Alchechengi - Physalis alkekengi
Nome: Physalis alkekengi
Famiglia: Solanacee
Nomi comune: chichingero, ciliegine, fiasche de corai, vingenze
Habitat: in zone ombreggiate nei sottoboschi, fino ad una altezza di 1300 - 1500 mt.
Parti usate: le bacche, prive del peduncolo e del calice
Famiglia e Genere | Fam. Solanaceae, gen. Alkekengi franchetii o pubescens |
Tipo di pianta | Annuali o perenni erbacee decidue |
Esposizione | Sole o mezz'ombra |
Rusticità | Scarsa |
Terreno | Sciolto,calcareo e permeabile |
Colori | Arancione |
Coltura | Mediamente facile |
Fioritura | Estate |
Altezza | Al massimo 1,2 m, in genere 50 cm |
Propagazione | seme, divisione |
Raccolta: quando sono bene mature nel mese di agosto
Conservazione: fare essiccare in forno a temperatura moderata, poi conservare in recipienti chiusi e bui.
Proprietà: anituriche, deprurative, diuretiche, emollienti, rinfrescanti, antinfiammatorie.
Uso: Interno con succo fresco, infuso.
Note: altri utilizzi: per impacchi contro infiammazioni, far bollire in un litro d'acqua 100 grammi di frutti, applicare sulla zona interessata.
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Le piante in coltivazione sono originarie delle zone calde o temperate del continente americano. Alcune specie però sono anche autoctone. Il loro nome fa riferimento all’involucro che racchiude il frutto. Physalis infatti deriva dal greco e significa “bolla” o “pieno d’aria”. I suoi nomi popolari sono: palloncini, chichingero, vigenze, lanterne cinesi.
Sono piante annuali o perenni appartenenti alla famiglia delle solanacee (come i pomodori e le patate). Possono avere un portamento sia eretto sia strisciante. Le varietà perenni sono quelle più interessanti dal punto di vista orticolo (ma meno dal punto di vista gastronomico). La loro fioritura avviene in estate. Bisogna sottolineare che i fiori, campanulati, risultano per lo più insignificanti e poco decorativi per il giardino. Il loro colore è giallo (con qualche riflesso violaceo) e assomigliano molto a quelli di peperone. Ciò che rende queste piante preziose è invece l’involucro a forma di lanterna rosso o arancione che si sviluppa intorno al seme verso la fine dell’estate. Mano a mano che va a disfarsi ci lascerà intravedere il seme interno attraverso una delicata rete di nervature. Le foglie sono semplici o finemente incise, triangolari, verde medio. In alcune specie sono pelose, in altre lisce.
Gli alchechengi sono piante piuttosto adattabili. Crescono bene sia al sole sia all’ombra (anche se, al Nord, è decisamente preferibile una posizione ben soleggiata). Non sono neanche molto esigenti in fatto di terreno. Per avere però degli ottimi risultati bisogna dar loro un terreno calcareo ben permeabile all’acqua, evitando i ristagni idrici.
Tutte le varietà in coltivazione sono piuttosto sensibili al freddo e soprattutto alle gelate. È meglio quindi seminarle in lettorini caldi o almeno in serra e una volta poste a dimora proteggerle molto bene in inverno con una pacciamatura di foglie o letame maturo. Se gli inverni fossero troppo rigidi può rendersi necessario riseminare ogni anno trattando quindi la pianta come un’annuale.
Sono piante che necessitano di irrigazioni abbastanza frequenti (specie se ben esposte al sole).
Se sono in vaso è bene evitare che il terriccio si asciughi troppo. Allo stesso molto è bene intervenire almeno due volte a settimana se le piante sono in piena terra. È però altrettanto importante evitare ristagni idrici che potrebbero portare dei marciumi ai rizomi. Questi si presentano più facilmente nella coltivazione in vaso: è quindi necessario predisporre sul fondo del contenitore un buon strato di argilla espansa o ghiaia in maniera da favorire il deflusso dell’acqua in eccesso.
Come per tutte le solanacee la concimazione è molto importante. Al momento della messa a dimora è necessario porre sul fondo della buca qualche manciata di stallatico maturo, ottimo come concimazione di fondo. Per ottenere buoni risultati, sia che coltiviamo le varietà puramente decorative sia se stiamo crescendo quelle che danno frutti eduli, è bene somministrare ogni 15 giorni un concime liquido con un alto tenore di potassio. Questo stimolerà l’abbondante produzione di fiori e di conseguenza di lanterne contenenti i frutti che risulteranno in definitiva anche più gustosi. La loro coltivazione non differisce particolarmente da quella dei pomodori.
Il metodo più utilizzato per la riproduzione è la semina.
Questa va effettuata a fine inverno in un luogo riparato. I semi devono essere mescolati a sabbia per distribuirli uniformemente (sono molto piccoli). Prima vanno seminati in lettorino, coperti con terriccio leggero o vermiculite (germineranno nel giro di una-due settimane), per poi ripicchettarli in alveoli. È importante mantenere sempre il terriccio umido e una temperatura intorno almeno ai 15° C.. È meglio esporre gli alveoli alla luce e aspettare che arrivino almeno a 10 cm di altezza (più o meno quando hanno prodotto la quinta foglia) prima di trapiantare a dimora. La distanza ideale tra una pianta e l’altra è di 60 cm (specie per le varietà eduli). Per la franchetii invece sono sufficienti 30 cm. È una pianta che, nelle giuste condizioni, si espande molto facilmente attraverso rizomi. È quindi semplice riprodurla per divisione del cespo. È sufficiente inserire la vanga in un punto dividendo la porzione con un colpo netto dal resto del cespuglio, estrarre la sezione dal terreno per spostarla in un’altra zona del giardino. È un’operazione da effettuare in primavera (anche in autunno dove gli inverni sono più miti).
ono piante molto sane e non vengono attaccate particolarmente dagli insetti. L’unico problema che si può riscontrare è il marciume delle radici. Bisogna soprattutto fare prevenzione dando un terriccio non troppo compatto e controllando le irrigazioni.
