Tronchetto della felicita
Il mio tronchetto continua ad ingiallire cosa posso fare? grazie
Gentile Arianna,
il
tronchetto della felicità è una pianta di origine tropicale, abituata ad un clima caldo e umido; in casa si coltiva abbastanza semplicemente, annaffiando regolarmente, in modo da tenere il terriccio sempre un poco umido, e tenendo la pianta in una zona ben luminosa della casa. In autunno ed in inverno si diradano le annaffiature, fornendo acqua solo quando il terreno è asciutto. Le motivazioni per cui il tuo tronchetto ingiallisce possono essere dovute ad una carenza o eccesso di annaffiature, ad una carenza o eccesso di concimazioni, ad un eccesso di luce solare diretta.
Qui di seguito proponiamo un interessante approfondimento sul Tronchetto della Felicità e sulla coltivazione di questa pianta splendida.
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La dracena marginata, detta popolarmente “tronchetto della felicità”, è una delle piante d’appartamento più diffuse ed apprezzate. La sua popolarità è dovuta alla facilità di coltivazione, alla bassa manutenzione che richiede e alle belle foglie, di colorazione omogenea o variegate, che si sposano con molti tipi diversi di arredamento.
Il genere Dracaena comprende circa 40 specie e si può ascrivere alla famiglia delle Aspargaceae (anche se alcuni lo fanno rientrare nelle Liliaceae). L’origine è tropicale: allo stato spontaneo crescono nelle foreste umide africane e asiatiche. Sono caratterizzate da una crescita estremamente lenta (15 cm all’anno nella migliore delle ipotesi), ma si rivelano al contempo molto longeve. In natura possono raggiungere dimensioni non indifferenti (anche più di 10 metri), ma in coltivazione raramente superano i 3. Sono formate da steli molto lunghi e nudi che recano, all’apice, delle belle foglie coriacee lineari o lanceolate. La fioritura e la fruttificazione sono eventi rarissimi alle nostre latitudini, ma non rappresentano un’attrattiva.
Il tronchetto della felicità si adatta facilmente alla crescita in interni visto che richiede temperature pressoché stabili in ogni periodo dell’anno. Gli unici aspetti cui prestare un po’ di attenzione sono le irrigazioni e l’illuminazione.
Il tronchetto della felicità è da considerarsi quasi esclusivamente una pianta da interni: la temperatura minima che sopporta è circa 12°C. La coltivazione all’esterno può pertanto essere effettuata solo nelle aree estremamente meridionali e facendo uso di una spessa copertura durante i mesi invernali.
Il termometro dovrebbe idealmente in ogni stagione segnare tra i 18 e i 21°C: in questa condizioni avremo il massimo tasso di crescita. Altro importante fattore di benessere è l’alta umidità ambientale: deve sempre essere intorno al 70%. Un’aria troppo secca, specialmente durante i periodi di forte calore, può causare disseccamenti prima delle foglie e poi degli steli. Per venire incontro alla nostra pianta potremo, più volte al giorno, vaporizzare le foglie o, se è all’esterno, bagnare il pavimento circostante.
IL TRONCHETTO DELLA FELICITÁ IN BREVE |
Famiglia, genere, specie | Aspargaceae, gen Dracaena, marginata |
Tipo di pianta | arbusto |
Dimensioni | Più di 10 m in natura, 3 m in appartamento |
Fogliame | Persistente |
Colore fogliame | Verde, variegato, tricolor |
Manutenzione | bassa |
Crescita | lenta |
Coltivazione |
Esposizione | Molto luminosa, no sole diretto |
Terreno | Per piante verdi + compost, ben drenato |
pH terreno | Da subacido a neutro |
Temperatura minima | 10-12°C |
Temperatura ideale | 18-21°C |
Irrigazioni | Frequenti, no ristagni; sospendere in riposo vegetativo |
Umidità ambientale | alta |
Concime | Per piante verdi, ricco in azoto |
Propagazione | Talea di testa o di stelo |
Parassiti e malattie | Coccinigli, ragnetto rosso, marciumi e crittogame |
|
La giusta collocazione deve essere molto luminosa evitando però il sole diretto, specialmente nei mesi più caldi dell’anno. Scegliamo una stanza esposta a Sud o ad Ovest, con grandi finestre. Per scongiurare le scottature solari, da maggio a settembre, potremo fare uso di tende di colore chiaro (anche solo nelle ore più calde della giornata). In questo periodo possiamo anche decidere di spostare i vasi all’esterno, su di un balcone o (se ne disponiamo) in giardino.
