Coltivare la mimosa - Acacia dealbata
Con il termine mimosa si indica comunemente un arbusto appartenente al genere delle acacie, in particolare l'acacia dealbata, i cui piccoli fiori gialli vengono usualmente donati alle donne nel giorno della loro festa.
Le Mimose sono grandi arbusti, o anche piccoli alberi, appartenenti al genere delle fabacee; sono ormai diffusi allo stato selvatico in gran parte della penisola italiana e del mediterraneo, ma hanno origini lontane, in effetti si tratta di piante originarie dell'Australia, da cui furono importate nei secoli scorsi. L'uso dei rami di mimosa per il giorno della festa della donna è dovuto semplicemente al fatto che queste piante producono fiori a profusione verso la fine dell'inverno ed è quindi facile procurarsene il giorno della festa della donna, l'8 marzo.
Quelli comunemente detti fiori della mimosa sono in realtà infiorescenze sferiche, che riuniscono piccolissimi fiori, di colore giallo canarino, molto decorativo, intensamente profumati; i fiori vengono prodotti all'apice dei rami, sui rametti più sottili, e sbocciano in successione, a partire da quelli più vicini al fusto. La fioritura della mimosa può durare alcune settimane e comincia con le prime giornate leggermente lunghe e non troppo fredde, da gennaio, fino a marzo; nei luoghi con inverni miti le mimose producono fiori a partire già dall'inizio di gennaio, mentre nelle zone più fresche la fioritura avviene a partire dalla seconda metà di febbraio.
L’acacia dealbata, chiamata popolarmente mimosa, è un albero che, sebbene non autoctono, è oramai diffusissimo nel nostro paese sia in coltivazione sia come spontaneo, specialmente nelle aree a clima mite. È infatti a pieno titolo un elemento caratterizzante della Riviera Ligure, delle sponde dei grandi laghi e di tutte le coste del nostro paese. Sebbene sia diventata un poco invasiva bisogna ammettere che la sua fioritura allegra e profumata si rivela ogni anno un immancabile simbolo dell’arrivo della primavera, dando vivacità al paesaggio e risvegliando i primi insetti pronubi.
Sulla Riviera di Ponente è inoltre ampiamente cresciuta e raccolta a scopo florovivaistico: la sua richiesta aumenta esponenzialmente in corrispondenza dell’8 marzo, festa della donna, cui è indissolubilmente legata.
La mimosa è originaria dell’Australia (che la considera ancora oggi simbolo nazionale). In particolare l’acacia dealbata è endemica della temperata e fertile Tasmania.
La sottofamiglia delle Mimosaceae (appartenente alla famiglia delle Leguminosae) comprende circa 450 specie di acacie provenienti per lo più dalle regioni tropicali e subtropicali dell’Oceania, dell’Asia, dell’Africa e del continente americano. Sono per lo più alberi, però non sono rare quelle che formano bei cespugli o che hanno invece portamento rampicante.
Giunsero in Europa all’inizio del XIX secolo e si diffusero molto velocemente, vista la loro adattabilità e la crescita spesso vigorosissima (alcune possono raggiungere 8 metri di altezza nel primo anno di vita!). Sono però piante poco longeve e vengono spesso rovinate irrimediabilmente da gelate anomale.
L’acacia dealbata si presenta per lo più come albero o arbusto. È caratterizzata da un bel fogliame persistente: le foglie sono bipennate , lunghe fino a 12 cm e formate da 15-20 elementi, a loro volta suddivisi in 30-50 foglioline di color grigio argenteo, simili a delle piume. I rami possono essere più o meno spinosi. I fiori compaiono alla fine dell’inverno (febbraio-aprile): si raggruppano in pannocchie comprendenti da 10 fino a 200 capolini di forma globosa e morbida, con stami giallo-dorati o bianchi, molto profumati. I frutti sono raccolti in baccelli che maturano dalla metà dell’estate alla fine della primavera.
