Borragine
Il nome botanico è Borago officinalis, si tratta di una pianta erbacea perenne, spesso coltivata come annuale, diffusa allo stato selvatico in tutta l’area mediterranea e in gran parte dell’Europa centrale; la pianta è ormai naturalizzata anche in Asia e in America settentrionale. Produce una fitta rosetta di foglie larghe, rugose, di colore verde scuro; in estate tra le foglie si eleva un fusto carnoso, ramificato, che porta piccoli fiori di colore blu acceso, a forma di stella, molto vistosi. Tutta la pianta, foglie e fusti, è ricoperta da una sottile peluria candida, che rende l’insieme decisamente molto decorativo. All’arrivo del freddo la pianta perde tutta la parte aerea che dissecca.
La borragine è da sempre utilizzata in cucina, in gran parte dell’ Europa, e in Italia esistono numerosi piatti regionali a base di borragine. Questa pianta oltre che aromatica è anche medicinale, in quanto racchiude in se una serie di principi attivi utilizzati in erboristeria, in omeopatia e anche nella medicina convenzionale.
Nonostante questo, recenti studi hanno trovato nella pianta fresca quantità minime di una sostanza che risulterebbe dannosa per il fegato, per questo motivo si sconsiglia il consumo di foglie e fiori freschi; effettivamente la reale tossicità della pianta è limitata ai casi in cui se ne faccia un uso smodato, e sempre fresco, in quanto la cottura, anche breve, va a distruggere completamente le sostanze tossiche per l’uomo.
Tradizionalmente la borragine si utilizza per decotti e tisane, o per piatti in cui la pianta viene consumata previa cottura, e quindi la sua epatotossicità non si manifesta nei consumatori abituali.
La borragine è una pianta, per lo più spontanea o coltivata come aromatica, che risulta comunque molto decorativa grazie ai suoi fiori a forma di stella colorati di uno dei blu più intensi che si possano trovare nel mondo vegetale.
È sempre stata tenuta in grande considerazione prima di tutto per gli usi alimentari e in secondo luogo per la sua capacità di attirare insetti impollinatori e essere quindi di grande giovamento all’ambiente.
In linea generale può essere considerata una pianta annuale (o al massimo biennale)..
Famiglia e genere | Borraginaceae, borrago officinalis |
Tipo di pianta | Annuale o biennale erbacea, spontanea o coltivata |
Esposizione | Pieno sole |
Rusticità | Poco rustica |
Terreno | Non esigente |
Colori | Fiori blu o bianchi |
Irrigazione | Solo in caso di prolungata siccità |
Fioritura | Da aprile a ottobre |
Concimazione | Leggera in primavera |
In Italia la borragine è una pianta tipica dei luoghi incolti leggermente umidi, non necessita di grandi cure colturali e sopporta anche condizioni di coltivazione avverse, sopportando la siccità, il caldo estivo, il sole cocente di agosto. In molte zone è usuale non coltivare la pianta, ma raccoglierla direttamente in natura; essendo una pianta infestante e di facile sviluppo anche da seme, il prelievo in natura non ha alcun impatto di tipo ecologico, e quindi è consigliato a chi non possiede un pezzo di terra da coltivare; chiaro che in ogni caso è bene seguire qualche accorgimento, come ad esempio evitare di raccogliere foglie di borragine dalle sponde dei canali vicini a strade molto trafficate, per evitare di portare a casa e mangiare foglie completamente ricoperte di sostanze poco salutari. Raccogliamo le foglie ricordando che se le piante che stiamo tagliando sopravvivono al nostro passaggio e portano a seme i fiori, l’anno successivo potremo tornare nello stesso luogo e ritrovare la nostra borragine pronta per essere colta; se invece sradichiamo selvaggiamente le piante, o asportiamo tutti i fiori, in breve tempo cancelleremo il nostro piccolo orticello naturale, e non ne avremo più negli anni a venire.
