Faggio - Fagus sylvatica

Generalità

Il faggio è un albero, diffuso in Europa e in Italia anche allo stato selvatico, che può raggiungere, in età adulta, i 25-30 m di altezza. Tipicamente è una pianta presente nei boschi collinari delle Alpi, o nelle zone fino ai 900-1000 metri sull’Appennino; difficilmente si trova nei giardini, anche se alcuni faggi trovano posto nei parchi cittadini, ed esistono varietà di dimensioni contenute, adatte anche ai giardini, che siano comunque grandi: questo albero non è adatto ad essere coltivato in un minuscolo giardino familiare. Tipicamente i faggi si trovano in boschi costituiti soltanto da questa essenza, chiamati faggete, oppure in boschi misti, dove sono presenti anche querce o abeti. Esistono circa una decina di specie di faggio, ma in Italia ed Europa ne è diffusa soltanto una, Fagus sylvatica, detto anche faggio europeo; le altre specie sono diffuse in Asia e nord America. Si tratta di alberi grandi, con un ampio fusto eretto, con corteccia liscia, di colore grigio; l’impalcatura dei rami crea una chioma ampia, leggermente ovale; in primavera produce dei piccoli fiori femminili, tondeggianti, ed i fiori maschili riuniti in amenti penduli, sbocciano nel periodo in cui l’albero, caducifoglie, produce le prime foglie primaverili. In estate ai fiori seguono i frutti, delle specie di ricci, muniti di aculei morbidi, di forma tondeggiante, che al loro interno contengono due piccole noci.
Faggio

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Alcune specie di Faggio

Fagus sylvatica

Faggio Questa specie di faggio è riscontrabile nei boschi di tutta Europa, dall’Italia fino alla Norvegia; nonostante la specie sia una sola, esistono alcune differenti varietà di fagus sylvatica, che si differenziano spesso solo per la forma o il colore del fogliame. Molto diffuso nei parchi Fagus sylvatica purpurea (o atropurpurea), che presenta fogliame di colore rosso cupo, per tutta la stagione vegetativa; o Fagus sylvatica roseo marginata, che ha foglie verdi, con margini rosati, o purpuree, con margini rosati, decisamente molto decorativo. In vivaio possiamo anche trovare alcune varietà nane, ovvero il cui sviluppo rimane più contenuto, e non supera i 12-15 m di altezza; tali varietà sono tipicamente pendule, e quindi, oltre alle dimensioni, anche il portamento è assai diverso rispetto a quello della specie botanica; abbiamo quindi Fagus sylvatica atropurpurea pendula, e Fagus sylvatica pendula. I rami e il fogliame di queste due varietà di faggio tendono verso il basso, dando un aspetto decisamente particolare all’insieme. Molto diffusi anche Fagus sylvatica heterophylla, detto anche “Asplenifolia”, che ha foglie più minute, con margine ondulato, molto decorative e piacevoli.

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Fagus grandifolia

Faggio grandifolia Nelle foreste degli Stati Uniti il faggio più diffuso è Fagus grandifolia, che si differenzia da quello europeo per il fogliame, di dimensioni decisamente maggiori, ovali, e con margine dentellato. Si tratta di una specie ben resistente all’ombra, che quindi trova post in foreste già formate e ben insediate. Troviamo anche la varietà Fagus grandifolia caroliniana, con fogliame leggermente diverso, e la varietà mexicana, che viene talvolta trattata come specie a se stante.


