Il nome, Rhododendron, deriva del greco rhodon= rosa e dendron= albero, ovvero albero delle rose. La sua origine è antichissima: frammenti di questa pianta sono stati
recuperati in Cina e in Caucaso; tuttavia le prime notizie scritte risalgono al Cinquecento.
In Europa giunse soltanto nell’Ottocento; i botanici inglesi iniziarono a produrne specie ibride. Un notevole contributo fu fornito da
George Forrest, inviato della Royal Horticultural Society, che durante la sua lunga permanenza nello Yunnan, scoprì varietà non ancora conosciute. A causa della fragilità dei suoi fiori, al
rododendro è attribuita la valenza di fragile incanto; alcuni ritengono sia l’emblema della prima dichiarazione d’amore.
Il rododendro appartiene alla famiglia delle Ericaceae. Si tratta in linea generale di arbusti o alberi con foglie persistenti o caduche. Bisogna precisare che inizialmente alcuni esemplari vennero denominati come rododendri e altri come azalee. In seguito ci si rese conto del fatto che tra le due specie non c’erano differenze sostanziali e che potevano essere classificate unitamente. Vengono però ancora denominati diversamente nella vivaistica. Di solito sono chiamati rododendri gli esemplari sempreverdi i cui fiori abbiano 10 stami. Generalmente (ma non è una regola) si tratta di esemplari di medie-grandi dimensioni adatti principalmente alla coltivazione in piena terra.
Le azalee invece per lo più sono a foglia caduca e di dimensioni contenute. In questo articolo parleremo diffusamente delle piante qualificate generalmente come Rododendri e della loro coltivazione nei giardini. Approfondiremo le azalee (e in generale la coltivazione di questo tipo di pianta in contenitore) in un altro brano.
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Il genere Rhododendron comprende più di 750 specie ed è molto vario. Molti sono arbusti bassi e striscianti, altri veri e propri alberi. Le aree di provenienza sono moltissime: dall’Europa alle montagne asiatiche alle zone boreali del continente americano. Ve ne sono anche di spontanei in Italia. In tutto il Nord il r. ferrugineum viene popolarmente chiamato rosa delle Alpi ed è diffuso appunto dalle Alpi fino ai Pirenei al di sopra dei 1400 metri. Nel Nord-Est è invece comune il R. hirsutum.
Portamento | Arbusto o albero sempreverde |
Altezza | Da 1 fino a 30 metri |
Coltivazione | Difficile, specie se in ambiente non ideale |
Terreno | Acido (pH 4/5), assolutamente privo di calcio. Ideale la terra di bosco |
Irrigazione | Abbondante, ma senza ristagni. Acqua non calcarea. |
Umidità ambientale | alta |
Esposizione | Mezz’ombra, ombra. Sole solo in montagna |
Riproduzione | Talea, margotta, seme |
Colori | Bianco, rosa, rosso, giallo, lilla, azzurro-lilla |
Fioritura | Tutto l’anno, ma ogni specie in un periodo specifico |
In linea generale i rododendri non sono difficili da coltivare se cresciuti nel loro ambiente, cioè nei boschi o nelle praterie di montagna e di conseguenza nei giardini a quelle altitudini. Risulta invece una pianta piuttosto delicata da crescere in pianura perché spesso vi sono condizioni di terreno e di clima molto differenti. Per essere belli è necessario che il loro habitat sia riprodotto fedelmente. Un grande vantaggio però è il fatto che, anche se ci sono moltissime specie, hanno quasi tutte le stesse esigenze.
E’ fondamentale predisporre un substrato acido e privo di calcio. Il pH ideale oscilla tra 4 e 5,2. Cerchiamo quindi di coltivarli se il nostro giardino ha già queste caratteristiche. Se invece ci troviamo in presenza di un suolo argilloso, calcareo e pesante possiamo interrare dei grandi vasi, magari in cemento, riempiendoli con un prodotto adatto a piante acidofile e periodicamente spargere sulla superficie delle foglie in decomposizione o ancora meglio degli aghi di pino. Può essere utile nel mese di ottobre stendere sulla superficie una buona dose di ammendante bovino o equino molto maturo. Arricchirà il terreno e proteggerà le radici superficiali dal gelo invernale (soprattutto in mancanza di neve. Questa, in altura, aiuta il superamento dell’inverno grazie al suo potere isolante). Sul fondo della buca sarà anche assolutamente necessario creare un buon strato drenante composto ghiaia e sassi. Questo eviterà il ristagno delle acque, causa frequente di marciume dell’apparato radicale.
