rimedi della nonna
Tutti noi, nello sviluppare il nostro pollice verde, abbiamo ricevuto da nonne, zie e amiche varie, una serie di consigli, talvolta assai bizzarri, e spesso li abbiamo pure messi in pratica, a volte non perché ne capissimo l’utilità, ma giusto per no contraddire la vecchina che ci suggerì di mettere nel vaso i fondi del caffè avanzati, o le foglie di te.
Ma, fondi di caffè nei vasi, cenere nell’orto, seminare gli spinaci con luna calante, pulire le foglie con acqua e latte…… ci siamo mai chiesti se si tratta soltanto di leggende metropolitane, o se invece l’antica saggezza popolare, oltre che fondarsi sulla pratica di secoli, abbia anche una valenza scientifica?
Proviamo a prendere in esame i più comuni rimedi suggeriti dalla nonna per avere un bell’orto e un bel giardino, e cerchiamo di capire quanto questi suggerimenti ci possano o meno aiutare con le nostre piante.
Le piante in appartamento tendono ad impolverarsi, soprattutto quelle che hanno grandi foglie lucide, come il ficus elastica o la monstera; oltre ad accumulare polvere, nell’aria di casa sono presenti anche minuscola particelle di olio e altre sostanze, soprattutto se le piante sono poste in cucina o nelle vicinanze.
Per questo scopo esistono in commercio svariati prodotti lucidanti, in genere in spray; si tratta spesso di miscele di oli minerali molto diluite, talvolta con aggiunta di prodotti chimici simili alla lacca per capelli, che rendono il fogliame molto lucido e bello a vedersi.
I prodotti che contengono altro oltre a oli vegetali sono sicuramente da evitare, in quanto attraverso la lamina fogliare le piante respirano e trasudano, e qualsiasi cosa che si frappone alle normali attività della pianta con il tempo risulta dannosa; oltre a questo sono da evitare tutti i prodotti contenuti in bombolette spray, perché la temperatura del gas che spruzziamo sulla pianta è decisamente molto fredda, possiamo sentirlo provando a spruzzare il prodotto su un dito: uno shock termico tale, da praticare direttamente sulle foglie, è dannoso, e può rovinarle.
In effetti tali prodotti andrebbero utilizzati soltanto con una certa dose di abilità, se andiamo da un qualsiasi fiorista e ci facciamo “lucidare” un ficus, capiamo subito che la professionalità non è acqua: i lucidanti fogliari spray vanno vaporizzati sulle piante tenendo la bomboletta ad almeno 35-55 cm dalle foglie, e praticando brevi spruzzi, in modo da non accumulare sulle foglie tonnellate di prodotto.
Esistono in commercio ottimi prodotti lucidanti, in spray senza gas, costituiti da oli, minerali o vegetali, alcuni dei quali sono decisamente per nulla dannosi.
Se non desideriamo acquistare nulla, possiamo utilizzare senza problemi acqua e latte, miscelando tre quarti di latte con un quarto di acqua; si utilizza di preferenza il latte intero, e si utilizza imbevendone un panno morbido, in cotone o microfibra. La miscela di lattee acqua contiene più o meno la stessa quantità di grassi contenuta nelle miscele professionali di acqua e oli vari.
Oltre a questo, una piccola percentuale di grasso permette di rimuovere anche quegli insetti, come la cocciniglia, che si ricoprono di scudi cerosi, completamente impermeabili all’acqua: in sostanza si tratta di una specie di latte detergente con olio bianco, fatto in casa, che rimuove polvere e insetti, mantenendo intatto il sottile film lipidico che ricopre alcune foglie.
Questo tipo di prodotti e il metodo di pulizia non sono adatti a quelle foglie ricoperte da una sottile peluria, che vanno pulite semplicemente con una doccia d’acqua.
Fondi di caffè, bustine di te usate, gusci di uova, sicuramente messi in una compostiera sono ottimi costituenti per ottenere un compost ricco, utilissimo per il giardino; il caffè utilizzato contiene Sali minerali ed ha una consistenza che aiuta a migliorare l’impasto del terreno dell’orto e del giardino, rendendo più soffice la terra molto argillosa.