Scegliamo sempre una collocazione luminosa, ma dove il sole sia filtrato da fogliame sottile. Ruotiamo il vaso ogni 15 giorni in maniera che la crescita sia equilibrata.
Le specie più diffuse in coltivazione (marginata e fragrans) sopportano bene anche sistemazioni più ombreggiate: le conseguenze più evidenti saranno un ulteriore rallentamento della già debole crescita e una colorazione meno vivace del fogliame.
Il tronchetto della felicità è da considerarsi quasi esclusivamente una pianta da interni: la temperatura minima che sopporta è circa 12°C. La coltivazione all’esterno può pertanto essere effettuata solo nelle aree estremamente meridionali e facendo uso di una spessa copertura durante i mesi invernali.
Il termometro dovrebbe idealmente in ogni stagione segnare tra i 18 e i 21°C: in questa condizioni avremo il massimo tasso di crescita. Altro importante fattore di benessere è l’alta umidità ambientale: deve sempre essere intorno al 70%. Un’aria troppo secca, specialmente durante i periodi di forte calore, può causare disseccamenti prima delle foglie e poi degli steli. Per venire incontro alla nostra pianta potremo, più volte al giorno, vaporizzare le foglie o, se è all’esterno, bagnare il pavimento circostante.
Per le dracene non è strettamente necessario; se vogliamo in inverno possiamo spostare i vasi in un locale poco riscaldato, evitando però di scendere sotto i 15°C. Contestualmente ridurremo drasticamente le irrigazioni e renderemo più ombreggiata la zona. Chiaramente ciò influirà rallentando la crescita.
IL CALENDARIO DEL TRONCHETTO DELLA FELICITÁ |
Rinvaso | Fine inverno |
Potatura e pulizia dalle foglie vecchie | Fine inverno |
Talea | Inizio primavera, fine estate |
Riposo vegetativo (non necessario) | Novembre-marzo |
Concimazione | Sempre o novembre-marzo:ogni 15 giorni |
Le piante possono essere acquistate in qualsiasi periodo dell’anno: in ogni caso controlliamo in particolar modo il substrato e il colletto. Non devono assolutamente essere troppo bagnati o notarsi i primi segni di marciume. È sempre buona norma rinvasare subito gli esemplari per controllare l’apparato radicale e sostituire il terriccio, non sempre adeguato.
Il periodo migliore per il rinvaso è sempre la primavera, alla fine dell’eventuale riposo vegetativo.
Scegliamo contenitori di dimensioni contenute, di poco superiori al pane di terra: la dracena, infatti, tende ad occupare con le radici tutto lo spazio a disposizione prima di concentrarsi nuovamente sulla crescita della chioma. Ideali sono quelli di terracotta: garantiscono un’ottima traspirazione e, essendo pesanti, evitano che questa pianta (spesso alta e stretta) possa cadere a causa del vento.
La creazione di uno spesso strato drenante (a base di ghiaia, argilla espansa, pomice o lapillo) è estremamente importante in questo caso. L’altezza ideale è di almeno 3 cm, controllando anche che i fori di scolo risultino ben liberi. Inseriamo la nostra dracena al centro e riempiamo lo spazio vuoto con una composta per piante d’appartamento cui avremo mescolato un po’ di stallatico sfarinato. Se vogliamo produrre noi stessi il substrato dovremo mescolare terriccio generico, terra di foglie e torba in parti uguali, aggiungendovi un po’ di ammendante organico.
Comprimiamo bene e irrighiamo abbondantemente, ma lasciando poi che il vaso scoli alla perfezione.
Se vogliamo ottenere un effetto più pieno e cespuglioso possiamo usare un contenitore più ampio e accostare un maggior numero di piante.