I rododendri necessitano di un terreno costantemente umido, ma assolutamente non pregno d’acqua. E’ per questo che è indispensabile predisporre un ottimo drenaggio durante la messa a dimora.
Bisogna inoltre precisare che non sempre le loro radici possono avere facile accesso all’acqua, anche se presente nel terreno. Ciò che giova loro maggiormente è l’umidità ambientale. Riescono a vivere molto bene in esposizioni soleggiate se vi è un’alta umidità nell’aria con un effetto rinfrescante sulla parte aerea. E’ quindi opportuno porre gli esemplari nella zona più fresca e umida del nostro giardino. E’ certamente preferibile usare sia per l’irrigazione sia per le eventuali vaporizzazioni acqua demineralizzata o piovana e comunque priva di calcare. Questa, con l’andar del tempo, andrebbe a cambiare le caratteristiche del suolo che avevamo predisposto per il nostro cespuglio.
Come abbiamo detto per queste piante è importantissimo vivere in un habitat fresco e umido. Ciò condiziona in maniera determinante l’esposizione. In particolare possiamo dire che con l’aumentare dell’altitudine aumenta la possibilità di esporre la pianta alla luce solare. Se viviamo quindi in pianura o in collina sarà bene scegliere un luogo ombreggiato o al massimo a mezz’ombra. Di solito la collocazione ideale è sotto ad alberi a foglia caduca o a conifere. Se invece viviamo al di sopra degli 800 metri possiamo porre queste piante in pieno sole in quanto le estati non saranno mai troppo torride e quasi sempre vi saranno piogge e venti carichi di umidità a dar loro ristoro.
I rododendri sono quasi tutti molto rustici e di solito non hanno grandi problemi con il freddo. Potrebbero però subire dei danni se le temperature scendono sotto ai -10°C in assenza di neve. Questo perché in altura riescono a sopravvivere anche grazie alla coibentazione fornita dal manto nevoso.
In questi casi è bene pacciamare bene la pianta con foglie e paglia e le radici superficiali andrebbero sempre coperte con un buon strato di stallatico sfarinato.
Oltre all’ammendante, da distribuire ogni anno in autunno al piede degli esemplari (utilissimo per proteggerli dal freddo, ma anche per aumentare la quantità di batteri necessari all’assorbimento dei nutrienti) è possibile somministrare a febbraio una moderata quantità di concime per piante acidofile, possibilmente un granulare a lenta cessione.
Di solito non necessitano di nessun intervento se non la rimozione dei fiori esauriti per evitare che vadano a seme.
La semina è possibile, ma è sconsigliata perché è necessario aspettare molti anni prima di vedere la fioritura. Il metodo in assoluto più utilizzato è la talea: bisogna scegliere rami semi-legnosi. SI può procedere in estate o in autunno prelevando una porzione di almeno 10 cm. Le foglie basali vanno eliminate e la zona del taglio va immersa in un prodotto che stimoli la radicazione. Si inserisce in un composto di sabbia di bosco e perlite che andrà sempre mantenuto umido. Il tutto va tenuto all’ombra e al riparo da correnti fino a radicazione avvenuta (di solito ci vogliono circa 2 mesi). Si può poi trasferire in un terriccio più idoneo. La moltiplicazione può avvenire anche tramite innesto, di solito a spacco o a scudetto. E’ anche un metodo piuttosto veloce.
- Se le foglie e i fiori tendono a seccare o a diventare marroni è probabile che vi sia carenza di umidità ambientale e la pianta stia soffrendo per il caldo eccessivo. E’ necessario ombreggiarla maggiormente (magari con dei teli) e vaporizzarla più spesso.
- I fiori avvizziscono sulla pianta senza giungere a maturità: eccesso nelle irrigazioni e probabile inizio di marciume radicale. Sospendere la somministrazione di acqua. La causa potrebbe anche essere una gelata tardiva che ha fatto abortire i boccioli.
