Alchechengi

Alchechengi

L’aiuto di cui l’uomo necessita per curare i suoi malesseri e le sue malattie si può trovare anche nelle semplici erbe di campo. Tra le umili stoppie, tra le dimenticate piante silvestri la natura nasconde i suoi rimedi migliori per il benessere e la salute degli individui. Quasi tutte le piante medicinali agiscono sui reni, poiché l’azione diuretica potenziata dall’acqua contenuta nelle tisane, produce un sensibile aumento della quantità di urina. L’alchechengi è estremamente diuretica, questa sua proprietà facilita l’eliminazione delle sostanze di rifiuto, contribuendo alla pulizia del sangue e alla depurazione di tutto l’organismo. L’acido urico e l’urea sono tra le sostanze più tossiche che il nostro intestino produce continuamente e che devono essere eliminate per mezzo dell’urina. Le piante che facilitano l’eliminazione di questi residui del metabolismo sono numerose e molto efficaci, perché aumentano la solubilità dei sali minerali ostacolando la formazione di calcoli urinari. L’alchechengi è in grado di sciogliere i calcoli urinari qualora si formassero e non solo, oltre alle sostanze di rifiuto, l'urina veicola anche i principi attivi di questa pianta, che possedendo un'azione antisettica combatte in modo molto efficace le infezioni dell'intero apparato urinario.
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Il physalis alkekengi e il physalis peruviana

Il genere physalis è molto ampio e comprende più di 80 specie originarie dell’Europa, dell’Asia e del continente americano. Tutte fanno parte della grandissima famiglia delle Solanaceae e sono quindi strettamente imparentate con i pomodori, le melanzane, i peperoni e le patate.

Nel nostro paese le più diffuse sono alcune varietà coltivate puramente a scopo decorativo del physalis alkekengi. In autunno fruttificano in maniera spettacolare e si prestano all’essicazione e alla creazione di composizioni per la decorazione della casa, da esporre durante i mesi invernali. I loro frutti hanno però un sapore molto acido e, benché siano commestibili, risultano davvero poco gradevoli.

A quello scopo viene invece coltivata un’altra specie, la physalis peruviana. Il ciclo colturale è molto simile a quello del pomodoro. Le “lanterne” che produce non assumono colorazioni spettacolari, ma il frutto contenuto è decisamente più dolce e per questo è molto ricercato dall’industria dolciaria.

Entrambi i prodotti sono preziosi dal punto di vista salutistico perché sono un’ottima fonte di vitamine.

I PHYSALIS IN BREVE
Tipo di pianta Annuali (peruviana) o perenni (alkekengi)
Coltura Semplice
Necessità idrica Medio-alta
Crescita veloce
Propagazione Seme, divisione
Esposizione Sole-mezz’ombra
Terreno Indifferente, meglio ricco e legg. argilloso

  • alchechengi Nome: Physalis alkekengi Famiglia: Solanacee Nomi comune: chichingero, ciliegine, fiasche de corai, vingenze Habitat: in zone ombreggiate nei sottoboschi, fino ad una altezza di 1300 - 150...

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Physalis alkekengi

Physalis alkekengiLa pianta Physalis alkekengi comunemente chiamata alchechengi fa parte della famiglia delle Solanacee come la patata e il pomodoro . Raggiunge fino a 1 metro di altezza. I fiori sono bianchi con la caratteristica forma a campanella e si presentano sulla pianta nei mesi di luglio-agosto. Il frutto è una bacca arancione o rossa, grande quanto una ciliegia, ricoperta da un calice rosso scarlatto che si gonfia formando una specie di vescica simile a una piccola lanterna. La foglia ha la forma ovale e lunga circa 8 cm. Purtroppo come il rizoma anche la foglia risulta velenosa perché contiene la solanina se ingerita provoca vomito, mal di testa e diarrea. Le parti che si utilizzano sono i frutti (bacche). Le bacche è l’unica parte commestibile della pianta. Il suo sapore è simile a quello del lampone. Anche in cucina l'alchechengi trova diversi impieghi, infatti dalle bacche si ottiene una buona marmellata, si possono mangiare in aggiunta a insalate, oppure si possono conservare in salamoia o sotto aceto. E’ una pianta di rigine asiatica, che cresce nell’Europa centrale e meridionale oltre che nelle regioni temperate dell’America centrale e meridionale. E’ poco frequente, ma a volte si trova ai margini dei vigneti e dei boschi. L’alchechengi predilige un clima temperato, può vivere fino a 10 anni, resiste bene anche alla siccità, il suo habitat ideale è un terreno umido e un’esposizione all’ombra.


