Equiseto - Equisetum hyemale
Pianta acquatica sempreverde diffusa in gran parte dell'emisfero boreale. Produce grossi rizomi sotterranei che si sviluppano costituendo ampie colonie; dalle radici carnose si dipartono sottili fusti eretti, alti anche 120-150 cm, caratterizzati da una fascia argentata, seguita da una scura, agli internodi, che segnano vistosamente la superficie ruvida, verde brillante dei fusti; talvolta presentano brevi ramificazioni agli internodi, dove spesso sono anche presenti foglie arrotolate lungo il fusto. Sui fusti in estate sono presenti corte spighe ovali che portano le spore.
L’equisetum è una pianta molto diffusa in tutti gli ambienti caratterizzati da alta umidità del suolo.
Alcune specie appartenenti a questo genere sono considerate per lo più delle infestanti (come l’equisetum arvensis). Altre, come l’equisetum hyemale, comune anche allo stato spontaneo, sono invece impiegate con successo nella realizzazione di zone umide all’interno dei giardini. Gli alti steli eretti, che crescono molto fitti, sono belli in ogni stagione, grazie alla loro colorazione verde vivace che permane anche in inverno. La verticalità, inoltre, è un elemento in grado di creare un gradevole contrasto con altre foglie più ampie ed arrotondate, donando un aspetto moderno e “architettonico” agli spazi all’aperto.
L'equiseto cresce senza problemi sia al sole, sia all'ombra; preferendo comunque luoghi luminosi. Non teme il freddo e infatti si trova anche allo stato selvatico in molte regioni della penisola italiana; volendo si può coltivare anche in appartamento, mantenendola in vasi colmi di acqua.
L’equiseto invernale cresce bene in terreni piuttosto ricchi, ma leggeri, con un pH da neutro a subacido. Potendo scegliere l’ideale sono quelli dove la sabbia risulti predominante.
Elemento indispensabile è l’umidità a livello delle radici. Possiamo scegliere di inserirlo sulle sponde di uno specchio d’acqua, oppure all’interno. Le radici crescono ottimamente quando sono immerse a circa 10 cm dalla superficie.
Non è esigente per quanto riguarda l’esposizione. Certamente la crescita è più vigorosa in pieno sole (avendo a disposizione molta acqua) o a mezz’ombra, ma un’ombra luminosa non sarà causa di deperimento.
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Queste piante amano le zone umide, gli stagni e le marcite, dove l'acqua è abbastanza bassa e ferme; sono molto adatte ad essere piantate sulle rive di piccoli giardini acquatici. Non necessitano di fertilizzazione, e preferiscono terreni abbastanza ricchi e profondi. Data la rapida e notevole crescita dei rizomi sotterranei è opportuno limitarne lo sviluppo estirpandone periodicamente una parte, per evitare che divengano infestanti.
L’EQUISETO D’INVERNO IN BREVE |
Tipo di pianta | Perenne erbacea, sempreverde |
Altezza/larghezza | Fino a 60 cm/fino a 40 cm |
Coltura | Molto rustico |
Manutenzione | bassa |
Necessità idrica | alta |
Crescita | Veloce/invasiva |
Rusticità | Molto rustica |
Esposizione | Pieno sole, mezz’ombra, ombra luminosa |
Terreno | Sabbioso, ricco |
pH | Da neutro a subacido |
Propagazione | Divisione del rizoma |
Uso | Sul bordo o sulla riva di specchi d’acqua, in vasi con riserva idrica |
Messa a dimora | Autunno-primavera |
questa pianta, come le felci o i funghi, si riproduce liberando nell'aria delle spore; per la difficoltà di reperimento e di utilizzo delle spore stesse solitamente si procede alla propagazione dell'equiseto per divisione dei cespi di rizomi. È sufficiente dissotterrare le radici e prelevarne una parte con un coltello affilato, la nuova pianta così ottenuta va subito posta a dimora.
Queste piante sono molto rustiche e difficilmente vengono attaccate da parassiti o da malattie.