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Questo tipo di arbusto necessita di un clima mite per essere coltivato all'aperto, poichè teme le gelate, soprattutto se prolungate e di forte intensità; quindi nelle zone con inverni molto rigidi le mimose vengono coltivate in vaso o in serra fredda. Necessitano comunque di un buon terreno fresco, ben drenato ma non sassoso o sabbioso; prediligono un buon terriccio universale ricco, mescolato con del concime organico e con piccole quantità di pietra pomice, che garantisce il rapido defluire dell'acqua.
Si tratta di un arbusto che in natura raggiunge tranquillamente i 4-5 metri di altezza, quindi nel coltivare la mimosa ricordiamoci di utilizzare contenitori ampi e capienti, e potati regolarmente dopo la fioritura, per evitare uno sviluppo eccessivo.
Necessitano di annaffiature regolari e frequenti, che mantengano il terreno sempre leggermente umido; quindi da marzo a ottobre le annaffiature saranno molto frequenti, ed intensificheremo la fornitura d'acqua durante i mesi più caldi dell'anno. Durante i mesi autunnali e invernali invece le annaffiature possono essere quasi nulle, anche se è bene controllare il terreno ai piedi della pianta per evitare che rimanga asciutto per periodi di tempo eccessivamente prolungati. Le mimose infatti temono la siccità, dovremo quindi evitare che la pianta rimanga completamente all'asciutto, soprattutto durante i mesi caldi, ma anche in inverno; facciamo particolare attenzione agli esemplari coltivati in vaso, poichè il terreno in esso contenuto può prosciugarsi completamente in un lasso di tempo assai breve.
LA MIMOSA IN BREVE |
Tipo di pianta | Albero, arbusto o rampicante da fiore |
Fogliame | Eretto o tappezzante |
Colore dei fiori | giallo |
Altezza a maturità | 10 metri e più |
Manutenzione | Bassa |
Necessità idrica | Bassa |
Terreno | Povero, ciottoloso |
pH terreno | Da subacido ad acido (quelle innestate tollerano anche terreni basici) |
Rusticità | Da fragile a semirustica (al massimo -5°C) |
Esposizione | Pieno sole |
Impiego | Esemplare isolato, gruppi, siepi, vaso |
Come detto prima, per coltivare le mimose, se necessario esse vengono potate dopo la fioritura, anche se gli esemplari coltivati in piena terra in genere vengono lasciati crescere senza potature; per quanto riguarda le mimose coltivate in vaso invece una potatura annuale è necessaria, per evitare che con l'andare del tempo l'arbusto si svuoti nella parte inferiore del fusto.
Queste piante sono abbastanza resistenti alle malattie, ma talvolta vengono attaccate dagli afidi o dagli acari; in genere una vaporizzazione della chioma con acqua e sapone molle può essere sufficiente a scongiurare la presenza di parassiti.
Ricordiamo di arricchire periodicamente il terreno in cui coltiviamo la nostra mimosa; per quanto riguarda le piante poste in piena terra ogni fine inverno spargeremo ai piedi della mimosa del concime organico ben maturo, o anche del concime granulare a lenta cessione, zappando leggermente il substrato. Invece alle mimose coltivate in vaso possiamo fornire del concime per piante da fiore, ogni 12-15 giorni, da marzo a ottobre, mescolato all'acqua delle annaffiature.
Quindi le piante comunemente dette mimose in realtà sono esemplari appartenenti al genere delle acacie; esiste però un genere chiamato mimosa. Tempo addietro anche l'acacia dealbata apparteneva a questo genere, così come molte altre piante; lo studio approfondito delle piante a livello cellulare ha permesso ai classificatori di comprendere come l'acacia dealbata appartenga al genere acacia, mentre alcune piante ancora fanno parte del genere mimosa.
A livello visivo queste piante hanno molti elementi comuni: ad esempio sia l'acacia dealbata, sia le mimose hanno fogliame pennato, costituito da foglioline quasi aghiformi; il portamento è simile, anche se le mimose hanno dimensioni più minute. Anche le mimose poi hanno fiori riuniti in infiorescenze sferiche, ma in genere di colore rosato.