- Se le foglie risultano rosicchiate o incise con motivi circolari è probabile la presenza dell’oziorrinco. Bisogna somministrare un insetticida specifico.
- Ragnetto rosso: si manifesta con l’ingiallimento delle foglie e, a stadio avanzato, con la comparsa di sottilissime ragnatele. Si può notare la sua presenza osservando la pagina inferiore delle foglie: sono piccolissimi punti rossi o marroni. Per contrastarlo si deve ombreggiare l’esemplare e aumentare l’umidità ambientale vaporizzando le foglie. Se l’infestazione fosse grave è opportuno irrorare la pianta con un acaricida specifico.
Rododendro catawbiense originario degli USA. E’ importante perché è stato usato negli incroci per dare maggiore resistenza e rusticità agli ibridi.
Rododendro arboreum può diventare un albero di notevoli dimensioni, fiorisce da marzo ad maggio. E’ originario dell’Himalaya. I fiori sono grandi, a campana e raccolti a gruppi con colori che vanno dal bianco al rosso acceso.
Rododendro augustinii grande arbusto originario della Cina, sempreverde. La specie presenta bellissimi fiori azzurri a gruppi di 4.
Rododendro ponticum proviene dalla penisola iberica. Fiorisce a metà primavera ed è un arbusto piuttosto grande. Viene molto usato per la creazione di portainnesti visto che cresce molto velocemente da seme ed è capace di dare grande vigore al nesto.
Rododendro lutescens proveniente dalla Cina, raggiunge i 2,5 metri. Ha fiori giallo intenso ed è stato usato per trasmettere questa caratteristica alle moderne cultivar.
Rododendro auriculatum può raggiungere i 10 metri. Molto apprezzato per la sua resistenza e per la fioritura estiva. Le infiorescenze vanno dal bianco al rosa.
Rododendro causicasicum originario del Caucaso è un piccolo arbusto. Molto utilizzato nella creazione degli ibridi moderni.
Rododendro griersonianum grande arbusto che fiorisce in estate. Alla base di molti ibridi moderni dalla fioritura tardiva.
L’entusiasmo dei vivaisti inglesi ha portato alla creazione di moltissimi ibridi con l’intento di creare piante con fiori più belli e soprattutto una maggiore vigoria e resistenza agli ambienti non ideali. In generale si può far riferimento agli ibridi che derivano dalle varietà asiatiche e a quelli che derivano dalle americane, europee e himalayane. Sono comunque tutti sempreverdi, molto rustici, con fiori abbondanti e molto colorati. Vi sono anche portamenti diversi: dal molto compatto (anche solo 30 cm di altezza) a cultivar che possono diventare davvero imponenti.
Un rododendro che merita un'attenzione particolare anche se non è una pianta ornamentale è senza dubbio il rododendro hirsutum. Questa varietà di rododendro è una pianta spontanea che cresce sulle Alpi e dal suo nome, hirsutum, si può intuire facilmente una delle sue caratteristiche peculiari ovvero il pelo che ricopre i rami e le foglie. Questa varietà di rododendro, conosciuta anche con il nome di rododendro peloso, è un arbusto sempreverde di piccole dimensioni che non supera mai i 50-60 cm di altezza. Si tratta di una specie endemica delle Alpi che fiorisce fra giugno e luglio con un leggero ritardo rispetto ad un'altro rododendro endemico delle Alpi, il ferrugineum.
Il rododendro hirsutum è una pianta che si trova tipicamente in terreni calcarei e si tratta di una specie pioniera, ovvero di una pianta che colonizza zone franose, rupi e sassi. Si può trovare ad un'altitudine compresa fra i 1000 ed i 1900 metri sul livello del mare in zone soleggiate.
Appena accennato nel paragrafo precedente, il Rhododendron ferrugineum è l'altro rododendro della montagna. Pianta autoctona che cresce sui pendi delle zone montuose alpine, regala una fioritura precoce rispetto a quella dell'hirsutum. A differenza di questo rododendro, il ferrugineum preferisce i terreni acidi e deve il suo nome, ferrugineum, per via del colore rosso ferro della pagina inferiore delle sue foglie.
La fioritura di questo rododendro è qualcosa di molto spettacolare in montagna perchè le diverse piante fioriscono tutte nello stesso periodo regalando un piacevolissimo effetto cromatico.