Tartufo d'alba
Tuber magnatum Pico, questo è il nome scientifico del tartufo bianco: deriva dal latino magnatus, cioè magnate, in riferimento al suo prestigio. In effetti è la varietà più pregiata, sia gastronomicamente che economicamente. Anche senza il valore del Big one, venduto recentemente, all'Asta Mondiale, il tartufo bianco ha comunque costi elevatissimi. La principale fiera in onore di questo fungo si tiene nella cittadina piemontese di Alba, in provincia di Cuneo, nel cui territorio il tartufo bianco cresce volentieri. Va detto che tutta la parte meridionale del Piemonte è ricca di questi tartufi. Nel castello di Grinzane Cavour, immerso in uno dei paesaggi più caratteristici della terra di Langa, a 5 km da Alba, si tiene l'Asta Mondiale del Tartufo bianco, quest'anno alla sua quindicesima edizione.
Parlare del tartufo d'Alba è una di quelle cose che ti mette soggezione; pensi: chi sarà mai che non conosce il tartufo d'Alba? Chi non sa dov'è Alba? E poi ti rendi conto che stai per parlare non di un fungo, non di un prodotto alimentare, ma del Fungo, con la "effe" maiuscola. Parlare delle cose grandi e non essere banali e scontati non è affatto facile. Alba è una cittadina che supera i 31.000 abitanti, per la gente di Langa è il punto di riferimento storico ed economico, è la loro capitale, da sempre. L'industria dolciaria Ferrero ed il tartufo ne sono i vessilli. Il tartufo o meglio, la "trifola", come lo chiamano da queste parti è ammantato da un alone di originalità, di esclusivismo non solo economico (non è propriamente un prodotto a prezzo popolare), ma piuttosto di elite che rispetta e custodisce gelosamente i prodotti della propria terra: i "trifolao", come sono chiamati i cercatori di tartufi in dialetto piemontese.
Il tartufo d'Alba possiede caratteristiche uniche che lo fanno essere quel che è. Ha un' aroma ed sapore inconfondibili e così intensi da suscitare emozioni altrettanto intense: o lo si adora o lo si odia, non ci sono vie di mezzo. Con le grandi personalità è sempre così.. Ma se il tartufo d'Alba non è solo un fungo molto apprezzato, lo deve anche a coloro che più di ogni altro lo conoscono, che lo hanno apprezzato per primi e poi ne hanno condiviso la conoscenza. Fare il trifolao è prima di tutto una passione, molto remunerativa se volete, ma sempre una passione. Per poter stringere tra le mani un tartufo ci vuole quella perchè il tartufo è generoso solo con chi se lo guadagna: bisogna conoscere le piante, muoversi di notte con la sola compagnia del cane, in mezzo ai boschi, magari vicino ad un fosso d'acqua.
Il grande successo del tartufo è, indubbiamente, legato alle sue caratteristiche organolettiche, ad un sapiente lavoro di marketing, ma tutto questo è possibile grazie al rapporto quasi simbiotico che si crea fra cane, uomo e tartufo. Paradossalmente, è come se la simbiosi che caratterizza il ciclo vitale di questo fungo permeasse di sè tutto ciò che lo circonda. Il tartufo è profitto economico, ma anche stile di vita, per il trifolao e anche per il cane. Spesso non di razza, un bastardino, piccolo, ben addestrato che "sente" il tartufo, anche quando è sotto decine di centimetri di terra e lo "marca" come direbbe il trifolao. Gli scava attorno, attento a non romperlo, un pezzo di formaggio sarà il suo premio. Sono le prime ore del mattino, trifolao e cane si avviano verso casa, domani un altro tartufo sarà pronto per i tavoli di mezzo mondo.
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