L’irrigazione è l’aspetto da curare maggiormente se vogliamo ottenere esemplari rigogliosi. La dracena va bagnata spesso durante tutto il periodo vegetativo, facendo però attenzione ad evitare i ristagni idrici. L’ideale è aspettare che si siano asciugati perfettamente i primi due centimetri di terriccio prima di somministrare nuovamente acqua. Volendo possiamo, due volte al mese, reidratare bene la pianta immergendo il vaso, fino al bordo, in una bacinella. Lasciamo poi scolare perfettamente. Occasionalmente la pianta trae beneficio anche dall’esposizione alla pioggia: poniamola all’esterno all’arrivo di un temporale. Questo ci aiuterà a pulire in profondità le foglie e a liberare gli stomi dalle impurità dell’ambiente domestico.
Se le facciamo rispettare un periodo di riposo vegetativo dovremo contestualmente ridurre notevolmente l’apporto idrico: in questo caso attenderemo sempre che il pane di terra risulti asciutto per la metà della sua altezza.
Apportare fertilizzante è molto importante per evitare che la crescita, già lenta, diventi ancora meno evidente. Ideali sono i prodotti liquidi per piante verdi in cui l’azoto risulti predominante. Vanno diluiti molto (anche del doppio rispetto a quanto indicato sulla confezione) e somministrati con cadenza quindicinale. Possiamo farlo durante tutto l’anno se le condizioni climatiche del nostro appartamento sono stabili; diversamente sospenderemo totalmente durante il periodo di riposo vegetativo, indicativamente da metà ottobre a fine marzo.
Gli interventi di potatura sono del tutto superflui vista la crescita lenta di queste piante. È possibile ad ogni modo intervenire se vogliamo ottenere un esemplare più accestito e dall’aspetto cespuglioso. In questo caso taglieremo uno degli steli a circa 10 cm dalla base e applicheremo sulla ferita del mastice apposito o (se non ne disponiamo), della colla vinilica. Questo trattamento indurrà, nel giro di due mese, l’emissione di nuove gemme laterali e conseguentemente nuove branche.
Le foglie rovinate vanno rimosse il prima possibile alla base.
Per ottenere nuovi esemplari si può operare tramite talea apicale o i segmenti di stelo; si procede all’inizio della primavera o alla fine dell’estate.
Talea apicaleSi devono scegliere apici giovali e totalmente erbacei, lunghi circa 10 cm. Tagliamo con forbici affilate e disinfettate, eliminando almeno la metà delle foglie. Inseriamoli per metà della loro lunghezza in piccoli vasetti riempiti con una composta molto drenante (metà torba e metà sabbia o perlite). Manteniamo sempre alta l’umidità del substrato e dell’ambiente, ma evitiamo di irrigare. Utile è coprire i vasetti con un sacchetto di plastica trasparente, arieggiando poi almeno due volte al giorno. Importante è anche mantenere temperature costanti, tra i 21 e i 25°C. La radicazione avviene in circa 2 mesi: a quel punto potremo spostare nella composta definitiva e cominciare a concimare, a dosi però molto diluite.
Talea da segmenti di steloSi procede come sopra, ma a partire da segmenti di stelo lunghi circa 5 cm. È un metodo comodo per chi abbia potato la propria pianta per favorirne l’accestimento.
I parassiti più comuni sono cocciniglia, ragnetto rosso e varie crittogame che colpiscono le foglie e l’apparato radicale.
La cocciniglia può essere rimossa manualmente; in caso di gravi infestazioni possiamo ricorrere a oli minerali e a insetticidi sistemici, da inserire eventualmente anche nel terreno.
Gli acari si prevengono mantenendo alta l’umidità ambientale e evitando esposizioni troppo calde. In casi gravi ricorriamo a fitofarmaci appositamente studiati che colpiscano tutte le fasi di accrescimento di questi parassiti.
In caso di macchie sulle foglie attiviamoci tagliandole alla base e spruzziamo le altre con un anticrittogamico ad ampio spettro. Limitiamo le irrigazioni e le umidificazioni per qualche tempo.