte delle specie presentano brattee ampie, che nel larix decidua (quello presente in Italia) spesso sono di colore rosato o rosa acceso. Dopo l’impollinazione i fiori femminili danno origine a piccole pigne, che possono rimanere sulla pianta anche alcuni anni. Generalmente le specie disponibili in vivaio sono ibridi di più specie, spesso incrociati con il larice giapponese, questo perché solo alcune specie di larice sono resistenti al cancro del larice, una malattia abbastanza diffusa e grave, che porta i grandi alberi alla morte precoce. Sono alberi che possono raggiungere i 20-30 m di altezza, quindi se amiamo i larici è bene dotare la nostra casa di un ampio terreno in cui piantarli, non possono trovare posto in un piccolo giardino; inoltre sono alberi con esigenze decisamente alpine, quindi nel nostro giardino di città forse riusciremo a coltivare soltanto un piccolo larice bonsai.
E’ uno degli alberi secolari più apprezzati, per via della sua forma e dei suoi usi. Lo si ritrova in alta montagna, assieme ad abete, betulla e castagno. Particolarmente apprezzato per il suo legname, contribuisce anche a rinforzare il suolo. Stiamo parlando del larice, albero di notevoli dimensioni e, a differenza di altri, a foglia caduca. Per questa caratteristica, l’albero viene anche detto “deciduo” o “larice deciduo”. Una specie si definisce “decidua” quando perde le foglie in autunno.
Nome | nome comune Larice, nome botanico Larix decidua |
Famiglia | Pinaceae |
Genere | Conifere |
Tipo di pianta e portamento | Pianta arborea decidua o a foglia caduca |
Esposizione | Illuminata e al sole diretto |
Terreno | Lievemente acido, sciolto, fertile e ben drenato |
Morfologia | Tronco alto da trenta a quaranta metri, chioma piramidale e rami orizzontali poco fitti |
Foglie | Foglie verdi aghiformi tendenti al rosso e al giallo dopo il periodo vegetativo |
Fiori | Infiorescenze femminili ovali e allungate di colore rosso e infiorescenze maschili piccole e di colore giallo |
Fioritura | A primavera, tra marzo e maggio |
Frutti | Pigne |
Coltivazione | Facile |
Propagazione | Seme |
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Il larice, nome scientifico larix o “larix decidua” è un albero appartenente al genere delle conifere e alla famiglia delle pinaceae. Per alcune caratteristiche, lo stesso albero si presenta simile alla betulla ( habitat) e al castagno ( legno del tronco). In realtà, il larice è un albero unico e inconfondibile. Originario dell’Europa settentrionale, il larice popola le aree alpine e subalpine, ma anche vasti terreni da pascolo adibiti a zone boscose. Nelle zone alpine, l’albero dà vita ai cosiddetti lariceti, cioè a vasti boschi composti da alberi della stessa specie, mentre più a valle, il larice lascia spazio alla comparsa degli abeti, facendosi lievemente più rado. Questa differente diffusione dipende dagli habitat in cui l’albero si sviluppa. Nelle zone alpine, dove il larice riceve una maggiore irradiazione solare, lo sviluppo è più veloce, mentre a valle, a causa dell’ombra, la crescita diventa più lenta favorendo la comparsa di altre tipologie di alberi.
I Larici sono grandi alberi che si sviluppano in Italia nelle zone alpine, caratterizzate da estati fresche ed inverni molto freddi, con gelate persistenti; sono piante adattatesi a vivere in condizioni climatiche estreme, che difficilmente possono venire coltivate in giardino in pianura, neppure nel nord Italia, dove le estati sono comunque eccessivamente calde per queste piante. In montagna si sviluppano in luoghi aperti e soleggiati, con un terreno argilloso e compatto. Sviluppano un ampio apparato radicale fittonante, che si sviluppa in profondità, è quindi bene coltivarli in zone con terreni molto profondi e compatti.
Gli alberi di larice da poco a dimora necessitano di una buona umidità, soprattutto in estate, o difficilmente attecchiranno; visto che il loro apparato radicale si sviluppa molto in profondità, è bene annaffiare un giovane larice bagnando il terreno a fondo, in modo che la pianta venga invitata a spingere le sue radici nel terreno, piuttosto che ad ampliare il suo apparato radicale in larghezza; un albero come il larice deve avere un apparato radicale ben profondo, o non potrà sopravvivere ai freddi inverni alpini.
Gli esemplari adulti ormai a dimora da anni sono ben resistenti al freddo e alla siccità, e possono rimanere senz’acqua per settimane.
In natura queste piante si sviluppano nel sottobosco, con una alta umidità per la gran parte del tempo, e scarsa insolazione diretta; se decidiamo di seminare un larice, per preparare un bonsai, sarà bene tenere il semenzaio costantemente umido, e in posizione ombreggiata.
