Parco Vallo di Diano

La storia del Parco del Vallo di Diano

Le terre cilentane sono di natura carsica e la ricchezza di grotte ha favorito senza dubbio gli antichi insediamenti umani. Ancora oggi la loro presenza è tangibile con le tracce di "strumenti" trovate nelle grotte costiere tra Scario e Palinuro e in quelle interne lungo i percorsi sui crinali dei monti del Vallo di Diano. Lungo questi sentieri antichi probabilmente iniziarono i contatti e le relazioni tra le popolazioni del mare e quelle dell’Appennino. Nell’Età del Bronzo il Cilento fu protagonista degli scambi tra Asia e Africa, tra culture nuragiche ed egee, quando ci fu l’avvio della cultura poliedrica del Mediterraneo. I primi popoli Greci approdarono nel Cilento e nacquero città coloniali come Pixunte o l’antica Poseidonia, oggi Paestum. Dal mare vennero anche i Focei, un popolo dell’Asia minore, che fondarono Elea, oggi Velia, la Scuola Filosofica di Parmenide e la prima Scuola di Medicina. La conquista da parte dei Normanni poi trasformò la terra in latifondi e sfruttamenti. Iniziarono vicende di eroi di un popolo stanco di violenze e di angherie. E dopo l’ennesimo martire, le popolazioni del Vallo di Diano conquistarono di nuovo l’agognata libertà.
Il tempio di Paestum

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La geologia del Parco del Vallo di Diano

Un torrente Il Cilento ha morfologie collinari con ulivi verdecenere ma anche morfologie aspre incise da torrenti, con boschi di lecci e castagni, paesi arroccati o distesi sul mare. Nel Parco del Vallo di Diano c’è una duplice geologia: quella del cosiddetto "Flysch del Cilento", nel bacino dell’Alento e nei monti occidentali come il Centaurino, e le rocce calcaree dei monti interni e meridionali del Parco. Sulle coste alte il Flysch mostra una fitta stratificazione che assume colori e forme particolari come quelli del terrazzo di Punta Licosa. I suoi paesaggi hanno morfologie dolci con una maggiore presenza di macchia mediterranea. Inoltrandoci all’interno, ci sono solo rocce calcaree, sui massicci del Cervati e degli Alburni. Il paesaggio è modellato da forme carsiche e da una tettonica intensa. Le forre scavate dai torrenti danno un aspetto brullo con povertà di terreni: solo dove il suolo e le acque lo consentono ci sono boschi mediterranei, faggeti oppure prati di lavanda. Ci sono le forme tipiche delle rocce carsiche come le grotte, le cavità e le gallerie, specie nei Monti Alburni dove c'è la grotta di Pertosa.

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Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000. Ediz. italiana, inglese, francese e tedesca

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La flora del Parco del Vallo di Diano

Olea europaea La flora del Parco del Vallo di Diano è costituita da 1800 specie di piante spontanee. Quasi il 10% ha importanza fitogeografica poiché endemica o rara. La più importante è la cosiddetta Primula di Palinuro che è anche simbolo del Parco, una specie antica e localizzata. Nel Parco ci sono entità caratteristiche di ambienti aridi. Nella dinamica evolutiva le piante hanno preso le nicchie ecologiche che erano disponibili e anche quelle create dall’uomo. Le specie si sono gradualmente evolute in piante specializzate e in perfetto equilibrio con l’ambiente. Sulle spiagge è presente ancora il Giglio marino, mentre sulle scogliere vivono fitocenosi ad alofite specializzate (Limonium remotispiculum). Sulle falesie costiere troviamo la nota Primula di Palinuro, la Centaurea, la Campanula napoletana e altre specie che creano uno stupendo paesaggio. Nella fascia arida c’è la Ginestra del Cilento, il Ginepro rosso e lembi di lecceti e boschi a Pino d’Aleppo. Nella zona costiera sono diffusi gli uliveti che si integrano perfettamente nella natura del Cilento. A quote superiori troviamo le Querce insieme ad Aceri, Olmi, Tigli, Frassini e Castagni. E in alto maestosi Faggeti.


Parco Vallo di Diano: La fauna del Parco del Vallo di Diano

La martora La fauna è molto diversificata per l’ampia varietà degli ambienti del territorio. Sulle vette c’è l’Aquila reale e le sue prede, la Coturnice e la Lepre appenninica. Ci sono anche il Falco pellegrino, il Lanario, il Corvo imperiale e il Gracchio corallino. Tra i pascoli si osserva la piccola arvicola del Savi, un roditore erbivoro preda della Volpe, della Martora o del Lupo. Negli stessi prati vive la Lucertola muraiola e la Luscengola che somiglia a un piccolo serpente ma con piccoli arti. Nelle foreste ci sono il Picchio muratore, il Picchio nero e il Ciuffolotto, mentre è interessante vedere l’Astore, un rapace che sta scomparendo. Sugli alberi vivono il Ghiro e il Quercino, mentre nelle tane vivono l’Arvicola rossastra o il Topo selvatico, le prede preferite dal Gatto selvatico. Sulla corteccia vive un insetto raro, il coleottero Rosalia alpina. La fauna nei corsi d’acqua è ricca di lontre. Nelle aree vicine alle sorgenti vive la Salamandra dagli occhiali e quella comune. Dove l'acqua è limpida abbondano la Trota e il Merlo acquaiolo, mentre sulle sponde ci sono piccoli trampolieri come il Corriere piccolo.



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