L’equisetum hyemale (equiseto d’inverno o rasperella) è una pianta molto diffusa come endemica in tutto il nostro continente, anche se è più facile trovarlo nei paesi dell’Europa settentrionale e orientale. Si può tuttavia riscontrare anche in altre aree del globo, come nel continente americano e asiatico, in particolare dove il clima risulti temperato.
Per svilupparsi e diffondersi richiede un ambiente umido con suolo sabbioso e piuttosto povero, dal piano fino anche a più di 2500 m sul livello del mare. Risulta infatti molto resistente alle basse temperature, mantenendo, tra l’altro, gli steli intatti e sempre di un bel colore acceso. Non è raro che riesca a sopravvivere anche in piccoli bacini d’acqua, dove la superficie risulti completamente ghiacciata.
Proprio per questa ragione il suo nome è equiseto d’inverno, per distinguerlo da altre specie (come l’arvensis) che, durante la stagione fredda, perdono completamente la parte aerea.
La parte ipogea è composta da lunghi rizomi da cui si dipartono, da ogni nodo, steli sotterranei (anch’essi dotati di radici) e steli aerei. Proprio questa struttura è la causa della sua incredibile resistenza e capacità di colonizzare ampie aree.
Gli steli non sono ramificati, ma appaiono spessi e rigidi, di un bel verde scuro luminoso. Possono raggiungere i 60 cm di altezza. Sono circondati, a distanza regolare (da 3 a 10 cm) da anelli color crema e nero. Questo li rende simili, dal punto di vista estetico, al bambù.
Una caratteristica interessante è la forte concentrazione di silicio al loro interno che li rende molto rigidi e particolarmente resistenti ai diserbanti (che non riescono a penetrare in profondità). In passato questa peculiarità veniva sfruttata in svariati modi. Era molto comune impiegarli al posto della carta vetrata, per levigare o lucidare manufatti in legno o metallo.
Gli equiseti, a differenza della maggio parte delle piante, non producono né infiorescenze né semi. Questo perché si sono evoluti pochissimo dal momento della loro comparsa (circa 400 milioni di anni fa). La grande famiglia delle Equisetaceae era un tempo molto diffusa, soprattutto durante il periodo Carbonifero. Ne facevano parte specie di grandi dimensioni che arrivavano a formare vastissime foreste.
Le specie rimaste oggi sono più contenute, ma la maniera di diffondersi è rimasta la stessa, molto simile anche a quella delle felci (altre piante molto antiche). Producono in cima ad alcuni specifici steli dei coni il cui colore va dall’arancione al marrone scuro, in corrispondenza della primavera e dell’estate. Vengono detti stroboli: rilasciano nell’aria delle spore che saranno poi fecondate nel momento in cui toccheranno terra o entreranno nell’acqua.
Specie o varietà | Descrizione | Altezza | Coltivazione | Caratteristiche |
Equisetum hyemale | Erbacea con steli sempreverdiPortamento eretto con anelli bianchi e neri e stroboli arancioni | 60 cm | Fino a 10 cm di profondità Suolo umido | Ideale per giardini orientali o architetturaliMolto robusto e rusticoMeno invasivo di altri |
Equisetum hyemale 'Japonicum' | Molto simile al precedente, ma di un verde più tenue.Gli steli appassiscono quando si raggiungono i -10°C | Fino a 90 cm | Sopporta suoli leggermente calcarei | Molto simile al precedente, ma con sfumature aranciate in inverno. |
Equisetum hyemale var. robustum | Steli semipersistenti, fino a -10°CGli steli giovani hanno gli anelli leggermente rosati | Fino a 120 cm | Molto invasivoIdeale per la riva | Più alto e robusto della specie |
Equisetum scirpoides | Molto rustico Pianta nana, ma che si espande velocemente | Fino a 15 cm | Substrato acido, anche a più di 10 cm di profondità | Tappezzante per piccoli specchi d’acquaSopporta il ghiaccio |
Equisetum camtschatcense | Rustico e sempreverde | Fino a 150 cm | Vuole suolo sempre ben umidoMolto invasivo | Molto grandeAdatto a composizioni floreali |
Equisetum fluviatile | Rustico fino a -10°CSteli fini verde chiaro, meno rigidi | Fino a 60 cm | Molto invasivo, va contenuto efficacemente | Meno architetturaleI getti giovani sono aranciati |
Equisetum telmateia | Rustico fino a -10°C, poi caducoSimile all’arvensis, ma più rigido e spessoProduce steli sterili in estate, con diramazioni | Fino a 120 cm | Molto invasivoAdatto a grandi specchi d’acqua | Molto decorativo per il colore bianco dei suoi steli e l’abbondanza di steli secondari che danno all’insieme un aspetto piumoso |
Un tempo l’equiseto non era assolutamente considerato una pianta decorativa, data la sua diffusione, anche eccessiva, allo stato spontaneo.
