Pittosporo - Pittosporum
Il pittosporo appartiene alla famiglia delle pittosporaceae.
E’ una pianta originaria dell’Asia orientale, dell’Africa e dell’Australia, da cui provengono la maggior parte delle specie, che sono circa 150.
Si tratta di arbusti e di alberi di piccole dimensioni, sempreverdi, semirustici e dotati di un fogliame molto ornamentale.
Sono particolarmente adatti per essere coltivati in serra, nelle vasche, ma anche come cespugli nei giardini delle zone con clima mite; nelle zone litoranee sono utilizzati per formare siepi.
Il pitosforo è un arbusto molto amato e diffuso nel nostro paese, in particolare nelle regioni centro-settentrionali e lungo le coste. Cresce difatti molto bene nelle aree caratterizzate da inverni miti ed è d’altro canto apprezzatissimo per il bel fogliame lucido persistente e la fioritura profumatissima che ricorda, nella sua dolcezza, quella degli alberi di arancio.
Come abbiamo detto il genere è estremamente ampio e vario, quindi fare una descrizione calzante per tutte le specie è davvero difficile. I pitosfori più diffusi sono caratterizzanti da fogliame ovale o rotondo, coriaceo, di colore verde scuro, con lamina molto lucida. Le singole foglie si dispongono a corona intorno al ramo. I fiori, nelle sfumature del bianco e del lilla, vengono prodotte dall’inizio alla fine della primavera, a seconda della varietà e del nostro clima. Sono raccolti in abbondanti corimbi e, grazie al profumo dolce che rilasciano nell’aria, attirano moltissimi insetti impollinatori (api, farfalle, bombi). Una volta sfioriti evolvono, all’arrivo dell’autunno in capsule che poi, aprendosi, rivelano abbondantissimi semi, anch’essi ornamentali per il loro colore rosso vivo.
IL PITOSFORO IN BREVE |
Famiglia, genere, specie | Pittosporaceae, gen. Pittosporo, più di 200 specie |
Tipo di pianta | Albero o arbusto |
Dimensioni | Da 1 a 10 metri (in coltivazione) |
Fogliame | persistente |
Manutenzione | bassa |
Esposizione | Sole-mezz’ombra |
Terreno | Non esigente, possibilmente non argilloso o troppo povero |
Rusticità | Mediamente resistente (alcuni -12°C, altri -5°C), teme venti freddi |
Irrigazioni | Resistente alla siccità, trae beneficio da irrigazioni frequenti in estate |
Propagazione | Semina, talea |
Uso | Arbusto isolato, siepe, vaso |
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Il pittosporo tobira proviene dal Giappone e dalla Cina, ma vive facilmente in tutte le zone a clima mite. In genere, raggiunge un’altezza che varia tra i 2-5 metri.
Le foglie sono obovate, lucide e di colore verde scuro.
I fiori di questo arbusto sono giallo-crema; si presentano delicatamente profumati e sbocciano da aprile a settembre.
Il pittosporo crassifolium è una specie arbustiva originaria della Nuova Zelanda.
L’altezza massima è di 5 metri. Le foglie sono obovate, di colore verde scuro sulla pagina superiore, bianche o rossicce sulla pagina inferiore.
I fiori nascono da aprile a maggio, sono marroni e sono seguiti da frutti bianchi e ovoidali.
Il Pittosporo tenuifolio è una specie anch'essa proveniente dalla Nuova Zelanda. Si differenzia dalle altre varietà di questo arbusto per la forma delle foglie, che sono allungate ed hanno margini ondulati di colore verde chiaro.
I fiori sono bruni ed emanano un odore simile a quello della vaniglia.
La piantumazione va effettuata alla fine di aprile o in maggio. Il terreno deve essere fertile e ben drenato.
La posizione deve essere al sole, anche pieno, ma al riparo dai venti.
Se il
pittosporum è utilizzato per formare siepi, è bene rispettare la distanza di circa 50/70 cm tra una pianta e l’altra.
La potatura si esegue in aprile ed ha lo scopo di ridare una forma, sfoltire e rinforzare la pianta; i rami da tagliare saranno dunque quelli più “disordinati”. Le siepi si pareggiano ogni anno, da aprile a giugno.