La maggior parte delle piante appartenenti al genere mimosa proviene dall'America; si tratta di arbusti o piccoli alberi sempreverdi, caratterizzati da una particolare fioritura primaverile, da fogliame leggero e delicato, abbastanza aromatico. Anche le mimose sono abbastanza rustiche, ma temono le gelate intense e prolungate.
La mimosa può essere coltivata in tutto il nostro paese, anche se nelle regioni a inverno rigido è imperativo inserirla in grandi vasi che possano essere spostati in un locale riparato.
La scelta della collocazione è essenziale per ottenere un esemplare vigoroso e belle fioriture. L’ideale è inserirla in un’area ben calda ed esposta il più possibile al sole, lontana dai venti. Un muro a Sud spesso le fornisce quella protezione che le è necessaria, soprattutto nei confronti dei venti gelati che sono causa frequente di ampi disseccamenti rameali.
Evitiamo inoltre substrati calcarei e poco drenanti che possono danneggiare le radici creando ristagni.
Trovano impiego come esemplari isolati, come elementi di boschetti, ma possono anche entrare a far parte di siepi informali. A questo proposito ricordiamo però che si tratta di una pianta molto competitiva (in particolare nei confronti delle altre mimose) e quindi è bene lasciare almeno 3 metri tra un esemplare e l’altro.
Va per di più sottolineato che le radici superficiali sono in grado di allungarsi per molti metri e potrebbero danneggiare fondamenta e impianti. Ricordiamoci quindi inserirle distanti dalle abitazioni o predisporre delle resistenti barriere.
Si procede in autunno (dove il clima sia particolarmente mite) o in primavera. Gli esemplari in vendita sono spesso innestati su specie dalle radici più tolleranti.
Scaviamo una buca non troppo profonda e inseriamo in maniera stabile un tutore di almeno 5 cm di diametro. Poniamo poi il pane di terra o le radici in maniera che il punto di innesto risulti a circa 3-5 cm dal livello del suolo. Compriamo, ma evitiamo di irrigare visto che la mimosa ama un terreno asciutto. Le concimazioni sono altrettanto superflue perché questa pianta, come le altre leguminose, grazie alla simbiosi delle radici con alcuni batteri, è in grado di fissare nel terreno l’azoto atmosferico. In autunno in ogni caso predisponiamo una spessa pacciamatura vegetale e copriamo la parte aerea con del tessuto apposito.
Scegliamo un contenitore piuttosto grande, ma soprattutto profondo. L’ideale è fornirne da subito uno di almeno 40 cm di altezza per poi limitare il più possibile gli interventi di trasferimento durante i primi anni.
Sul fondo creiamo uno strato drenante con almeno 5 cm di argilla espansa.
Il substrato adatto si compone mescolando terriccio universale e torba in parti uguali. Qualche manciata di sabbia di fiume può essere una felice aggiunta.
Irrighiamo leggermente e cerchiamo di mantenere il substrato sempre leggermente umido, ma mai bagnato. L’uso del sottovaso è assolutamente da evitare.
Le mimose vogliono un substrato a reazione subacida e piuttosto leggero. Se il nostro giardino ha al contrario un suolo alcalino e pesante possiamo scegliere di estrarlo e sostituirlo completamente con un prodotto acquistato (simulando la miscela suggerita per i vasi).
Un’ottima alternativa è invece procurarsi un esemplare innestato su Acacia retinoides, ( si trovano facilmente nei vivai specializzati) che risulta enormemente più tollerante nei confronti dei suoli anche molto calcarei.
In ogni caso predisporre uno strato drenante sul fondo sarà di grande aiuto.
In piena terra le irrigazioni sono per lo più superflue. Può presentarsene la necessità solo durante lunghe estati siccitose. Interveniamo solo quando vediamo un certo deperimento nell’esemplare.
