Salvia - Salvia officinalis
Proviene dalle coste del Mediterraneo. Pianta aromatica con foglie molto profumate, assai utilizzate in cucina. Durante il periodo invernale alcune varietà perdono completamente le foglie mentre altre sono semipersistenti. Si tratta di un arbusto che in natura può raggiungere i 60 centimetri d'altezza. Fiori azzurro-viola che sbocciano in estate.
Il genere salvia fa parte della famiglia delle labiatae e comprende non meno di 500 specie diffuse in tutte le zone temperate del globo
La
salvia officinalis è una pianta aromatica sempreverde cespugliosa con fusti alti fino a 70 cm, molto ramificati e legnosi alla base. I fusti laterali hanno generalmente un portamento più prostrato.
Le foglie sono picciolate, di forma oblungo-ovata, spesse, rugose e finemente dentellate, ricoperte da una fitta peluria. Il colore è molto particolare e caratteristico: un bel verde-grigio (nella specie).
I fiori compaiono all’apice del fusto in primavera-estate e sono generalmente blu-viola piuttosto intenso. È originaria dell’Europa meridionale; in Italia si trova in luoghi sassosi e aridi, in varie zone, nella parte centrale della penisola sino alla Basilicata, in Sardegna e nell’arcipelago toscano.
Essendo una pianta molto amata e conosciuta fin dall’antichità sono state sviluppate moltissime cultivar per lo più caratterizzate da diverse colorazioni delle foglie. Grazie a queste ricerche oggi è possibile inserire questa pianta sia in orti o angoli aromatici, sia all’interno del vero e proprio giardino. Può infatti risultare preziosa nelle aiuole e nelle bordure miste data la persistenza e bellezza del fogliame.
Pianta rustica, che si adatta anche a zone a clima rigido.
La coltivazione della salvia officinalis è molto semplice e non è indispensabile un’assidua manutenzione.. Può essere inserita sia in piena terra sia in un vaso (possibilmente abbastanza capiente) e ci fornisce le sue preziose foglie in maniera continuativa durante tutto l’arco dell’anno.
Famiglia e genere | Labiatae, gen. salvia, sp. officinalis |
Tipo di pianta | Arbusto sempreverde |
Esposizione | Pieno sole, mezz’ombra |
Rustico | Molto rustica |
Terreno | Ben drenanto, anche povero, leggermente calcareo |
Colori | Foglie verdi, gialle, porpora, fiore blu, viola o bianco |
Irrigazione | regolare |
Fioritura | Fine primavera |
Concimazione | Non necessaria |
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Non necessita di terreni particolarmente ricchi, crescendo bene anche in terreni poveri e calcarei. Si adatta a qualsiasi tipo di terreno, purchè non troppo compatto e asfittico.
L’ideale è fornirle un suolo fertile, ben drenato e piuttosto leggero, magari calcareo. Ad ogni modo anche un substrato povero, sassoso o leggermente sabbioso non è di ostacolo alla sua crescita.
Se il nostro terreno fosse pesante e argilloso sarà bene intervenire precedentemente lavorandolo in profondità e incorporandovi una buona quantità di sabbia e un po’ di ghiaia. Possiamo anche alleggerirlo inglobando materia organica quale stallatico o un po’ di torba bionda.
Trova diversi impieghi: come decorazione alla base di altri cespugli, all’interno di bordure miste, per dare colore sia in primavera (con i fiori) sia durante tutto il corso dell’anno (con le belle foglie). Ottime inserite anche nei giardini rocciosi, specialmente se mantenute piuttosto basse. Si possono creare bellissimi abbinamenti con altre essenze mediterranee e piante officinali (con timo, rosmarino, lavanda, elicriso, santolina). L’ideale è l’accostamento con piante dai fiori gialli, in maniera che, all’inizio dell’estate, si crei un vistoso contrasto cromatico, ancor più esaltato dallo spandersi di intensi aromi nell’aria calda.
Si mette a dimora nel mese di ottobre o di marzo. La messa a dimora può essere effettuata in autunno o in primavera. Generalmente le piante inserite in novembre hanno una migliore crescita già dalla prima annata.
In quel caso, però, si consiglia di proteggere il piede con una buona pacciamatura, specialmente se viviamo nelle regioni settentrionali o in aree montane.
Si consiglia di cimare le piante giovani per favorire la ramificazione della pianta.
Viene utilizzata da tempi antichissimi per le sue virtù medicinali e aromatiche. I Greci e i Romani se ne servivano nel caso di morsi di serpente. Gli Egizi, invece, la usavano per profumare gli oli impiegati per l’imbalsamazione dei morti.
Il suo nome deriva dal latino e significa “salvare, guarire”
In cucina le foglie sono utilizzate per insaporire i volatili, il pesce, i sughi e le carni in generale. Si sposano anche benissimo con le verdure e con i salumi. Possono essere messe in infusione per ottenere ottime e rilassanti tisane.
L’esposizione ideale per la salvia officinalis è sempre il pieno sole. In queste condizioni la crescita risulta veloce e si riesce ad ottenere anche una bella e abbondante fioritura.
Tollera però piuttosto bene anche la mezz’ombra (specie nelle regioni meridionali e sulle coste). In queste condizioni accertiamoci però sempre che il terreno risulti ben drenato, per non rischiare eventuali marciumi radicali e l’avvento dell’oidio.