IL CALENDARIO DEL PITOSFORO |
Messa a dimora al Sud | Autunno |
Messa a dimora al Nord | primavera |
Rinvaso | primavera |
Potatura | Dopo la fine della fioritura |
Concimazione | Stallatico in autunno, granulare in primavera |
Semina | Autunno, con vernalizzazione |
Talea | Fine estate |
La riproduzione può avvenire per seme o per talea. La semina deve essere effettuata in marzo, dopo che i semi sono stati separati dalla sostanza vischiosa che li ricopre all’interno del frutto. I semi devono essere posti in vasi piccoli, ogni anno si procederà al rinvaso. I vasi, prima di essere collocati a dimora definitiva, vanno riposti in cassoni freddi per un periodo di 2-3 anni. Le talee si prelevano dai rami laterali semimaturi, da maggio a giugno; la loro lunghezza deve essere di circa 10 cm. Dopo il loro radicamento si può procedere al rinvaso, sempre graduale, fino a quando, nel maggio dell’anno successivo, potranno essere messi a dimora all’aperto.
Particolarmente pericolose per il pittosporum sono le gelate tardive, che nei casi più gravi possono provocare anche la morte della pianta.
Il pittosforum è soggetto ad attacchi da parte di cocciniglie, che tuttavia possono essere facilmente debellate grazie all’utilizzo di appositi prodotti. Per accorgersi della loro presenza è necessario controllare le foglie e verificare che non siano presenti macchie che potrebbero essere ricondotte a questi parassiti dall'aspetto inconfondibile. Se la pianta è possibile lavarla con acqua e sapone neutro per eliminare le cocciniglie, altrimenti si potrà ricorrere all'utilizzo di specifici prodotti antiparassitari.
I pitosfori sono alberi o arbusti originari del Sud-est asiatico, in particolare delle aree temperate della Cina e del Giappone. Il genere, che fa parte dell’ampia famiglia delle Pittosporaceae, comprende all’incirca 200 specie, molto varie in dimensioni, aspetto e portamento. Allo stato spontaneo alcune specie possono diventare davvero ingombranti, ma quelle in coltivazione sono molto più gestibili e alcune si adattano a crescere in contenitore per decorare, con le belle foglie persistenti, balconi e terrazzi.
Trovano però molti impieghi anche in piena terra: sono tra le essenze più amate per la creazione di siepi belle e compatte, oltre che fiorifere. La loro crescita lenta permette allo stesso tempo una buona adattabilità agli spazi e una bassa manutenzione.
La coltivazione in piena terra è sicuramente quella che può dare maggiori soddisfazioni: la pianta crescerà infatti più velocemente e nel tempo diventerà pressoché autonoma.
Il pitosforo ama il sole e il caldo. Dovremo quindi scegliere, se possibile, una posizione esposta a Sud o ad Ovest o dove la pianta venga raggiunta dalla luce per buona parte della giornata o, se non è possibile, almeno nelle ore centrali, quelle più calde.
Questo naturalmente se viviamo in un’area con inverni miti; altrove è importante, specialmente nei mesi più freddi, che la pianta sia illuminata direttamente dalle prime ore della giornata e comunque il più a lungo possibile. In ogni caso, ma specialmente se viviamo al Nord o in altura, bisogna ricordare che il pitosforo soffre particolarmente se esposto a venti rigidi: scegliamo quindi di collocarlo nei pressi di un muro o copriamolo con del tessuto non tessuto.
D’altro canto si rivela molto resistente nei confronti della siccità e dell’aria salmastra, tipica delle zone costiere: è quindi la scelta giusta per decorare il giardino o creare siepi in prossimità del mare.
Da questo punto di vista è abbastanza tollerante: si adatta a quasi tutti i terreni ad eccezione di quelli esageratamente argillosi e compatti. Questi potrebbero causare un eccessivo ristagno idrico e quindi un deperimento dell’apparato radicale. Se questo fosse il nostro caso dovremo operare asportando estraendo il substrato, fino almeno ad una profondità di 50 cm. In seguito, dopo aver creato uno strato drenante con della ghiaia, potremo sostituirlo con una miscela appositamente approntata: quella ideale si ottiene mescolando 1/3 di terra di campo, 1/3 di terriccio per piante verdi e 1/3 di sabbia di fiume. Volendo possiamo aggiungervi anche qualche manciata di stallatico ben stagionato.
I pitosfori ben affrancati sono senz’altro molto resistenti alla siccità e si adattano quindi molto bene al giardino mediterraneo o quelle aree lontane da fonti d’acqua. È però vero che per ottenere una buona crescita e fioritura sarebbe necessario, almeno durante i mesi più caldi dell’estate, fornire acqua abbastanza frequentemente. Se possibile, in mancanza di piogge, irrighiamo abbondantemente almeno ogni 7-15 giorni, anche a seconda della tessitura del nostro terreno.