Coltivare i faggi

Faggio crenata I faggi in Italia vivono allo stato naturale, ma solo in zone abbastanza fresche, temono infatti le stagioni molto calde e siccitose, che possono costringerci ad annaffiare anche alberi a dimora da tempo; nei giardini troviamo spesso solo le varietà particolari, con fogliame colorato, o quelle di dimensioni contenute, pendule. Questi alberi, una volta ben insediatisi nel terreno di coltivazione, tendono a nona vere alcuna necessità, accontentandosi dell’acqua delle piogge. Quando poniamo a dimora un piccolo albero, però, dobbiamo sostenerlo fino a che non ha prodotto un buon apparato radicale, oppure andremo incontro all’insuccesso. Prima di tutto è bene scegliere una zona al sole, o a mezz’ombra (soprattutto se viviamo in un luogo caratterizzato da clima molto caldo in estate), dove prepareremo, con circa una settimana di anticipo, una buca di impianto, lavorando bene il terreno, mescolandolo a stallatico, ed eventualmente sabbia se è necessario aumentare il drenaggio. I faggi vivono bene in un terreno abbastanza neutro, ben drenato, profondo e ricco. Anche se abbiamo scelto di mettere a dimora un esemplare di una varietà nana, ricordiamoci che “da grande” raggiungerà anche i 12-15 metri di altezza, con una chioma abbastanza ampia, e quindi cerchiamo per il nostro albero una zona consona anche per gli anni a venire. Dopo aver posto a dimora il giovane albero, posizionandolo alla stessa profondità a cui era in vivaio, ricordiamoci di compattare bene il terreno con i piedi, per donare stabilità al futuro albero. Annaffiamo bene, e poniamo in opera dei tutori, che permetteranno al faggio di svilupparsi dritto e di non temere il vento. Nei primi ani di via sarà opportuno annaffiare la pianta durante i periodi di siccità estiva; trattandosi di una pianta a foglie caduche, che entra in riposo vegetativo all’arrivo del freddo, le cure nei mesi invernali sono nulle. I faggi vengono lasciati liberi di svilupparsi, in quanto hanno crescita abbastanza lenta, e tendono ad assumere naturalmente forme equilibrate; per questo motivo difficilmente si potano, a meno di non dover asportare rami rovinati dalle intemperie, o spezzatisi durate un temporale.


Malattie del faggio

Faggio sylavatica i faggi vengono spesso attaccati da parassiti animali; questi attacchi sono tanto più preoccupanti quanto più è giovane l’albero; oltre a questo, alberi posti in luoghi non idonei al loro sviluppo tendono a mal sopportare i parassiti, che possono casare danni anche molto gravi. Ni boschi, nelle faggete, difficilmente dei parassiti animali portano alberi vetusti alla morte.

Tipicamente in primavera i faggi vengono attaccati dagli afidi, che si insediano sui giovani germogli e sui fiori. Coleotteri e ditteri spesso si annidano sui giovani rametti, cibandosi sia delle foglie, sia delle radici, causando danni anche molto gravi. Anche nei boschi a dimora da lungo tempo si può manifestare la carie del legno, un fungo che intacca il tessuto legnoso dell’albero, causando zonature grigie sui rami e presenza di funghi all’esterno. Anche l’oidio spesso si sviluppa, sul fogliame nei mesi primaverili, caratterizzati da clima fresco e umido, e forte escursione termica. Nei giovani alberelli e nei semenzai i faggi vengono attaccai anche dal marciume radicale o del colletto, amplificato e favorito nel suo sviluppo da un terreno molto compatto e sempre umido o inzuppato di acqua. Gli alberi vetusti, nelle faggete italiane, in genere non risentono degli attacchi dei parassiti, perché in genere tali parassiti non riescono a causare danni sufficientemente ampi da preoccupare un grande albero. Diverso è il problema se ci troviamo in un giardino casalingo, con un giovane esemplare di faggio, che andrà quindi curato tempestivamente, per evitarne la morte. Condizioni di coltivazione non idonee possono favorire lo sviluppo dei parassiti, che dilagheranno più rapidamente sull’albero.


Faggio - Fagus sylvatica: Il faggio, interesse commerciale

Faggio I faggi sono molto presenti in Italia, allo stato selvatico, anche perché questo albero venne utilizzato decenni orsono per il rimboschimento delle aree collinari e montane un tempo adibite all’agricoltura. Si scelse il faggio in alcune zone in quanto il legno di questo albero viene considerato pregiato, in quanto viene utilizzato per costruire strumenti musicali (pianoforti, violini, tamburi), e calci di fucile.

Il legno è denso e resistente, e un tempo i faggi venivano utilizzati per costruire le traversine della ferrovia, ovvero quei pali che tengono distanziate le due rotaie, oggi sostituiti da traversine in cemento o altro materiale.

I frutti sono contenuti in una sorta di mallo, velenoso; i semi simili a mandorle in esso contenuti vengono ancora utilizzati, in alcune zone, come fossero frutta secca; il sapore è abbastanza particolare, amarognolo, accentuato dalla tostatura dei semi.

Nel periodo della seconda guerra mondiale, le faggiole venivano tostate e macinate, e utilizzate per preparare il caffè, o meglio, il cosiddetto succedaneo del caffè. Per motivi oggigiorno ignoti, il prodotto veniva chiamato Fago, e la gran parte dei suoi utilizzatori lo consideravano di origini esotiche, e non immaginavano provenisse dai boschi europei.


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