Caratteristiche Physalis alkekengi

Si tratta di una pianta perenne molto rustica originaria probabilmente del Sud-est asiatico, anche se oggi si è naturalizzata in molte parti del mondo.

Si sviluppa tramite radici fascicolate e per questo, nel breve periodo, riesce a diffondersi e occupare un’area piuttosto vasta. Gli steli sono poco ramificati e vanno da 20 a 80 cm di altezza a seconda della specifica varietà. Inizialmente hanno un portamento eretto, ma con l’avanzare della stagione diventano più prostrati. Le foglie, munite di picciolo, sono verde medio, ovali, caduche. I fiori, ascellari, sono bianchi, a metà estate, piuttosto insignificanti. In autunno si evolvono in frutti circondati da una “gabbia” di color arancio vivo, lunga e larga fino a 5 cm. La sua forma è molto simile a quella delle lanterne cinesi, e da questo deriva il soprannome popolare. Mano a mano che avanza la stagione rimangono solamente le nervature e si può intravedere il frutto presente all’interno, una bacca rotonda di colore rosso-arancio.


Coltivazione Physalis alkekengi

La coltivazione della “lanterna cinese” è molto semplice. È infatti una pianta molto tollerante.

Terreno ed esposizione

L’alchechengi si adatta a quasi tutti i terreni, anche quelli poveri o dalla pessima tessitura. Ad ogni modo gradisce particolarmente i suoli ricchi e leggermente umidi e le esposizioni lievemente soleggiate (al Sud è meglio l’ombra luminosa).

Semina, propagazione e messa a dimora

La semina si effettua al coperto, alla fine di marzo o, all’aperto, quando si raggiungano durante la giornata i 20°C. Dopo circa un mese dalla germinazione si può effettuare il diradamento.

Se possediamo già la pianta possiamo però procedere anche con la divisione, alla fine dell’inverno. L’ideale è operare quando si vedono spuntare i primi germogli. Si estrae la zolla e la si divide in parti, lasciando per ognuna qualche radice. Ripiantiamo coprendo con almeno 10 cm di terra. Lasciamo almeno 80 cm tra un esemplare e l’altro.

È una pianta potenzialmente molto invasiva. Se vogliamo limitare la sua crescita è bene da subito inserire nel terreno delle barriere in metallo o plastica resistente, fino almeno a 35 cm di profondità.

L’alchechengi può essere tenuto anche in grandi vasi con substrato piuttosto argilloso e un buon drenaggio sul fondo.

Cure colturali

Per avere una crescita vigorosa è bene non lesinare le irrigazioni. Il terreno deve risultare sempre leggermente umido.

Per invogliare la fioritura e la fruttificazione è utile distribuire un concime liquido con alto tenore di potassio ogni 15 giorni, da marzo a settembre. Molto adatti sono i prodotti per pomodori.

Gli steli col tempo tendono ad assumere un portamento lasso. Se vogliamo evitarlo è bene porre da subito dei tutori cui legarli. Molto belli per questo utilizzo sono i rami di nocciolo.

Uso

L’ideale è porre questa pianta in ultima fila nelle bordure: per quasi tutto il periodo vegetativo ha, infatti, un aspetto poco interessante ed è bene circondarla con altre essenze fiorite.

Alla fine dell’autunno possiamo decidere se lasciarla seccare (sarà comunque molto decorativa all’apparire della brina invernale) oppure tagliarne gli steli per creare delle composizioni secche.

Realizzazione di composizioni

Gli steli si raccolgono alla fine dell’estate, quando le lanterne diventano arancioni. Si fanno seccare capovolte, all’ombra, in un ambiente fresco e aerato.

Al riparo dal sole e dalla polvere questa composizione può durare anche diversi anni. Molto bello è l’abbinamento con la lunaria annua (moneta del papa).

SPECIE E VARIETÁ
SPECIEFIORI E FRUTTIALTEZZA E LARGHEZZAALTRE CARATTERISTICHE
 Physalis alkekengi var. franchetii Lanterne molto grandi, arancioni Fino a 60 cm Originaria del Giappone

Perenne

Principalmente ornamentale

Frutti molto acidi

 Physalis peruviana (sin. P. edulis) Frutto giallo, lanterna prima verde poi beige.

Diametro frutto circa 1 cm

 Fino a 1,50 m x 1

Grande cespuglio con rami eretti, foglie a cuore, tomentose

 Perenne per climi caldi, annuale in Italia
 Physalis pubescens var. integrifolia (sin. P. pruinosa) Frutti più piccoli della peruviana, ma maturazione più veloce (60 giorni). Bacche piccole, giallo-arancione.