Chiaro che preparare una moka da dodici persone, e, intanto che si sorseggia il caffè, rovesciarne il filtro direttamente nel vaso dei gerani sul terrazzo, non è il metodo adatto per utilizzare questo prezioso alleato del giardino.
Prima di tutto dobbiamo considerare che appena il caffè è pronto, i fondi nella caffettiera sono caldi e umidi, se posti nei vasi così come sono possono essere terreno di facile e rapido attecchimento per muffe e funghi, che poi danneggerebbero anche le piante. Quindi i fondi vanno tenuti da parte, possibilmente in una scatola posta in un posto soleggiato e be ventilato, in modo che possano raffreddarsi ed asciugarsi; solo la polvere ben asciutta può essere utilizzata nei vasi, nell’orto sul prato.
Ovviamente evitiamo di eccedere, si tratta di un prodotto ricco di sali minerali, quindi se ne riempiamo un vaso, le piante poste in esso troveranno quantità eccessive di Sali minerali, e molto probabilmente verranno da questi bruciate.
Oltre a questo un eccessivo arricchimento di caffè può portare ad un abbassamento del ph del terreno, e non tutte le piante sono acidofile.
Il metodo migliore consiste nello spargere piccole quantità di caffè sul terreno, e poi zappettare leggermente, in modo da mescolarlo con la terra già presente.
Sembra che lumache, formiche e bruchi, odino l’odore penetrante dei fondi di caffè, e molti appassionati di giardinaggio utilizzano una sottile spruzzata di caffè come antiparassitario, anche nei vasi sul terrazzo.
Oltre al caffè si utilizzano moltissimi “scarti” naturali, quali gusci di uova e foglie di the, che vanno comunque utilizzati ben puliti e sminuzzati, e ricordando sempre che ogni componente che mettiamo nel terreno lo arricchisce di qualcosa, che sicuramente è utile in piccole quantità, ma dannoso in grandi quantità. I gusci delle uova, ad esempio, sono ricchi di calcio, quindi tendono a rendere il ferro nel terreno poco disponibile per le piante, e soprattutto se si tratta di piante acidofile, può diventare un problema se i gusci sono presenti in grandi quantità.
Abbiamo tanti esempi di riciclo di prodotti di scarto in giardino, molti dei terricci che acquistiamo contengono una certa percentuale di compost derivato dal compostaggio dei rifiuti organici; in molti substrati per orchidee troviamo pezzetti di fibra di cocco, o di radici o cortecce di piante; le stesse cortecce che si utilizzano per le aiole sono uno scarto della lavorazione del legno, e in alcuni luoghi si utilizzano anche gli scarti di lavorazione dell’uva (bucce e vinaccioli triturati assieme), o di lavorazione del cioccolato (i gusci delle fave di cacao).
Chi vive in un paese di campagna avrà spesso visto i vicini di casa lavorare l’orto spargendo sulle aiole stallatico e cenere del caminetto; tale pratica è funge sicuramente da ammendante del terreno, ma è bene sempre fare attenzione quando si aggiunge qualcosa alla terra, la possibilità di eccedere è sempre alta.
La cenere è un vero e proprio fertilizzante, anche se un po’ particolare, in quanto non contiene il macroelemento che caratterizza la maggior parte dei concimi, ovvero l’azoto; quindi un terreno addizionato di cenere, andrà comunque arricchito di azoto, come fa il nostro vicino di casa che aggiunge cenere e stallatico, un fertilizzante molto ricco di azoto.
La cenere però contiene un alto titolo di potassio, una buona quantità di fosforo, magnesio e calcio; un eccesso di cenere nel terreno porta ad alte dosi di Sali minerali nello stesso, che in grandi quantità non sono decisamente adatti alla vita ed allo sviluppo delle piante.
In genere si consiglia di spargere poco meno di duecento grammi di cenere ogni metro quadrato di terreno dell’orto, se non si considera ovviamente di fornire ulteriore concime potassico o fosforico; quindi in sostanza con la cenere non è necessario conservare tutta la cenere prodotta dal nostro caminetto durante un lungo e freddo inverno, basta averne alcune manciate, e il nostro orto ne avrà a sufficienza.
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