Pachira - Pachira insignis
Il genere pachira conta alcune specie di piante sempreverdi, diffuse nell'America centrale e meridionale; in natura si tratta di grandi alberi, alti fino a 15-20 metri, dalla chioma ampia e fitta; nei luoghi d'origine le pachire producono grandi fiori con petali bianchi e lunghi stami gialli o rossastri, molto profumati; in autunno maturano grandi frutti simili a grosse mele allungate, di colore marrone o nero, contenenti alcuni grossi semi commestibili. Alle nostre latitudini le pachire si coltivano prevalentemente come piante da appartamento, poichè è preferibile mantenerle a temperature non inferiori ai 10°C per tutto l'arco dell'anno; in questo caso difficilmente fioriscono, e la coltivazione in vaso le mantiene di dimensioni non superiori ai 2-3 metri di altezza. Si tratta di piante comunque abbastanza voluminose; in appartamento tendono ad avere fusti sottili e flessibili, difficilmente lignificati, tanto che in genere vengono venduti esemplari con 3-5 fusti intrecciati; la chioma è tondeggiante, non troppo fitta, costituita da grandi foglie tondeggianti, costituite da 5 grandi foglie allungate. Nella parte inferiore il fusto è spoglio per circa i due terzi dell'altezza della pianta, al di sopra del fusto si sviluppa la chioma.
In Italia si trova comunemente in commercio e viene utilizzata come pianta d’appartamento. Visto che da giovane il tronco risulta molto flessibile si usa venderne diversi esemplari uniti, con il tronco intrecciato. In questa maniera se ne incrementa ancora la bellezza e particolarità. In appartamento queste piante vanno posizionate in luogo ben ventilato e luminoso, ma lontano da fonti di calore dirette, dalle finestre e soprattutto dalla luce solare, che potrebbe rovinare irreparabilmente il fogliame. Possono sopportare temperature anche inferiori ai 10°C, ma in questo caso perdono le foglie durante il periodo freddo, per produrne di nuove a primavera; solo nelle zone con inverni molto miti possono essere posizionate all'aperto per tutto l'arco dell'anno. Nel resto della penisola vengono coltivate soltanto in appartamento. In natura si sviluppano nelle foreste tropicali, quindi necessitano di un clima tiepido e molto umido; ricordiamo di mantenere il terreno costantemente umido, ma non inzuppato d'acqua; quando il substrato di coltivazione tende ad asciugarsi in superficie annaffiamo la pianta, ricordando di ri petre questa operazione con regolarità: in estate ogni 3-4 giorni, in inverno una volta a settimana o anche meno.
Oltre all'umidità nel terreno è importante che le pachire dispongano di una buona umidità ambientale, quindi interveniamo vaporizzando spesso la chioma, utilizzando dell'accqua demineralizzata.
Ogni anno rinvasiamo la pianta, in autunno, fornendo del terriccio fresco e molto ben drenato.
Famiglia e genere |
Temperatura minima | 0°C, con perdita delle foglie |
Temperatura ideale | 24 °C |
Irrigazioni | Frequenti dalla primavera all’autunno, terreno umido, ma mai bagnato |
Vaporizzazioni | Giornaliere, da aprile a ottobre |
Tipo di terreno | Ricco, ma ben drenato. Sabbia + torba + terriccio. Subacido |
Rinvaso | Una volta all’anno |
Esposizione | Luminosa, ma no luce diretta |
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Questo albero è originario del continente americano e in particolare dell’area tropicale. È caratterizzato da foglie decidue e da un stazza da piccola a media. Può raggiungere al massimo 17 metri di altezza e 90 cm di diametro del tronco, che è cilindrico e massiccio. La parte esterna della corteccia è grigia e leggermente fessurata. La parte interna, invece, è spessa circa 1 centimetro e mezzo ed è di color crema-biancastro, molto laminata ed eterogenea, dove si possono evidenziare zone parenchimatose e inclusioni aranciate. Le foglie sono composte da 4 fino a 7 foglioline di forma ellittica. Questo albero cresce bene in suoli fertili, dal livello del mare fino a 1300 metri. Le temperature medie devono attestarsi intorno ai 24° e le precipitazioni annue tra i 1000 e i 2000 mm. Viene considerata una eccellente specie ornamentale visto che fiorisce abbondantemente e in maniera spettacolare. I semi che produce hanno un sapore simile a quello delle castagne, specialmente se vengono tostati. Possono venire utilizzati per preparare prodotti simili al cioccolato il cui sapore è ottimo, ma di cui alcuni non amano il profumo. Si possono usare anche per ricavarne una bibita, molto nutriente e tonica oppure per preparare un olio. Le foglie giovani sono anch’esse commestibili. Gli alberi cominciano a fiorire in primavera a partire dai 4 anni di età. I fiori, di solito di color verde oliva con sfumature rosa o rosse, misurano fino a 31 cm di larghezza, con cinque petali e risultano vellutati al tatto. Il frutto è di color arancione, ellittico e misura circa 20 cm per 12. È suddiviso in 5 valve dalla consistenza carnosa e prive di fibre. I semi hanno forma ovale e misurano circa 3 cm di lunghezza, di color viola scuro. I frutti, a maturità, liberano i semi che, nelle giuste condizioni, germinano in circa 1 mese. La crescita inizialmente è molto veloce (la piantina raggiunge i 40 cm di altezza nel giro di due mesi).
