il vivaio
Il vivaio è dotato di una struttura operativa e logistica variabile a seconda dell’indirizzo produttivo e del genere di specializzazione. Caratterizzato da numerosi settori, ognuno dei quali allestito in maniera da ottemperare a una fase specifica del ciclo di produzione, presenta le cosiddette collezioni, vale a dire appezzamenti coltivati in cui sono collocate le piante madri dalle quali poi viene preso il materiale (barbatelle da propaggine, marze, talee, semi, barbatelle da margotta e così via) di prima propagazione. A seconda delle finalità del vivaio, le collezioni possono risultare più o meno significative: per esempio, esistono diverse grandi aziende gestite da enti privati che sono specializzate nel mantenimento del germoplasma varietale, con unicamente vivaisti tra gli acquirenti. Dal punto di vista sanitario, questo settore deve essere dotato di accorgimenti particolari, quali per esempio il posizionamento di barriere anti-insetto per evitare le virosi. In un vivaio è presente solitamente anche un barbatellaio, destinato, come si può intuire dal nome, alla produzione delle barbatelle, ottenute soprattutto per taleaggio. Posizionato in piena terra ma più spesso comprendente anche bancali di radicazione e cassoni muniti di sistemi di riscaldamento basale e impianti per la nebulizzazione, risulta solitamente suddiviso in sezioni diverse: una in serra, dove avviene l’auto-radicazione delle sempreverdi, e una all’aperto, dove avviene il taleaggio delle specie a foglie caduche.
Collegato al barbatellaio è invece il nestaio, in cui vengono effettuate le operazioni di innesto, sia sulle talee dei portinnesti a tavolino che sulle barbatelle dei portinnesti in campo. Qui le piante vengono conservate prima del trapianto, per un ciclo vegetativo. All’interno del semenzaio, invece, va in scena la propagazione dei semenzali: formato da bancali dentro le sette o letti all’aperto, accoglie i semenzali solo per alcuni mesi, prima che vengano sottoposti a innesto o trapianto. Talvolta in un vivaio può trovare spazio anche un laboratorio di micro-propagazione, un ambiente molto specializzato in cui vengono prodotte piante prive di virus: il tutto avviene a partire dalla coltivazione di tessuti embrionali in vitro, che vengono prelevati solitamente da apici vegetativi. Il laboratorio è dotato, ovviamente, di specifiche attrezzature come autoclavi, celle climatiche, impianti per la termoterapia o cappe sterili, e richiede un personale appositamente qualificato. Non manca, inoltre, un piantonaio, vale a dire il luogo in cui le piante propagate vengono fatte stazionare prima della messa sul mercato: è in questo periodo che, tramite la potatura di allevamento, prendono forma. Il piantonaio è presente in qualsiasi vivaio frutticolo: per quel che riguarda la permanenza, essa dura, in funzione della specie propagata, uno, due o tre anni. Di conseguenza, la specializzazione produttiva della struttura determina l’ampiezza del settore. In molti vivai ornamentali destinati alla realizzazione di piante per parchi e giardini, invece, le piante propagate potrebbero rimanere anche diversi anni, considerato che il grado di sviluppo e l’età fanno aumentare il valore commerciale.
Ancora, nel vivaio è presente un’area di coltivazione, più estesa normalmente dell’area di propagazione, in cui le piante sono posizionate sulla base di successioni colturali o di schemi precisi (negli ultimi anni si è assistito a una diffusione massiccia dell’allevamento in contenitore, che rispetto all’allevamento in piena terra si rivela più comodo sotto numerosi punti di vista).
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Le serre, infine, accolgono diverse fasi del ciclo di produzione. Strutture indispensabili nel vivaismo orticolo e ornamentale, si distinguono a seconda delle attrezzature presenti e del materiale di costruzione. Nel momento in cui la temperatura va al di sotto degli zero gradi, si ricorre al riscaldamento come intervento di soccorso, o facendo passare acqua calda attraverso tubature situate sotto i bancali o sotto il pavimento, o forzando aria calda all’interno di tubi di polietilene sospesi. Il raffreddamento, invece, può essere ottenuto tramite un dispositivo di apertura automatica del colmo e delle pareti, o in alternativa con ventilazione forzata tramite filtri bagnati. E’ bene distinguere, inoltre, le serre a seconda della loro funzione: per esempio le serre di propagazione prive di nebulizzazione vengono utilizzate per specie senza difficoltà di sorta, mentre quelle munite di nebulizzazione sono caratterizzati da impianti fog o mist, installati su bancali apposito o nell’intero ambiento, usando tunnel di polietilene che favoriscono gli scambi gassosi impedendo il flusso di acqua. Diffuse sono pure le serre di acclimatazione, che costituiscono lo stadio intermedio tra le serre di propagazione e il pieno campo. Infine, le serre di essiccazione sfruttano l’effetto serra del calore del sole per essiccare prodotti come fichi, granaglie, tabacco, fieno, mais, funghi, pomodori (quindi prodotti della silvicoltura, dell’agricoltura e della forestazione) ma anche per cippato, biomasse, poltiglie, macinato di legna, legna già appezzata o fascine.
All’interno del vivaio, la salute delle piante viene assicurata dal ricorso a prodotti chimici finalizzati alla lotta a parassiti e fitofagi, secondo i parametri della lotta a calendario. Non di rado, inoltre, si procede a fumigazione e geo-disinfestazione per sterilizzare chimicamente i terreni e i substrati usati nel nestaio.
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