Se amiamo in modo particolare i larici e intendiamo coltivarne uno, la nostra scelta andrà per una pianta molto simile al larice, di origine Asiatica, lo pseudolarix amabilis, si tratta di una conifera decidua, diffusa in Cina e in Giappone, appartenente ad un genere molto simile a quello del larice; ha crescita molto lenta, e difficilmente supera i 20 metri di altezza se coltivata in giardino; questa conifera non teme il caldo e la siccità quanto il larice, rappresenta quindi un buon compromesso per il giardino in pianura.
L’aspetto generale è sempre quello di un albero maestoso, con aghi morbidi e non acuminati, riuniti in mazzetti, che divengono dorati in autunno, prima di cadere; solo che le foglioline di questo albero sembrano arcuate e sono leggermente più corte rispetto a quelle del larice europeo.
I Larici di tutte le specie vengono coltivati per utilizzarne il legno, in particolare nell’edilizia e per produrre mobilio o strumenti musicali.
Oltre a questo utilizzo il
legno di larice e gli aghi contengono oli utilizzati per produrre vernici.
Gli oli essenziali di larice e i principi attivi in essi contenuti vengono utilizzati anche in erboristeria per il loro potere antisettico. Con il larice si preparano prodotti per uso topico ed anche per utilizzo sistemico, contro infezioni alle vie urinarie e respiratorie.
Il larice è compreso anche tra i sette principali fiori di Bach, utilizzato per coloro che hanno poca fiducia in se stessi.
Il larice si presenta con un tronco dritto e diffusi rami orizzontali. L’albero può raggiungere anche la ragguardevole altezza di quaranta metri. Le sue foglie sono ad ago, lunghe circa quattro centimetri e riunite in fasce di quaranta aghi. Queste ultime, durante il passaggio dalla primavera all’autunno, assumono una colorazione giallo-rossastra che crea delle piacevoli suggestioni cromatiche. La chioma del larice è poco fitta e piramidale. L’albero è molto longevo e negli ambienti adatti può raggiungere anche i mille anni di vita. La lunga durata dell’albero dipende dal clima, più questo è freddo e luminoso, più la specie diventa longeva. In altri ambienti, invece, il larice può vivere di meno, con esemplari che a volte raggiungono gli ottanta anni, a volte i centocinquanta, fino a un massimo di quattrocento anni. Il tronco del larice si presenta grigio scuro negli esemplari giovani, poi fessurato e di colore rossastro in quelli più vecchi.
I fiori del larice compaiono prima delle foglie, generalmente tra marzo e maggio. Le infiorescenze femminili sono ovali, allungate e di colore rosso, quelle maschili, invece, sono piccole, corte, di colore giallo ed esteticamente poco rilevanti. Dai fiori maturi, in estate, si sviluppano delle piccole pigne, i frutti del larice, che matureranno durante l’autunno. Questi frutti, grandi da due a quattro centimetri, contengono dei piccoli semi alati.
Il larice è conosciuto e apprezzato soprattutto per il suo legno. Quest’ultimo viene considerato come uno dei più pregiati e di migliore qualità. Solido, resistente, compatto e profumato, il legno del larice veniva anticamente usato per costruire le baite montane. Per la sua solidità, il legno del larice svolge anche un’utile funzione ambientale, contribuendo a rafforzare la solidità del suolo e ad evitare il rischio di frane. Il legname del larice si presenta con un durame rossastro, un albume giallo e con anelli di accrescimento ben visibili. La massa volumetrica del legno di larice è di 6,6 quintali per metro cubo. Da un lariceto di un ettaro si possono ricavare circa 500 metri cubi di legname. Per il suo pregio e la sua utilità, il legno di larice è stato usato per costruire case, stalle, fienili e per creare strutture di difesa del suolo e paravalanghe. Oggi, il legno di larice viene usato per la costruzione di serramenti, infissi, rivestimenti, mobili e pali. Da questo materiale si ricava pure una resina usata per le sue proprietà medicinali.
La qualità del legno di larice dipende anche dalla varietà di albero da cui questo viene ricavato. In natura si contano tre principali varietà di larice da cui si ricava il legno: larice europeo, larice siberiano e larice dahurica. Il larice europeo ( larix europea) si estende in modo discontinuo dalle Alpi agli Urali, il larice siberiano ( larix sibirica) si estende nella zona più orientale, verso la Siberia, appunto, dove è presente anche il larice o larix dahurica. Le caratteristiche botaniche delle diverse varietà di larice sono praticamente identiche, con qualche lieve differenza nella qualità del legno. Il migliore, in tal senso, sembra essere il larice siberiano. Quest’albero, vivendo in zone particolarmente fredde, sviluppa una corteccia più resistente e con anelli di accrescimento piccoli e ben delineati. La qualità del legno di larice si riconosce proprio dalla grandezza degli anelli: più sono piccoli, più elevata è la qualità del legno. Le varietà di larice sono molto numerose, circa quindici. Alcune sono originarie dell’Asia, altre dell’America del Nord.
