Coltivazione ortensie
Le ortensie sono piante generose, forti ed estremamente adattabili. Amano l'ombra, ma crescono bene anche al sole, vivono quasi in ogni tipo di terreno e le uniche due condizioni inderogabili per la loro coltivazione sono un regolare apporto d'acqua ed un buon drenaggio. Una terra grassa e ricca è preferibile ad una sabbiosa e povera di humus, che potrà comunque andar bene con l'aggiunta di un composto di foglie, scorza tritata e letame. I materiali che consentono alle ortensie di crescere e prosperare sono quindi estremamente reperibili: torba acida, scorza tritata o addirittura la potatura dei cespugli e rami sottili degli alberi ridotta in piccoli pezzi. Non temono i rigori dell'inverno e generalmente resistono bene sino ai sei o sette gradi sotto zero, rendendo semplice la coltivazione anche dove il clima invernale è piuttosto rigido. Il discorso sulla potatura è abbastanza semplice. Per quel che riguarda le H.macrophylla, che fioriscono sul legno dell'anno precedente, ci si limiterà ad una ripulitura del secco, alla rimozione dei vecchi fiori ed al taglio degli steli più deboli che avverrà togliendo l'ultima coppia di gemme. L'opinione comune è che il vecchio fiore non andrebbe tolto sino a primavera, perché si pensa che esso protegga il nuovo germoglio; tuttavia le lacecap perdono quasi tutti i loro fiori con il gelo invernale. E' anche buona abitudine, nelle piante di cinque-sei anni di età, togliere circa un terzo dei cacci al livello del suolo così da dare luce anche all'interno e permettere una buona lignificazione e vigoria (di solito si tolgono i cacci più vecchi). Per quel che riguarda H. paniculata e H. arborescens, che fioriscono sul legno dell'anno, si lasceranno due occhi alla base di ogni stelo (febbraio-marzo) ponendo le premesse per una fioritura con paniceli molto grandi. Le rampicanti invece richiedono una limitata potatura, che serve più che altro a contenerne la crescita. Per H. aspera, H. serrata, H. involucrata e H. quercifolia solo potatura di riordino. La potatura non è essenziale per le ortensie: se lasciate crescere allo stato naturale (limitandosi in primavera a togliere i rami e i fiori secchi) avremo grandi ed esuberanti cespugli dalle forme irregolari, con fioritura abbondante e fiori di taglia più piccola. Per quel che riguarda la riproduzione sono, tranne alcune specie più problematiche (H. aspera, H. seemani), ottimamente riproducibili per talea, da effettuarsi da aprile ad ottobre. Da non scartare è anche il sistema della divisione delle radici, facile e sicuro, e per ultimo il metodo della semina (novembre-dicembre) che, pur dando risultati soddisfacenti, non garantisce la purezza della cultivar. Un po' più complesso è il discorso circa la questione del ph, che stabilisce il fattore di acidità del terreno e di conseguenza determina il colore delle infiorescenze, la cui variazione riguarda però soltanto H. macrophylla ed H. serrata.
Le ortensie sono molto differenti le une dalle altre, sia come portamento sia per le infiorescenze.
Queste non hanno petali, bensì sepali che si sono modificati colorandosi. Quello che noi chiamiamo “fiore” dell’ortensia è in realtà un insieme di fiori minuscoli, reso più evidente dai sepali colorati. Possiamo all’interno dell’infiorescenza distinguere tra fiori sterili e fiori fertili. I primi sono quelli con grandi sepali molto vistosi. Gli altri si notano appena. Alcune volte le infiorescenze contengono solo fiori sterili (nelle macrophylla mophead, grosse infiorescenze tondeggianti) altre volte entrambi ( in quelle con forma lacecap, infiorescenza piatta).
Ci sono poi anche quelle “paniculate” in cui il gruppo di fiori assume la forma di una pannocchia: contengono sia fiori sterili sia fiori fecondi.
Si trovano comunque infiorescenze sempre più varie: con solo il margine del petalo colorato, con petali piccoli e incurvati o che paiono quasi ricci.
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Se si vuole inserire un’ortensia nel proprio giardino vale davvero la pena di prendere in considerazione le piante che sono arrivate da poco nei nostri vivai e che fino a poco tempo erano molto rare, specie le varietà giapponesi e americane.
Eccone alcune:
ArborescensSi tratta di un arbusto dall’altezza media di 1,5 m. E’ molto rustico e i fiori si aprono dall’estate all’autunno rimanendo decorativa per un lungo periodo. Si adatta molto bene sia per l’esposizione sia per il substrato.
Una cultivar molto conosciuta è “Annabelle”.