Se nonostante queste cure dovessimo vedere la pianta in sofferenza ( che si manifesta con un ingiallimento fogliare) si devono assolutamente diradare le irrigazioni e spargere sul terreno prodotti che combattano i marciumi radicali ( a base di propamocarb o fosetyl alluminio).
Come per tutte le piante vivaci l’unica accortezza è quella di intervenire in primavera per ripulire dai fusti secchi dell’anno precedente tagliandoli a livello del terreno.
Physalis alkekengi: è diffuso in tutto il mondo e in Italia è diventato praticamente spontaneo in alcune zone. La pianta è glabra e le lanterne sono molto decorative perché possono raggiungere i 10 cm di diametro. In genere, specie nelle zone fredde, secca all’inizio dell’inverno e quindi la pianta va pulita.
Se invece si vive in località poco rigide può conservare i fusti anche tutto l’inverno e gli involucri arancioni diventano molto decorativi dopo le gelate mattutine.
È una pianta che, se si trova bene, tende ad allargarsi molto e potrebbe quindi diventare invasiva. È perciò importante tenerla d’occhio e nel caso impegnarsi per farla rimanere confinata nei suoi spazi.
Var franchetii: alcuni la considerano una specie a parte, altri solo una varietà. Cresce maggiormente (90 cm) e ha lampioncini più appuntiti. La var. Gigantea presenta lanterne ancora più importanti.
Var. franchetii “Variegata”: decorativa anche per le foglie, variegate in giallo e crema.
Physalis pubescens: si tratta di una varietà annuale, dall’altezza di 20 cm (ha portamento prostrato).
È una delle varietà coltivate per la produzione delle bacche eduli, simili a ciliegie di colore giallo o arancione (chiamate anche ciliegie di terra). Sono frutti dolciastri, lievemente acidi. Dopo la raccolta è molto facile conservarli in frigorifero e si mantengono fino a Natale.
Physalis peruviana ( o edulis) anche questa produce bacche atte al consumo umano. La pianta è più eretta, i frutti però sono quasi sempre meno dolci.
Le varietà perenni di physalis trovano un loro utilizzo sia nella bordura mista sia nella parte più spontanea del giardino. Bisogna tenere presente che di per sé non si tratta di piante particolarmente decorative (anche se il per il portamento leggero può trovare buone collocazioni). Vanno viste nell’ottica di dare al giardino una continuità nelle fioriture. L’alchechengi infatti ha l’indubbio pregio di sfoggiare le sue lanterne nel tardo autunno quando il resto del giardino si prepara al riposo invernale.
In più le capsule diventano sempre più decorative mano a mano che la stagione avanza, svelando elegantemente la colorata bacca interna. Un ulteriore vantaggio deriva dal fatto che i fusti possono essere facilmente prelevati e fatti seccare. Si possono utilizzare anche come fiori da taglio o in pot-pourris che dureranno a lungo decorando le nostre case nei mesi invernali.
Bisogna innanzitutto evidenziare che, come per molte solanacee, si tratta di una pianta per lo più tossica. Infatti lo sono tutte le sue parti, tranne la bacche mature. Il contatto con le foglie può causare irritazioni e reazioni allergiche. Bisogna quindi prestare la massima attenzione.
Bisogna anche notare che il frutto delle varietà perenni da giardino è edibile, ma il suo gusto è troppo acido per risultare gradevole.
Se si vuole coltivare la pianta a scopo alimentare bisogna quindi acquistare semi delle varietà annuali come la edulis o la pubescens.
Alchechengi al cioccolato
Molto spesso, durante l’inverno, si vedono nelle pasticcerie le bacche avvolte dal cioccolato e circondate dalle loro capsule.
In realtà è molto semplice realizzarle in casa. È sufficiente sciogliere del cioccolato fondente nel microonde (o a bagnomaria) e poi immergervi le bacche. Il cioccolato si rapprenderà prima se abbiamo tenuto le bacche in frigorifero ( anche in freezer) in maniera che siano ben fredde. Per dare un tocco finale possiamo nuovamente immergerle nello zucchero semolato in maniera che si crei intorno al cioccolato una brina simile a quella invernale.
Marmellata di alchechengi
Ingredienti: 700 gr di alchechengi
400 gr di zucchero
Una busta di pectina (o qualche fetta di mela con buccia)
Succo di limone
Opzionale: un po’ di zenzero fresco
Lavare bene i frutti e inserirli nella casseruola con lo zucchero, la pectina (o la mela tagliata finissima), il succo di limone e lo zenzero. Portare a ebollizione e cuocere fino a quando la consistenza risulti non troppo liquida (meno si cuoce, meglio è per conservare il sapore).
Mettere caldissima nei vasetti puliti. Se si vuole prima di effettuare questa operazione si può filtrare con un colino metallico in maniera da togliere i semi.