Brassia

Generalità

La Brassia è una specie di orchidea di difficile coltivazione, originaria delle zone collinari e montuose ricoperte da foreste dell’America centrale e meridionale; si tratta di una specie poco comune in coltivazione, mentre più facile è trovare in vivaio i diversi ibridi di questa specie con altre più comuni. Sono munite di pseudobulbi ingrossati, che producono all’apice un paio di lunghe foglie a nastro, di colore verde medio brillante, leggermente coriacee; in primavera dall’apice degli pseudobulbi si sviluppa un sottile fusto, che cresce arcuato, e che porta numerosi fiori molto grandi, nei toni del giallo, caratterizzati da evidenti maculature e da lunghe appendici dei petali, che hanno meritato alla brassia il nome comune di orchidea ragno, in quanto i fiori sembrano aracnidi munite di lunghissime zampe. Gli pseudobulbi tendono a svilupparsi molto, producendo periodicamente nuovi pseudobulbi, e quindi ogni pianta può negli anni divenire molto grande.
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Brassia maculata

Brassia maculata Orchidea originaria dell’America centrale, epifita, presenta pseudobulbi ovali, appiattiti, con foglie a nastro; in primavera produce sottili fusti arcuati, con tantissimi fiori grandi, molto profumati, di colore giallo, con maculature brune; i fusti floreali possono raggiungere quasi il metro di lunghezza, rendendo le piante molto appariscenti.

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Brassia neglecta

Brassia neglecta Orchidea epifita, originaria delle zone montuose dell’America meridionale, fino ad una altitudine di 1900m sul livello del mare; produce pseudobulbi appiattiti, abbastanza grandi, e lunghe foglie allungate, coriacee, di colore verde brillante; ogni anno gli pseudobulbi producono nuovi pseudobulbi, dai quali verranno prodotte le lunghe infiorescenze, che portano numerosi fiori gialli, con maculature brune. Contrariamente ad altre brassie che si possono trovare in vivaio, la brassia neglecta sopporta temperature anche abbastanza basse, e quindi non è completamente adatta a vivere in appartamento, e necessita quindi di una serra temperata, dove può trovare la giusta temperatura di coltivazione.


Brassia ochroleuca

Brassia ochroleuca Orchidea epifita originaria del Brasile, produce pseudobulbi ovali, appiattiti, che sviluppano lunghe foglie ed impressionanti infiorescenze arcuate, che portano numerosi fiori di colore verdastro, profumati, muniti di petali allungati, che possono raggiungere i 25-35 cm di lunghezza, dando aio fiori un aspetto leggero e delicato. Pianta di coltivazione abbastanza semplice, si sviluppa bene anche in appartamento, a patto di poter godere di uno sbalzo di temperatura di almeno 5°C tra il giorno e la notte.


Coltivare la Brassia

Brassia ibrido Queste orchidee non sono di facile reperimento in vivaio, soprattutto perché necessitano di condizioni di coltivazione abbastanza particolari, e quindi non sono adatte come regalo per la festa della mamma, a meno che la mamma non sia una vera appassionata di piante, ed in particolare di orchidee; generalmente in Italia, e anche in Europa, è più facile trovare le specie originarie dell’America centrale, che hanno esigenze colturali abbastanza simili tra loro. Si tratta di piante epifite, questo comporta che le loro radici non sono abituate ad affondare nel terreno, ma preferiscono un substrato incoerente, fatto miscelando pezzetti di sfagno e torba, pezzi di carbone vegetale, perlite o anche polistirolo; il risultato è un medium di coltivazione leggero e poroso, che non trattenga l’acqua; come accade per la gran parte delle piante epifite, non servono vasi enormi, e possibilmente dovrebbero essere trasparenti, in modo che le radici godano della luce solare. Essendo epifite, queste orchidee traggono la maggior parte dell’acqua di cui necessitano dall’aria, e non dal terreno; quindi è fondamentale mantenere le piante, da marzo a settembre, in un clima umido e caldo, e annaffiarle con regolarità. Soprattutto l’aria deve essere molto umida, mentre il terreno di coltivazione non dovrà mai essere completamente secco, e va quindi annaffiato spesso, almeno una volta ogni 4-5 giorni nel periodo vegetativo, ogni 12-15 giorni nel periodo di riposo; le annaffiature dovranno essere tali da inzuppare bene il terreno, è quindi consigliabile praticarle per immersione del vaso in acqua, quindi farlo sgocciolare e riporlo nel suo sottovaso. Non è semplice fare in modo che il terreno sia umido, ma non con acqua stagnante, soprattutto in casa in inverno, quando l’aria secca asciuga in fretta il terriccio, costringendoci ad annaffiare più spesso, favorendo la presenza di acqua ferma, che provoca spesso marciumi radicali. Nel periodo vegetativo forniamo un concime universale, circa una volta a settimana, utilizzandone circa un quinti della dose richiesta sulla confezione; ogni mese, saltiamo una fornitura di concime, in modo che le annaffiature lavino via eventuali residui di Sali minerali rimasti nel terreno. Nel periodo freddo evitiamo di fornire del fertilizzante.


