Biancospino
Il nome botanico è crataegus, e al genere appartengono circa duecento specie di arbusti o piccoli alberi, a foglia decidua, diffusi allo stato naturale in Europa, in Asia, Africa e nord America; appartengono alla famiglia delle rosacee, e il nome comune è dovuto al fatto che le specie più diffuse in Europa’ e in Italia, hanno fiori candidi, simili a piccolissime rose semplici, e i rami portano spine molto acuminate.
Solitamente viene chiamato biancospino crataegus monogyna, una specie molto diffusa in Europa, ma il termine viene comunemente utilizzato per indicare qualsiasi crataegus, e non solo.
Nei giardini italiani, anche nelle alberature stradali, troviamo di solito crataegus monogyna e crataegus laevigata (che offre il vantaggio di avere una bella fioritura rosata o rossa) e i loro vari ibridi creati nel corso dei secoli; in natura, nei boschi italiani, troviamo anche crataegus azarolus.
Queste piante hanno fogliame di colore verde scuro, lucido, con forma lobata; i fiori sono piccoli, e sbocciano all’inizio della primavera, riuniti in corimbi, ovvero in piccoli mazzetti; ai fiori seguono piccoli frutti, dei pomi, commestibili, anche se il sapore è talvolta leggermente acidulo; i frutti sono tipicamente di colore rosso vivo, ma esistono specie a frutti gialli, verdi, o porpora; crataegus azarolus ha frutti un poco più grandi rispetto alle altre specie, e appartiene al gruppo dei frutti antichi e dimenticati, gli azzeruoli venivano un tempo coltivati come fonte di frutta a buon mercato, e con le minuscole mele si preparavano salse, composte e marmellate.
Gli arbusti non divengono molto ampi, in genere non superano i 3-5 metri di altezza; in genere si utilizzano in giardino come esemplari singoli, è infrequente vedere dei biancospini posizionati a formare delle siepi, nonostante il portamento eretto e compatto.
Famiglia e genere | Rosaceae, gen. Crataegus, quasi 1000 specie |
Portamento | Arbusti o alberi |
Altezza | Fino a 12 metri |
Coltivazione | Facile |
Terreno | Tollerante, predilige substrati calcarei e ricchi |
Irrigazione | abbondante |
Esposizione | La maggior parte non teme il gelo |
Riproduzione | Talea, margotta, seme, innesto |
Impianto | Da ottobre a marzo |
Colori | Fiori bianchi, rosa o rossi, frutti rossi |
Fioritura | Aprile, maggio |
Facendo parte della flora spontanea italiana, è facile capire come il biancospino possa venire tranquillamente coltivato in giardino; si tratta di un arbusto completamente rustico, che viene coltivato all’aperto per tutto l’anno anche nelle regioni in cui gli inverni sono molto freddi, con temperature minime notturne inferiori ai -10/-15°C.
I biancospini si pongono a dimora in luoghi soleggiati o semi-ombreggiati, dove comunque possano godere di almeno alcune ore di sole ogni giorno; amano terreni calcarei, e temono i suoli particolarmente acidi, quindi è bene evitare di posizionare un biancospino nell’aiola delle piante acidofile.
Si tratta di piante a bassa manutenzione, che in genere non necessitano di grandi cure, se sono a dimora da almeno 3-4 anni; un arbusto da poco a dimora può necessitare di annaffiature estive, soprattutto in caso di siccità prolungata, e anche di concimazioni regolari, da fornire in primavera ed in autunno, utilizzando dello stallatico, o del concime granulare a lenta cessione.
Le potature sono in genere solo di pulizia, in quanto i biancospini tendono a formare una chioma densa e tondeggiante, senza la necessità di formarla; quindi si interviene in genere dopo la fioritura, compattando leggermente lo sviluppo dell’arbusto, e rimuovendo i rami rovinati dalle intemperie invernali.
Negli ultimi anni in Emilia Romagna si è diffusa in modo simile ad una epidemia una malattia batterica, che colpisce le rosacee in modo particolare; le piante più sensibili a tale malattia sono i peri e i meli, molto coltivati in questa regione; per contenerne la diffusione, fino al 2013 è vietato porre a dimora nuovi biancospini in tutta la regione Emilia Romagna. Questo non perché si ritiene che il batterio provenga dai biancospini, ma perché una malattia che colpisce un arbusto da giardino viene più facilmente sottostimata o addirittura può passare inosservata al giardiniere superficiale, e quindi capita spesso che nei giardini delle aree residenziali si sviluppino epidemie incontrollate e incontrollabili, che passano rapidamente anche alle colture orto frutticole.