Per avere una crescita (relativamente) veloce non si può prescindere da una buona concimazione. Un buon metodo consiste nel coprire, in autunno, il piede delle piante con abbondante stallatico sfarinato. Oltre a migliorare la tessitura del terreno proteggerà l’apparato radicale da eventuali gelate inaspettate. In primavera aggiungeremo qualche manciata di concime granulare a lenta cessione equilibrato e poi incorporeremo il tutto al terreno tramite una leggera zappettatura.
La coltivazione in piena terra andrebbe effettuata solo dove le temperature non scendano mai sotto i -5/-10°C, soprattutto se prolungati. Bisogna precisare che vi sono varietà più resistenti (anche a -12°C), ma prima di mettere a dimora un esemplare, se viviamo al Nord, è bene informarsi accuratamente circa queste caratteristiche.
Per ridurre l’impatto del freddo sulle radici è sempre bene approntare una spessa pacciamatura a base di sfasci vegetali, paglia o foglie sane. La parte aerea trae beneficio dalla copertura con materiali appositi, specialmente nel caso vi sia il pericolo di venti freddi.
Per la coltivazione in contenitore si consiglia di scegliere varietà appositamente selezionate, di dimensioni modeste e dalla crescita lenta. Il volume del vaso dovrà comunque essere notevole: eviteremo così di operare spesso sulle radici e sarà meno probabile che il pane di terra possa gelare completamente.
IrrigazioniDistribuiamo acqua quando il substrato risulta asciutto anche a circa 10 cm di profondità. In primavera e autunno le somministrazioni potranno essere anche piuttosto rare, ma in estate prestiamo la massima attenzione, specialmente se viviamo nelle zone più meridionali della nostra penisola.
ConcimazioneIn primavera è utile distribuire un po’ di concime granulare a lenta cessione, con macronutrienti equilibrati o al massimo una leggera preponderanza del potassio.
EsposizioneÈ consigliabile trattare il pitosforo, durante la bella stagione, come pianta da esterno. Sceglieremo quindi una zona raggiunta ogni giorno, da almeno 6 ore di sole.
In invernoNelle regioni settentrionali è caldamente consigliato ritirare i vasi durante i mesi invernali: temperature basse molto prolungate possono danneggiare gravemente la parte aerea e le radici possono subire gravi danni se la terra dovesse ghiacciare completamente. Ideale è collocarli in una serra fredda o addirittura temperata (dove il termometro si attesti, di notte, sui 7°C). L’illuminazione dovrà essere almeno buona.
Se non abbiamo questa possibilità copriamo la chioma con plastica trasparente o più strati di tessuto non tessuto. Il vaso invece andrebbe isolato con materiale apposito (lana di roccia, polistirolo).
Riduciamo drasticamente le irrigazioni per non incorrere in marciumi.
Gli esemplari che crescono liberamente non necessitano potature, a meno che non si voglia forzarne il rinnovamento.
Le siepi invece, specialmente se formali, vanno mantenute il più possibile in forma. Interveniamo sempre in primavera, alla fine della fioritura. In questa maniera avremo una ricrescita che consentirà nuovi boccioli l’anno seguente.
I pitosfori in vaso crescono molto lentamente e generalmente non necessitano interventi, se non minimi.
In commercio si trovano facilmente le specie tobira, tenuifolium ed heterophyllus, disponibili inoltre in molte cultivar.
Il
pitosforo tobira ha un bel portamento arrotondato, adatto alle siepi. Può crescere fino a 10 metri ed è piuttosto rustico (fino a -10°C). Le foglie sono allungate e lucide, mentre i fiori, abbondanti, bianchi e gialli, sono dolcemente profumati. Sono disponibili cultivar nane (al massimo un metro di altezza), altre con foglie variegate,
Il
pitosforo heterophyllum è di dimensioni medie (fino a 3 metri di altezza). Ha foglie di un bel verde tenero o fiori gialli profumatissimi. Tra i più rustici in assoluto (sopporta anche – 12°C). Adatto anche a collocazioni leggermente ombreggiate.
Il
pitosforo tenuifolium cresce fino a 5 metri e produce bei fiori profumati, generalmente nel porpora acceso. Mediamente rustico (fino a -10°C). Molte sono le cultivar interessanti: Irène Paterson” dalle foglie crema con sfumature rosate; “Tom Thumb”, fino ad 1 metro e fogliame bronzeo; “Purpureum” fino a 2 metri, foglie porpora intenso; “Silver Magic“ foglie argentate con striature verde chiaro e crema, poco rustico. Fino a 3 metri. “Silver Queen“ fino a 4 metri, foglie verde con margine crema.