Si coltiva nell’orto o tra le piante aromatiche, come pianta annuale, in una aiola assolata, ben lavorata, con terriccio abbastanza fertile; si semina in primavera, e la raccolta avviene per molte settimane, asportando le foglie basali. Se desideriamo raccogliere la borragine per lungo tempo, rimuoviamo i fiori prima che vadano a seme, in modo che la pianta continui a produrre nuove foglie.
Si tratta di una pianta abbastanza decorativa, e quindi possiamo coltivarla anche nell’aiola di aromatiche nei vasi sul balcone, o nei pressi della casa; il colore dei fiori è tipico delle borraginacee, ed è molto vistoso.
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Si tratta di una pianta per lo più annuale la cui altezza va da 15 a 60 cm. È completamente ricoperta da peli biancastri piuttosto radi e quasi irritanti al tocco.
Gli steli sono spessi e molto ramificati, le foglie alterne di un verde medio opaco, carnose e leggermente ondulate al margine.
Quelle della base, più grandi e leggermente picciolate, hanno forma ovale e appuntita alla sommità. Le foglie superiori invece sono sessili. I fiori sono portati da un lungo peduncolo vellutato e hanno forma di stella con cinque petali appuntiti. Di solito sono blu acceso, ma esistono anche forme caratterizzate da petali bianchi o porpora. Appena sbocciati risultano rosa.
Il frutto è composto da tre acheni marroni o nerastri. La pianta è dotata di una radice principale fittonante molto sviluppata.
Questa pianta viene utilizzata in molte regioni d'italia in piatti tipici regionali; oltre a questo, in molte regioni si utilizzano le foglie semplicemente bollite, condite con olio e sale, a inizio primavera, come verdura depurativa.
Le foglie giovani ed i fiori vengono anche consumati crudi, mescolati all’insalata, o triturati per colorare il caprino o la ricotta; l’aroma è poco incisivo ed è gradita a molti, anche mescolata ad altre erbe; se ne sconsiglia l’utilizzo crudo, anche se in effetti, in una insalata se ne utilizzano poche foglie, mescolate a foglie di altre piante, e quindi le sostanze dannose in esse contenute non hanno alcun effetto nocivo.
La pianta tipicamente si utilizza anche in zuppe e frittate, a cui si mescolano sia le foglie, sia i fiori coloratissimi; sono ingrediente base anche del ripieno della pasta ripiena di magro, mescolate agli spinaci o alle bietole.
Nei pansoti genovesi e negli agnolotti, con la ricotta, la borragine è ingrediente tradizionale.
Si utilizza anche nei risotti, spesso mescolata a spinaci o anche alle ortiche.
Le foglie vengono colte al bisogno, lavate sotto l’acqua corrente e cotte al vapore o bollite, oppure tritate e direttamente cotte nel risotto, nella frittata o nelle zuppe.
Sono tanti i principi attivi contenuti in questa pianta, la medicina tradizionale la utilizza per decotti e tisane, che utilizzano foglie fresche o essiccate, contro la tosse, come diuretico, ma anche come tonico da utilizzare nel passaggio dall’inverno alla primavera; la borragine viene utilizzata anche per combattere lo stress.
Questa pianta viene coltivata anche a scopo medicinale, in quanto l’olio estratto dai semi è una valida fonte di acido gamma linoleico, usato in erboristeria e in medicina per combattere l’obesità, nei disturbi metabolici e nelle diete. L’acido gamma linoleico ha funzioni di protezione dei vasi sanguigni, del cuore; si utilizza come antiinfiammatorio, contro i dolori reumatici. Per ottenere tutti questi benefici, l’utilizzo dell’olio di borragine deve essere effettuato solo in caso di carenze nutrizionali di acido gamma linoleico, e in diete ricche di altri cibi, come ad esempio il pese e altri prodotti ittici.
L’olio di
semi di borragine viene utilizzato anche in cosmesi, in quanto ha effetti positivi contro eczemi, psoriasi, acne e pelle eccessivamente untuosa.
Oggi questa pianta è ritenuta una spontanea molto diffusa in tutta l’Europa. Le ricerche però hanno dimostrato che le sue origini più probabili si possono trovare in Siria, Egitto o nelle pianure della Siberia.