Bisogna attendere qualche settimana dopo la raccolta perché perdano il retrogusto amaro

 Altezza fino a 60 cm x 100 di larghezza. Pianta annuale, molto adatta al Nord Italia, produzione abbondante e veloce.

Si dissemina facilmente e può diventare invasiva.

 Physalis ixocarpa Frutto molto grande, fino a 7 cm di diametro, dal verde al porpora Altezza fino a 2 m Annuale, adatto per la produzione di composte


Proprietà alchechengi

Le bacche sono molto ricche di vitamina C (più del limone), oltre che di acidi organici (citrico e malico) e carotene (provitamina A). Inoltre contengono ferro in elevate quantità, potassio, tannini, flavonoidi, niacina, pectina e licopene. Presentano inoltre tracce di alcaloidi. Hanno proprietà diuretiche, depurative e uricuriche (favoriscono l’eliminazione dell’acido urico) e sono particolarmente indicate in caso di litiasi urinaria. La litasi urinaria consiste nella comparsa di calcoli. I calcoli si formano per motivi di tipo fisico-chimico, per precipitazione e concrezione di sostanze che normalmente si trovano disciolte nel liquido stesso. Le bacche di alchechengi esercitano una notevole azione preventiva sulla formazione dei calcoli, riuscendo in alcuni casi addirittura a dissolvere quelli che sono già formati. Affinché le bacche esercitino pienamente la loro funzione è necessario che vengano assunte per un certo periodo che va da uno a sei mesi, interrompendo la cura per una settimana al mese. L’alchechengi è indicata per la cura della gotta e dell’artrite gottosa, infatti l’infiammazione alle articolazioni è causata da depositi di acido urico, le bacche facilitano l’eliminazione di questa sostanza poiché diuretiche. La presenza di tannini conferisce all’alchechengi proprietà astringenti, infatti per questa particolarità trova impiego nella cura di influenze che interessano il tratto intestinale.


Utilizzi alchechengi

Utilizzi alchechengi Per un uso interno bisogna prendere 10 o 20 bacche fresche o essiccate al mattino e altrettante a mezzogiorno. Il decotto si prepara con 50-100 grammi di bacche in un litro di acqua da bere in 3 o 4 tazze al giorno, mentre la tintura si ottiene usando tre grammi di bacche e lasciarle per 10 giorni a macerare in 100 ml di vino bianco. La tintura va assunta in piccole quantità ogni giorno preferibilmente la mattina a digiuno. Per uso esterno il composto di alchechengi è usato per combattere gli arrossamenti della pelle. In commercio si trovano creme cosmetiche che servono come trattamento per il contorno occhi. Prima di assumere qualsiasi rimedio naturale è necessario chiedere il parere di un esperto soprattutto quando si ha a che fare con l’alchechengi per la sua presenza di parti non commestibili e velenose. Non è consigliato l’uso in gravidanza, perché un impiego eccessivo può provocare l’aborto. 100 grammi di bacche di alchechengi contengono 85% di acqua, 0,7 grammi di grassi, 2 grammi di proteine, 11 grammi di zuccheri e 53 calorie.


Acquistare alchechengi

Per chi fosse interessato all’acquisto di questo frutto, si trova sul mercato da ottobre a gennaio. Prima di passare alla cassa è necessario tenere d’occhio alcuni accorgimenti. L’involucro esterno che avvolge la bacca deve presentarsi integro, secco e chiuso. Se non si consuma immediatamente, si può conservare in frigo per una settimana custodito in una busta di carta per evitare che l’umidità possa far sorgere sul frutto tracce di muffa. Come è stato detto in precedenza alcune parti della pianta sono dannose per l’organismo, il tossicologo tedesco Otto Gessner per questo motivo ha inserito l’alchechengi nell’elenco delle piante tossiche. L’alchechengi presenta alcune controindicazioni, è stata accertata su alcuni soggetti una ipersensibilità verso uno o più sostanze contenute nelle bacche, inoltre bisogna prestare attenzione a non usare preparati a base di alchechengi abbinati a farmaci diuretici, per non incorrere in alterazioni idroelettrolitiche. Oggi purtroppo rimane una pianta poco conosciuta. Nonostante i suoi effetti benefici, l’alchechengi è utilizzata o come pianta ornamentale, oppure in cucina soprattutto nelle pasticcerie dove le bacche vengono presentate ricoperte di cioccolato fondente.