La Brassia e la luce

Brassia Queste orchidee, come avviene anche per molte altre specie, in natura vivono sugli alti alberi delle foreste pluviali; a vari metri da terra, ma in luogo ombreggiato; tra le ampie fronde la luce però filtra, soprattutto nelle prime ore del giorno o della sera. Similmente dovremo cercare di posizionare la nostra Brassia in una zona luminosa, ma semiombreggiata, dove possa ricevere luce solare diretta solo al mattino o alla sera, evitando le ore più calde del giorno. Per sapere se la luce offerta è sufficiente è bene guardare le foglie: se tendono ad avere un colore verde progressivamente più chiaro, stanno ricevendo una quantità eccessiva di luce, è quindi consigliabile spostarle in una zona più ombreggiata. Se le foglie tendono a divenire verde scuro, allora la nostra pianta ha troppo poca luce, cosa che, oltre a modificare il colore del fogliame, rende impossibile, o almeno improbabile, la fioritura.


Propagare le Brassie

La Brassia produce frutti contenenti semi fertili; non è facile che in casa queste piante vengano impollinate, in quanto si basano su un rapporto di mutuo aiuto con una minuscola vespa originaria del sud America, che in Italia non è presente; quindi difficilmente vedremo una brassia con dei frutti. Possiamo però ottenere i semi dai rivenditori, e li semineremo in un terreno sterilizzato, umido, da tenere in luogo fresco e lontano dalla luce del sole. Più facilmente le Brassie si propagano per divisione dei cespi: ogni anno gli pseudobulbi producono pseudobulbi secondari, che possono venire staccati dalla pianta madre, in autunno, e rinvasati singolarmente; faremo in modo che ogni porzione di pianta, oltre ad almeno uno pseudobulbo abbia anche alcune radici sane e vigorose, altrimenti è probabile che non riesca ad attecchire. A queste piante non piace molto venire disturbate, quindi capita spesso che piante divise smettano di fiorire per almeno un paio di anni; quindi effettuiamo questo tipo di divisione solo se ci troviamo in presenza di una pianta molto grande, con un vaso eccessivamente minuscolo.


Parassiti e malattie

brassia eternal wind Piante coltivate in clima molto asciutto vengono con facilità attaccate dalla cocciniglia, che tende ad annidarsi sulla pagina inferiore delle foglie, o alla loro attaccatura allo pseudobulbo; questi insetti vanno levati subito, volendo anche con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool; le cocciniglie sono anche un chiaro segnale del fatto che la nostra orchidea sta vivendo in un clima troppo secco, e quindi necessita di migliore aerazione e di un clima più umido. Annaffiature eccessive causano rapidamente dei marciumi, sia alle radici, sia agli pseudobulbi, che possono manifestarsi chiaramente con il fogliame ingiallito e floscio; una pianta affetta da marciumi va necessariamente spolverata di fungicida e rinvasata, ponendola in un contenitore nuovo, contenente terriccio fresco; il vecchio terriccio va gettato, perché contiene le spore dei funghi che hanno provocato il marciume. In primavera capita che queste piante vengano attaccate dagli afidi, soprattutto se le spostiamo all’aperto nella bella stagione; gli afidi di solito si annidano sui nuovi germogli. Anche in questo caso, possiamo semplicemente staccarli dalla pianta, ad esempio con un getto d’acqua.




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