terriccio
Con il termine terriccio si indica un terreno particolarmente ricco di elementi nutritivi (solitamente sostanze vegetali in stato di decomposizione) derivati dalla campagna, dai boschi o dal compostaggio della parte organica dell’immondizia e dei rifiuti solidi; tale terreno viene mescolato con ulteriori sostanze, e quindi impiegato come concime o substrato fertile per le piante da giardinaggio, per le piante da vaso e all’interno delle serre. Evidentemente, l’etimologia fa riferimento alla terra, vale a dire al suolo nel quale le piante vegetano. In realtà, il terriccio è composto da tre parti: una parte vegetale, costituita da residui vegetali e foglie; una parte inerte, drenante e strutturante, costituita da ciottoli, ghiaia e sabbia; e infine una parte argillosa, costituita da limo o argilla, più o meno compatta. Ciascuna di queste parti, per altro, può essere sottoposta ad altre distinzioni riguardanti la natura fisica, l’origine e la provenienza chimica. Ma in realtà effettuare distinzioni troppo nette sarebbe sbagliato, perché, per esempio, la componente vegetale può risultare nutriente all’interno dell’argilla, mentre l’argilla stessa può avere l’aspetto della sabbia, eccetera. Resta il fatto che dalla combinazione delle diverse parti discendono condizioni fisiche di rilascio di acqua, ritenuta idrica e umidità particolari, ma anche nutrienti, sia inorganici che organici. Inoltre, ogni terriccio è caratterizzato da un pH specifico, vale a dire da un determinato valore di alcalinità e acidità.
Dal punto di vista delle coltivazione delle piante, è possibile individuare una gamma praticamente infinita di terriccio, visto che ogni specie vegetale manifesta esigenze specifiche da questo punto di vista: avremo, infatti, piante che preferiscono terreni drenanti e piante che preferiscono terreni compatti; piante che preferiscono terreni alcalini e piante che preferiscono terreni acidi; e così via, senza dimenticare altre peculiarità come la ricchezza o la scarsità di nutrienti e la capacità di ritenere i liquidi. Oltre ai principali nutrienti, corrispondenti a potassio, fosforo e azoto, è necessario ricordare i cosiddetti mesoelementi, il cui ruolo è fondamentale nell’esercizio di funzioni catalitiche, chimiche o fisiche, ma soprattutto i microelementi, che, pur presenti in minime quantità, si rivelano indispensabili per garantire la sopravvivenza delle piante. Vale la pena di ricordare, inoltre, che la popolazione micetica e batterica serve a dare il via a trasformazioni chimiche importanti, a mettere a disposizione i nutrienti e soprattutto a favorire la condizione di terreno soffice. A proposito del terriccio di coltivazione, nell’ambito del giardinaggio i prodotti impiegati derivano dalla composizione di diversi elementi. Risulta fondamentale essere a conoscenza dei bisogni delle diverse piante, così da adeguare le condizioni del suolo alla crescita. E’ soprattutto al momento della semina che la preparazione si rivela importante, nel momento in cui per l’emersione degli steli (e in generale per i primi stadi di vita delle diverse specie) sono rilevanti la disponibilità di nutrienti, la ritenuta di liquidi, la morbidezza del suolo e la capacità di conservare l’umidità.
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L’uniformità del terriccio, per altro, ha aumentato la disponibilità di torba, un composto derivante dalla decomposizione vegetale che esercita un’azione di primo piano nella riduzione delle infezioni. Non è un caso che la torba venga raramente impiegata per le piante adulte, le quali non hanno bisogno di conservare l’umidità in maniera così evidente (e nemmeno di proteggersi dalle malattie tramite aiuti esterni): di conseguenza, in questi casi si può fare ricorso ad ammendanti meno costosi. Bisogna sottolineare, per altro, che l’incremento di utilizzo della torba, per la verità molto consistente, ha dato origine a problemi notevoli di eco-sostenibilità, visto che le torbiere si stanno gradualmente esaurendo: per trovare una soluzione immediata, è indispensabile una gestione equilibrata che riesca a conciliare il ripristino naturale delle torbiere e la loro coltivazione.
In commercio, il terreno è disponibile in forme diverse: si va dal terriccio medio, universale, al terriccio per piante basofile; dal terriccio senza argilla al terriccio per piante acidofile. Non mancano, inoltre, i prodotti contenenti humus di lombrico, per essenze dai bisogni specifici. Il terriccio di castagno, per esempio, è costituito dal legno di castagno fatto a pezzi da una carie particolare che si mantiene all’interno di tronchi vecchi in forma polverulenta, mentre il terriccio di bosco viene ricavato da boschi che comprendono alberi a foglie caduche, e può essere conservato in luoghi umidi e freschi. Il substrato naturale più diffuso resta, naturalmente, la terra da giardino, usata per numerose specie erbacee, arbustive ed arboree coltivate in parchi e giardini. Di norma, si considera di buona qualità un terriccio ben lavorata, sufficientemente fertile, privo di pezzi di radici o sassi, in grado di favorire un ottimo drenaggio e quindi un deflusso d’acqua regolare: un mezzo per impedire la comparsa di ristagni idrici e quindi l’insorgenza di marciumi dovuti all’umidità. La terra da giardino, comunemente, è costituita da argilla, limo, sostanze organiche in fase di decomposizione e sabbia. Particolare risulta, invece, il terricciato, ideale per la coltivazione dei fiori: si tratta di un prodotto ad alto contenuto di sostanze nutrienti, ricavato mescolando in parti uguali letame e terra.
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