PaniculataHanno fiori bianchi o rosa raccolti in pannicoli. Possono diventare anche molto grandi (3-5 metri), ma si può decidere di controllarne la dimensione con la potatura, che può essere anche molto drastica. Resistono egragiamente alle basse temperature.
QuercifoliaSono piante originarie del continente nordamericano: interessanti sia per le foglie sia per i rami. Le prime hanno forma lobata e assumono colori autunnali molto caldi, come anche i fusti durante l’inverno. Portano fiori a pannicolo color crema e raggiungono i 2 metri di altezza
SerrataProvengono dal Giappone e sono di solito piuttosto contenute nelle dimensioni. Risultano decorative per i loro fiori eleganti per lo più dalla forma lacecap. Un ulteriore pregio deriva dai colori accesi che assumono le foglie durante l’autunno. Sono davvero preziose quando si vuole un giardino sempre colorato anche quando l’inverno si avvicina. In questa varietà possiamo trovare tra le più belle ortensie blu (ad es. Blue bird, Mont Aso, blue billow, blue deckle).
Non appartengono ad una sola specie. Ciò che le caratterizza è il portamento. Riescono ad arrampicarsi grazie a piccole ventose. Sono un’ottima alternativa fiorita all’edera, alla vite americana e alle clematis, specie per le posizioni ombrose. I fiori in genere sono bianchi a lacecap. Non richiedono grande manutenzione, ma bisogna pazientare almeno qualche anno per vederne il reale vigore.
Quasi tutte le ortensie amano un’esposizione ombreggiata, non temono però particolarmente il sole del mattino o della sera. E' bene, però, per una buona coltivazione che siano riparate durante le ore più calde del giorno, soprattutto durante la stagione estiva, per evitare che i raggi solari diretti le possano rovinare.
Le ortensie sono quasi tutte molto resistenti al gelo. Ad ogni modo le più resistenti, che possono essere coltivate anche in quota, sono senza dubbio le paniculata e arborescens. Ottime anche le rampicanti petiolaris e quercifolia. Il pericolo più grande in realtà sono, per le più sensibili, le gelate primaverili che possono bruciare i boccioli con la conseguente perdita della fioritura per quell’anno.
Le ortensie richiedono abbondanti annaffiature ed è bene durante l’estate procedere con una certa regolarità. Si devono però evitare accuratamente i ristagni idrici che possono danneggiare l’apparato radicale oltre a rendere il ferro di più difficile assorbimento aumentando il rischio di clorosi. Non bisogna eccessivamente allarmarsi se la pianta, nelle ore più calde della giornata, dovesse apparire disidratata e stanca. Il più delle volte con il fresco della sera tornerà al suo normale splendore.
Se il problema dovesse persistere fino alla mattina (e notassimo anche delle scottature sulle foglie) è meglio procedere ombreggiando la pianta in qualche maniera e pacciamando il terreno per evitare una eccessiva dispersione dell’umidità.
Se vogliamo coltivare le ortensie in giardino dobbiamo pensare che il loro terreno ideale deve rimanere umido a lungo, ma non favorire il ristagno idrico. L’ideale è che sia moderatamente argilloso e ricco in sostanza organica. Sono da evitare invece i substrati sabbiosi, sassosi o troppo argillosi e compatti. È bene intervenire precedentemente lavorando a lungo il terreno e inserendo ammendanti (stallatico) in maniera da rendere il substrato più adatto.
Se non ne avessimo il tempo potremmo eliminare una grande quantità di terra sostituendola con una più adatta a piante acidofile addizionata con una buona dose di concime organico. In vaso l’ideale è utilizzare i substrati specifici per piante acidofile con l’aggiunta di composti drenanti come la perlite, l’argilla espansa o la pomice.
Le ortensie necessitano di una buona dose di ammendante. Il periodo migliore per fornirlo è prima della fine dell’inverno. L’ideale è spargerlo intorno alla pianta e poi incorporarlo al terreno tramite una leggera zappettatura. Questo renderà il terreno più vivo e ricco di microorganismi (che lavorano in simbiosi con le radici) oltre ad essere più capace di trattenere la giusta quantità di acqua. Possiamo, alla fine della stagione fredda, intervenire inoltre con un concime granulare a lenta cessione per acidofile o specifico per ortensie da distribuire intorno alla pianta. Bisogna mescolarlo al terreno per favorirne la mineralizzazione ed evitare il dilavamento.
Non tutte le ortensie hanno la capacità di cambiare il colore dei loro fiori. Per esempio non possono farlo quelle a fiore bianco e alcune rosse. Inoltre certe possono avere un punto di blu più bello di altre e la stessa cosa vale per alcune varietà molto belle solo in rosa.