Scheda principali varietà |
| Altezza | Diffusione | Tipo legno |
Larix europea | 25-45 m | Europa centrale - Alpi | Anelli grandi |
Larix sibirica | 20-50 m | Est della Russia | Anelli piccoli |
Larix dahurica | 10-30 m | Est Siberia, nordest Cina e Mongolia, Corea del nord | Anelli piccoli |
Il larice necessita di esposizioni ben soleggiate e al sole diretto. L’ombra, infatti, non solo ne rallenta la crescita, ma provoca anche la precoce caduta dei rami e delle foglie. La temperatura ideale per il larice può essere anche abbastanza fredda. La pianta, infatti, essendo una specie tipica delle zone alpine, riesce a resistere ai rigori invernali, al vento e al gelo. Stranamente, il larice sembra resistere anche alle alte temperature.
Il larice è un albero capace di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno e substrato. Per favorire lo sviluppo degli esemplari giovani appena trapiantati, si consiglia invece un terreno leggermente acido,sciolto, fertile e ben drenato. Per aumentare l’acidità del terreno, si può interrare un po’ di torba ai piedi della pianta.
Il larice non necessita di irrigazioni. Le sue radici e la sua chioma riescono, infatti, a sfruttare abilmente l’acqua fornita dalle piogge. Le annaffiature sono necessarie solo occasionalmente per gli esemplari giovani e in caso di estati particolarmente aride e secche.
Il larice va concimato solo in fase di impianto. La messa a dimora della pianta avviene di solito in primavera. In questa occasione, si interra dello stallatico maturo ai piedi del tronco. La concimazione con lo stallatico si può effettuare annualmente, a primavera, per rendere più fertile il terreno. Se questo si presenta già fertile e sciolto, l’intervento non è necessario. Il larice è un albero che non necessita di potatura. Questa è stata spesso praticata in occasione di indiscriminate operazioni di deforestazione. I tagli indiscriminati tendono però a decapitare gli alberi privandoli della chioma. Questi tagli sono non solo inutili ma tendono a indebolire la pianta e lo stesso terreno che essa sostiene. La potatura può essere necessaria per i larici delle vallate montane. In questi ambienti, gli alberi maturi, ricevendo poca luce, tendono a perdere naturalmente i rami. Tagliare consistentemente tutti i rami che creano ombra, permette, invece, di diffondere una luminosità maggiore che favorisce la comparsa di larici nuovi.
In caso di clima troppo caldo ed eccessiva umidità, il larice può essere attaccato da funghi. Purtroppo, le malattie fungine tendono ad estendersi su tutta la pianta e a quelle vicine. In caso di patologia conclamata, conviene sradicare subito l’albero infetto. Il larice può essere attaccato anche dagli afidi o pidocchi del larice. Questi insetti sono simili agli afidi del cedro e si sviluppano in climi particolarmente caldi e secchi. Talvolta, il larice di alta montagna può essere colpito da un altro parassita, la Zeiraphera diniana, che causa la quasi completa defogliazione della chioma. L’albero, tuttavia, riesce a resistere all’attacco e a riprendersi in breve tempo.
Il larice si propaga solamente per seme. La diffusione della pianta avviene proprio grazie ai semi trasportati dal vento. Dopo la maturazione dei frutti, gli stessi semi si possono interrare in un vaso riempito con torba e sabbia in parti uguali. La semina si effettua a primavera, mentre il trapianto delle piantine in un altro vaso si effettua in autunno, meglio nel mese di novembre. Questo trapianto, di solito, avviene nell’autunno successivo alla semina, o, in caso di clima troppo caldo, dopo due anni dalla semina e sempre in autunno. La messa a dimora (a pieno campo) degli alberi adulti avviene invece dopo molti anni dalla coltivazione in vaso. Se si desidera avere dei larici già adulti, conviene ricorrere al trapianto di piante esistenti e non alla semina.
Il nome del larice deriva dal latino lares, che anticamente si riferiva ai geni protettori del focolare domestico e del matrimonio. Come il matrimonio, il larice è verde a primavera e giallo oro con la maturità. Questo cambio di colorazione è stato spesso associato alle nozze d’oro, che si celebrano dopo 50 anni di matrimonio. Il larice è stato considerato da sempre il simbolo della robustezza e dell’eleganza. Il legno dell’albero, resistente a qualsiasi tipo di marcescenza, nel Medioevo e nel Rinascimento venne anche usato dai Veneziani per costruire le fondamenta di palazzi, navi e chiese. Nelle descrizioni letterarie, i rami del larice, che con il sole primaverile emanano intensi bagliori di luce, vengono identificati proprio con i raggi del sole.
Il larice è un albero resinoso. Dal suo tronco, infatti, si estrae una resina usata come cicatrizzante e antisettico sia per gli esseri umani che per il bestiame. La stessa resina si ricava praticando dei fori sul fusto o raccogliendola dalle piante tagliate. Gli usi terapeutici della resina provengono dalla medicina popolare. Occasionalmente, la resina di larice è stata usata per produrre pomate curative per la pelle. Sembra anche che il balsamo estratto dalla foratura dei tronchi abbia effetti benefici per i foruncoli della pelle, per le malattie respiratorie e per i reumatismi. Le terapie a base di estratti vegetali vanno però prescritte solo da medici esperti.
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