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Il biancospino è un arbusto noto all’uomo fin dai tempi antichi. Il suo nome Crataegus deriva dal greco “kratos” che significa “forza” e fa riferimento sia al suo legno (molto robusto e richiesto dai falegnami), sia all’aspetto generale della pianta che, già dal primo sguardo, dà un’impressione di grande resistenza.
In ambito orticolo è ampiamente utilizzato come esemplare isolato, ma l’uso più comune è sempre stato per la formazione di siepi. Queste uniscono la bellezza estetica con l’indubbio vantaggio di dare alla proprietà protezione da intrusi e animali selvatici. Il crataegus infatti è capace, se opportunamente potato, di creare barriere spinose invalicabili.
Un altro innegabile vantaggio è la capacità di questo arbusto di rendere il giardino “vivo”: tra le sue fronde fanno il nido molti piccoli uccelli, che si nutrono poi anche delle sue bacche durante l’inverno. Durante il periodo vegetativo, invece, con i suoi abbondanti fiori è in grado di attirare insetti gradevoli come api e farfalle.
I frutti e le foglie di biancospino contengono molteplici principi attivi, a partire da molti flavonoidi, fino a principi attivi con effetti sedativi, vasodilatatori, cardiotonici, digestivi, ansiolitici.
Nella medicina popolare i frutti venivano utilizzati come rimedio contro svariate malattie, dai problemi cardiaci all’insonnia.
Anche nella medicina tradizionale cinese si utilizzano frutti di alcune varietà di biancospino, essiccati, per i loro benefici effetti sulla digestione.
Le foglie ed i frutti essiccati si trovano spesso come ingredienti di tisane e sciroppi, da utilizzare nei problemi legati all’insonnia e all’eccitabilità.
In effetti esistono alcuni studi clinici che confermano l’utilità dell’estratto di frutti di biancospino ( ma solo di alcune specie), che danno nei vantaggi nelle problematiche legate alla funzionalità cardiaca, e in particolare sembra che i frutti di biancospino siano in grado di regolare la frequenza cardiaca.
I prodotti erboristici a base di biancospino vanno quindi utilizzati con cautela e sotto diretto controllo di un medico o di un bravo erborista.
Chiaro che i principi attivi contenuti nella pianta possono avere effetti anche dannosi, ma solo se assunti in quantità massicce, cosa assai difficile; le marmellate prodotte con i frutti, e le tisane che contengono foglie o frutti essiccati, non devono destare alcuna preoccupazione.
Darne una descrizione valida per tutti è abbastanza difficile in quanto si tratta di un genere vastissimo. Alcuni autori indicano che vi appartengano non meno di 1000 specie di origine europea, asiatica e nordamericana. Nel vecchio continente se ne possono contare almeno novanta, delle quali solo due o tre (a seconda degli autori) sono endemiche della nostra penisola. Queste però sono diffuse praticamente ovunque, fino a 1500 metri di quota. Il loro habitat di elezione sono i margini dei boschi.
I crataegus vengono chiamati biancospini per le spine presenti sui rami, e per la bella fioritura di colore candido; per queste caratteristiche vengono spesso chiamati biancospini anche altre piante, di generi e specie completamente o parzialmente diversi rispetto al crataegus.
Nei paesi di lingua anglosassone il nome comune del crataegus è hawthorn, e vengono così chiamati anche i raphiolepis, ovvero altre rosacee, dall’aspetto che ricorda in modo significativo i crataegus.
In alcune regioni italiane, se in un vivaio chiediamo un biancospino, è assai probabile che ci offrano una spirea, che è completamente priva di spine, ma che produce una fioritura candida proprio nel periodo in cui sbocciano i biancospini.
Le spiree sono rosacee originarie dell’Asia, che danno origine ad arbusti piccoli o medi, con portamento tondeggiante e rami arcuati, che n primavera si riempiano di piccoli fiori a stella di colore bianco.
Negli ultimi venti anni si sono particolarmente diffuse in coltivazione delle varietà di spirea derivate da spiraea japonica, una specie botanica a fiore rosato; in particolare le nuove varietà hanno fiore colorato e sono di dimensioni molto contenute. Per questo motivo ci può capitare di andare in vivaio a cercare un crataegus, e chiedendo di un biancospino ci venga presentato un minuscolo arbusto a fiori rosa.