La tendenza si è invertita quando si sono diffusi i giardini ad ispirazione orientale, in stile giapponese o zen. Si cominciò ad apprezzarne l’ estetica sobria e al contempo molto architetturale. Era inoltre molto semplice da inserire in spazi contenuti, ma da riempire velocemente, e bisognosi di ornamento in ogni stagione .
La sua presenza è diventata addirittura indispensabile nell’ambito di zone acquatiche o palustri.
Crea bei contrasti quando viene abbinato alle felci o alle soleirolie, che condividono le stesse esigenze di suolo ed esposizione.
È per di più un’ottima soluzione per capienti vasi su balconi o terrazzi, dall’aspetto contemporaneo, a patto che risultino a tenuta d’acqua.
L’inserimento di questa pianta può essere effettuato in primavera o in autunno. La prima opzione è da preferire nel caso viviamo in una zona con inverni freddi.
Sulla riva di un laghetto è bene impiantare fino a 5 esemplari per m2: in questa maniera si otterrà, in breve tempo, un cespuglio denso e molto decorativo
In acqua invece è bene inserire le piantine in appositi vasi riempiti con terriccio adatto. Inseriamoli ad una profondità massima di 10 cm. La densità ideale è sempre di 5 esemplari a m2.
In vaso optiamo per un contenitore profondo e largo almeno 40 cm. In commercio si trovano prodotti studiati appositamente, muniti sul fondo di una grande riserva d’acqua. Riempiamo lo spazio rimanente con terriccio per piante verdi addizionato di abbondante sabbia.
Trattandosi di una pianta fortemente invasiva è, in piena terra, caldamente consigliato approntare delle barriere (profonde almeno 30 cm nel terreno) che blocchino l’espansione dei rizomi.
È un vegetale piuttosto autonomo. Per preservarne la bellezza è consigliato dedicarsi di tanto in tanto all’eliminazione degli steli storti, danneggiati o secchi, tagliando a circa 10 cm dalla base.
Controlliamo inoltre sempre che gli esemplari non escano dalla zona che abbiamo assegnato loro.
Come abbiamo detto gli equiseti non producono semi. L’unica maniera pratica di ottenere piante nuove è dedicarsi alla divisione dei rizomi. Bisogna estrarre l’apparato radicale e ricavarne delle sezioni dotate ognuna di radici e di steli.
Questa operazione si effettua di solito in primavera o in estate, evitando però i mesi più caldi.
L’equiseto d’inverno è la specie che si trova più facilmente in commercio. Visto l’apprezzamento che ha trovato questa pianta negli ultimi anni i ricercatori hanno però selezionato e inserito in catalogo varietà altrettanto interessanti che vale la pena di prendere in considerazione nel momento in cui progettiamo il nostro specchio d’acqua. Alcuni sono dotati solo di steli nudi, altri ne sviluppano di secondari dando all’insieme un aspetto “vaporoso”.
Dagli equiseti, e in particolare dal comunissimo equisetum arvensis, si può ottenere un estratto da impiegare come concime per le piante. Il forte tenore in silicio, infatti, è di aiuto per le piante deboli o debilitate.
Si procede facendo macerare un kg di steli in dieci litri di acqua piovana per circa due settimane.
Pare sia anche efficace per prevenire l’avvento di crittogame.
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L’equiseto è una pianta erbacea perenne molto antica e diffusa in quasi tutto il globo ad eccezione di Australia e Anta
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