In piena terra raramente è richiesto l’intervento umano, specialmente per le piante completamente affrancate, inserite quindi già da qualche anno.
Possiamo irrigare nel caso si verifichino lunghi periodi di siccità (specialmente al Centro-Sud) e se vediamo le foglie molto debilitate.
Gli individui inseriti da poco vanno invece seguiti con una certa assiduità per almeno tutta la prima annata.
La concimazione non è strettamente necessaria.
Se vogliamo possiamo, alla fine dell’autunno, distribuire una buona quantità di ammendante organico. In primavera possiamo poi aggiungere una manciatina di concime granulare a lenta cessione per piante da fiore.
Se vogliamo incentivare la fioritura possiamo distribuire da marzo a giugno, ogni 15 giorni, un concime liquido con una buona quantità di potassio.
La salvia officinalis è molto rustica e difficilmente viene danneggiata dal gelo in tutto il nostro paese.
Sopporta egregiamente temperature fino a -15°C. Al di sotto di questa temperatura può capitare che il fogliame diventi caduco, ma raramente il ceppo e le radici vengono compromessi: all’arrivo della primavera, opteremo per una potatura un po’ più severa, eliminando gli steli eventualmente compromessi. Questa stimolerà la produzione di nuovi getti basali.
Se viviamo al di sopra degli 800 metri di altitudine possiamo riparare la pianta coprendo il piede con materiale pacciamante e eventualmente la parte aerea con del tessuto apposito.
Per mantenere sempre le piante giovani e compatte, oltre a stimolare l’emissione di nuovi getti, è bene intervenire alla fine dell’inverno tagliando le piante a circa 20 cm dal terreno.
Naturalmente il cespuglio andrà pulito anche dalla vegetazione secca o danneggiata.
La pianta è soggetta a danni da acari e lepidotteri minatori fogliari. Interveniamo con piretrine naturali o con insetticidi ammessi nel biologico, rispettando poi i tempi di carenza.
È frequentemente vittima anche dell’oidio. Possiamo combatterlo evitando di bagnare le foglie e ponendola in un’area meno umida e più arieggiata. Rimuoviamo le foglie colpite e proviamo ad irrorare con acqua e bicarbonato.
È anche possibile la coltivazione in contenitore, su balconi, terrazzi o anche solo sui davanzali.
L’importante è fornire un vaso piuttosto largo (almeno 20 cm di diametro, ma l’ideale è 30 cm) per non dover rinvasare troppo spesso.
Il substrato ideale va composto con 1/3 di terriccio per piante fiorite, 1/3 di terra da giardino e 1/3 di sabbia. Volendo possiamo aggiungere anche un po’ di ghiaia fine, agriperlite o pomice. Sul fondo è buona norma approntare uno spesso strato drenante a base di ghiaia o argilla espansa.
In questo caso le irrigazioni devono essere piuttosto frequenti (specialmente se l’esposizione è molto assolata). Accertiamoci che il terreno non secchi mai completamente, ma evitiamo l’utilizzo di sottovasi, causa principale dell’avvento di marciumi radicali.
La propagazione è semplice. Nuove piantine si possono ottenere da seme, da talea o da divisione del cespo.
La moltiplicazione gamica è da considerarsi solo come curiosità botanica. La pianta infatti è facilmente reperibile (e anche in parecchie cultivar) presso i vivai. La semina riesce sempre, ma prima di avere un esemplare di buone dimensioni bisogna attendere almeno quattro anni.
Il periodo giusto va dalla fine di aprile a settembre. Si mettono cinque semi per ogni vasetto da 15 cm di diametro, ricoprendoli con un sottile strato di vermiculite. Si mantiene sempre umido il substrato, in una zona riparata e ombreggiata.
Una volta spuntate le piantine manteniamo solo quelle più vigorose e procediamo con diverse cimature.
Si procede alla fine dell’inverno, prima che la pianta cominci a vegetare. Liberiamo le radici dalla terra e dividiamo in parti badando che ognuna sia dotata di un getto.
Volendo, se la pianta è in piena terra, possiamo anche dividere direttamente con una vanga e estraendo poi separatamente le parti ottenute.
Le porzioni possono essere interrate subito ma, per favorire una ripresa più veloce, è auspicabile tenerle fino alla primavera successiva in vaso.
In primavera si prelevano dei getti apicali senza fiori lunghi circa 8 cm, si inseriscono in vasetti lasciando fuoriuscire solo qualche foglia. Il substrato deve essere molto leggero e mantenuto sempre leggermente umido. Generalmente radicano in circa un mese e sono pronte ad essere trasferite in contenitori singoli già dall’autunno.
La raccolta della salvia officinalis è possibile durante tutto l’anno. È sufficiente raccogliere le foglie fresche che sono necessarie per i nostri usi quotidiani.
Se vogliamo conservarla possiamo procedere con l’essicazione, all’ombra in una zona ben arieggiata. Va poi conservata in barattoli ermetici. È anche possibile surgelare le foglie (e mantengono ancor meglio il loro aroma).
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La salvia o meglio Salvia Officinalis, è un arbusto sempreverde che cresce a folti cespugli. E’ originaria dell’Europa
visita : salvia officinalis
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Il genere salvia comprende alcune centinaia di specie di piante erbacee originarie del continente Americano, dell'Europa
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