Per ottenere pachire belle e rigogliose ogni 10-15 giorni mescoliamo all'acqua delle annaffiature una piccola quantità di concime per piante verdi; oppure ogni 4-6 mesi spargiamo sulla superficie del terreno del concime granulare a lenta cessione. Il fogliame è lucido e cuoioso, la coltivazione in appartamento tende a renderlo grigiastro e opaco, ricordiamo quindi di ripulire periodicamente le foglie, utilizzando un panno in microfibra leggermente inumidito. In qeusto modo rimoveremo anche eventuali parassiti, quali la cocciniglia e gli acari, che si sviluppano molto facilmente nel clima caldo ed asciutto degli appartamenti. Con il passare degli anni queste piante tendono ad allargare la chioma, ricordiamo di rimuovere le foglie rovinate e di garantire alla pianta il giusto spazio per svilupparsi senza intoppi.
La pachira acquatica fa parte della famiglia delle Bombacaceae.
Come abbiamo detto quando crescono in piena terra e nei luoghi di origine, possono diventare alberi molto grandi. In tutto il Sud America sono molto utilizzati come alberature stradali o per i parchi pubblici. Uniscono infatti una certa facilità di coltivazione all’estrema eleganza.
In linea generale possiamo dire che la pianta va coltivata quasi in tutta Italia come esemplare da vaso. La temperatura ideale perché mantenga sempre le foglie deve andare dai 15 ai 26°C. Nelle abitazioni quindi non dovrebbe mai avere dei problemi. Precisiamo però che in alcune aree della nostra penisola è addirittura possibile coltivarla all’esterno senza che ne abbia alcun danno. Infatti la pachira è capace di sopportare temperature anche intorno a 0°C, per brevi periodi, con la sola conseguenza di perdere le foglie (per poi produrne nuovamente con la primavera). Si può tranquillamente affermare, quindi, che può essere inserita in piena terra in tutta l’Italia meridionale, specialmente nelle aree costiere. In questa maniera ci darà buone soddisfazioni e potrà raggiungere dimensioni simili a quelle delle aree di provenienza. Dalla primavera all’autunno, in ogni caso, è bene spostare all’esterno gli esemplari, se possediamo un balcone o un giardino. Ciò sarà sicuramente di giovamento incentivando la crescita di foglie più grandi e di un colore più vivace. Teniamo presente inoltre che non amano l’aria stagnante. È perciò importante aerare spesso i locali, evitando allo stesso tempo pericolose correnti fredde (che possono causare improvvisi ingiallimenti fogliari).
Come abbiamo precisato si tratta di un vegetale proveniente dalle foreste tropicali. Non essendo un albero dominante, in natura cresce in una ombra molto luminosa. Dovremo quindi cercare di riprodurre queste condizioni anche nelle nostre case o nel nostro giardino.
Ideale è quindi il posizionamento vicino ad una finestra esposta a Sud o ad Est. Dalla primavera all’autunno, però, è consigliabile schermare la luce utilizzando delle leggere tende di color chiaro. L’eccessiva esposizione, soprattutto se prolungata, può causare delle scottature sulla lamina fogliare. Naturalmente il sole pomeridiano è più pericoloso di quello del mattino e perciò in quelle ore dovremo essere più cauti.
Questo alberello non è particolarmente esigente in fatto di substrato. Generalmente un buon terriccio per piante verdi farà al caso nostro. Se vogliamo però comporlo personalmente il suggerimento è di assemblarlo in maniera che risulti ben drenato (quindi con una buona quantità di sabbia), abbastanza ricco e neutro o subacido. Generalmente si compone con 1/3 di sabbia, 1/3 di torba e 1/3 di terra da giardino (possibilmente non troppo argillosa). Volendo possiamo aggiungere anche un po’ di agriperlite per rendere il tutto più soffice, aerato e drenante.
