Mimosa - Acacia dealbata
La mimosa (acacia dealbata) è un albero originario della Tasmania, ma che, giunto nel nostro paese verso la metà del 1800, si è adattato benissimo al clima della Riviera Ligure e a quello delle regioni meridionali e dei grandi laghi: è entrato addirittura a far parte del paesaggio di questi luoghi grazie anche alla prorompente fioritura che, tra le più precoci, annuncia l’arrivo della primavera.
La mimosa è originaria del continente australiano. In Italia resistono bene nei climi temperati del centro sud, ma si possono coltivare anche sulle coste dei grandi laghi del nord, ove possono beneficiare di temperature più miti. La coltivazione in altre zone deve essere effettuata in vaso o in serra.
La
pianta di mimosa può raggiungere anche grandezze considerevoli. Le foglie sono composte da tante foglioline poste perpendicolarmente alla nervatura principale. Alcune varietà non presentano le classiche foglie, ma hanno delle foglie trasformate, che sono come dei rametti appiattiti, chiamati filladi.
L’infiorescenza è composta da un insieme di capolini globosi da cui si dipartono numerosi stami. La grande quantità di fiori conferisce a questa pianta un fascino tutto particolare.
Il terreno ideale per la fioritura è quello tendenzialmente acido, con una buona struttura, che assicura una buona umidità, ma allo stesso tempo un buon drenaggio. Si consiglia di apportare sostanza organica (humus) periodicamente (una volta l’anno), è ciò sia al fine di garantire alla pianta l’apporto delle giuste sostanze nutritive, che per migliorare la struttura del terreno. Le mimose che presentano filladi sono più resistenti ai terreni poco acidi
Il periodo migliore per la messa a dimora della mimosa è quello che va da ottobre a marzo. Nelle zone più fredde può essere coltivata in serra con l’accortezza di non far scendere la temperatura al di sotto degli 0 gradi. Il vaso deve essere cambiato circa ogni due anni. Si ricorda che il diametro del vaso non deve crescere eccessivamente, sia per un fattore estetico che per conservare una giusta proporzione tra l’apparato aereo e quello radicale.
LA MIMOSA |
Fogliame | Tendenzialmente persistente |
Altezza | Dai 5 ai 10 metri |
Coltura | semplice |
Manutenzione | bassa |
Necessità idrica | bassa |
Crescita | veloce |
Propagazione | Seme, prelievo polloni, margotta, innesto |
Rusticità/temperatura minima | Poco rustico/ fino a -3°C |
esposizione | sole |
Terreno | Povero, ben drenato |
pH | Acido o neutro |
uso | Esemplare isolato, siepe, boschetto, grande vaso, rampicante |
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L’acacia dealbata è un albero di medie dimensioni: generalmente, nei luoghi di origine, non supera i 20 metri di altezza, mentre da noi è raro che raggiunga i 5. La chioma assume negli anni una forma a cono largo. Le foglie, tendenzialmente persistenti, sono bipennate, lunghe fino a 12 cm, suddivise in numerose foglioline lineari, di circa 5 mm. Queste, non dentate, sono invece lievemente pelose e di color verde-blu.
La corteccia è liscia e va dal verde fino al glauco, ma, con l’avanzare degli anni, scurisce progressivamente fino a divenire quasi nera. I fiori, prodotti alla fine di febbraio, sono molto piccoli, con petali giallo brillanti e numerosi stami vistosi e molto profumati. Si raccolgono in grappoli di grandi dimensioni evolvendosi più avanti in baccelli lunghi circa 8 cm, piatti, inizialmente glauchi poi marroni a maturità.
La crescita è molto rapida (anche di 60 cm all’anno), ma la vita media di un esemplare è piuttosto breve (raramente superano i 50 anni). Per di più spesso vengono gravemente danneggiati da inverni con temperature al di sotto della media: è infatti un albero piuttosto sensibile alle basse temperature. La coltivazione in piena terra conviene solo dove il clima sia particolarmente dolce. Altrove è però possibile tenere gli esemplari in grandi vasi, operando attente potature.