Ricette con gli alchechengi

alchechengi al cioccolato Gli alchechengi, questi piccoli frutti esotici dall'intenso colore arancio, sono oggi largamente impiegati nella creazione di particolari e deliziose ricette. Dai piatti dolci a quelli salati, dai risotti delicati e dal gusto ricercato ai dolci al cioccolato… questo piccolo frutto è utilizzato per realizzare i più svariati piatti e le portate più bizzarre. Se avete voglia di novità, di gusti eccentrici e di lasciarvi trasportare da sapori sconosciuti, mettetevi ai fornelli e sperimentate nuove ricette con questo ingrediente dal colore arancione! Se volete qualche suggerimento, ecco a voi alcune tra ricette più conosciute: alchechengi alla cioccolata, risotto con mele e alchechengi, insalate, macedonie e marmellate con alchechengi, semifreddo all'alchechengi...cosa aspetti? Mettiti ai fornelli e intenta i tuoi piatti!


Physalis peruviana

Physalis peruviana La physalis peruviana è di origine sudamericana e fu portata in Europa dagli Spagnoli. Attualmente la sua coltivazione è molto diffusa anche in India e in tutta l’Asia.

A differenza del physalis alkekengi, perenne, nei nostri climi può essere cresciuta solamente come annuale visto che è molto sensibile alle basse temperature.

È considerata per lo più un’orticola, anche se si può decidere di farla crescere in una bordura godendo della bellezza dei suoi frutti.


Caratteristiche Physalis peruviana

Questa physalis assume, a maturità, la forma di un cespuglio di circa 1 metro di altezza e larghezza. Le foglie e gli steli sono lievemente tomentosi e, dall’ascella fogliare, in estate, vi è la produzione di fiori molto simili a quelli del pomodoro. Più avanti nella stagione si sviluppano i frutti, delle bacche arancioni di circa 1 cm diametro, racchiusi in un calice sottile di color marrone chiaro che, col tempo, secca.

Una volta che il frutto è giunto a maturazione completa cade a terra col suo involucro.


Coltivazione

Coltivazione Physalis peruviana La coltivazione e il ciclo di questa pianta orticola non sono diversi da quelli del pomodoro.

Terreno ed esposizione

Perché avere una crescita e una fruttificazione abbondante è necessario inserire la physalis in spazi ampi, caldi e soleggiati. Il periodo vegetativo è infatti molto lungo e di solito è necessario attendere almeno tre mesi tra la fioritura e la raccolta dei frutti, nelle condizioni ottimali.

Il terreno deve essere ricco di sostanza organica e di macro e microelementi. Deve inoltre riuscire a mantenersi sempre leggermente umido.

Semina e messa a dimora

La semina si deve effettuare molto presto, possibilmente già a marzo, al coperto. Il ciclo vegetativo è infatti molto lungo e si rischia seriamente, specialmente al Nord, che i frutti non giungano a maturazione prima dell’inverno.

Si possono utilizzare cassoni riscaldati o singoli vasetti da 15 cm di diametro, in un misto di terriccio e sabbia in parti uguali. La germinazione, a circa 20°C, avviene in 10 giorni.

Verso maggio le piantine possono essere messe a dimora lasciando circa un metro di spazio tra un esemplare e l’altro. Una aggiunta di stallatico maturo nelle buche è sicuramente di aiuto.

Cure colturali

Le irrigazioni devono essere frequenti e non bisogna mai lasciar asciugare completamente il terreno. In questo ci può essere di aiuto una spessa pacciamatura a base di paglia o foglie, al piede delle piante.

Utili sono anche le concimazioni frequenti con prodotti liquidi o granulari a lenta cessione con un alto tenore in potassio.

Raccolta e conservazione

La raccolta comincia di solito circa 6 mesi dopo la semina. È scalare in quanto si prelevano solo i frutti che sono spontaneamente caduti a terra; è pertanto importante monitorare l’area ogni 3-4 giorni.

Si conservano fuori dal frigorifero per circa 10 giorni, nel loro involucro originale.

Consumo

Il frutto ha una polpa molto succosa, dolce e lievemente acidula. È un’importante fonte di vitamine e minerali. Viene utilizzata moltissimo in pasticceria per esempio con una copertura di cioccolato fondente, con cui crea un bellissimo contrasto. Alcune varietà vengono inoltre utilizzate per la realizzazione di confetture.


Proprietà nutrizionali e curative

La physalis peruviana è una ricca fonte di vitamine e minerali: provitamina A, vitamina C, del gruppo B, tiamina, niacina, vitamina E. È quindi un ottimo antiossidante e favorisce la digestione. Apporta oltre a tutto principi attivi come l’acido malico, glucidi e acido citrico. Alcuni di essi sono determinanti per fortificare il nervo ottico e per diminuire la quantità di albumina a carico dei reni.

Viene impiegata anche per curare i malanni della gola, per purificare il sangue, specialmente per i diabetici, e per favorire la diuresi in chi ha problemi di prostata.

Il succo estratto dai falsi frutti viene impiegato per la cura delle cataratte oculari.



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