Al momento del rinvaso (che va effettuato tutti gli hanno a primavera) si creerà uno strato di argilla espansa sul fondo e, dopo aver pulito e aperto le radici, si riposizionerà l’esemplare, lasciando tra il terriccio e il bordo del contenitore qualche cm in maniera che l’acqua non fuoriesca.
Quando il vaso diventa troppo grande per effettuare questa manovra possiamo limitarci a zappettare lo strato superficiale ed eliminare più terra possibile per poi sostituirla con della nuova, piuttosto ricca.
Questo alberello necessita di grandi quantità di acqua. Il suo habitat naturale, infatti, è posizionato spesso nelle vicinanze di stagni.
Il terriccio quindi deve sempre risultare umido, evitiamo però che rimanga eccessivamente zuppo per non causare marciumi o asfissia radicale.
Visto che nelle aree tropicali la pioggia fornisce sempre acqua molto pura, sarà bene evitare di utilizzare quella del rubinetto che, nel nostro paese, risulta spesso molto pesante. Potrebbe infatti danneggiare l’apparato radicale formando dei cristalli che, mano a mano, lo ostruirebbero.
Possiamo attrezzarci raccogliendo l’acqua piovana (evitando i primi scrosci dopo lunghi periodi di siccità) oppure acquistando quella derivante da osmosi inversa che, generalmente, viene utilizzata per i ferri da stiro.
Naturalmente durante il periodo invernale gli interventi vanno ridotti in maniera significativa.
La pianta deve essere vaporizzata?La pachira, come tutte le piante tropicali, per crescere bene necessita di una forte umidità ambientale. Se ne viene privata, oltre a crescere meno, può reagire seccando le foglie.
È bene quindi, soprattutto quando le temperature sono alte, intervenire una volta al giorno utilizzando sempre acqua demineralizzata per evitare di ostruire gli stomi.
Diversamente si può ricorrere a sottovasi riempiti con biglie di vetro o argilla espansa mantenute sempre umide oppure un buon strato pacciamante a base di sfagno o torba bagnate.
Generalmente si procede una volta al mese con un fertilizzante liquido per piante verdi. Possiamo però anche diluire tantissimo il prodotto e distribuirlo ogni volta che irrighiamo.
In commercio si trovano inoltre ottimi concimi fogliari che risultano particolarmente graditi a questo tipo di piante, specie se distribuiti contestualmente alle vaporizzazioni.
Sotto questo aspetto la pachira richiede pochissime attenzioni. Dovremo solo intervenire nel caso di foglie secche, ingiallite o danneggiate. Queste vanno tagliate alla base utilizzando sempre strumenti ben affilati e disinfettati (con candeggina o eventualmente alla fiamma).
Sono piante piuttosto resistenti, ma può capitare che vengano attaccate da parassiti.
I principali sono le cocciniglie, gli afidi e il ragnetto rosso.
Per le prime è bene usare insetticidi sistemici uniti ad un olio minerale. Per gli afidi possiamo ricorrere a prodotti più blandi, quali le piretrine. Il ragnetto rosso si combatte aumentando l’umidità ambientale.
Nei paesi di origine la pianta può essere riprodotta sia per via gamica sia per via vegetativa, visto che è molto semplice reperire i semi. In Italia, però, è molto raro che la pachira riesca a fiorire e ancor di più che arrivi a fruttificare. L’unica via da percorrere è quindi la talea. Si procede tagliando con una forbice affilatissima una porzione di stelo lunga circa 25 cm subito al di sotto di un nodo e badando che sia dotata di almeno due altri nodi intermedi.
Inseriamola in una composta molto leggera e drenante, costituita da torba e sabbia grossolana (oppure torba e agriperlite). Se ne disponiamo è bene spolverare prima il taglio con una polvere radicante (o utilizzare prodotti similari, ma liquidi, da mescolare all’acqua per l’irrigazione). Chiudiamo il tutto con un sacchetto trasparente in maniera che l’umidità si mantenga alta e si evitino le correnti. Il vasetto va quindi tenuto ad una temperatura media di 20°C, arieggiandolo quotidianamente. Quando la porzione comincia a vegetare possiamo spostarla in una posizione leggermente luminosa e attendere che la radicazione prosegua. In seguito procederemo con il rinvaso usando la massima delicatezza.
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La pianta di Pachira si presenta come una pianta che tende a crescere in paesi orientali dove c’è calore e la sua altez
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