Questa specie è da noi la più diffusa, ma in coltivazione ve ne sono molte altre e possono variare sia il portamento sia alcune caratteristiche peculiari.
La mimosa, per crescere e fiorire al meglio, necessita di temperature alte, molto sole e terreni ben drenati. In inverno le temperature non dovrebbero mai scendere sotto i 5 °C perché la pianta non subisca danni. I problemi più gravi però possono insorgere in presenza di gelate, in particolare con temperature tra lo zero termico e i -3 °C. In quest’ottica sono da evitare anche i venti gelidi: se viviamo quindi in un’area dal clima non totalmente mite è bene porre a dimora gli alberi in una zone il più possibile riparata, magari nelle vicinanze di un muro esposto a Sud.
Non tollera assolutamente i substrati argillosi o pesanti, soprattutto se caratterizzati dalla forte presenza di calcio: è infatti molto comune l’insorgenza di clorosi fogliare, che si ripercuote sulla vitalità generale dell’albero.
Sono invece da preferire suoli leggeri e sabbiosi oppure caratterizzati da pH acido.
Gli utilizzi sono moltissimi: sia come esemplare isolato, sia per la creazione di boschetti (magari variando la specie, in maniera da prolungare il periodo di fioritura). Distanziamole però di almeno 4 metri, perché le radici superficiali tendono ad occupare un’area molto ampia e alle volte causano il deperimento di ciò che le circonda. In quest’ottica bisogna anche prestare una particolare attenzione monitorandole nel caso si avvicinassero troppo da un edificio.
Bello anche creare delle siepi lungo le coste oppure sfruttare la lunghezza dei rami per impiegarli come rampicanti: possono rivestire facilmente archi e pergolati.
La messa a dimora si effettua dall’autunno alla primavera. È quasi ovunque consigliabile procedere in primavera, per evitare un eventuali gelate che potrebbero danneggiare irreparabilmente un giovane albero.
Scaviamo una buca larga e profonda almeno il doppio del pane di terra. Sul fondo creiamo uno spesso strato drenante con ghiaia o perle di argilla espansa. Se il nostro terreno risultasse piuttosto compatto sarà bene sostituirlo totalmente o mescolarvi una buona quantità di sabbia di fiume e un po’ di torba.
È importante inserire contemporaneamente la pianta e un tutore resistente, alla stessa profondità, distante dal piede circa 30 cm. Dopo aver coperto con il rimanente substrato e aver ben compattato leghiamo il tronco in più punti al supporto. Nei primi anni di vita, infatti, le mimose hanno un apparato radicale molto superficiale e la parte epigea risulta altresì molto fragile. Senza un supporto è frequente che gli alberi vengano sradicati dal vento o che il tronco si rompa di netto.
Come per tutti gli appartenenti alla famiglia delle Leguminosae non è assolutamente necessario l’apporto di concimi a base di azoto ed bisogna quindi evitare di inserire stallatico o compost nella buca.
In piena terra non è in questa fase necessario irrigare.
Gli esemplari acquistati sono per lo più innestati su Acacia retinoides. Questa specie (detta anche Mimosa della quattro stagioni) è più resistente al freddo e si adatta bene a terreni calcarei. Il punto di innesto è però piuttosto sensibile ai marciumi e bisogna evitare che tocchi direttamente il terreno: lasciamo quindi una distanza di almeno tre cm.
Se viviamo in un’area con clima freddo possiamo scegliere di coltivare la mimosa in vaso. In questo caso è bene rivolgersi a rivenditori specializzati indirizzandosi possibilmente su varietà dallo sviluppo più contenuto.
Scegliamo un contenitore di dimensioni adeguate (profondo almeno 40 cm): l’apparato radicale diventa importante in breve tempo e bisogna evitare di dover ricorrere spesso a rinvasi. In queste condizioni, l’esemplare generalmente riesce a crescere bene fino almeno ad un’altezza di 3 metri.
Sul fondo dobbiamo creare uno spesso strato drenante con dell’argilla espansa. Creiamo poi un substrato mescolando un terriccio generico con della torba, in parti uguali. Volendo possiamo aggiungere anche qualche manciata di sabbia grossolana.
