Il giardino di Boboli

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Generalità

Nel corso del Rinascimento lussuosi giardini vennero realizzati dai signori, non solo nei palazzi urbani, ma anche nelle ville suburbane e di campagna. Gli apporti della scienza geometrica e della cultura razionalistica codificarono i caratteri fondamentalmente architettonici del futuro giardino all’italiana d’impianto simmetrico. La successione di dislivelli e pendenze era sfruttata per ottenere effetti prospettici mediante terrazze, gradinate, rampe, fontane, catene e mostre d’acqua e per stabilire un legame visivo tra giardino, paesaggio e architetture. Il parco così concepito divenne una delle più importanti espressioni dell’architettura cinquecentesca ed in essa si esercitarono artisti come il Bramante (giardino del Belvedere in Vaticano), Raffaello (Villa Madama, Roma), Vignola (Ville Farnese, Caprarola), il Tribolo (Giardino di Boboli, Firenze), il Buontalenti, P. Ligorio (fontane e giochi d’acqua di Villa d’Este, Tivoli). Il giardino di Boboli, costruito nel cuore di Firenze tra il Forte di Belvedere e la reggia medicea di Palazzo Pitti, è un parco monumentale di altissimo effetto scenografico, considerato uno dei massimi esempi, forse il più grandioso, di quegli impianti che hanno contribuito a consolidare la tipologia classica del giardino all’italiana. Boboli si estende per quasi cinque ettari ed il suo completamento interessa oltre quattro secoli di storia, dal Rinascimento all’Ottocento, rappresentando inevitabilmente il frutto di più interventi successivi, voluti dai sovrani che via via hanno dimorato a palazzo. Nelle spettacolari sequenze prospettiche, tipica espressione della concezione formale del giardino all'italiana, la presenza architettonicamente ordinata di un singolare e raro patrimonio botanico si accompagna a quella di vere e proprie opere d’arte, capolavori dell’architettura e della scultura, tra manierismo e neoclassicismo, ricchi di significati e rimandi simbolici.
giardino di Boboli

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Il giardino di Boboli

giardino di boboli, firenze Boboli è uno straordinario museo en plein air, testimone dei fasti di un illustre passato, ma anche un caleidoscopio di giardini, diversi nelle ore e nelle stagioni, un imprevedibile universo popolato di presenze fantastiche che da sempre esercita su viaggiatori ed intellettuali un fascino indiscusso. Il parco di Boboli nasce come ideale proseguimento del cortile di Palazzo Pitti, acquistato nel 1550 da Eleonora di Toledo, moglie del duca Cosimo I de’ Medici, quando il suo primo proprietario, il banchiere Luca Pitti, aveva dichiarato fallimento. Davanti al palazzo c’era uno spazio verde, l’Orto de’ Pitti, che tuttavia Eleonora desiderava ampliare trasformandolo in un parco che fosse degna cornice della reggia che Cosimo intendeva realizzare nel palazzo. All’ampliamento venne destinata la vasta area, originariamente a destinazione agricola, affacciata sui bastioni cittadini e sulla cinta muraria trecentesca, già denominata in epoca medievale Boboli, nome ricorrente nella toponomastica toscana per distinguere le aree boschive. Il progetto fu affidato a Niccolò Pericoli, detto il Tribolo, artista prediletto dal Duca e autore, una decina d’anni prima, dell’altro giardino di Cosimo, quello della Villa di Castello. Alla morte del Tribolo diversi architetti si avvicendarono nella direzione dei lavori, ma venne rispettato l’impianto da questi originariamente concepito. Fu realizzato, infatti, nell’area retrostante il palazzo ai piedi della collina che sale verso il Forte Belvedere, l’Anfiteatro, uno spazio semiellittico destinato agli spettacoli di corte, che si rifaceva allo schema degli ippodromi romani. La forma dell’anfiteatro si sarebbe adattata alle nuove ali del palazzo, previste dal progetto di ampliamento voluto da Cosimo, così realizzando quell’inscindibile unità architettonica tra l’edificio ed il parco tipica della ricerca rinascimentale. L’odierno “anfiteatro di verzura”, il cui magnifico scenario si apre al visitatore al termine della rampa d’accesso al giardino, sostituisce quello originario formato da terrazzamenti piantati con platani, faggi, querce, frassini, olmi e cipressi. L’attuale sistemazione è attribuita all’architetto Giulio Parigi che progettò e fece costruire successivamente la struttura in muratura. Al centro dell’anfiteatro si trovano il grande obelisco egizio proveniente da Luxor, sistemato nell’attuale collocazione nel 1790, e una grande vasca antica di granito la cui collocazione risale al 1840. Si deve infine all’iniziale progetto del Tribolo la suddivisione della collina e della valletta retrostanti il palazzo in compartimenti a maglia ortogonale, all’interno dei quali, secondo la tradizione tipicamente toscana delle “ragnaie” (boschetti delimitati da spalliere e destinati alla caccia degli uccelli con le reti, denominate “ragne”) furono piantati vigneti ed oliveti nonché ampi boschetti attraversati da alte spalliere. Tutti i boschetti interni erano, come attualmente, composti prevalentemente di leccio, così come le alte siepi che delimitano i viali composte anch’esse di leccio nella parte superiore e di arbusti di varie specie nella parte inferiore (Viburnum tinus, Laurus nobilis, Phyllirea latifolia, Myrtus communis). Tra i diversi architetti che dopo Pericoli si occuparono del giardino e del palazzo si segnala la figura geniale di Bernardo Buontalenti cui si deve la realizzazione della Grotta Grande detta del Buontalenti, uno dei capolavori di Boboli. Dietro l’elegante loggetta d’ingresso, sostenuta da preziose colonne di marmo rosso, che risale al preesistente vivaio opera di Giorgio Vasari, la fantasia manierista dell’autore ha creato tre ambienti suggestivi e fantastici ispirati al tema dominante della metamorfosi.

