Kiwi
Vengono comunemente chiamati kiwi i frutti ovali di una pianta di origine cinese, il cui nome botanico è actinidia deliciosa, o actinidia chinensis; queste piante sono molto diffuse in Asia, e in particolare in Cina, dove il frutto viene utilizzato dall’uomo da secoli. In Cina non esistono molte coltivazioni di questo tipo, in quanto la disponibilità delle piante allo stato selvatico rende inutile la coltivazione da parte dell’uomo; solo all’inizio del 1900 la coltivazione di questo frutto per scopi dapprima decorativi ebbe inizio, da parte di una insegnante neozelandese, che prelevò dei semi di queste piante in Cina, e li portò in patria. Da allora la storia del kiwi ha percorso tutto il globo, fino a giungere in Europa, verso la fine del 1900. Oggi il paese che coltiva maggiori quantità di kiwi al mondo è l’Italia, seguita dalla Nuova Zelanda, dalla Francia, dal Cile e da poche altre nazioni. Inizialmente le coltivazioni in Italia cominciarono in Trentino, nelle zone dove tradizionalmente si coltivavano soltanto prugne e mele; oggi esistono coltivazioni anche nel Lazio, nel Friuli e in Veneto.
Da un punto di vista botanico l’actinidia è una liana, ovvero un arbusto rampicante, che produce sottili fusti in grado di abbarbicarsi su qualsiasi sostegno; in Italia si coltivano degli ibridi, derivati da actinidia deliciosa, che vengono allevati come le viti, a formare filari. Hanno fusti sottili, con corteccia scura, e grandi foglie ovali o cordiformi, caduche.
I frutti di actinidia deliciosa hanno buccia marrone, pelosetta, con grande contenuto di tannini, che la rende immangiabile; la polpa è verde, punteggiata dai piccoli semi scuri, che si attaccano con dei filamenti ad una parte carnosa più chiara che percorre il centro del frutto. In Asia esistono altre specie, ad esempio actinidia chinensis ha polpa gialla, ma esistono anche frutti a polpa aranciata o rosata; per qualche strano motivo le varietà orticole con frutti dalla polpa di colore più usuale per un frutto, quindi non verdi, non hanno avuto lo stesso successo sulle tavole europee; per questo motivo in Italia si coltivano prevalentemente varietà derivate da kiwi a polpa verde.
Queste piante sono originarie di zone del mondo che presentano un clima abbastanza diverso da quello mediterraneo; ciò di cui necessitano per svilupparsi consiste in una buona umidità, e estati molto calde.
In effetti per ovviare alla siccità estiva, in Italia i kiwi vengono irrigati durante il periodo estivo, e nelle zone con clima particolarmente siccitoso, si preferisce porre a dimora le piante in una zona semi-ombreggiata, in modo da ripararle dal sole cocente nelle calde giornate estive. Oltre a questo, per mantenere il terreno abbastanza umido e fresco, si tende a pacciamarlo, per tutto l’arco dell’anno, in modo da mantenere parte dell’umidità vicino al piede delle piante.
In genere non temono il gelo, anche se intenso, anche se occasionali nevicate tardive, o gelate molto intense, provocano il deperimento dei rami più vecchi, e possono causare annate prive di frutti.
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- ho piantato da poco delle piante di kiwi quanti anni ci vuole per fruttificare?grazie...
- come deve essere il maschio o la femina...
I kiwi, come tutti ormai sappiamo, sono piante dioiche, ovvero i fiori maschili ed i fiori femminili sbocciano su piante distinte; per ottenere un buon raccolto in genere si consiglia di avere almeno un esemplare maschile, ogni 3-4 esemplari femminili, ovviamente piantati vicino.
I frutti vengono prodotti su rami dell’anno precedente, è quindi importante che la potatura non vada ad asportare tutta la vecchia vegetazione; in genere si potano i rami più deboli e sottili, ed i rami più vigorosi vengono mantenuti con circa 5-6 gemme. Si procede in autunno o in inverno, dopo aver raccolto i frutti: si accorciano i rami che hanno portato frutto, e si lasciano sviluppare invece i rami che non ne hanno portati, eventualmente accorciandoli leggermente.
Una seconda potatura si può praticare quando la pianta è in piena vegetazione, in estate, per alleggerire la chioma, che spesso diviene molto fitta, e per rimuovere parte dei frutti, se fossero in quantità eccessiva.
In pratica si continua a stimolare lo sviluppo delle nuove ramificazioni, a scapito delle vecchie, in n continuo rinnovamento della pianta; questo perché i rami vecchi tendono a smettere di fiorire, e quindi di fruttificare.
La riduzione del numero di gemme non serve ad aumentare la produzione, ma al contrario a diminuire il numero di frutti per pianta, perché un grande numero di kiwi su un arbusto, significa ottenere frutti molto piccoli, e un eccessivo impegno per la pianta.
Si tratta di piante rampicanti molto vigorose, quindi oltre alla potatura, che serve come controllo dello sviluppo degli arbusti, è fondamentale annaffiare in caso di siccità, da maggio fino a settembre, e concimare periodicamente gli arbusti; si fornisce quindi dello stallatico in autunno, interrandolo leggermente ai piedi delle piante, e del concime granulare a lenta cessione a fine inverno.
Per meglio coltivare i kiwi è quindi consigliabile posizionarli in una zona luminosa del frutteto, con almeno alcune ore di sole ogni giorno; la quantità di ore di sole a cui possiamo tenere queste piante dipende dal clima del luogo in cui viviamo: al sud è consigliabile tenere queste piante in una zona semi-ombreggiata del frutteto; più si sale a nord, e più è consigliabile spostare gli esemplari in una zona più soleggiata.
Sono piante rampicanti, molto vigorose, se lasciate sviluppare senza controllo possono divenire anche invasive; anche dei kiwi ben coltivati e potati necessitano di una buona impalcatura dei filari, in modo che possano formare ampi pergolati; in questo modo la vegetazione stessa delle piante andrà a semiombreggiare il piede delle piante; i frutti penzoleranno al di sotto della pergola, in modo da poter venire raccolti in modo più rapido.
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