Irrighiamo leggermente e manteniamo il substrato sempre leggermente umido (ma non bagnato!), in particolare dalla primavera all’autunno.
Gli esemplari in giardino non necessitano quasi mai di irrigazioni: bisogna anzi evitare gli eccessi di umidità a livello radicale.
Gli alberi giovani sono sensibilissimi alle basse temperature fino a quando il tronco non risulta ben lignificato. I primi anni si può quindi coprire i soggetti con uno o più strati di tessuto non tessuto e creare una spessa pacciamatura a livello del piede.
IL CALENDARIO DELLA MIMOSA |
Messa a dimora | Settembre - ottobre/aprile-maggio |
Fioritura - raccolta | Febbraio - marzo (vi sono anche varietà a fioritura autunnale) |
potatura | Aprile - maggio |
Semina | Aprile - maggio |
Le potature si effettuano in primavera, alla fine della fioritura: questo, oltre a favorire una crescita compatta e armoniosa eviterà la comparsa del baccelli, poco gradevoli e, conseguentemente, un’eccessiva autodisseminazione.
Si deve intervenire anche con una certa frequenza per eliminare getti provenienti dal piede che indeboliscono la chioma.
Alla fine dell’inverno possiamo invece intervenire eliminando le branche eventualmente compromesse dal gelo.
La raccolta dei fiori avviene tra la metà di febbraio e la fine di marzo: si colgono i mazzetti quando cominciano ad aprirsi le prime corolle: il bouquet durerà più a lungo una volta nelle nostre case.
È un albero piuttosto semplice da moltiplicare. Si può procedere tramite:
- Semina al caldo: dopo aver lasciato i semi in acqua bollente circa 48 ore, si mettono a dimora su lettorino caldo (o all’aperto, da aprile).
- Prelievo di polloni radicali in primavera.
- Innesto: si procedere di solito per approssimazione utilizzando piante ottenute da seme che abbiano almeno 18-20 mesi (su a. retinoides.)
I parassiti più frequenti sono le cocciniglie e le metcalfe.
Le prime si combattono con olio bianco attivato da insetticidi possibilmente sistemici.
Le seconde si prevengono scegliendo esposizioni ben soleggiate e bagnando spesso la chioma. Getti potenti di acqua possono essere utili a rimuovere anche le uova e le larve, difficilmente raggiungibili da insetticidi dato lo spesso strato ceroso che le circonda.
Una fisiopatia comune è la clorosi: è frequente, prevalentemente su piante non innestate, in terreni a pH neutro o alcalino. Si previene distribuendo dalla fine dell’inverno abbondanti dosi di solfato di ferro (che aiuta ad acidificare). Sono sufficienti generalmente due o tre somministrazioni a distanza di 10 giorni. Nei casi più gravi si può ricorrere a del ferro chelato.
Specie di grandi dimensioni (da giardino)
- dealbata: la più comune. Cresce velocemente e produce grandi grappoli di fiori profumati. Attenzione alle radici che possono danneggiare edifici e altri alberi!
- baileyana fiori più grandi, a fine inverno, e foglie glauche. Fino a 8 metri di altezza. Portamento piangente.
- pycnantha: fino a 4 metri di altezza. I fiori sono molto grandi e di un bel giallo dorato. Crescita rapida, portamento eretto. Molto sensibile a terreni alcalini.
Specie di dimensioni contenute (anche da vaso)- drummondii: fiori gialli in aprile. Fino ad 1,50 m
- cardiophylla: fiori giallo scuro, in aprile, e fogliame bronzeo. Fino a 3 m.
- motteana: Fiori giallo limone, a fine autunno, e fogliame glauco. Fino a 3,5 m.
- aspera: Fiori giallo vivo, tra gennaio e marzo. Foglie setose. Fino a 2,5 m.
Specie che tollerano terreno calcareo- saligna fiori giallo zolfo, portamento decombente, fino a 4 m.
- retinodes fiori piccoli e profumati, in produzione continua. Fino a 3 metri. Rustico fino a -7°C. Radici controllabili.
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Con il termine mimosa si indica comunemente un arbusto appartenente al genere delle acacie, in particolare l'acacia deal
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