Innesti vite
L'innesto consiste nel fissare sul portainnesto una parte della pianta, chiamata marza (se si tratta di una parte di ramo) o scudetto (se si tratta di una gemma), per ottenere un'unica pianta composta, però, da due sezioni diversi. Per questo, gli innesti si distinguono in innesti a marza ed a gemma (o a scudetto). Nella prima categoria, gli innesti della vite più diffusi sono l'innesto a spacco semplice o totale (con marza legnosa, si esegue in campo nel periodo invernale); l'innesto a doppio spacco inglese (con marza legnosa, si esegue al tavolo in inverno); l'innesto per approssimazione (per sostituire piante morte). Tra quelli a gemma, gli innesti della vite sono a gemma dormiente e a gemma vegetante. Nel primo caso, troviamo l'innesto alla maiorchina e l'innesto legnoso erbaceo; nel secondo, invece, sono adatti alla vite l'innesto a T e l'innesto a zufolo.
Gli innesti della vite più diffusi sono quelli a doppio spacco inglese. La tecnica di esecuzione materiale prevede l'impiego di due sezioni, la marza e il portainnesto, di diametro uguale, tagliati con un angolo di 45 gradi in prossimità di un nodo a becco di clarino. Poiché necessita di manodopera specializzata e costosa, è stata introdotta la tecnica dell'innesto a macchina (a incastro semplice, a omega, a doppio spacco), che comporta maggiore velocità di lavoro senza che la percentuale di attecchimento ne risenta. Altri innesti della vite particolarmente usati sono quelli a incastro ed a omega, in quanto consentono di stabilizzare la fuoriuscita della linfa e, si conseguenza, una buona cicatrizzazione. Nelle regioni meridionali italiane è diffuso l'innesto alla maiorchina, che è tipico delle zone temperato-calde o calde. Dopo l'innesto (che si esegue ad agosto) si legano le due sezioni con rafia.
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Le condizioni necessarie per una buona riuscita degli innesti della vite sono la sovrapposizione perfetta delle zone generatrici di entrambe le sezioni (nesto e portainnesto) e l'affinità tra la marza e il soggetto. La disaffinità, infatti, può essere causa del mancato attecchimento dell'innesto, oppure di scompensi più o meno gravi o grossi calli da innesto. Può essere dovuta a differenze nella biochimica, negli enzimi o negli ormoni tra nesto e portainnesto, oppure a virosi. In più, i bionti devono presentare un'analogia fisiologica (per ritmi fenologici o fisiologici, composizione cellulare) e bisogna rispettare la polarità: infatti, invertendo la polarità, il soggetto ottenuto risulta più debole. Ultima, ma non meno importante, raccomandazione per la riuscita degli innesti della vite è scegliere il periodo adatto per la propagazione: infatti, il periodo in cui realizzarla varia a seconda della tipologia di innesto prescelta.
Il periodo migliore per gli innesti della vite a omega e ad incastro è all'inizio dell'inverno, quando comincia il riposo vegetativo della vite (ottobre-novembre). Invece, quello a doppio spacco inglese si esegue in inverno e quello a T fino all'inizio dell'estate. Nel realizzare gli innesti bisogna stare attenti a seguire alcune raccomandazioni: innanzitutto, mentre si fa il taglio, non si deve assolutamente ledere la corteccia della vite. Inoltre, il taglio deve essere preciso e netto, in modo da interessare tutti gli strati del nesto e del portainnesto. Bisogna poi stare attenti a tagliare una marza con almeno 1 o 2 gemme. Dopo aver realizzato il taglio (la parte incavata deve sempre trovarsi sul portainnesto mentre la parte sporgente sulla marza), si fanno combaciare i due tagli. Quindi bisogna saldarli insieme, proprio nella zona del taglio, con una striscia di rafia oppure con una striscia di carta particolare o di teflon.
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