Mal dell'esca della vite
E' una malattia che attacca principalmente il legno della pianta, di origine fungina, molto diffusa in Europa. I funghi interessati in questa particolare specie di patologia sono la phaeomoniella chlamydospora e la phaeoacremonium aleophilum, che si moltiplicano attraverso la produzione di spore in grado di togliere linfa dalla vite per usarla come nutrimento. Già nelle barbatelle questi due funghi iniziano la loro infezione, propagandola con la facilità attraverso i vasi linfatici. A causa della loro infestazione il legno della vite presenta venature scure che rappresentano un significativo campanello d'allarme. Nelle piante giovani invece, soprattutto quelle estere che italiane, questa patologia interessa i portainnesti riducendone la crescita. Inoltre quest'ultimi presentano una cattiva saldatura alla pianta madre e una produzione fruttifera ritardata se non addirittura scarsa.
I sintomi più evidenti dell'attacco di questa patologia, si manifestano prima di tutto sulle foglie. Quest'ultime infatti presentano macchie di verde più chiaro o addirittura giallastre ai bordi, mentre le venature interne restano restano verdi. Col passare del tempo le chiazze imbruniscono fino a seccare la foglia e causarne la caduta precoce. I tralci si caratterizzano per un ritardo nella lignificazione, fino ad arrivare al disseccamento come anche le gemme che rallentano la loro germinazione. Sugli acini infine si manifesta una punteggiatura violacea, sia sulla buccia che alla loro attaccatura. La formazione di puntini scuri sulla buccia non è causata dal fungo in sè ma dalla sua produzione di sostanza tossiche nel tessuto legnoso. Questa particolare malattia interessa più che altro l'uva da tavola, in quanto l'uva vinifera risulta essere più resistente ai funghi patogeni.
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In quanto malattia vascolare, si evince subito quanto sia rapida la sua infezione. Il legno della vite è il primo a risentire dell'attaco del patogene e, in seguito all'ingillimento delle foglie, presenta venature scure lungo la sua corteccia. Quando si ha il sospetto d'infestazione, basta tagliare il legno in corrispondenza delle striature nere e si noterà la fuoriuscita di materia catramosa. In questo caso non ci sono più dubbi sulla presenza del mal dell'esca. Bisogna fare molta attenzione alle ferite da potatura che rappresentano la prima via d'accesso utilizzata dal fungo per attaccare i vasi linfatici. A causa di ciò il legno denota intere sezioni imbrunite invece delle sole striature, evidenziando lo stadio piuttosto avanzato dell'infezione. Con il passare delle stagioni, e l'aumento di punti d'accesso, si possono formare delle carie nel legno, sempre di origine fungina, coadiuvate dalla presenza del mal dell'esca. Quest'ultimo infatti può essere anche veicolo per altre patologie che in questo caso rendono il legno spugnoso e friabile.
Non esistono in commercio prodotti chimici in grado di contrastare il mal dell'esca della vite. L'unica maniera per combatterla è quella di attuare una serie di precauzioni che ne impediscano la proliferazione. Le barbatelle vanno osservate attentamente fin dall'acquisto in vivaio, in modo da accertarsi che il materiale di propagazione non arrivi alla coltivazione malato e che abbia subito trattamenti in acqua calda. Il trattamento delle barbatelle a 50 gradi infatti è l'unico sistema che previene l'insorgere della malattia. I nuovi impianti comunque non presenteranno segni d'infestazione se non dopo i primi due o tre anni, ed è importante contrassegnare le piante che si ritengono malate in modo da poter sostituire le barbatelle prima che l'infezione si diffonda a tutta la coltivazione. In autunno le viti che hanno presentato i sintomi del mal dell'esca, vanno tagliate qualche centimetro sotto il legno cariato aggiungendo un prodotto cicatrizzante in prossimità dell'apertura. I trattamenti chimici di recupero danno spesso risultati scadenti. E' quindi inutile attuare tali procedimenti.
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