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Informazioni utili

anfiteatro Nel Seicento, sotto il Granduca Cosimo II, il parco venne ulteriormente sviluppato con un importante intervento di ampliamento. Perpendicolarmente all’originaria area verde viene realizzato un nuovo asse attraversato centralmente dal cosiddetto Viottolone. Questo ampio viale di cipressi, lungo il quale sono allineate sculture classiche di notevole qualità, culmina nel grandioso Bacino dell’Isola, anch’esso progettato da Giulio Parigi. L’Isola fu originariamente concepita come giardino destinato alla coltivazione di agrumi e di fiori. Vi furono disposte circa duecento conche d’agrumi, una delle caratteristiche del giardino toscano. I Medici in particolare tennero in grande considerazione gli agrumi sia per le qualità terapeutiche ed aromatiche del frutto sia per la sua bellezza e singolarità. Ancora oggi la collezione, una delle più importanti d’Europa ricca di varietà assai rare o addirittura uniche, può essere ammirata nell’edificio della Limonaia dove le conche vennero successivamente ricoverate dopo avere smantellato l’antico Serraglio in cui erano raccolti animali più o meno rari.

All’interno dell’isola, la vasca ovale perfettamente simmetrica era inizialmente decorata al centro da una fontana di Venere poi rimossa e sostituita con l’attuale Fontana dell’Oceano, opera del Giambologna. Il tutto è circondato da una lussureggiante spalliera di lecci ed arbusti. Recentemente all’interno delle aiuole è stata ricostruita una collezione di rose antiche (tra le quali si segnalano la Chapeau de Napoleon, la Madame Pierre Ogier, la Complicata, la Tuscany Superb, la Variegata di Bologna, la Ferdinand Pichard e la Cardinal de Richelieu) e nelle aiuole perimetrali sono piantate varietà sei-settecentesche di bulbose.

Nel Settecento si estingue la dinastia dei Medici ed il Granducato passa agli Asburgo-Lorena. Il giardino cadde in abbandono fino a che Pietro Leopoldo di Lorena (Granduca dal 1765 al 1790) intraprese ingenti opere di restauro inserendo nuovi edifici nell’antico tessuto del giardino.

Risalgono a quel periodo la Palazzina della Meridiana, voluta da Pietro Leopoldo per dotare la reggia di appartamenti più funzionali rispetto agli scomodi ambienti di Palazzo Pitti e dalla quale si gode la vista del Giardino delle Camelie (importante collezione ottocentesca di camelie in un giardino di impianto settecentesco), e la Kaffehaus, singolare e raffinato edificio rococò destinato alle soste della corte durante le passeggiate in Boboli, dove ancora oggi i visitatori possono concedersi il piacere di una sosta sorseggiando una bevanda.

Giochi di luce ed effetti di prospettiva: gli spazi di Boboli hanno affascinato registi come Visconti e Strehler che vi allestirono alcuni leggendari spettacoli teatrali, da La tempesta nel 1946 a Troilo e Cressida nel 1949

La fontana dei Mostaccini, pietra forte, Romolo Ferrucci del Tadda (1619-1621). Abbeveratoio per uccelli, caratteristica presenza delle ragnaie, formato da una lunga catena d'acqua che sgorga da sedici mascheroni mostruosi (detti i "mostaccini", forse per i baffoni)


Il giardino di Boboli: Decadenza e restauro

boboli parco Durante l’Ottocento napoleonico il parco conosce una nuova fase di decadenza. Il tentativo di trasformare Boboli in un giardino all’inglese, progetto irrealizzato per mancanza dei necessari fondi, porta all’abbandono delle tradizionali tecniche di potatura e all’inselvatichirsi delle spalliere e dei boschetti.

La restaurazione lorenese riconduce il parco all’aspetto rigorosamente formale delle sue origini e così rimane immutato fino ai giorni nostri. Nel 1992 viene riconosciuta a Boboli la qualifica di museo sotto la direzione della storica dell’arte Litta Medri. Il Museo accoglie ogni anno oltre ottocentomila visitatori. L’introduzione del biglietto d’ingresso consente al parco di vivere una nuova fase di attenta manutenzione e incisivi interventi di restauro. L’insieme delle strutture architettoniche e decorative, gli apparati vegetali e le insigni collezioni botaniche (da non dimenticare, in proposito, l’interessante collezione di piante acquatiche e tropicali nel Giardino Botanico Superiore) richiedono infatti l’attenzione costante di giardinieri, architetti e storici dell’arte impegnati nell’arginare le conseguenze del naturale invecchiamento, l’azione degli agenti atmosferici e la più insidiosa minaccia dello scarso rispetto dell’uomo.


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