Terreno calcareo

Come è fatto un terreno calcareo

Quando si parla di terreno calcareo si fa riferimento a un tipo di terreno nel quale il carbonato di calcio risulta presente in quantitativi superiori al venti per cento. E’ bene precisare che il calcare esercita un’influenza negativa rispetto a diversi elementi nutritivi come il magnesio e il potassio; oltre a influenzare la composizione chimica (che comunque può essere corretta semplicemente ricorrendo a dei fertilizzanti), esso incide anche sulle caratteristiche fisiche, dalle quali dipende il deflusso dell’acqua all’interno del substrato. In pratica, il terreno calcareo, adatto soprattutto per l’impianto di uliveti e vigneti, si caratterizza per un’attitudine inferiore, a parità di granulometria, nel trattenere l’acqua, di cui rallenta la circolazione. Esso, d’altra parte, tende a dare vita a una crosta superficiale che fa sì che né l’acqua né l’aria siano in grado di penetrarla. Per questo motivo, l’ossigenazione dell’apparato radicale delle piante situate nei terreni calcarei e la germogliazione dei semi risultano condizionati in maniera negativa dal calcare stesso.
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Il grado di acidità dei terreni

terreno calcareoE’ fondamentale distinguere un terreno calcareo da un terreno acido per garantire la sopravvivenza di una pianta. In primo luogo, il terreno calcareo è adatto alle piante cosiddette calcicole, mentre le piante che non sopportano tale elemento all’interno del substrato vengono nominate acidofile: esistono specie, infatti, che ricevendo acqua arricchita con calcio o concimi calcarei possono andare incontro a danni significativi. Da questo punto di vista, oltre al livello di calcare si rivela fondamentale conoscere il grado di acidità di un terreno, vale a dire quello che viene comunemente indicato come pH. In presenza di un pH inferiore a sette, abbiamo a che fare con un terreno acido, e quindi adatto alle piante acidofile; in presenza di un pH superiore a sette, abbiamo a che fare con un terreno alcalino, e quindi adatto alle piante calcicole; infine, in presenza di un pH pari a sette, abbiamo a che fare con un terreno neutro, e quindi adatto alla maggior parte delle piante. La conoscenza del valore del pH, che può essere misurato tramite appositi strumenti facilmente reperibili in qualunque centro specializzato a costi ridotti, risulta molto utile per scegliere le specie vegetali da coltivare, ed evitare quindi delusioni o fallimenti. Nel momento in cui una pianta acidofila viene interrata in un terreno ricco di calcare si va incontro alla cosiddetta clorosi ferrica, che si palesa attraverso una decolorazione delle foglie molto accentuata. In particolare, accade che la fioritura e la fruttificazione, quando avvengono, risultano molto scarse; anche la vegetazione appare stentata, a causa del calcare che fa sì che diversi minerali, in conseguenza di reazioni chimiche elaborate, rimangano insolubizzati, e di conseguenza non assorbibili dalla piante. Alla clorosi ferrica sono soggette soprattutto specie quali rododendri, camelie, azalee, agrumi, mimose e gardenie. Tra le piante calcicole, che prediligono un terreno alcalino, si segnalano il gelso, il nespolo giapponese, il pino nero, il cotoneaster horizontalis, il bosso, il noce, il prunus, l’ippocastano, il ciliegio, le tamerici, il melograno, il pinus pinaster, il larice, il cedrus atlantica, il cupressus lambertiana, il leccio, l’olivo e l’oleandro. Preferiscono, invece, terreni acidi specie come il faggio, la sequoia, la mimosa, il cerro, l’acero palmato, l’abies nordmanniana, l’abete rosso, l’acer saccharinum, l’abete bianco, il pinus exelsa, il castagno, il pinus strobus, il liquidambar, il rododendro, la gardenia, la mimosa, la pieris japonica e la camelia.

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Il pH dei terreni

Può tornare utile, inoltre, sapere che hanno un pH compreso tra sei e mezzo e sette l’akadama, la pomice, l’argilla espansa, il ketosuki, il kiruy, la perlite e la zeolite. Valori superiori sono quelli della sabbia di fiume e della vermiculite, mentre la torba per piante acidofile si aggira intorno a un pH 5. Ancora più acidi sono poi kanuma e torba bionda. Un terreno calcareo si riconosce, visivamente, da grumi di calcio di colore giallo pallido o bianco che emergono, come se si trattasse di pietre di piccole dimensioni, nei terreni di colore chiaro. I terreni calcarei, pur essendo molto fertili, si asciugano con una certa velocità, e per questo motivo non sono tollerati da molte colture. La maggior parte di essi deriva dalle alghe e dagli scheletri degli animali dei mari antichi: non a caso spesso il calcare è ricco di resti fossili, oltre che di numerosi componenti di calcio. Tramite un semplice test chimico è possibile verificare il grado di acidità del proprio giardino. Se si desidera rendere più sciolto il terreno, è possibile distribuire del concime a gesso dopo averlo lavorato con materiale organico e pacciamato.


Terreno calcareo: Differenze tra terreni calcarei e torbosi

terreno calcareo Decisamente diverso risulta, invece, il terreno torboso, che già naturalmente comprende materiale organico in grandi quantità, e la cui capacità drenante può essere incrementata unendo sabbia o ghiaia. Scura e acida, la torba ha un colore molto diverso rispetto ai terreni calcarei, dai quali si distingue soprattutto per l’importante capacità di trattenere l’acqua, il che significa che essa può restare umida per lunghe quantità di tempo. Il vantaggio di un terreno calcareo, però, è che quando si secca può tornare umido (su intervento umano) con relativa facilità, cosa che invece non avviene con la torba.