Si tratta in generale di un arbusto o piccolo albero. Ha foglie alterne e caduche, di forma variabile a seconda delle specie. I rami, spinosissimi, hanno corteccia inizialmente rossiccia che col tempo diventa grigia scura. Porta fiori riuniti a mazzetti, bianchi ed ermafroditi, a metà primavera. In autunno si trasformano in gruppi di frutti (“bacche”) rosse rotonde di circa un centimetro di diametro. Questi se aperti contengono al centro un solo seme.
Il biancospino si caratterizza per le sue bacche dal color rosso intenso e i candidi fiori bianchi. Il fiore, secondo antiche leggende sarebbe in grado di allontanare gli spiriti del male: infatti, il termine biancospino deriva dal greco “kratos” ovvero forza, “oxus” che significa acuminato e “anthos” fiore. In occasioni di matrimoni o altre cerimonie importanti, regalare il biancospino è un gesto molto apprezzato in quanto è simbolo di protezione e sostegno. Inoltre, come tutti i fiori dal colore bianco, è simbolo di purezza, dolce speranza, candore e fertilità. Secondo antiche leggende i terreni in cui cresceva il biancospino erano luoghi di incontro delle fame e degli spiriti buoni. Per questo motivo, raccogliere dei ramoscelli di biancospino esclusivamente per puro piacere estetico porterebbe sfortuna al presunto saccheggiatore.
Sostanzialmente si tratta di una pianta semplice , adattabile e piuttosto rustica. Se vogliamo però ottenere esemplari davvero belli in tutte le stagioni, potendo così godere al massimo dai fiori e dei frutti, è bene seguire queste indicazioni.
Il biancospino si adatta facilmente a molti tipi di terreno. Quello però che più gli si addice e che incentiva maggiormente la sua crescita, un po’ lenta, deve però essere profondo, ricco, umido e calcareo. Quindi vanno piuttosto bene tutti i substrati argillosi e piuttosto pesanti che sarebbero invece d’ostacolo per molte altre piante.
L’esposizione ideale per questo tipo di pianta è senza dubbio il pieno sole. Se potrà godere di questa condizione avremo il piacere di vederlo crescere più velocemente oltre a riempirsi quasi completamente di fiori e di conseguenza in autunno di bellissimi frutti. E’ anche possibile coltivare questo arbusto a mezz’ombra. Non soffrirà particolarmente, però vedremo una maggiore produzione di foglie a discapito di quella delle infiorescenze.
Non bisogna assolutamente fargli mancare l’acqua, specie se vive in posizione ben soleggiata. Bisognerà quindi intervenire con una certa frequenza, anche una volta alla settimana. Gli interventi dovranno diventare più frequenti nel caso vi sia un periodo di siccità prolungato oppure ci troviamo davanti ad un esemplare giovane messo a dimora da poco tempo. Valutiamo bene anche il substrato. Se è quello ideale, cioè ricco e calcareo, sarà certamente in grado di mantenersi umido più a lungo. Se la pianta invece si trova in un terreno sabbioso, torboso o sassoso necessiterà di interventi più frequenti, soprattutto durante l’estate e prima della fioritura.
Come abbiamo detto il biancospino è un arbusto a crescita piuttosto lenta. Se vogliamo che diventi un bell’esemplare nel minor tempo possibile è importantissimo intervenire ogni anno con buone concimazioni.
Alla fine dell’autunno è bene coprire il piede della pianta con abbondante stallatico sfarinato o pellettato aggiungendovi magari qualche manciata di cornunghia (che incrementa l’apporto di azoto a lenta cessione). Questi ammendanti penetreranno nel terreno grazie alle piogge e alla neve. Ciò che resta, a primavera, potrà essere incorporato con una leggera zappettatura. In questa fase si potrà anche spargere un po’ di concime granulare a lenta cessione in cui siano presenti in maniera equilibrata macro e microlementi. Ciò incentiverà sia la crescita vegetativa, sia la produzione di fiori e frutti. Gli ammendanti contribuiranno a rendere il substrato ricco, vivo e permeabile.
Durante i primi anni, per ottenere piante ben folte, è importante potare la pianta molto bassa. Questo la spingerà a far crescere numerosi polloni oltre a ricacciare abbondantemente dal tronco principale. Questo è anche un buon metodo per rendere folta una siepe. In questo caso non bisogna assolutamente temere di tagliare troppo in basso. La pianta infatti ne trarrà soltanto giovamento. Stesso trattamento andrà riservato a piante adulte che comincino a spogliarsi nella parte bassa. La soluzione è sempre un buon taglio che avrà come conseguenza la nascita di nuovi getti da sottoterra.