Gli antichi Greci utilizzavano già i loro fiori per dare colore e aroma alle insalate e ai vini. La chiamavano Euforisina (cioè “che rende felici”).
La pianta venne introdotta molto presto in Europa, probabilmente prima dell’arrivo della scrittura, ma venne dimenticata e trascurata a lungo. Per esempio non viene mai citata nel Capitolare di Villis nel quale furono recensite tutte le piante utili.
Diventa nuovamente popolare all’epoca delle Crociate.
Possiamo dire che dalla metà del Medioevo in avanti è divenuta importante per la sua utilità: è un ingrediente indispensabile per le zuppe vegetali e per la preparazione di medicinali (veniva utilizzata per le malattie cardiache).
Nel 1494 è una delle prime piante ad essere portate nel continente americano per essere utilizzata come verdura.
Ancora oggi fa parte di numerose farmacopee popolari. In Italia è ancora molto utilizzata nella cucina regionale. In particolare è molto popolare in Liguria dove è ritenuta indispensabile per la preparazione dei ripieno dei pansotti o per la torta Pasqualina. È altrettanto utile come ingrediente per minestre o per frittate, in abbinamento a spinaci o bietole.
Chi vuole possedere delle piante di borragine può seguire diverse strade. La più semplice è quella di acquistare delle piante in vaso presso un vivaio. Purtroppo non è sempre facile reperire questa pianta perché il suo utilizzo è spesso confinato ad abitudini regionali. Può quindi capitare che in alcune zone risulti molto popolare e che si trovi facilmente in vendita, mentre in altre sia praticamente introvabile.
Viene ad ogni modo venduta in vaso, di solito di circa 10-12 cm di diametro. In questo caso non bisogna fare altro che estrarre l’intero pane di terra e inserirlo in una buca grande almeno il doppio, appositamente scavata. Di solito la pianta non necessita di una concimazione di fondo perché si tratta di vegetali piuttosto autonomi e vigorosi anche in presenza di terreni poveri.
Continuerà a crescere e a fiorire fino almeno ad ottobre e novembre e potremo quindi prelevare a lungo le foglie per i nostri usi di cucina. Non dovremo neanche preoccuparci per gli anni a venire. Si tratta infatti di una pianta che si auto dissemina molto facilmente. Con tutta probabilità, la primavera successiva, troveremo parecchi esemplari nati spontaneamente che potremo lasciare dove sono o spostare dove più ci aggrada.
Se non riusciamo a reperirne un esemplare in vaso possiamo procedere con la semina, che risulta piuttosto semplice. Possiamo recuperare i semi rivolgendoci a dei rivenditori specializzati o eventualmente presso degli e-commerce in internet.
Di solito la semina viene effettuata a settembre-ottobre nelle aree in cui gli inverni non sono particolarmente rigidi. In primavera quindi saranno già disponibili piantine di una certa dimensione.
Se viviamo nel Centro-Nord o in aree montane è invece preferibile procedere a partire da marzo.
In entrambi i casi è bene seminare in vasetti o in cassette alveolari (con alveoli non troppo piccoli). Poniamo il seme su di un substrato leggero, ma ricco (un misto di terriccio e torba) e copriamolo con della vermiculite agricola. La temperatura ideale per la germinazione si aggira intorno ai 15 gradi e l’umidità deve essere mantenuta sempre alta. L’ideale è l’irrigazione tramite immersione.
La germinazione è piuttosto veloce. Una volta che si è giunti alla terza fogliolina si può cominciare a cimare per far accestire meglio il soggetto. Quando si sarà raggiunta una buona dimensione si può trasferire direttamente a dimora o in un contenitore più grande.
Lo stesso procedimento può essere seguito per la semina diretta a dimora. Bisogna solo prestare particolare attenzione alla lavorazione del terreno, che deve diventare molto soffice e aerato, e agli interventi idrici per incentivare la germinazione. Questi vanno effettuati frequentemente e tramite vaporizzazioni molto leggere per evitare di smuovere il seme o le piantule.
Si tratta di vegetali che sopravvivono molto bene anche allo stato spontaneo (anzi, spesso diventano invadenti). Non necessitano quindi di grandi attenzioni.