Se il nostro terreno è basico sarà difficile ottenere dei bei blu. Spesso, nonostante gli sforzi, si arriva ad avere un azzurro stentato, fiori multicolor o un funereo viola. Il consiglio quindi è di andare verso il colore che è in quel terreno più congeniale alla pianta. Se è alcalino cerchiamo di esaltare il rosa. Se abbiamo un terreno acido cerchiamo di ottenere un bel blu intenso.
Un pH 6 è in genere sufficiente per ottenere il blu. Per averlo molto intenso è però indispensabile fornire alla pianta del solfato di alluminio (è l’alluminio assorbito che dà il colore al fiore). Ed è proprio questo che risulta insolubile e quindi non accessibile per la pianta in suoli con pH superiore a 6. Si trova in commercio con il nome di “azzurrante”. Tradizionalmente per ottenere il cambiamento di colore nelle ortensie veniva consigliato di inserire nel terreno dei chiodi o della limatura di ferro. E’ un metodo poco efficace se il terreno non ha il giusto pH. Solo modificando quello renderemo più disponibili per la nostra pianta sia il ferro sia l’alluminio.
Come abbiamo detto le ortensie amano i suoli almeno subacidi. In mancanza di questi le foglie tenderanno al giallo, specie le venature. E’ un problema rilevante perché questa colorazione influisce sulla fotosintesi clorofilliana e quindi sulla capacità della pianta di crescere e fiorire. Per ovviare si deve intervenire già dalla fine dell’inverno spargendo sul terreno settimanalmente del solfato di ferro. È però un trattamento che dà pochi risultati perché i terreni sono un sistema tampone e tendono a tornare al loro pH iniziale. Sono invece molto efficaci le somministrazioni tramite irrigazione di ferro chelato. Già con poche applicazioni si vedono buoni e duraturi effetti. Si cerchino però prodotti che agiscano in un ampio range di pH. Per un trattamento d’emergenza vi sono anche prodotti adatti all’uso fogliare. Bisogna aver cura di effettuare i trattamenti nelle prime ore del mattino o la sera perché i principi attivi degradano velocemente se esposti alla luce e al calore.
Per avere belle ortensie è bene imparare a non intervenire troppo su di loro: spesso si eccede e si vedono persone potare tutti gli anni le piante a livello del terreno. Le varietà più diffuse (come le macrophylla e le serrata) fioriscono sui rami dell’anno precedente. È quindi bene limitarsi ad eliminare solo i rami più vecchi e disordinati, al massimo un terzo del totale, a fine inverno, ed eliminare solo il fiore secco negli altri. Altre specie come la paniculata e arborescens possono essere potate più drasticamente perché fioriscono sui rami dell’anno. Le varietà rampicanti, le involucrata e le quercifolia possono anche non venire potate, se non per dare un aspetto generale più ordinato alla pianta.
Per avere belle ortensie è bene imparare a non intervenire troppo su di loro: spesso si eccede e si vedono persone potare tutti gli anni le piante a livello del terreno. Le varietà più diffuse (come le macrophylla e le serrata) fioriscono sui rami dell’anno precedente. È quindi bene limitarsi ad eliminare solo i rami più vecchi e disordinati, al massimo un terzo del totale, a fine inverno, ed eliminare solo il fiore secco negli altri. Altre specie come la paniculata e arborescens possono essere potate più drasticamente perché fioriscono sui rami dell’anno. Le varietà rampicanti, le involucrata e le quercifolia possono anche non venire potate, se non per dare un aspetto generale più ordinato alla pianta.
I più frequenti sono l’oidio, la botrite, la maculatura fogliare e i marciumi radicali.
Per l’oidio è di fondamentale favorire la circolazione d’aria ed evitare di bagnare le foglie.
Se sappiamo che la nostra pianta è ogni anno vittima di questa malattia è bene intervenire dopo le piogge primaverili vaporizzando dello zolfo. Se gli attacchi fossero particolarmente forti si possono curare con prodotti specifici. Per la botrite e la maculatura fogliare si devono evitare i ristagni idrici e eventualmente intervenire con anticrittogamici adatti. Anche per i marciumi radicali e del colletto il consiglio principe è quello di evitare assolutamente i ristagni. Se dovessero comparire si può cercare di arginare il problema ripulendo la base e spruzzando prodotti rameici o specifici. Se però fossero molto diffusi è bene espiantare l’esemplare e risanare la zona cambiando completamente il terreno.
Le ortensie possono venire attaccate anche da insetti. In questi casi è bene intervenire con insetticidi da contatto (per gli afidi) o anche sistemici + olio minerale (nel caso di cocciniglie).