Epidendrum
Gli epidendrum sono orchidee di origine sud americana; Linneo inizialmente classificò con il nome di epidendrum tutte le orchidee epifite che conosceva, infatti il nome significa pianta che cresce sugli alberi, e quindi è un modo elegante per esprimere il concetto di epifita; per questo motivo fino ad alcune decine di anni or sono, moltissime specie e generi di orchidee venivano fatti ricadere nel genere Epidendrum. Maggiori studi, che hanno comportato una approfondita analisi anche del dna delle pianta, ha portato ad una drastica riduzione delle specie che compongono questo genere, che sono comunque ancora alcune decine, e molto variabili tra loro; esistono
epidendrum epifiti,
epidendrum terricoli ed epidendrum abituati a vivere tra le rocce. In vivaio troviamo in genere le specie epifite o terricole, e ibridi delle stesse, in quanto le specie che si sviluppano tra le rocce, tipiche delle foreste degli altipiani dell’America centrale e meridionale, non sono in grado di sopravvivere se spostate dal loro luogo d’origine, e quindi la loro coltivazione per gli appassionati è quasi impossibile.
Le specie riscontrabili in vivaio sono meno di una decina, e hanno esigenze similari; non presentano pseudobulbi, ma piuttosto si sviluppano su fusti eretti, simili a canne, che ricordano molto i dendrobium; le foglie sono lineari o nastriformi, non troppo coriacee, di colore verde brillante; i fiori sono in genere piccoli, di colore vivace, oppure verdi o gialli, sbocciano spesso in pannocchie o corimbi, che contano alcune decine di fiori profumati; spesso il labello presenta delle frange caratteristiche, in colore talvolta contrastante rispetto al resto del fiore.
Come dicevamo la gran parte delle specie diffuse in vivaio sono epifite, ma non disdegnano la coltivazione in terra; per questo motivo per gli epidendrum in genere si sceglie un substrato costituito prevalentemente da terriccio universale, alleggerito con pezzetti di sfagno e pezzetti di corteccia, che aiutano anche a mantenere umido e fresco il terriccio. Queste orchidee amano posizioni molto luminose, ma temono i raggi diretti del sole; in inverno trovano posto in casa, anche se, per favorire la fioritura, è opportuno garantire alle piante un periodo di semi riposo vegetativo, con temperature inferiori ai 15°C. Quindi durante l’inverno, pur posizionando le piante in un luogo riparato dai rigori dell'inverno, è consigliabile scegliere una posizione luminosa, ma in una zona non riscaldata della casa, con temperature massime inferiori ai 15°C; anche un vano scale poco riscaldato può andare bene, oppure possiamo pensare di posizionare le piante in una serra, dove è più semplice mantenere le temperature basse ma non troppo. In estate le piante si spostano all’aperto, avendo cura di posizionarle dove i raggi solari non le raggiungano.
Le annaffiature sono la chiave per ottenere delle piante rigogliose e sane; gli epidendrum tendono rapidamente a raggrinzire, sia in caso di eccessi dia annaffiature, sia in caso di siccità prolungata; se le foglie raggrinziscono diradiamo le annaffiature, o al contrario annaffiamo subito se è molto che non lo facciamo. In linea generale queste piante non necessitano di annaffiature eccessive, è sufficiente mantenere il terreno fresco e appena umido. Durante i mesi più freschi possiamo annaffiare anche solo ogni 8-10 giorni; durante i mesi più caldi dovremo forzatamente intensificare le annaffiature, ma evitando di annaffiare troppo spesso. Dall’inizio della primavera, fino a quando vediamo i primi germogli floreali, forniamo del concime per orchidee alle piante, ogni 10-12 giorni; non appena vediamo i primi fiori, sospendiamo le fertilizzazioni. Queste orchidee hanno la particolarità di fiorire anche per molti mesi, perché una volta appassiti i fiori, all’apice del fusto ne vengono prodotti di nuovi; per mantenere la pianta bella e sana, periodicamente asportiamo i fiori appassiti, con l’aiuto di una piccola forbice affilata.
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La gran parte delle specie di epidendrum coltivate in vivaio sono abituate ad un clima tropicale, caratterizzato, se non da piogge costanti, da una forte umidità ambientale. Purtroppo in appartamento l’aria è molto asciutta, soprattutto in inverno, quando attiviamo l’impianto di riscaldamento, e in piena estate, quando accendiamo il condizionatore. Spesso si tende a confondere l’amore di certe piante per l’umidità con una necessità di annaffiature molto frequenti. Purtroppo le due cose non sono sinonimi, e spesso eccessive annaffiature, che portano il substrato di coltivazione delle piante ad essere sempre inzuppato d’acqua, portano le piante a morte per asfissia; in sostanza, le anneghiamo; l’umidità contenuta nel vaso infatti, se è eccessiva, e soprattutto se lo è costantemente, non permette alle radici di avere scambi gassosi con l’ambiente; oltre a questo funghi e batteri amano in modo particolare gli ambienti umidi e caldi, dove si sviluppano rapidamente, in modo del tutto deleterio per le piante.
Alta umidità ambientale significa avere molta acqua nell’aria, e non nel terreno; per aumentare la quantità di acqua nell’aria è importante vaporizzare le piante, passibilmente quando non sono in fiore, e con acqua demineralizzata, per non macchiare le foglie di calcare; se la nostra casa è molto asciutta, oltre a vaporizzare le piante possiamo dotarci di un umidificatore a freddo, da posizionare nella stanza dove teniamo le piante, oppure possiamo posizionare le nostre piane in ampi sottovasi, sul cui fondo terremo costantemente dell’argilla e qualche centimetro di acqua che evaporando aumenterà l’umidità del aria. Per aumentare l’effetto di questo stratagemma, è importante che tutte le piante di casa vengano tenute nella stessa stanza, in modo che tutti i metodi di umidificazione siano concomitanti, e quindi l’aria rimanga umida a lungo.
Oltre ai problemi con l’umidità, spesso le nostre orchidee hanno problemi anche con le annaffiature; il terriccio sciolto e incoerente in cui vengono coltivate, una volta secco, tende a non raccogliere l’acqua delle annaffiature; se poi annaffiamo fornendo un goccino d’acqua per ogni vaso, che rapidamente defluisce nel sottovaso, le radici delle nostre piante difficilmente si gioveranno di tali annaffiature. Per annaffiare al meglio le orchidee, il metodo migliore è quello per immersione: prendiamo una ciotola, posizioniamoci il vaso con l’orchidea e riempiamo di acqua fino al bordo esterno del vaso; lasciamo il vaso in immersione fino a che le cortecce sulla superficie del vaso avranno assorbito acqua, lasciamo sgocciolare bene e riposizioniamo il vaso al suo posto; in questo modo siamo sicuri che tutto il substrato è fresco e umido, e l’acqua non è finita nel sottovaso.
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