La potatura generalmente va effettuata alla fine dell’inverno. Ad ogni modo non è detto che si debba intervenire sempre. Lo faremo se vorremo ottenere una barriera ben ordinata e regolare. Bisogna però sottolineare che questo arbusto dà il meglio di sé quando viene lasciato crescere piuttosto libero prendendo le sembianze degli esemplari che si trovano in natura.
La riproduzione del biancospino non è semplice. La talea non sempre riesce e per ottenere una buona riproduzione agamica è bene ricorrere piuttosto alla margotta o all’innesto a corona. A livello casalingo si può invece tentare con la semina. I tempi in ogni caso saranno piuttosto lunghi. I frutti andranno messi a macerare nell’acqua. In seguito a questo i semi cadranno sul fondo del recipiente. Dovranno poi essere messi ad asciugare al sole e interrati in vassoi con terreno leggero, tenuto sempre umido, in serra fredda. I tempi di germinazione sono in ogni caso molto lunghi: dai due ai tre anni a seconda delle specie.
Il biancospino purtroppo viene attaccato spesso da parassiti e malattie. Per questo non è consigliabile introdurlo in giardino, specie se è già popolato da altre rosaceae, perché può diventare il veicolo di trasmissione primario. Ad ogni modo queste affezioni raramente gli sono fatali. Possiamo intervenire con insetticidi per parassiti come gli afidi e con anticrittogamici specifici per l’oidio e per la ruggine.
E’ molto importante ricordare che in alcune aree del Nord Italia è vietato impiantare nuovi biancospini in quanto sono veicolo di propagazione del colpo di fuoco batterico (causato dall’Erwinia amylovora). Informiamoci quindi bene presso le autorità prima di procedere.
Il crataegus è noto fin dall’antichità per le sue doti di cardiotonico. La sostanza attiva si ricava dai fiori, dai frutti e dalla corteccia. Pare abbia anche proprietà sedative e per questo viene utilizzato in erboristeria e omeopatia.
- C. oxyacantha si trova spontaneo nell’Europa e nell’America settentrionali. E’ un piccolo albero con foglie a 3-5 lobi tondeggianti. Porta, in maggio, fiori a gruppi di circa 10. Ha frutti rossi ovali. Può raggiungere i 10 metri di altezza.
E’ molto diffuso nei giardini e conseguentemente sono state sviluppate molte cultivar: aurea (con frutti gialli), alba plena (a fiori doppi, prima bianchi e poi rosa), candida plena (fiori doppi), punicea (con fiori rossi semplici), Paul’s Double scarlet (con fiori doppi rossi)
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C. monogyna diffusissimo in natura in tutta Europa e Asia. Ha spine lunghe dritte e rami lisci. Le foglie sono ovate, con da 3 a 7 lobi, seghettate in cima. Ha fiori bianchi semplici e frutti tondi e rossi. Anche in questo caso ne sono state sviluppate molte varietà: pendula, con rami piangenti, pendula rosea con rami piangenti e fiori rosa, semperflorens molto compatto e dal lunghissimo periodo di fioritura, pyramidalis, con forma della chioma a colonna, alboplena, fiori bianchi doppi, rubroplena, fiori rossi pieni, horrida, con spine corte e acuminate, inermis, senza spine.
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C. azarolus chiamato anche lazzarolo o azzaruolo. Molto diffuso in tutta l’Europa meridionale e di tutto il bacino del Mediterraneo. Può raggiungere i 10 metri di altezza ed è molto profumato. Ha rami contorti con poche spine. I rami nuovi sono tomentosi. Le foglie sono rigide e divise in 3-5 lobi, leggermente ispide. I fiori sono bianchi e più grandi che nelle altre specie, molto profumati. I frutti misurano anche 2 cm di diametro , eduli e saporiti.
- C. heterophylla asiatico, ha foglie profondamente lobate di un bel verde. Ha grandi ombrelle di fiori.
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C. mollis proveniente dal Kansas, South Dakota e Ohio. E’ un albero con foglie ovate, con brevi lobi, tomentosi sulla pagina inferiore. Ha fiori macchiati di rosso e frutti periformi, belli, ma poco persistenti. Molto decorativa.
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C. coccinea originario del settentrione degli States, forma una chioma larga e bassa. Ha foglie da ovate a obovate, glabre. I fiori sono rossi.
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C. crus-galli specie diffusa in tutto il continente nordamericano. Ha rami fitti e penduli, con molte sottili spine, prima rosse e poi grigie. Ha fiori bianchi in corimbi e frutti persistenti rosso scuro. Bella colorazione autunnale. Adatto per siepi colorate.
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