In vaso si procede con somministrazioni leggere che mantengano sempre fresco il terreno, dalla primavera all’autunno, evitando sempre ristagni. Nella stagione invernale, specie per gli esemplari ritirati all’interno, si può anche sospendere del tutto.
Come già accennato l’acacia dealbata è particolarmente eliofila e termofila. Va quindi collocata in pieno sole e in una posizione calda. Teme i venti freddi e quindi il riparo di un muro a Sud, specie nelle regioni dal clima non totalmente mite, può essere di grande aiuto.
Non sopporta per lungo tempo temperature al di sotto dei -5°C : valutiamo pertanto con attenzione se collocarla in piena terra o limitarci ad una coltivazione in contenitore. Ricordiamoci che gli esemplari giovani sono quelli più sensibili e per i quali una gelata prolungata può essere davvero fatale.
IL CALENDARIO DELLA MIMOSA |
Fioritura e raccolta | Febbraio-aprile |
Potatura | Aprile-maggio |
Impianto | Autunno (Centro-Sud), primavera (Nord) |
Innesto | Da giugno a metà settembre |
Semina | Aprile-maggio |
Riparo in casa e/o pacciamatura | Inizio novembre |
In caso di freddo anomalo si può ricorrere, per piccoli esemplari, a coperture con uno o più strati di tessuto non tessuto. Una protezione ulteriore deriva da una spessa pacciamatura con paglia e fogliame.
Le mimose in vaso, al Nord, vanno riparate in una serra fredda, ben illuminata, a partire dal mese di novembre.
Ad ogni modo capita che il gelo porti a disseccamento l’intera parte aerea: attendiamo pazientemente prima di espiantare l’esemplare perchè non è raro che crei nuovi ricacci dalle radici.
Le potature vanno effettuate tutti gli anni, per mantenere l’albero compatto e stimolare un’abbondante fioritura. Si procede sempre quando i capolini appaiono appassiti, generalmente verso aprile. I rami vanno accorciati di circa 1/3 ed eliminati tutti quelli che risultino danneggiati o morti, a causa del gelo o di altri inconvenienti. Cerchiamo anche di aprire il centro creando un’impostazione a cono rovesciato.
È altrettanto importante eliminare i polloni radicali per mantenere l’insieme armonico e evitare che rubino energia al tronco principale.
Il periodo di raccolta è dei più lunghi, visto che la produzione permane per circa 2 mesi. Si raccolgono le singole pannocchie con un poco di stelo, corredandole con qualche foglia.
Le mimose sono attaccate piuttosto frequentemente da parassiti.
I più comuni in assoluto sono le cocciniglie: oltre ad indebolire l’albero lo rendono antiestetico a causa della melata e della conseguente fumaggine. Combattiamole con saponi molli per piante o ricorrendo eventualmente ad olio minerale attivato con insetticidi sistemici.
Altro problema comune è la clorosi: si manifesta con uno scolorimento generale delle foglie, dove le nervature risulteranno invece evidenti. Per ovviare è bene sostituire il substrato con uno più acido e distribuire spesso del solfato di ferro. Anche una pacciamatura a base di corteccia e aghi di pino può venirci in aiuto. Ricordiamoci di irrigare il più possibile con acqua non calcarea.
Il metodo più semplice per ottenere nuove piantine è estrarre dal terreno uno dei polloni, provvisto di una porzione di radici.
È però anche possibile procedere con la semina, alla fine dell’inverno. I grani vanno precedentemente scalfiti con della carta vetrata (perché sono molto duri) e tenuti per almeno una notte in acqua calda: ciò velocizzerà enormemente la germinazione.
Chi è più esperto può anche tentare l’innesto. Per la parte radicale preferiamo l’acacia retinoides (detta anche semperflorens o Mimosa d’ogni mese) che renderà il soggetto tollerante anche nei confronti dei terreni più argillosi e contribuirà ad una crescita vigorosa. Il periodo migliore per questa operazione va dalla primavera alla fine dell’estate.Il metodo più comune e che dà più successi è l’innesto per approssimazione.
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