Il substrato ideale per la loro proliferazione deve essere profondo, fresco, ricco in materia organica, ma leggero, cioè non eccessivamente compatto e argilloso.
L’esposizione deve essere possibilmente ben soleggiata, ma anche la mezz’ombra non sarà di estremo ostacolo, specie se sono comunque disponibili almeno quattro ore di luce diretta ogni giorno.
Il tempo di raccolta delle foglie per l’utilizzo domestico è piuttosto breve: si aggira sui due mesi. Questo però non ci deve preoccupare perché, come abbiamo detto, è una pianta che si auto dissemina molto facilmente e che ha un ciclo di crescita molto veloce. È quasi sicuro che quando le prime piante saranno esaurite avremo già a disposizione nuovi esemplari per il nostro fabbisogno quotidiano.
La raccolta delle foglie può essere effettuata in qualsiasi momento e nella quantità che ci serve per la preparazione desiderata.
I fiori e le foglie vanno utilizzati il più presto possibile.
Un’alternativa è farli essiccare su delle griglie in un locale ombreggiato e ben ventilato. Una volta che l’umidità è stata totalmente eliminata si inseriscono in barattoli a chiusura ermetica da conservare al fresco e al riparo dalla luce.
Se si vuole accelerare questo processo si può procedere mettendole in forno ad una temperatura molto dolce (circa 50-60 gradi), possibilmente ventilato per diverse ore.
Per raccogliere i semi e utilizzarli per la produzione di nuove piantine l’anno venturo si deve procedere in questa maniera:
• Lasciamo fiorire e maturare i fiori delle nostre piante più belle
• Raccogliamo i frutti appena prima che siano pienamente maturi
• Facciamoli seccare all’ombra, sgraniamoli e mettiamoli in sacchetti conservandoli in un luogo fresco, asciutto e buio fino alla primavera.
La borragine è una pianta molto amata dai giardinieri perché unisce alla sua utilità in cucina molte altre virtù. È esteticamente molto bella e ha la capacità di attirare numerosi insetti impollinatori, utili anche per gli ortaggi che sono coltivati intorno.
È inoltre in grado di apportare al suolo buone quantità di potassio, calcio e altri minerali indispensabili per la coltivazione di un’orto.
Pare abbia anche la capacità di allontanare i nematodi, molto dannosi per le colture.
Nel compost è in grado di velocizzare i processi di decomposizione.
La borragine deve essere sempre consumata cotta (ecezion fatta per i fiori in insalata, in quantità esigue) perché si sospetta che, da cruda, possa essere dannosa per il fegato.
Alcuni ne rendono meno coriacee le foglie statificandole nel sale per poi scottarle.
La sola scottatura in acqua è però spesso sufficiente per renderle morbide ed eliminare l’effetto della fastidiosa peluria.
RAVIOLI DI BORRAGINE
Ingredienti
Per la pasta: 300 gr di farina, 2 uova intere e un tuorlo, un cucchiaino di olio di oliva, un goccio di vino bianco.
Per il ripieno: circa 600 grammi di foglie di borragine (se si vuole si può sostituirne una parte con della bietola), maggioana, noce moscata, 200 grammi di ricotta di pecora, 1 albume, parmigiano e pecorino romano grattugiati, sale e pepe.
Fare la pasta e lasciarla riposare in frigo per almeno un’ora (meglio però tutta la notte).
Pulire e lavare con attenzione le foglie di borragine ed eventualmente bietola (eliminando la costa). Mettiamo pochissima acqua in una casseruola e buttiamoci le foglie. Chiudiamo col coperchio e giriamo ogni tanto fino a quando non risultino completamente morbide. I tempi per i due vegetali sono diversi quindi cuociamoli separatamente.
Frulliamo e poi uniamole agli altri ingredienti mescolando con attenzione e assaggiando per testare la sapidità.
Stendiamo la pasta sottilissima e riempiamo con il composto. I ravioli devono risultare piuttosto grandi.
Cuociamoli in abbondante acqua salata e condiamoli con burro noisette e formaggio grattugiato.
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