chiodo di garofano
Nel III secolo Avanti Cristo un messaggero arrivato dall'isola di Giava a un guardiano del palazzo dell'imperatore della Cina chiedeva se era possibile avere un chiodo di garofano. Non perché gli doleva un dente come pensava il guardiano, ma il chiodo di garofano gli serviva perché il nuovo imperatore voleva che quando qualcuno si rivolgeva a lui, il suo alito doveva essere profumato.
Nei loro scritti i medici cinesi della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) nominavano le virtù dell’eugenia, conosciuta per i suoi chiodi di garofano, e in particolare le sue proprietà contro l’alitosi. Tuttavia fino al XVI secolo, epoca dei grandi viaggi, arrivavano in Europa dall’India quantità assai modeste di questa e di molte altre spezie. Uno dei motivi principali fra quelli che spinsero Cristoforo Colombo ad affrontare il suo viaggio per mare fu anche la ricerca della strada più corta per raggiungere i Paesi produttori di spezie, e l’eugenia con i suoi chiodi di garofano era tra le più pregiate.
Le spezie tropicali erano infatti molto apprezzate in Europa e forse l’eugenia spiccava fra tutte le altre perché secondo la teoria dei segni era considerata un potente afrodisiaco. Gli erboristi e i farmacisti del Basso Medioevo e del Rinascimento vedevano nel chiodo di garofano la rappresentazione di un pene in erezione con i testicoli alla base. Si pensava, quindi, che la sua azione si sviluppasse proprio sugli organi genitali.
A ogni modo lo scopritore dell’America, Cristoforo Colombo, non trovò la terra in cui cresceva l’eugenia. Fu la spedizione del navigatore portoghese Ferdinando Magellano e del basco Giovanni Sebastiano Elcano la prima a fare il giro del mondo e ad arrivare, nel 1520, alle isole Molucche, vicino alla Cina. Laggiù essi caricarono le loro navi dei profumatissimi chiodi di garofano, come fossero un tesoro prezioso, e li portarono in Spagna. Da allora in poi la coltivazione dell’eugenia si estese gradualmente a tutte le regioni tropicali. Lo stesso Dante Alighieri nel XXIX canto dell’Inferno, verso 127-129 parla di Niccolò de’ Salimbeni che introdusse in cucina l’uso costoso dei chiodi di garofano per insaporire gli arrosti. Dante ne parla come se la spezia fosse un bene assoluto e di lusso.
I chiodi di garofano contengono il 15-20% di un’essenza costituita principalmente da eugenolo e da piccole quantità di acetileugenolo, cariofillene e metilamilcetone. A questa essenza il chiodo di garofano deve il suo aroma e i suoi particolari effetti.
Il chiodo di garofano è antisettico e analgesico. La sua essenza sotto forma di olio, rientra nella composizione di dentifrici, in elisir per uso orale e nei profumi. Il suo potere antisettico è tre volte superiore a quello del fenolo. E’ consigliato l’utilizzo in caso di stomatite (infiammazione delle mucose orali) e di gengivite (infiammazione delle gengive). Applicato localmente può calmare per breve tempo il dolore di un dente cariato. Inoltre è uno stimolante dell’organismo, benché assai più blando del caffè. Aumenta l’appetito e elimina i gas intestinali. Il chiodo di garofano è antiossidante.
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Per uso interno, si prepara l’infuso con 2 o 3 chiodi per ogni tazza di acqua e se ne beve non più di 1 tazza a ogni pasto. L’essenza va ingerita da 1-3 gocce prima di ogni pasto. Come condimento si consiglia di usare i chiodi di garofano con moderazione. Uno solo è sufficiente a insaporire un’intera portata.
Per uso esterno rinfresca il cavo orale, facendo sciacqui con un bicchiere d’acqua in cui ci sia aggiunta qualche goccia di essenza di chiodi di garofano. Per calmare il mal di denti occorre mettere un pezzetto di chiodo di garofano o una goccia di essenza sul dente dolorante.
Chi soffre di ulcera gastroduodenale e di gastrite dovrà astenersi dall’assumere l’eugenia, sia come pianta medicinale sia come condimento. In dosi elevate produce effetti irritanti sull’apparato dirigente provocando nausea, vomito e dolore di stomaco.
In cucina il chiodo di garofano è usato per la preparazione di dolci, vini aromatizzati, liquori e creme. Nel Nord Italia viene adoperato per fare il vin brulé. E’ usato per aromatizzare infusi e tè, per accompagnare il condimento di alcune verdure, come carote e cipolle, serve per insaporire le carni, soprattutto se cotte alla brace e formaggi stagionati. Anche la cosmesi riserva un posto all’utilizzo del chiodo di garofano, infatti serve per la produzione di deodoranti naturali per ambienti , mentre inserito all’interno di una’arancia tiene lontano dagli armadi le tarme con lo stesso risultato della canfora.
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